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POL
Un altro addio illustre in casa PD: questa volta a sbattere la porta è
Felice Casson. L’ex magistrato ha ufficializzato la spaccatura con il partito di Renzi, con il quale si era candidato alle comunali di Venezia: “Non prendo la tessera del Pd, punto e basta”. Un’affermazione forte, ma l’addio non riguarderà, almeno per ora, il gruppo parlamentare in Senato.
Casson minimizza la contraddizione e puntualizza: “Ci sono altri senatori iscritti che non hanno la tessera del Pd, ci sono i centristi che sono arrivati negli ultimi tempi, e poi c’ è chi, senza darne notizia, non ha rinnovato l’ iscrizione” e aggiunge: che già lo scorso anno non aveva rinnovato il tesseramento al partito. Casson si era infatti auto-sospeso nel 2014, in polemica con il partito quando era stato negato l’uso delle intercettazioni di
Antonio Azzollini nell’inchiesta per la presunta truffa al porto di Molfetta. Poi però il senatore aveva vinto alle primarie del centrosinistra per il comune di Venezia, ma era stato sconfitto alle elezioni dal candidato del centrodestra
Massimo Brugnaro.
Lo strappo di Casson porterà delle conseguenze sulla tenuta del Governo, ma anche nel Comune di Venezia. Il gruppo degli ex-Pd è diviso e lontano dal trovare una sintesi al suo interno, gli addii di
Civati e
Fassina non hanno portato, almeno per il momento, alla formazione di un nuovo soggetto politico a sinistra. Anche l’accordo con Sel sembra lontano. Le conseguenze però saranno anche nell’amministrazione della città lagunare: la lista che porta il suo nome ha cinque voti in consiglio comunale, il Pd tre. E se già all’inizio della consiliatura i due gruppi avevano votato in maniera diversa, questa nuova fase non farà altro che acuire le divergenze.
Ilaria Porrone
Scritto da: Ilaria Porrone
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