Un po’ Cristo morto del Mantegna un po’ Aldo Moro nel bagagliaio della Renault, ma tra i corpi martoriati evocati dalla foto choc pubblicata dal mensile «Max» in edicola venerdì c’è anche quello di Pier Paolo Pasolini sul litorale di Ostia. Perché anche qui si tratta di uno scrittore morto ammazzato: nella fattispecie Roberto Saviano, disteso su un lettino da obitorio, il sudario verde, i ferri che gli sostengono la testa, al piede il funereo cartellino identificativo in stile «Csi». Trattasi ovviamente di fotomontaggio, o per meglio dire di elaborazione a Photoshop firmata dallo specialista Gian Paolo Tomasi. Un pugno alla bocca dello stomaco che innescherà inevitabilmente molte polemiche. Tanto per non lasciare equivoci, la foto è corredata dal titolo «Hanno ammazzato Saviano» e da un piccolo testo esplicativo. Il Saviano martirizzato occupa le prime due pagine del mensile, in una posizione di assoluto rilievo che ha il peso di un editoriale.
«Una provocazione, un’immagine forte», commentano dal periodico Rcs, già noto per l’intervista che, quest’inverno, costò a Morgan la partecipazione al Festival di Sanremo. Andrea Rossi, direttore della testata, la spiega così: «Diciamo che non ce l’abbiamo fatta più di sentir gente attaccare Saviano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso son state le dichiarazioni di Marco Borriello. A quel punto ci siamo detti basta». L’attaccante del Milan, lo ricordiamo, aveva dichiarato lo scorso giugno al mensile «GQ», diretto concorrente di «Max», che Saviano aveva «lucrato sulla nostra città di Napoli. Non c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos’è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato del resto». Era seguito, dopo qualche giorno, un parziale ammorbidimento di quelle dichiarazioni.
Ancora Andrea Rossi: «Certo, Borriello. Ma in questi mesi è stato un continuo: Emilio Fede, Berlusconi che pure di Saviano è anche l’editore. Ma insomma qual è il problema, la camorra o Saviano che la camorra la combatte? Mi pare che il gioco che si profila sia quello della delegittimazione: svalutate ciò che dice per isolarlo, poi se arriva quello che lo fa fuori...». Ma Saviano è stato avvertito di quello che stavate photoshoppando? «Non direttamente, abbiamo preparato l’immagine senza parlargliene. Dopo l’ha sicuramente saputo, tramite il quotidiano per cui scrive, «la Repubblica», e il suo agente Denis Santachiara. Finora, comunque, non mi ha telefonato. Davvero non so come l’abbia presa». Non tarderemo a saperlo, e pure molto presto: c’è comunque da augurarsi che Saviano, che con la morte addosso ha imparato a vivere, non sia troppo superstizioso. Mancano i nomi dei possibili mandanti, in questa rappresentazione invero un po’ truculenta di un possibile, temibile, futuro. «Tutti possono immaginarseli», conclude Andrea Rossi.
La finta foto choc di Saviano morto - LASTAMPA.it