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    Predefinito Il dodecateismo o neoellenismo (nuovo paganesimo greco)

    Il dodecateismo (dal greco Δωδεκαθεοισμός, dodekatheismos, letteralmente "insegnamento dei dodici dèi"), più spesso noto come "hellenismo" o "ellenismo" (a seconda che ci si rifaccia alla grafia del greco antico, con la presenza "h" iniziale, o moderno senza), è un movimento religioso neopagano che rivivifica l'antica religione greca, abolita dall'imperatore romano Teodosio I tramite una serie di decreti, tra il 391 e il 392. La religione dodecateica è emersa nel corso degli anni novanta, e si è data un assetto stabile nel 1997 con la fondazione del Consiglio supremo degli ellenici gentili (YSEE), la principale organizzazione greca che raccoglie diversi gruppi.

    Il movimento è relativamente unificato e tendente all'approccio ricostruzionistico; il dodecateismo ha contribuito infatti all'emersione del fenomeno neoellenico, che tenta di ricostruire la cultura greca in tutta la sua weltanschauung, non solo religiosa ma anche sociale. Sono presenti inoltre gruppi dodecateici eclettici o non neoellenici, concentrati principalmente negli Stati Uniti d'America.

    Gli aderenti al dodecateismo sono in numero crescente. Fonti interne al movimento indicano 400.000 dodecateici nel mondo; altre stime collocano il numero dei dodecateici nella sola Grecia tra i 100.000 e i 200.000 aderenti, e quello degli iscritti alle istituzioni intorno alle 2000 unità. Il governo degli Stati Uniti indicava invece nel 2006 la cifra molto minore di 2000 aderenti in senso generale.


    Sviluppo

    La religione della Grecia antica era una volta praticata nelle aree bagnate dal mar Egeo, e continuava le tradizioni della precedente civiltà micenea della tarda Età del bronzo. Nel IV secolo a.C. evolse nella religione ellenistica, e si diffuse ampiamente in tutto il bacino del Mediterraneo. La spiritualità greca si espanse in Ionia, in Asia Minore, in tutta la Magna Grecia meridionale — dove influenzò profondamente la religiosità italica —, e in colonie greche quali Marsiglia. La fine del culto greco fu sancita nel 393 con la proibizione di tutte le religioni pagane e l'ascesa del cristianesimo a religione di Stato. I convertiti al dodecateismo vedono questa rinascita come un'espressione del proprio patrimonio culturale, in opposizione alla Chiesa ortodossa greca, istituzione religiosa dominante.

    Nell'evoluzione del fenomeno sono emerse differenze tra i vari gruppi dodecateici, in particolare tra la frangia ricostruzionistica e quella eclettica. L'YSEE e il Dodekatheon, entrambe presenti in Grecia ed entrambe ricostruzionistiche e neoelleniche, utilizzano parole come "tradizionale" o "etnico" per riferirsi al dodecateismo (l'YSEE è anche un membro fondatore del congresso mondiale delle religioni etniche). Il senso di queste definizioni non è, nella maggior parte dei casi, geneticistico, quanto legato al neoellenismo. Le organizzazioni neoelleniche non escludono chi non sia etnicamente greco, ma enfatizzano la necessità di abbracciare non solo la religione dodecateica, ma anche la cultura greca.

    Parecchie organizzazioni e comunità sono state fondate anche negli Stati Uniti. La maggior parte di queste non sono ricostruzionistiche, non aderiscono al movimento neoellenico, ma sono spesso eclettiche. Al di fuori della Grecia e degli Stati Uniti, comunità dodecateiche sono presenti nel Regno Unito, in Francia, in Belgio e in Austria.
    Andrew Campbell, autore statunitense e dodecateico, nel suo libro Old Stones, New Temples rintraccia nell'emersione del ricostruzionismo una tendenza dovuta all'insoddisfazione data dalla Wicca, che secondo Campbell sarebbe eccessivamente eclettica e mancante di basi culturali. Un sondaggio svolto nel 2004 da Sarah Winter su 94 dodecateici statunitensi ha evidenziato come il 64% di questi considerassero di primaria importanza la metodologia ricostruzionistica, contro un 36% di non ricostruzionisti.

    Nomenclatura

    L'istituzione greca chiamata YSEE (Υπατο Συμβουλιο των Ελληνων Εθνικων, o per esteso Consiglio supremo degli ellenici gentili) e l'Hellenion statunitense, per indicare la religione utilizzano la denominazione "ellenismo" (in greco Ἑλληνισμος, Hellenismos) o "tradizione ellenica etnica politeistica", e si riferiscono agli aderenti con il termine "ellenici" o "ellenici gentili" (in lingua greca ethnikoi hellenes; dove "gentili" sta per "pagani"). Queste associazioni, definendosi "elleniche", inseriscono il dodecateismo in un progetto di ricostruzione più ampio (il neoellenismo), ovvero esteso all'intera cultura greca.
    L'utilizzo del lemma "ellenismo" per indicare la religione greca nacque con l'imperatore Giuliano e il suo tentativo di riformare e sistematizzare il paganesimo. Fu reso popolare dallo scrittore Andrew Campbell attraverso la pubblicazione del suo Old Stones, New Temples. Un'altra organizzazione sempre istituita in Grecia, il Dodekatheon (in alfabeto greco Δωδεκαθεων), utilizza l'espressione semplice di "religione greca" (in greco elliniki threskia). La Societas Hellenica Antiquariorum o Helliniki Hetaireia Archaiophilon utilizza la frase "religione tradizionale ellenica del Dodekatheon", mentre l'organizzazione statunitense chiamata Elaion utilizza il nome "dodecateismo", esprimendo il proprio obiettivo di reinstaurare la sola religione greca, non inserendosi così tra le organizzazioni neoelleniche.

    Il termine "neopaganesimo ellenico" è utilizzato frequentemente nella mailing list HellenicPagan, anche se l'uso del termine "pagani" è contestato dal Consiglio supremo degli ellenici gentili in quanto in passato utilizzato dai cristiani come insulto. I nomi "neopaganesimo grecoromano", "neopaganesimo classico" o Olimpianesimo sono invece utilizzati per indicare quei gruppi che operano un sincretismo di elementi traendoli dal dodecateismo e dalla Via romana agli dei. Solo l'Elaion rende chiaramente il fatto che il dodecateismo e il neoellenismo siano due cose diverse; il primo la ricostruzione della sola religione greca, il secondo la ricostruzione dell'intera cultura greca, nella sua religiosità, società e visione del mondo.

    Dottrina

    I dodecateici venerano i dodici Olimpi, le divinità della natura e della protezione. I dodici Dèi prendono tale nome in quanto secondo la mitologia greca vivrebbero sul monte Olimpo; ovviamente i dodecateici moderni, operano una netta distinzione tra la mitologia e la teologia.

    Il dodecateismo è una religione innanzitutto votiva e devozionale, il cui culto si basa sull'offerta alle divinità per ottenerne la tutela e la benedizione. La devozione nei confronti dei propri Dèi è strettamente correlata al precetto etico dell'eusebeia. La pratica non è gestita da una Chiesa centrale ma tende ad essere abbastanza unificata nelle sue varie espressioni, gestite dalle altrettanto varie organizzazioni dodecateiche. Questa suddivisione organizzativa fa sì che non esista un clero centrale, ma che ogni organizzazione gestisca i propri seminari per l'istituzione di un proprio apparato sacerdotale attraverso cui regolare i rituali e le cerimonie.
    Esistono anche persone che, come accade anche per le altre religioni del movimento neopagano, praticano in solitaria senza entrare a far parte di alcuna istituzione. L'esperienza personale è generalmente accettata dalle comunità dodecateiche e prende il nome di gnosi personale non verificata, termine in uso anche presso altre organizzazioni neopagane, etene in particolare. I rituali delle maggiori organizzazioni sono molto simili, se non gli stessi, la maggior parte dei dodecateici è infatti ricostruzionista La spiritualità dodecateica è caratterizzata dall'assenza di una struttura dogmatica, di regole assolute e di testi sacri considerati di ispirazione divina. Al contrario il dodecateismo considera degni di riverenza e utili per il discorso teologico molti testi estrapolati dalla tradizione classica.

    Teologia

    La religione greca antica era una religione spiccatamente politeistica, in cui le divinità venivano interpretate come incarnanti i principi della natura, che di fatto veniva sacralizzata. La Teogonia di Esiodo fornisce un mito di creazione politeistico. In epoca più tarda non mancarono tentativi di sistematizzazione della teologia secondo sistemi panteistici e monistici. Esempio di queste tendenze furono il neoplatonismo e la stessa religione che Giuliano tentò di istituzionalizzare.
    Il moderno dodecateismo, essendo innanzitutto ricostruzionistico, si basa ostensivamente sulla concezione antica. È in primo luogo una religione politeistica e panteistica, e le divinità sono concepite come essenze spirituali che governano le espressioni della natura ai suoi livelli più elementali, le manifestazioni della vita e del cosmo. Questa è la tendenza maggioritaria, sebbene esistano gruppi che enfatizzano maggiormente una direzione monistica, vedendo le divinità come i tanti aspetti o rappresentazioni umane di un principio spirituale unitario ancestrale, l'Uno.
    Un filo conduttore che lega tutte le concezioni teologiche dei gruppi dodecateici è la cosmoteasi (dal greco cosmotheasis, letteralmente "visione dell'universo"). Questa idea identifica il cosmo con l'Uno stesso, e lo concepisce come sistematizzato dall'armonia dell'essenza stessa che costituisce tutte le cose, e fluisce attraverso tutte le cose. La rappresentazione iconografica delle divinità è necessaria per fornire all'uomo conforto visivo e sensibile. Le divinità vanno tuttavia al di là della rappresentazione iconografica; sono infatti essenze, senza una forma, senza un corpo fisico, senza un genere sessuale e senza un carattere inteso nel senso umano del termine. Gli Dèi vengono definiti come delle forze o delle intelligenze impersonali che si manifestano attraverso le regole di armonia su cui si basa il mondo naturale.
    Secondo la teologia dodecateica l'essenza universale è portata ad organizzarsi secondo una logica, nel suo costituire i mondi. Questa logica è chiamata ananke. Gli Dèi si può dire che partecipino dunque all'eterna creazione, cioè al continuo processo di evoluzione e fruizione cui sono soggette tutte le cose che esistono. La creazione non è un evento concluso, ma è eterno in quanto consiste nel perenne susseguirsi dei processi ciclici della vita e della morte, su cui si basa anche la reincarnazione, che è l'idea escatologica più comune tra i dodecateici.
    Etica

    « Γνῶθι Σεαυτόν; gnōthi seautón. Conosci te stesso. »
    La religione dodecateica non possiede dei dogmi, ovvero delle presunte verità assolute rivelate, ma al contrario favorisce l'idea che l'uomo debba giungere egli stesso alla comprensione del cosmo attraverso il rispetto per la vita, per la natura e per l'intera esistenza.

    Il mondo che circonda gli esseri umani è manifestazione dell'Uno. La natura risulta pertanto il veicolo attraverso cui l'essere umano può superare il Velo di Maya generato dai sensi fisici. La ritualistica e la pratica religiosa servono all'uomo per mantenere il proprio equilibrio di contatto con il mondo naturale, e quindi con il mondo delle divinità. La loro funzione è dunque principalmente meditativa. La natura è sacralizzata e come tale va grandemente riverita e rispettata. I dodecateici, come altri neopagani, sono spesso impegnati in cause ambientalistiche. I precetti principali che fanno propriamente parte della dottrina dodecateica sono quelli contenuti nelle Massime delfiche[23], ossia la reciprocità, l'ospitalità (Xenia) e il rispetto, accompagnati dall'autocontrollo e dalla conoscenza di se stessi. Questi valori aiutano l'essere umano a condurre una vita serena e basata sul rispetto nei confronti del prossimo.

    La vita di ogni dodecateico si fonda sulla condivisione dei beni, delle ricchezze e delle qualità. Un altro precetto importante della dottrina etica del dodecateismo è l'eusebeia, cioè la devozione nei confronti delle divinità. Questo concetto si ricollega fortemente al rispetto per la natura in quanto le divinità stesse vengono identificate con essa. La felicità dell'uomo dipende dal suo ruolo nel mondo e dal suo approccio con il mondo stesso. Se l'uomo rispetta e riverisce le divinità (il mondo naturale), contribuisce alla conservazione dell'equilibrio della natura, della società e di se stesso.


    Controversie

    I moderni aderenti al dodecateismo sono stati spesso vittima di discriminazioni, in particolare da parte della Chiesa ortodossa greca. Nel 2004, in Grecia, sono sorte delle dispute che hanno mobilitato alcune comunità dodecateiche. Il professor Giorgos Dontas, presidente della Società archeologica di Atene ha espresso pubblicamente indignazione per i danni inferti a siti nei pressi del Partenone e dell'Acropoli a causa della preparazione delle Olimpiadi. Poco tempo prima dell'inizio dei giochi la giornalista Rhema Ellis preparò un servizio riguardante la rinascita che stava interessando l'antica religione greca. Nel documentario discusse delle violenze che avevano colpito le comunità neopagane, tra cui l'incendio di una libreria di Atene che rilasciava pubblicazioni per promuovere il restauro del dodecateismo.

    Sempre nel periodo dei giochi olimpici un'associazione contestò l'utilizzo commerciale di Atena e Febo come mascotte ufficiali delle Olimpiadi del 2004 svoltesi proprio ad Atene. L'organizzazione riteneva che la rappresentazione caricaturale delle divinità potesse recare offesa alle comunità dodecateiche e fosse irrispettosa nei confronti della cultura. Avvenimenti più recenti hanno invece interessato l'associazione Ellinais, la quale sta promuovendo iniziative per combattere la discriminazione e riuscire a legalizzare il culto dodecateico. Nel 2006 le comunità ateniesi dell'Ellinais vinsero una battaglia legale per l'utilizzo degli antichi siti sacri — oggi patrimoni archeologici — e degli uffici centrali dell'associazione come luoghi di culto dove praticare i rituali.

    Il 22 gennaio 2007 è stato tenuto un rituale presso il tempio di Zeus Olimpio ad Atene; negli stessi giorni Efstathios Kollas, presidente dell'associazione dei sacerdoti cristiani ortodossi greci ha definito i dodecateici un pugno di miserabili, riesumatori di una religione morta e degenerata che desiderano ritornare alle mostruose e oscure illusioni del passato, mentre Doreta Peppa, alta sacerdotessa dell'Ellinais, ribatté anche in questa circostanza la legittimità della religione dodecateica, spazzata via dalla violenza del cristianesimo e oggi, in nome della libertà religiosa, praticabile nuovamente.

    (voce da Wikipedia Italiana)

  2. #2
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    Predefinito Re: Il dodecateismo o neoellenismo (nuovo paganesimo greco)

    Aggiungo un simpatico lunghissimo articolo, comparso un forum tempo fa e ripreso da altri; l'autore è un ellenista americano, venne tradotto dall'inglese (era su un sito oggi non più esistente) dal webmaster del forum italiano.

    Premessa del traduttore che si firma col nick Poseidonios:

    Come mi ha richiesto Alessandro (NDR, altro utente), posto nel forum la traduzione un po' adattata (non certo fatta da un vero traduttore, ma da me che di inglese non conosco molto) di un articolo che potete trovare qui (NDR, non più disponibile)

    L'ho tradotto nella sua integralità, dunque non omettendo nemmeno colloquialismi e parolacce dell'autore. Sperando che non me ne voglia.




    E così vuoi diventare un Ellenista...

    E così hai deciso di diventare un Ellenista. Auguri! Sebbene non ti conosca, scommetto di riuscire ad indovinare cosa ti ha portato qui: gli Dei, e probabilmente uno o due in particolare. E’ molto probabile che nasca come una lieve curiosità, leggi da qualche parte e trovi su internet qualcosa su di Loro, poi cominci a notare che quel nome appare con sempre maggiore frequenza e in luoghi sempre più svariati, probabilmente circondato da alcune strane coincidenze, fino a quando una potente e indescrivibile attrazione si è ormai impossessata del tuo spirito. Ti sei trovato sempre più trascinato nella loro direzione e, più leggevi sul Loro conto, più profondo diventava il fascino che provavi nei Loro confronti, sino al momento in cui non hai potuto più negare la realtà: ti hanno intrappolato. Ormai, per te, non è più solo un esercizio intellettuale, ma ha preso completamente la direzione di una vera e propria conversione religiosa.
    E ora sei qui, un Ellenista, e probabilmente non sai cosa diavolo fare. Ci sono così tante informazioni là fuori, la maggior parte delle quali sono dense e contraddittorie o si occupano di cose di cui non ti interessa per niente. Tu vuoi solo conoscere qual è il miglior modo per adorare il tuo dio e ti domandi se ci sia veramente bisogno di saper calcolare il calendario lunisolare lungo il ciclo metitonico o di essere in grado di recitare l’inno omerico nel corretto dialetto Attico. E che il cielo ti aiuti, caro figliolo, se hai avuto la sfortuna di infilare la testa in una delle liste per porre delle tue domande lì: a meno che tu non abbia la pelle d’amianto, scommetto che ti senti come se avessi messo la coda tra le gambe e avessi cominciato a correre per le colline!
    E allora, ecco la prima cosa che devi fare: smetterla di preoccuparti! Davvero. Ed ecco la seconda: lo so che è naturale sentire un po’ d’ansia quando si sta per iniziare a percorre un nuovo sentiero. C’è così tanto che non si conosce e si desidera conoscere la verità, perché è veramente importante per te e non vuoi fare terribili errori e che tutti si mettano a ridere di te, in quanto ti senti come un dilettante allo sbaraglio, né vuoi accidentalmente far incazzare gli Dei violando qualche aspetto dell’etichetta rituale. (Anche se in realtà, che razza di Dei sarebbero se ti castigassero per aver toccato per sbaglio la bacinella d’acqua?). E queste sono tutte ottime motivazioni, ma nello stesso tempo potrebbero diventare ragioni di una vera paralisi. Esse possono pesare così tanto su di te da arrivare a non farti fare assolutamente nulla per paura di sbagliare qualcosa, anche di infinitesimale importanza. E questo, amico mio, è molto peggio di fare errori, poiché è di gran lunga meglio aver provato e fallito che trascorrere la propria vita ai margini di essa, guardando il mondo passarti oltre senza aver mai sperimentato grandi passioni in modo diretto, senza mai avere avuto la possibilità di imparare dai propri errori. E lo vuoi sapere un segreto? Non sei solo. Tutti ci siamo passati, e la maggior parte di noi ha fatto cose così imbarazzanti che non immagini nemmeno e, a volte, continua a farle anche dopo tanti anni d’esperienza. Certo, anche io. Cacchio, faccio un grande passo falso almeno una volta alla settimana. Questo preserva l’interessamento e la mia umiltà. Quindi, il mio consiglio per te è di agire comunque, anche se ti vergogni di te stesso e ti sembri un po’ imbarazzante e sciocco, pure se è scomodo e poco familiare. Datti tempo. Comincerai a imparare le cose pian piano, troverai le parole e le azioni venire naturalmente a te e tra un paio d’anni ti guarderai alle spalle e riderai al modo in cui ti approcciavi con esitazione ad ogni cosa.
    Ora, la prossima parte sarà un po’ difficile da accettare.
    Se assomigli a me all’epoca in cui ho cominciato, inizierai ad aver fretta appena la porta di questo nuovo mondo si aprirà e proverai ad affrontare tutto in una sola volta, completamente immerso in esso fino a pensare, parlare, mangiare e respirare Hellenismos. E, se assomigli a me quand’ero in quello stadio, ti esaurirai dopo un periodo brevissimo. L’Hellenismos è immenso e ci sono un sacco di cose da assorbire e secondo me il miglior modo per farlo è lentamente, gradualmente, immergendo tutto te stesso e diffondendolo alla tua coscienza fino a quando non sarà diventato così naturale da non doverci nemmeno pensare ancora: sarà semplicemente il modo in cui reagirai al mondo intorno a te, alle persone che incontri e agli Dei che guidano tutte le cose.
    Allora, se stai per cominciare il tuo percorso spirituale, il mio consiglio è questo: non fare nulla di diverso per un po’ (lo so che ho appena detto di agire comunque, ma ascoltami per un attimo). Non sentirti come se dovessi conoscere tutti i miti in ogni loro variante o preoccuparti di memorizzare tutti gli inni omerici e orfici, i poeti lirici e anche grandi pezzi di Platone. Non preoccuparti di comprare una partita di incenso e di grani d’orzo, una bella statua in marmo e piatti dorati per l’offertorio o, ancora, di organizzare un tuo santuario secondo precise specifiche individuate nei testi antichi. Non preoccuparti di trovare un chitone bianco ben tagliato e ben piegato con l’orlo porpora e correlato di una corona d’oro a forma di foglie d’alloro. Non provare a eseguire libagioni tre volte al giorno, ogni giorno e a rispettare ognuna delle feste che trovi sui libri e nei siti web per ogni dio. Non preoccuparti che ogni tuo gesto sia esatto o che ogni tua preghiera sia conforme ad una precisa formula greca.
    Tutte queste cose sono belle e piacevoli. A volte, veramente stupende, in quanto aggiungono un elemento di meraviglia al tuo culto, ma in fin dei conti, non sono altro che oggetti, strumenti, accessori carini, senza che nessuno di questi sia davvero necessario. Il culto ellenico è estremamente semplice, in un modo che a volte ci può sembrare addirittura deludente. Riguarda la gratitudine e ne è il mezzo per concretizzarla in atti ed espressioni tangibili. E’ qualcosa che può essere fatta ovunque ed in qualsiasi momento, sia che ci si trovi da soli o circondati da una folla di persone. E’ la consapevolezza che il mondo intero è permeato da una moltitudine di Dei e spiriti divini e che queste divinità sono responsabili di ognuna delle cose che vediamo, sentiamo e sperimentiamo nel mondo intorno a noi e, in effetti, che senza di loro non ci sarebbe né vita né un mondo in cui vivere. E quindi, per tutte queste innumerevoli benedizioni noi rendiamo grazie e, poiché le loro benedizioni non sono solo intime ed immaginarie, mostriamo la nostra gratitudine in maniera concreta, attraverso la preghiera, le offerte che riconsegniamo loro e il modo in cui viviamo le nostre vite come un testamento della loro presenza. Questa gratitudine è qualcosa che ci occupa a tempo pieno, e con la corretta disposizione, ogni azione che farai diventerà un’espressione di questo impulso.
    Ed è per questo motivo che ti consiglio di non catapultarti nella tua nuova avventura, ma di impiegare tutto il tempo di cui avrai bisogno per coltivare questo sentimento. Focalizzati sui modi in cui gli Dei hanno “intercettato” la tua vita, le cose che hanno fatto per te, le cose in cui vorresti il loro aiuto in futuro. Prova veramente ad essere cosciente della loro presenza intorno a te in ogni istante, demolisci quest’odiosa nozione dell’uomo moderno per cui il divino sembra essere qualcosa di remoto, infinitamente lontano dal mondo quotidiano in cui viviamo. Tenta di vedere nell’alba l’epifania di Elio, nel fruscio della brezza negli alberi la presenza di una ninfa, in quell’intenso lampo d’ispirazione che ottieni o nella soluzione ad un problema che giunge inaspettatamente il dono di un dio. Modificare le tue consapevolezze in questa direzione non è sempre facilissimo e, a volte, ti sentirai un po’ stupido ad attribuire a dei fenomeni naturali perfettamente razionali, l’azione divina, ma la cosa divertente è che più interpreti il mondo sotto quest’ottica e più esempi scoprirai. Forse è solo il fenomeno per cui si vede ciò che si desidera nelle cose, o probabilmente è qualcosa di più di ciò. Forse più sei aperto a questo genere di incontri diretti, più gli Dei saranno disposti a rivelare sé stessi a te. Dopo tutto, non ti darebbe fastidio qualcuno che dubita costantemente di tutto ciò che dici o dello stesso fatto che esisti?

    La prossima cosa che ti consiglierei di fare è probabilmente quella che, in primo luogo, ti ha portato qui. Studiare. Leggi tutto quello che puoi sugli Dei, e non solo di quegli Dei a cui sei più interessato, ma anche di quelli per cui non provi alcuna emozione. Perché gli Dei, come ogni altra cosa al mondo, non esistono nel vuoto. Essi esistono in relazione con gli altri Dei, che sono mitologicamente legati tra loro in qualità di fratelli e sorelle, padri e madri, zii e zie, amici e nemici, amanti e molto altro ancora. Tutte queste relazioni determinano il contesto dei miti e aiutano a rivelare i dettagli degli stessi Dei. Ho avuto delle profonde intuizioni su Dioniso studiando Era, cose sul suo conto che non avrei mai compreso se non esaminando la sua relazione con Lei. E quando ti dico di studiare i miti, non intendo semplicemente leggerli passivamente e dimenticarli appena hai chiuso il libro, ma domare letteralmente il testo, provando a svelarne il significato più profondo, nascosto. Capire che ci sono spesso più livelli di lettura in un mito e che non tutti vanno presi alla lettera. Che tipo di significato hanno a questo punto? Sono solo delle semplici allegorie o qualcosa di più, qualcosa che contiene delle più alte verità universali, ma che riesce a esprimere solo con un codice creativo e che va oltre i limiti del tempo? Leggi le differenti versioni di un mito e chiediti quale sia la differenza. Cosa si intende quando si afferma che Dioniso ha la divina Persefone in qualità di madre rispetto a quando si asserisce che fu portato nel grembo dalla mortale principessa Semele? Chiediti cosa queste storie esprimono della natura degli Dei, del mondo in cui viviamo e degli uomini che per primi le raccontarono. I miti sarebbero diversi se fossero narrati dalle persone d’oggi? Impiega molto tempo in questo tipo di introspezione e aspettati di veder cambiare le tue idee mano a mano che apprenderai di più e che sperimenterai le cose in maniera diversa.
    Ma i miti sono solo una delle fonti di conoscenza che abbiamo sugli Dei, e non sempre la più accurata. Per esempio, in Omero Era appare come una bisbetica moglie gelosa, ma nel culto era una dea molto più potente, con un’influenza che abbracciava tutta la gamma di esperienze femminili, il controllo del cielo, l’agricoltura e il bestiame. Similarmente, si ha l’impressione che Apollo sia un fanciullo dorato, il dio di arte e musica e della moderazione, ma si sente davvero poco dei suoi più oscuri aspetti profetici, del suo ruolo nell’agricoltura e nell’allevamento. Per conoscere un dio, dobbiamo capire tutto quelle che sono le sue manifestazioni e il miglior modo per farlo è studiare il modo in cui egli ha rivelato sé stesso agli antichi e come questi corrispondevano attraverso il culto. Leggi quello che puoi sul rituale greco, sulla storia, la cultura e su come tutto ciò ha influenzato la formazione della loro concezione delle divinità. Autori come Walter Burkert, Walter Otto, Carl Kerenyi, Martin Nilsson e Fritz Graf sono un buon punto da cui cominciare, sebbene possano essere un po’ densi all’inizio. Ed ogni autore, non importa quanto bravo sia, ha comunque dei pregiudizi, inoltre le cose cambiano nel momento in cui vengono effettuate nuove scoperte e vecchie teorie sono testate. Tutti questi elementi devono essere presi in considerazione, soppesandone la fonte. Metti in discussione tutto ciò che leggi e confrontalo con altri autori quanto più è possibile. Prova anche a leggere quello che gli stessi antichi autori hanno scritto, poiché, anche se sono altrettanto soggetti ai pregiudizi dei loro colleghi moderni, e meno consapevoli di alcune scoperte archeologiche che sono venute alla luce negli ultimi anni, questi sono comunque più vicini alla fonte e vissero in un’epoca in cui gli Dei erano sentiti come reali e la religione era ancora praticata attivamente. Sebbene poeti, drammaturghi e filosofi siano tutti eccelsi, dovresti provare a leggere soprattutto autori come Pausania, Plutarco e Diodoro Siculo poiché sono interessati più all’effettiva pratica cultuale che all’espressione mitologica. E infine, non sottovalutare la grande risorsa che hai nella comunità Politeista Ellenica, dove le persone sperimentano direttamente e venerano gli Dei e dunque avere un mezzo di comprensione migliore di quello di taluni freddi accademici che Li studiano un po’ come dei curiosi esemplari antichi.
    Ora, sebbene è un’ottima cosa immergerti nella conoscenza in modo che questa ti permetta di dare una forma definita alla tua comprensione degli Dei, niente può rimpiazzare l’esperienza diretta. Ci sono numerose cose che potresti fare per ottenerla.
    La prima cosa che puoi fare, ed è qualcosa che ti raccomando, a prescindere da da quanto tempo pratichi questo sentiero, è di trovare del tempo ogni giorno da dedicare a te e ai tuoi Dei. Non deve essere necessariamente un periodo di tempo straordinariamente grande, né vi è bisogno di fare qualcosa di formale o ritualizzato in quel frangente. Ma dovrebbe essere dedicato solo a loro. Metti tutti i pensieri ordinari e le preoccupazioni quotidiane da parte. Comportati come se fossi ad un appuntamento romantico, proprio come se fosse sgarbato parlare di affari o di quanto odi il viaggio fino a lavoro e quegli stronzi degli automobilisti lungo la strada, mentre si suppone che tu stia in intimo contatto con Loro. E’ qualcosa che puoi fare a casa, o al parco, o ancora lungo la strada per il lavoro la mattina, assicurandoti solo che tu non venga interrotto e che avrai la possibilità di offrir Loro la tua più totale concentrazione. Se ti va, puoi accendere una candela o bruciare dell’incenso per creare l’atmosfera, non dimenticando che la musica è un altro meraviglioso aiuto in questo. E allora puoi trascorrere il tuo tempo con Loro. Puoi pensare a chi sono, cosa hanno fatto nella tua vita, riflettere su quanto hai letto e sulle cose ad Essi associate. Puoi meditare o fare visualizzazione, puoi semplicemente sederti e guardare il tramonto o il tremore degli alberi causato dalla brezza e lasciare che i pensieri vaghino alla deriva. Puoi scegliere di parlar Loro, sia attraverso preghiere formali che attraverso cose che ti escono spontaneamente fuori, una sorta di intimo tête-à-tête con gli Dei. Oppure, infine, puoi restare in totale silenzio per tutto il tempo. Qualunque cosa vada meglio per te e Loro.
    Qualcos’altro che puoi fare, sia in combinazione con quanto poco prima descritto sia da solo, è far cose per gli Dei. Scrivi poesie o storielle o ancora dei saggi su di Loro. Dipingi o disegna, sia Loro rappresentazioni che cose associate a Loro o qualunque cosa ti salta in mente mentre stai pensando a Loro. Costruisci cose di creta o legno, statuette votive o scatoline che decorerai con immagini associate agli Dei, oppure oggetti rituali che vuoi usare per Loro. Fai delle compilation per gli Dei. Questa può essere un’esperienza meravigliosamente potente. Siediti e pensa veramente a tutte le canzone che ti ricordano gli Dei. Potrebbe essere qualcosa nel testo, una parola o una frase evidente oppure un qualche tipo di risposta emotiva che evoca in te. Può essere la stessa musica, i suoni che producono certi strumenti o gli effetti speciali. Qualunque cosa ti urli che quella canzone appartiene a quel dio. Non deve avere un senso tangibile dal momento in cui fa brillare in te una qualche memoria di Loro. Un’altra cosa che puoi fare è prendere uno strumento musicale e suonare una tua musica per loro, o cantare o ancora ballare per Loro. Questi erano elementi comuni nel culto antico e sono cose che penso siano trascurate fin troppo spesso nel culto moderno. Ognuna di queste cose, e altre che ho tralasciato, potrebbero essere usate come mezzi per avvicinarsi agli Dei. Veramente, l’unica limitazione è la tua stessa immaginazione.
    Ora, ciò che sto per dire potrebbe sembrare un po’ strano considerando la principale spinta di questo mio articolo, ma è vero che l’etica è estremamente spesso trascurata nelle discussioni sulla nostra religione e penso che sia un gran peccato poiché i due aspetti sono profondamente intrecciati (l’etica è comportarsi bene tra i nostri compagni umani, la pietà è comportarsi bene con gli Dei), e quando le persone dimenticano ciò che si ha il comportamento che predomina in così tante mailing list oggi. L’etica e la pietà ellenica si basano su un solo semplice principio, la sophrosune. Che cosa significa questa strana parola greca? “Moderato controllo di sé stessi” è il modo in cui viene spesso tradotta, ma implica anche introspezione, conoscenza, mitezza e civiltà. Lo vediamo espresso in due delle più famose massime che furono formulate al tempio d’Apollo a Delfi, meden agan: ogni cosa con moderazione e gnothi seauton: conoscere sé stesso. (Tra l’altro, queste non sono che due delle circa 130 massime che erano inscritte lì, il lavoro dei leggendari Sette Saggi di Grecia, uomini saggi ma non certo dei. I greci erano ottimisti riguardo all’abilità umana di portarsi sino all’eccellenza e non avevano bisogno di sanzioni divine per la loro etica, a differenza delle fedi abramitiche che sembrano percepire l’uomo come una creatura così vile che non avrebbe potuto mai immaginare come trattare i suoi compagni in modo adeguato se dio non glielo avesse riferito.) I greci erano un popolo pragmatico e si rendevano conto che solo pochissime cose di e in sé stessi, erano considerabili negative. Ci sono situazioni in cui cose che penseremmo normalmente come malvagie sono tirate in ballo per evitare mali più grandi e anche altre in cui cose generalmente positive possono causare grandi danni. La chiave è conoscere quando e in che misura queste cose vanno tirate in ballo ed evitarne l’eccesso. Il troppo storpia. E’ un eccesso di fede, normalmente una delle più nobili qualità dell’uomo, che rende possibili avvenimenti come l’Inquisizione o l’11 settembre. Per Plutarco, la pietà era la via di mezzo tra due odiosi estremi, l’ateismo da un lato e la superstizione dall’altro. Troverai le parole di Teognide, “il medio corso è meglio” echeggiare ancora ed ancora attraverso il lungo corso della storia greca, e t’incoraggio a stampare queste parole nel cuore e lasciarle guidare ogni tua azione. Non essere il vicino della porta affianco, ma non lasciarti andare nemmeno ad una rabbia sfrenata. Non odiare il corpo e i suoi piaceri, ma non permettergli nemmeno di controllare ogni tuo pensiero e portarti a commettere atti orribili. Sii rispettoso degli Dei e ascolta ciò che hanno da dirti, ma non scambiare ogni tuo pensiero o capriccio per un comando divino. Controllarti in questo modo può essere la cosa più difficile che un uomo possa fare, ma è solo attraverso questa sfida morale che si può scoprire la propria umanità. Cosa ha a che fare tutta questa roba etica con la religione? Be’, non puoi pensare che se tratti il tuo prossimo con imprudente sdegno, gli Dei non lo noteranno. Non sono ciechi ed essi agiscono nel mondo. Zeus è il dio dei giuramenti, Era presiede alle relazioni in cui ci siamo impegnati, Dioniso è profondamente interessato alla libertà e alla libera espressione individuale del proprio volere, Hermes è onorato attraverso la gentilezza nei confronti degli stranieri e di chi è in bisogno. E gli Dei non prendono alla leggera l’hubris, l’orgoglio trasbordante, l’abuso vergognoso degli altri.
    Proprio come l’etica deve essere vissuta ed espressa nella nostra vita quotidiana per avere un qualche valore, allo stesso modo dobbiamo incarnare la nostra pietà nei confronti degli Dei in azioni, in rituale. Così, a questo punto, suggerirei di introdurre lentamente queste azioni rituali nella tua vita quotidiana. Per esempio, è tradizione ringraziare Hermes quando si riceve un improvviso colpo di fortuna, che sia qualcosa di semplice come trovare una banconota da cinque euro per terra oppure essere riuscito ad ottenere il lavoro che si desiderava da tanto. Quando attraversi un fiume, una sorgente o una foresta, oppure scorgi una catena montuosa, dovresti offrire una preghiera veloce agli spiriti che risiedono lì. Ai pasti è opportuno ringraziare gli Dei per il cibo che si sta per mangiare e anche mettere da parte la prima porzione per loro e offrirla in sacrificio più tardi. Nell’antica Grecia era abitudine salutare il sole con preghiere appena svegli e pregare o la luna o Hermes prima d’andare a letto. Il centro d’ogni casa era l’hestia o focolare domestico, presso il quale venivano fatte le preghiere e offerti i sacrifici, se a te manca un vero e proprio caminetto o una stufa a gas, potresti tenere una candela votiva perpetua accesa per lei. Alcune persone mantengono templi per Zeus Ktesios, gli Agathos Daimion, e per Hermes, Ecate, Apollo e Zeus nei propri giardini, ma se si vive in un piccolo appartamento, in un dormitorio per studenti o con persone che non condividono la tua fede, si dovrà rinunciare a tutto ciò e offrir loro, invece, semplicemente delle preghiere quotidiane.
    Un altro antico costume che potresti voler includere tra le tue pratiche è quello della Noumenia.
    La Noumenia era il primo giorno del mese Ellenico, quando una prima porzione della luna nuova (da cui proviene il nome) diventa visibile. In questo periodo l’intera casa viene pulita, soprattutto i santuari di famiglia dove vengono anche messi fiori freschi e altri doni. E’ un fantastico modo per cominciare il mese, freschi, rinnovati, purificati e aiutare davvero ad armonizzarsi con i ritmi sacri dell’anno. Alcune persone hanno problemi a seguire il calendario lunare e, per tale motivo, hanno spostato tale osservanza all’inizio del mese gregoriano. Dico di fare quello che va meglio per te, ma c’è un potere reale nel vincolare tale ossequio al ciclo lunare, che permette di condividere ciò con tutto il creato.
    Un’altra osservanza collegata alle fasi lunari, e che non credo possa essere semplicemente spostata per comodità, è il deipnon o pasto di Ecate che cade quando la luna è completamente assente, l’ultimo giorno del mese lunare. In questo frangente si fa un pasto, generalmente consistente in torte, ma si può offrire qualunque cosa ti vada, e si lascia agli incroci, preferibilmente dove si incontrano tre strade. Questo è anche un momento per dire preghiere e lasciare offerte per gli Dei ctoni e gli spiriti dei morti. Per il pensiero greco, i defunti hanno sostanza solo fino a quando i viventi li ricordano e questo è dunque il tempo per onorare i cari deceduti, che siano componenti della tua famiglia o grandi uomini e donne che hanno percorso questo sentiero prima di te.
    Questi sono alcuni dei modi attraverso i quali potrai rendere l’Ellenismo un’esperienza vitale e di vita per te stesso e t’incoraggio a scoprire molti altri modi per farlo, accanto a quelli che ho menzionato. Come puoi vedere, nessuno di essi richiede un grande dispendio di tempo od oggetti stravaganti. In effetti, la più fondamentale, consistente e potente espressione di base della fede è il sacrificio, condividere una porzione delle cose che ci permettono di vivere con coloro che con tanta gentilezza ce le forniscono. No, gli Dei non avranno veramente sostentamento da queste cose nel modo in cui lo facciamo noi, se così fosse sarebbero morti parecchio tempo fa per la mancanza di avanzi durante l’occupazione cristiana, ma essi apprezzano il gesto e ciò che significa, come mostra che ci importa, che ci interessa e che il nostro apprezzamento è reale abbastanza da volerlo dimostrare con atti tangibili, opposti a semplici pensieri carini nei loro confronti. Affermano inoltre dei legami sociali tra noi, una possibilità di stare tutti insieme, più o meno allo stesso modo in cui le famiglie italiane fanno a Natale e Pasqua. Queste offerte consistono in tre categorie di base:
    • Libagioni o offerte di liquidi come vino, latte, acqua, miele, olio, etc.
    • Primizie che consistono in carne, cereali, frutta e altre cose commestibili.
    • Doni votivi come fiori, statue, vasi, cose comprate o fatte a mano e qualsiasi altra cosa tu possa voler offrire loro.

    Sacrifici di questo tipo possono essere fatti ovunque e in ogni momento. Per esempio, quando vivevo a Las Vegas, lavoravo a due ore da casa, con cinquanta minuti di coincidenza tra gli autobus. Ho usato tale opportunità per fare un sacco di culto, fermandomi ad un negozio per prendere una bottiglina di vino, l’incenso e delle barrette energetiche, che ho offerto agli Dei in un pezzetto di terreno vicino alla fermata. Sono sicuro che le vecchiette messicane che stavano sugli autobus avranno guardato sconvolte allo strano gringo che sussurrava a se stesso e buttava a terra del vino ancora buono, ma non importava, perché era una delle volte in cui ho sentito più vicini gli Dei, grazie a questo regolare e ripetuto atto di semplice devozione.
    Ora, chiaramente, un posto migliore in cui fare queste offerte sarebbe presso il tuo santuario personale, che incoraggio chiunque a costruire a meno che la sua situazione domiciliare non glielo impedisca. (Se è il tuo caso, guarda al mio articolo Hellenismos On the Go per suggerimenti sulle cose che puoi fare evitando tale ostacolo. Ignora tutta la storia del negozietto, perché ho la tendenza a ripetermi come un vecchietto.) Ma non c’è niente di meglio che camminare nella propria camera e vedere il santuario pieno d’immagini degli Dei e carico di offerte, per concludere che gli Dei sono pienamente presenti in ogni aspetto della tua vita, soprattutto nella tua stessa casa.
    Il santuario ha una doppia qualità. Da una parte appartiene interamente agli Dei, è qualcosa che teniamo a parte e conserviamo esclusivamente per loro, dove non permettiamo alle influenze esterne di introdursi, non lasciamo che il disordine e lo sporco si vengano a formare e che teniamo lontano dagli sconosciuti, gli animali e i bambini che non capiscono e possono accidentalmente danneggiarlo. Tutte le cose sul santuario e lo stesso spazio, appartengono agli Dei. Andiamo lì per essere al loro cospetto proprio come gli Antichi viaggiavano per visitare i templi che erano considerati la dimora degli Dei fuori dall’Olimpo. Dall’altra parte sono un’espressione personalissima del nostro rapporto con gli Dei e ogni oggetto che poniamo lassù o usiamo per venerarli lì, ha un profondo significato personale. Così, in questo senso, si imbeve della nostra personalità e presenza proprio come è, invece, degli Dei. In effetti, il santuario è un luogo in cui il regno mortale e quello immortale si confondono e uniscono, un nesso tra i due mondi.
    Per questa ragione non ci saranno mai due santuari perfettamente simili, poiché ognuno di noi comprende e ha esperienza degli Dei nel suo particolare modo. Per questa ragione non spenderò un sacco di tempo a dirti come costruire l’altare e il santuario. E’ qualcosa che capirai gradualmente, col tempo, così anche il tuo rapporto con gli Dei durante il culto, ciotole e piatti per le offerte, una coppa per le libagioni, dell’incenso e un incensiere, candele di un colore appropriato e così via. Ad alcuni piace tenere il proprio santuario sobrio e semplice, ad altri accumulare roba come un memoriale costante della loro relazione con gli Dei, più o meno come facevano gli antichi nel cortile del tempio (alcuni viaggiatori antichi si lamentavano persino della baraonda di trofei e oggetti votivi lasciati a Delfi) ma è qualcosa che è a tua totale discrezione. Il mio unico suggerimento e di non lasciare cenere, sporco e altri rifiuti e di rimuovere ogni offerta di cibo prima che cominci ad andare a male. Sa molto di mal educazione e dell’usare il santuario come un portabagagli. Una nota finale sui santuari: a mio parere dovrebbero essere dedicati ad un solo dio, o a due che abbiano una relazione profonda e longeva. Le cose consacrate a quel Dio dovrebbero essere usate solo per lui o lei e eviterei anche di posizionare troppo vicino i santuari di Dei che hanno una relazione ambivalente l’uno con l’altro. Non ha senso cercare problemi quando la semplice buon educazione può evitarli. L’eccezione a quanto sopra sono i santuari consacrati a tutti gli dei collettivamente, una pratica che ha certamente dei precedenti nell’antichità, come si può vedere negli altri dei Dodici Dei costruiti in Attica e ad Olimpia e costruzione come il Pantheon di Roma.
    Adesso, se stai facendo tutte le cose che ho menzionato fino ad ora, sono proprio soddisfatto che tu stia praticando l’Ellenismo in maniera corretta e inoltre come qualcosa che è diventata completamente integrata nella tua vita.
    “Ma” potresti ribattere a questo punto “non hai mai parlato di qualcosa che abbia a che fare con un calendario appropriato dei giorni sacri e delle feste, il modo giusto per recitare le preghiere o cosa fare quando si sacrifica, cose che vedo discusse in continuazione sugli altri siti e sulle mailing list.
    Giusto. Ho intenzionalmente evitato di affrontare questi argomenti perché penso che siano secondari nel vivere l’Ellenismo. Il che, chiaramente, non implica che queste cose non sono importanti, anzi lo sono e come. Ma il fatto è che le feste sono occasioni speciali che non giungono di frequente e se fossero gli unici momenti in cui pensi o interagisci con gli dei, sarebbe qualcosa di veramente sbagliato. Non fai cose carine per la tua ragazza solo a San Valentino e al suo compleanno e se lo facessi ti ritroveresti ben presto con un’ex; allo stesso modo credo che bisogni porre l’accento sulla relazione quotidiana che abbiamo con i nostri Dei. Il rito formale è bello, ma non dovrebbe mai essere un rimpiazzo alla preghiera che esce dal cuore o al sacrificio.
    Inoltre è un argomento molto personale. L’Ellenismo non è un’entità singola, unificata e coesa. Non ora e certamente non nell’antichità, quando la Grecia era divisa in centinaia di poleis, con ogni polis che possedeva i propri costumi, leggi, sistema politico, dialetto e, anche, tradizione religiosa. C’erano alcune estese somiglianze, qualche festa Panellenica che quasi tutti avevano in comune, ma al di là del fatto che queste persone fossero estremamente legate alle tradizioni del luogo in cui vivevano, accettavano comunque che i vicini facessero la stessa cosa e allos tesso tempo non si preoccupavano delle contraddizioni e delle varianti che potrebbero essere davvero numerose se si guarda in generale. E questo spirito persiste nella comunità Politeista Ellenica moderna. Abbiamo Ricostruzionisti rigorosi e Wiccan e una miriade di persone che si trovano nel mezzo dei due poli. Abbiamo gente che guarda all’intera storia della religione greca per ispirarsi, incluso il tentativo di riprenderlo durante il Rinascimento, persone che si legano ad una singola polis e persino ad un particolare momento storico. Ci sono individui puramente greci e altri che mescolano tradizioni e venerano Dei d’altre culture accanto agli Olimpici. Abbiamo orfici, pitagorici e neoplatonici, animisti e panteisti e milioni di sfaccettature del politeismo e, infine, alcuni che si definiscono agnostici, ma che sentono la bellezza dei miti, dei riti e della cultura degli antichi greci. Niente di quello che ho detto può essere applicato a tutti questi differenti gruppi e individui e, si spera, adesso avrai capito che non c’è Una Sola Verità o un Solo Sentiero nell’Ellenismo. Ogni cosa in questo articolo è presentato esclusivamente per suggerire cose e farti pensare. Non mi aspetto che tieni fede alla mia parola o che adotti una pratica semplicemente perché te l’ho chiesto. Comprendi quale sia il lavoro migliore per te: dopo tutto stiamo parlando della tua religione qui, non della mia.
    Fatto questo piccolo avvertimento, rituffiamoci nei fatti. La prima cosa che devi fare è definire quali Dei vuoi venerare. Molti di noi cominciano con il buon proposito di venerare ogni dio del pantheon per presto scoprire quanto sia impraticabile. Non solo è impossibile a livello di tempo, soprattutto se hanno ragione gli Indù quando dico no che ci sono più di 30000 divinità, ma penso che sia anche poco desiderabile. Certamente dovremmo rispettare tutti gli Dei, perché dopo tutto sono Dei e anche l’ultimo di Loro è enormemente superiore al più grande dei mortali. E per di più, il mito è chiarissimo su cosa succede ai mortali che non rispettano gli Dei (Ippolito, Penteo e la prole di Niobe sono i primi che mi saltano in mente), ma questo non significa che ci si aspetta che tu possa avere per ognuno di loro lo stesso tipo di sentimenti, né che tu possa avere lo stesso tipo di rapporto con ognuno. Diminuirebbe il sentimento che provo per la mia ragazza dire che penso a lei allo stesso modo in cui penso alla prima bonazza che incontro per strada. Allo stesso modo ci sono degli Dei con cui si ha un rapporto intensissimo che resterà per il resto della vita. Altri Dei entrano nella nostra vita per un breve periodo, per cui non li conosceremo mai bene e altri con cui non svilupperemo mai una relazione, per quanto possiamo desiderarla. Gli Dei hanno una personalità e cose che aggradano o disprezzano: alcuni potrebbero addirittura esserci ostili. Quindi non pensare a Loro come ad un equivalente di Gesù Compagnone che ti ama senza riserve nonostante gli altri ti considerino uno stronzo, né che tu debba avere un rapporto totalmente egualitario con ognuno. Sii aperto a loro e rispondi quando si approcciano a te, è veramente un’idea molto molto molto cattiva ignorare la chiamate degli Dei, fidati di me su questo e abbi cura di cambiare la pratica in rapporto al modo in cui si evolve la tua relazione. Ad ogni modo, la tua prima scommessa deve essere quella di cominciare con gli Dei che senti più vicino e poi apriti la strada da quel punto. Se non ti senti particolarmente vicino a nessuno di Loro, puoi provare con quello che chiamo “Il club del Dio del mese”. In pratica metti i nomi degli Dei in una scatola, o usa qualche metodo di divinazione, e ogni mese scegli un nuovo dio per apprendere qualcosa della sua natura e trascorrerci del tempo durante i rituali. Questo può davvero aiutarti a scardinare i pregiudizi che potresti avere su una particolare divinità (Ha sicuramente cambiato la mia percezione di Era!)
    Una volta che hai individuato i tuoi Dei, scegli una routine di culto. Non importa quale sia, ma prova ad attaccartene e a non lasciarti sfuggire nessuna devozione per nessun motivo. Potresti scegliere un giorno che senti connesso al dio, il mercoledì per Ermes, il venerdì per Afrodite o la domenica per Apollo come esempi moderni, o potresti anche rifarti a fonti antiche. Esiodo, nel suo Opere e giorni elenca un numero di giorno che erano sacri agli Dei in Beozia e abbiamo calendari sacrificali per i demes, i distretti rurali in Attica, che provvedono oggi ad offrire opzioni per il culto a molte persone. Quello che farai per routine sta a te. Alcuni compiono un rito sacrificale completo, altri offrono solo incenso e libagioni e altri ancora scelgono di fare quei tipi di attività intimi con gli Dei che ho menzionato prima.
    Poi ti devo suggerire di crearti le tue feste personali. Sarebbero di gran lunga più significative di quelle prese da un libro di cui conosci una data approssimativa e forse una riga o due di descrizione, e magari impraticabile nella tua situazione attuale e “osservarla”. Questo è il modo in cui, in origine, si sono sviluppate le feste nell’antica Grecia. Erano locali e commemoravano eventi speciali nella vita delle comunità. Quindi pensa alla tua vita. Quando hai cominciato a sentire il richiamo degli Dei? Hanno fatto qualcosa di speciale in una data specifica? C’è qualche aspetto che vorresti onorare o una storia mitologica che vorresti commemorare? Come sono i cicli agricoli della tua area? (Che senso ha celebrare una festa per la vendemmia quando da te non sono manco usciti i grappoli sulla vite o una festa per i fiori quando in giardino c’è ancora un metro di neve?) Puoi usare le antiche feste elleniche come modello per creare quelle tue. Cosa fare durante? Cosa simboleggiano queste azioni? Come puoi fare lo stesso, quando tu celebri da solo e loro erano in centinaia a far processioni per le strade, ecatombi di buoi da sacrificare sull’altare di Zeus, statue di 30 metri di Atena a cui far indossare il peplo o porti da cui far gareggiare navi? Usa l’immaginazione. Ci sono un sacco di cose che puoi fare per quanto siano limitate le tue risorse. E poi ricorda che le feste non si limitano a rituali di venti minuti e vengono dimenticate per il resto della giornata. Le feste erano cose grandiose e stravaganti che consistevano in sacrifici, giochi, danze, canti e festeggiamenti, oltre ad innumerevoli altre cose nell’intramezzo. Fai lo stesso con le tue. Dal momento in cui ti svegli, fino a quando non vai a dormire, prenditi l’intero giorno per gli Dei. Fai cose per loro, cose artistiche, grandi pranzi con tanto cibo e vino, fai giochi di competizione, che siano anche solo gli Scacchi o Scala 40, fai corse, offerte e preghiere lungo tutta la giornata, ascolta buona musica e vedi film relativi al festival e ai suoi temi, trascorri del tempo a focalizzarli e continua così con tutte le cose, piccole e casuali, forse, ma che nel complesso contribuiranno all’atmosfera festiva del giorno. E poi, come culmine della giornata, fai questo rituale formalizzato di venti minuti che molti credono significhi “osservare una festa”. Comincia dal minimo con queste tue feste e poi continua a costruirci su e dopo non molto ti renderai conto d’avere delle tue tradizioni ben stabilite.
    Da qui allarga le tue osservanze fino ad includere anche le antiche feste, quelle che ti ispirano di più, quelle che esprimono a pieno la natura del tuo dio. Leggi tutto quello che puoi, prova a capire cosa veniva fatto e perché, il linguaggio simbolo intriso nelle azioni. Va bene anche adattarli ad un uso moderno, ma sii onesto! Se l’hai adattato così tanto da farlo cessare di somigliare all’originale in ogni modo significativo, smettila di chiamarlo con il nome precedente e fai un passo avanti ammettendo che hai creato qualcosa di nuovo. Niente mi infastidisce di più di vedere persone che dichiarano di fare una festa solo per il prestigio che se ne ricava dal dirlo. Lo spirito è totalmente diverso, il significato e persino le azioni sono cambiate, niente sembra come dovrebbe e di certo non resta la festa originale solo perché così hai deciso. E’ come se dichiarassi di celebrare il Natale mangiando le uova e il capretto e annunciando che un vampiro ebreo di 2000 anni è risorto. Ora, sebbene sia meraviglioso fare delle modifiche che preservino lo spirito della festa, c’è un potere reale nel compiere un rituale come altri lo compivano 2500 anni fa.
    Per quanto riguarda i dettagli dei rituali, che puoi trovare in dozzine d’altri siti ellenici, sai che c’è? Non penso che siano necessari. Tutti i miei rituali seguono la formula ellenica base ma sono cose abbastanza semplici da ricordare. Bagna tutto con il khernips, fai una processione per la stanza, getta orzo sull’altare e sul fuoco, dici preghiere, fai offerte etc. Non c’è bisogno di formulari complicati per questo tipo di cose, nessuna parola magica che deve essere pronunciata con l’accento perfetto o complicati mudra in cui dover posizionare il corpo, nessuna campana da suonare al momento giusto, né coni di potere. E onestamente penso che leggere di queste cose fa perdere molto lo spirito della celebrazione. Le tue preghiere dovrebbero uscire dal cuore, traboccare con passione in lodi per gli Dei. E se ripeti un paio di frasi o incespichi su qualche parola, che fa? Pensi che gli Dei preferirebbero ascoltarti leggere qualche poesia di merda monotonamente o si focalizzano di più sul fatto che per non dimenticare qualche parte, ti scordi di quello che sta succedendo intorno a te? Il culto è un’esperienza organica che coinvolge tutti i sensi. Ecco perché si accendono fuochi, bruciano incensi, si beve vino, ci si muove con processioni e danze, si sistemano belle immagini, si suona. Se ti trascini con indifferenza in una sorta di spettacolini e non sei infiammato di devozione, che lo fai a fare? Stai perdendo solo il tuo tempo e, peggio, il Loro. Sarebbe di gran lunga più pio da parte tua sederti sul tuo culo e guardarti un porno che venerarli a metà.
    Ecco. Questo è il mio consiglio, amico. Per riassumere tutte queste parole mi sarebbero bastate quattro: vivi la tua fede. I nostri sono Dei viventi e ci chiedono d’esserlo altrettanto.

 

 

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