La strada che porta all’approvazione dell’Italicum sarà lunga e costellata di riunioni che si susseguiranno ogni giorno. O almeno, da oggi fino a martedì prossimo. A confermarlo è il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda. “Quello di oggi è stato un primo incontro, di carattere istituzionale. Ci sentiremo tutti i giorni fino a martedì, quando in commissione al Senato ci sarà l’esame degli emendamenti al testo di riforma”. Le divergenze tra renziani e minoranza Pd sono ancora lì sul tavolo ma il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ostenta ottimismo: “Lavoriamo ad una soluzione che sia condivisa tra Camera e Senato, perchè ovviamente ci auguriamo che questa sia la lettura definitiva”.
Boschi segui il dettame proveniente da Palazzo Chigi, parlare sì, modifiche sostanziali no. Tradotto: il Senato non sarà più elettivo. E pazienza se l’ex segretario Pier Luigi Bersani ha minacciato di “votare secondo coscienza”. I numeri, almeno secondo quanto afferma Debora Serracchiani ai microfoni di Agorà Estate, “ci sono e ci saranno”. Il governo per ora non pensa minimamente a mettere la fiducia sul ddl: “Non esiste al mondo che si possa mettere la fiducia su un articolo della Costituzione, nemmeno in Azerbaigian” afferma*il sottosegretario Luciano Pizzetti.
Eppure le parole di oggi del segretario Udc, Lorenzo Cesa, suonano sinistre: “Al Senato la riforma dobbiamo farla e invece dobbiamo chiedere al segretario del Pd e premier una rivisitazione minima della legge elettorale e l’istituzione di una cabina di regia per l’utilizzo dei fondi europei al sud”. Le istanze dei centristi potrebbero amalgamarsi con quelle della minoranza Pd che continua a chiedere l’elettività dei senatori e la modifica in toto dell’articolo 2, ritenuto intoccabile dai renziani.
E allora in soccorso del premier potrebbero arrivare le truppe cammellate di Verdini ma anche alcuni senatori azzurri, pronti a votare con la maggioranza di governo, complice anche l’assenza di Silvio Berlusconi.
Scritto da: Andrea Turco
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