Due anni fa, di questi tempi, una delegazione di 12 parlamentari pentastellati salirono sul tetto di Montecitorio per protestare contro il disegno di legge del governo Letta che modificava la Costituzione repubblicana scassinandola dal di dentro emendando l’articolo 138 (che fa della nostra carta una Costituzione rigida).
Due anni dopo, molto è cambiato. Enrico Letta non siede più a Palazzo Chigi. Al suo posto è arrivato Matteo Renzi che proprio dopo la schiacciante vittoria alle primarie del Pd del dicembre 2013, propose un patto ai 5 stelle su riforma elettorale e costituzionale. Sappiamo com’è andata a finire. Grillo rispose picche e nacque il patto del Nazareno, poi morto e sepolto (forse) con l’elezione di Mattarella al Colle. Oggi, però, il Movimento è cambiato. Due anni dopo i pentastellati non si occupano più solo di scontrini ed espulsioni. Il cambio di rotta è arrivato dopo la batosta alle europee del maggio 2014, dopo il celeberrimo #vinciamopoi e il maalox di Grillo.
Di Battista: “Il Movimento non è solo Grillo”

La svolta è stata “la marcia Perugia-Assisi sul reddito di cittadinanza” confida Alessandro Di Battista a Marco Damilano in un’intervista pubblicata sull’Espresso di questa settimana. “La scelta del direttorio ha fatto capire all’esterno che il movimento non è solo Grillo. Le amministrative e le regionali sono state le prime senza di lui. Abbiamo capito che dovevamo smettere di discutere sulle divisioni interne. Ora quando andiamo in tv nessuno ci chiede di espulsioni e dissidenti. Si parla di noi in modo positivo”.

M5S punta a diventare forza di Governo

Ed è proprio così. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati dall’Istituto Piepoli relativi all’ultima settimana di luglio, infatti,* il Movimento 5 Stelle supererebbe addirittura il 25% ottenuto alle politiche del febbraio 2013 con il 26% delle intenzioni di voto tra gli italiani. Gli analisti sono concordi nel sottolineare come la ripresa del Movimento 5 Stelle sia dovuta a diversi fattori: lo scandalo di Mafia Capitale e una ripresa economica che ancora non si vede, certo, ma soprattutto il ritorno dei parlamentari in televisione che ha permesso di mostrare l’altra faccia del Movimento di Grillo: quella di diventare una “forza di governo” – la chiama così, Di Battista – che si caratterizzi non solo per la sua dura opposizione in Parlamento ma anche per le sue proposte politiche. A partire dal reddito di cittadinanza, passando per la restituzione di una parte dello stipendio parlamentare fino al referendum sull’Euro.
I sondaggi sorridono al M5S

Oltre alle proposte, ci sono i nomi. Oggi con*Alessandro Di Battista il M5S vincerebbe a mani basse a Roma, dicono in molti. Lo stesso avverrebbe a Napoli con Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, altro volto “istituzionale” pentastellato. Per non parlare di Luigi Di Maio, ormai considerato all’unanimità come il numero 3 del Movimento, dopo Grillo e Casaleggio. Il giovane vicepresidente della Camera ha solo 29 anni, ma secondo molti potrebbe essere proprio lui il candidato premier dei grillini da opporre a Matteo Renzi. “Il mio sogno – dice diplomaticamente Di Battista – è che il M5S sia votato per le sue idee, per i programmi più che per la mediaticità dei suoi candidati”. Poi, esclude per l’ennesima volta una sua possibile candidatura al Campidoglio perché “violeremmo le nostre regole e finiremmo come il Pd”. Ma anche i grillini hanno imparato a far politica. E scoprire le carte troppo presto sarebbe controproducente.
Il ruolo dei fondatori Grillo e Casaleggio

Poi, ci sono i due guru: Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio. L’ex comico genovese ha annunciato martedì a In Onda che progressivamente si defilerà dal movimento. Motivo? “Ho un’età pazzesca e una famiglia numerosa: ho fatto il mio tempo”. “Una volta che si sarà chiarito che non sono il leader incontrastato del Movimento – ha aggiunto – che non sono in carica, che non devono votare Grillo ma un’idea di cui io ho fatto parte, allora potrò dedicarmi al mio lavoro che è quello di divertire”. Caso diverso quello di Casaleggio che, pur essendo meno mediatico di Grillo, ha un’influenza ancora cospicua sui suoi parlamentari. Basti pensare all’ultimo caso in ordine di tempo: la riconferma di Ilaria Loquenzi, capo staff della comunicazione a Montecitorio, imposta dallo stesso Casaleggio.

M5S in continua espansione

Intanto, come fa notare Damilano su l’Espresso, il Movimento ha iniziato a tessere le proprie “relazioni” sia a livello internazionale con i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) ma anche con il Vaticano e i poteri finanziari interni: basti pensare che il deputato Mattia Fantinati sarà il primo grillino a partecipare al prossimo meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, da sempre luogo di congiunzione con una certa parte dello sconfinato panorama cattolico italiano. E, riguardo agli ambienti economico-finanziari, ormai Casaleggio ha preso parte attivamente al Forum Ambrosetti di Cernobbio da due anni a questa parte.
Da settembre si riparte. Opposizione in Parlamento, ritorno in tv, meno potere ai leader, più moderazione e preparazione. Con un unico obiettivo, dice Grillo: “andare il prima possibile alle elezioni”.



Scritto da: Giacomo Salvini
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