No all’omocrazia
di Gianluca Veneziani
Oggi ci siamo dovuti sorbire l’ennesima Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (in inglese IDAHOBIT, si vede che alla comunità LGBT piacciono un sacco gli acronimi impossibili), con tanto di parole di rito e di circostanza del presidente Mattarella: ma visto il tema, e soprattutto visto il personaggio, non potevamo aspettarci altrimenti.
Non possiamo sopportare – oggi a maggior ragione – il tentativo di trasformare l’orientamento sessuale in ideologia, di fare di una comunità legata dalle preferenze sessuali una lobby, e di usare il manganello contro chi non si adegua a quel Pensiero. Proprio i fautori della libertà e della lotta alla discriminazione cadono sempre più spesso in un cortocircuito, censurando, bollando d’infamia, etichettando con insulti (“omofobo!”) e quindi discriminando chi semplicemente ha convinzioni diverse e rivendica il diritto di esprimerle, in nome di quella stessa libertà. È il pericolo dell’Omocrazia o di quella che Mario Adinolfi ha definito Gaystapo: l’uso di strumenti illiberali per garantire quelli che vengono spacciati per diritti della comunità Lgbt.
Questa tendenza si manifesta in modo evidente in almeno due ambiti. In primis, nel depotenziamento del ruolo del Parlamento a vantaggio di altri organi che legiferano al suo posto, in nome di quella ideologia. Che già ci siano pressioni sul Parlamento da parte della lobby Lgbt non ci sorprende, è un fatto fisiologico della democrazia (fanno pressioni anche molti altri gruppi d’interesse); e che molti dei politici subiscano quelle pressioni e magari tradiscano il mandato stesso degli elettori e dell’area di riferimento (sì, parlo dei cosiddetti politici cattolici, vedi Ncd) è un fatto che ahinoi – in tempo di opportunismi e dell’affievolirsi di convinzioni profonde e slanci ideali – non ci sorprende ormai neppure tanto. Ma quello che ci fa veramente incazzare è che il lavoro del Parlamento venga poi delegittimato dall’azione di altri organi dello Stato, che pure non avrebbero quel compito: è il caso appunto dei tribunali, che smentiscono il dettato della legge anziché applicarlo.
La vicenda delle adozioni riconosciute a coppie gay a suon di sentenze è esemplare di ciò di cui stiamo parlando: il Pensiero Unico Lgbt diventa unico principio ispiratore dell’azione dei giudici, con buona pace dei parlamentari che pure avevano detto no alla stepchild adoption. E questo è insopportabile proprio da un punto di vista liberale, cioè in base al criterio della separazione dei poteri e al gioco di pesi e contrappesi, che evita che un organo dello Stato invada il campo altrui.
Il secondo ambito in cui la tirannia del Politicamente Corretto Lgbt si manifesta è un altro luogo caro ai liberali duri e puri, cioè quello della libertà di espressione. È un fatto che riguarda il metodo prima ancora che il merito: chiunque deve avere il diritto di esprimere liberamente le proprie idee, senza censure preventive e senza condanne ex post. Perché le idee non sono mai “reato”. E invece, da quando il conformismo gay-friendly è imperante, non si può più neppure postare su Facebook la tenera foto di una mamma che allatta il bambino con tanto di critica all’utero in affitto, non si può più manifestare la propria ferma contrarietà ai matrimoni e alle adozioni gay, non si possono più fare appelli contro la dittatura gender, che subito si viene indicati come reazionari, fascisti, nemici della civiltà, intolleranti, bigotti, ultracattolici, fanatici, talebani, integralisti, razzisti. In una parola: omofobi. Se non ti conformi, sei spacciato: viene marchiato a fuoco e quell’appellativo ti rimane stampato in fronte.
Ecco, a costo di essere bollati come dissidenti ed essere mandati al confino, oggi – in nome della libertà – ci autodenunciamo, ribadendo il nostro diritto a essere Nemici del Regime Omocratico. E adesso censurateci tutti…
No all'omofobia. Ma anche all'omocrazia - L'intraprendente | L'intraprendente
Giornata mondiale contro l’omofobia. Il contributo di Riscossa Cristiana
Paolo Deotto
Vivamente partecipi di questa giornata mondiale contro l’omofobia, vogliamo anche noi dare il nostro contributo a questa importante iniziativa, con la pubblicazione di due interessanti documenti, scelti tra i molti in cui la Chiesa, un tempo, parlava di peccato. Ne parlava perché, essendo misericordiosa sul serio, voleva salvare le anime.
Il Concilio Ecumenico Lateranense III, al canone 11 stabilì che: “chiunque venga sorpreso a commettere quel peccato che è contro natura e a causa del quale “la collera di Dio piombò sui figli della disobbedienza (Ef. 5,6), se è chierico, venga decaduto dal suo stato e venga rinchiuso in un monastero a far penitenza; se è laico, venga scomunicato e rigorosamente tenuto lontano dalla comunità dei fedeli”. (Conciliorum oecumenicorum collectio, vol. XXII, coll. 224 ss.).
San Pio V, il grande Papa domenicano, in due Costituzioni condannò solennemente e proibì severamente il peccato contro natura ovvero l’omosessualità. “Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo stabilito di punire innanzitutto e senza indugi quelle cose che, sia con l’autorità delle Sacre Scritture che con gravissimi esempi, risultano essere spiacenti a Dio più di ogni altro e che lo spingono all’ira: ossia la trascuratezza del culto divino, la rovinosa simonia, il crimine della bestemmia e l’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…) Sappiano i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira divina piombò sui figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al braccio secolare, e se chierico, verrà sottoposto ad analoga pena dopo essere stato privato di ogni grado”. (San Pio V, Costituzione Cum primun, del 1° aprile 1566, in Bullarium Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286).
E ancora: “Quell’orrendo crimine, per colpa del quale le città corrotte e oscene (di Sodoma e Gomorra) vennero bruciate dalla divina condanna, marchia di acerbissimo dolore e scuote fortemente il nostro animo, spingendoci a reprimere tale crimine col massimo zelo possibile. A buon diritto il Concilio Lateranense V stabilisce che qualunque membro del clero, che sia stato sorpreso in quel vizio contro natura per via del quale l’ira divina cadde sui figli dell’empietà venga allontanato dall’ordine clericale, oppure venga costretto a far penitenza in un monastero (c. 4, X, V, 31).
Affinché il contagio di un così grave flagello non progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il massimo incitamento al peccato e, per castigare più severamente i chierici colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dalla morte dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare, vindice della legge civile. Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione Cum primum, cit.) stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito consegnato all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto dalla legge come opportuna punizione, che colpisce i laici scivolati in questo abisso”. (San Pio V, Costituzione Horrendum illud scelus).
Ciò detto, auguriamo agli omosessuali di liberarsi al più presto dal laccio del loro orrendo vizio.
Come utile pro-memoria, riportiamo questa frase di Tuco (il “brutto” nel film “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone). Si parla, appunto, di lacci. E quale laccio è più stretto di quello del vizio? “Quando si mette a stringere, tu senti già il diavolo che ti morde le chiappe”.
Memento mori. Poi è troppo tardi per ripensarci.
17 maggio. Giornata mondiale contro l?omofobia. Il contributo di Riscossa Cristiana | Riscossa Cristiana