Qui non si tratta neanche di iniquità tra le diverse generazioni. Qui si parla di pensioni del 37% più alte rispetto ad altri lavoratori della stessa generazione.
Infatti i sindacalisti possono mantenere la QUOTA A della pensione per i contributi versati dal sindacato (quindi c'è un diverso e più favorevole metodo di calcolo della pensione). Sapete che vuol dire questo? Che si prende la pensione sulla base dell'ultimo stipendio per tutti i contributi versati dal sindacato. Poi naturalmente ci sono anche i contributi versati dai datori di lavoro e quelli figurativi che seguono le regole di tutti gli altri lavoratori della medesima generazione.
Inps: le pensioni dei sindacalisti più alte degli altri lavoratori del 37%. Cgil: nessun privilegio, applichiamo la legge
Ansa
Pubblicato: 05/09/2015 10:08 CEST Aggiornato: 1 ora fa
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Le pensioni dei sindacalisti sono, a parità di regole per il calcolo della pensione, in media più vantaggiose di quelle dei lavoratori dipendenti. Emerge dall'indagine 'Porte aperte' dell'Inps che ricorda come per uno stesso periodo i sindacalisti possono cumulare la contribuzione figurativa del lavoro in aspettativa a quella dell'impegno nel sindacato.
Il Messaggero riporta che i sindacalisti del settore pubblico percepiscono un assegno pensionistico più alto del 37% rispetto alle altre categorie di lavoratori.
I sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco sindacale (aspettativa retribuita utilizzata nel settore pubblico) hanno diritto nel periodo di assenza dal lavoro all'accreditamento dei contributi figurativi ma spesso hanno per lo stesso periodo versati anche contributi dal sindacato che, per i dipendenti del settore pubblico, vengono ancora valorizzati applicando le regole precedenti al 1993 che prevedono il calcolo della pensione sull'ultima retribuzione percepita.
I sindacalisti - spiega l'Inps - "hanno regole contributive e previdenziali diverse dagli altri lavoratori perché possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose".
Secondo le banche dati dell'istituto, i lavoratori in aspettativa non retribuita nel settore privato sono stati 2.773 nel 2013 mentre è molto rara in questo settore l'aspettativa retribuita. Viceversa, è frequente nel settore pubblico. Le banche dati dell'Inps evidenziano che nel 2013, i lavoratori del settore pubblico in distacco sindacale erano 1.045 mentre i dipendenti in aspettativa sindacale erano 748.
"Per compensi per attività sindacale non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore - sottolinea l'Inps - l'organizzazione sindacale non paga mai alcun contributo. I contributi sulla retribuzione figurativa del lavoratore sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza , quindi della collettività dei lavoratori "contribuenti" della gestione".
"La Cgil, per i lavoratori in distacco o in permesso non retribuito che si impegnano nel sindacato applica rigorosamente le leggi in vigore". Lo afferma in una nota il sindacato di Corso Italia, commentando l'indagine dell'Inps sulle pensioni dei sindacalisti. Inoltre per la Cgil non c'è "nessuna condizione di privilegio per chi svolge attività sindacale".