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    Predefinito G. Pasquino: "Senato, una riforma da fischiare"

    La (brutta) riforma del Senato sta diventando anche qualcos’altro. Ovvero è gia un campo di battaglia minato sul quale si confrontano, più o meno incautamente, non disegni sistemici di un’efficace e duratura modifica del bicameralismo italiano e dei rapporti fra Parlamento, Governo e cittadini, ma disegni di futuri assetti dentro il Partito Democratico, nel governo di Renzi, nell’ambito disgregato del centro-destra, sulle alleanze che verranno e che, probabilmente, finiranno per implicare anche una riforma della freschissima, anch’essa brutta, riforma elettorale detta Italicum.

    L’obiettivo di Renzi(Boschi) è di portare a casa la riforma del Senato così com’è stata approvata in prima lettura perché vuole dimostrare di essere in controllo del suo gruppo parlamentare, di non avere nessun bisogno dell’apporto delle minoranze del PD, di sapere attrarre voti più o meno conosciuti e riconoscibili dei verdiniani e dei berlusconiani sparsi. Se ci riuscirà, Renzi pensa di procedere a vele spiegate verso il completamento della legislatura, oppure, a sua preferenza (e, magari, anche del Presidente Mattarella) verso elezioni anticipate, ma non prima dell’entrata in vigore dell’Italicum: 1 luglio 2016.


    L’obiettivo delle minoranze, nascosto dietro la richiesta di un Senato elettivo, secondo modalità non chiaramente definite, è, al contrario, dimostrare che hanno voti di cui Renzi deve tenere conto e che servono a disegnare una riforma migliore (personalmente, ne dubito). Quanto ai verdiniani, entreranno agguerriti nel campo di battaglia appena sarà chiaro che possono essere decisivi. Vogliono, da un lato, che si sappia che Renzi ha usufruito del loro apporto; dall’altro, che Berlusconi prenda atto che i verdiniani contano e possono essere decisivi. Dal canto suo, Berlusconi (incoraggiato soprattutto da Brunetta) desidera che Renzi vada a sbattere contro il muro di un Senato che non controlla. Di conseguenza, sarà poi costretto ad aprire negoziati con lui (una sorta di Nazareno II) riconoscendolo tuttora capo del centro-destra. Indirettamente, ne risulterebbe dimostrato che gli alfaniani non soltanto non sono decisivi, ma sono subalterni nel governo Renzi, destinati ad essere fagocitati (infatti, alcuni degli alfaniani si apprestano a lasciare il Nuovo Centro Destra).


    Sullo sfondo di tutto questo tramestio politico, sta la modifica del Senato che merita due considerazioni specifiche e puntuali. La prima considerazione è che la riforma del bicameralismo è, al tempo stesso, necessaria e utile, ma deve essere congegnata con la motivazione prioritaria e sovrastante non di una drastica riduzione del potere e dei compiti del Senato e dei senatori, ma di un miglioramento del sistema politico. In questa chiave, sarebbe stato, e continua a essere preferibile un’argomentata abolizione del Senato alla quale, in coerenza, né le sinistre interne né i Cinque Stelle potrebbero ragionevolmente opporsi. Ricominciare da capo? Sì, si può e si potrebbe anche procedere in fretta. Fra l’altro, di qui al 2018 di tempo ce n’è a sufficienza. La seconda considerazione è che né le riforme elettorali né, tantomeno, le riforme costituzionali dovrebbero essere utilizzate per la resa dei conti fra gli schieramenti politici né, tantomeno, fra maggioranza e minoranze dentro ciascun partito. Una modifica, possibile e sicuramente, auspicabile, nata male, rischia di finire peggio.


    Lo so che suona retorico e quasi di maniera, ma qui ci sta davvero un appello al Presidente della Repubblica. Forse, tra le quinte, con discrezione, qualcosa Mattarella avrà già detto al suo sponsor Renzi (che si vanta fin troppo del suo ruolo nell’averlo portato al Quirinale), ma il Presidente non deve dimenticare che è il “guardiano della Costituzione” oltre a fungere anche da arbitro, come ha detto lui stesso, fra i partiti-giocatori. Fischi, Presidente, fischi subito. Troppi giocatori non stanno giocando correttamente e la partita è diventata deprimente.

    https://gianfrancopasquino.wordpress...-da-fischiare/
    Il mio stile è vecchio...come la casa di Tiziano a Pieve di Cadore...

    …bisogna uscire dall’egoismo individuale e creare una società per tutti gli italiani, e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati. Ugo La Malfa

  2. #2
    brescianofobo
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    Predefinito Re: G. Pasquino: "Senato, una riforma da fischiare"

    https://frondolino.wordpress.com/201...ia-del-senato/

    La battaglia sulla riforma del Senato non è la madre di tutte le battaglie: è, semplicemente, l’ennesima bolla che il sistema politico-mediatico mette in scena con desolante regolarità ogni volta che Matteo Renzi s’appresta a realizzare un punto a piacere del suo programma. E il motivo principale per cui il premier porta a casa ogni volta il risultato che si era prefisso sta precisamente qui: nell’inconsistenza politica dei suoi oppositori, privi di visione e di strategia e prigionieri del piccolo cabotaggio dispettoso; e nel collasso di un sistema informativo drogato di spettacolarizzazione e oramai strutturalmente incapace di comprendere ciò che accade.
    La politica è una scienza esatta: ma soltanto Renzi sembra esserne a conoscenza, mentre tutti gli altri – ceto politico e ceto giornalistico – s’incagliano sui dettagli, si perdono nel fumo che vanno generando a ciclo continuo, e teneramente credono alla propria minacciosa propaganda.
    Chiunque si occupi seriamente di politica sa da mesi che la riforma del Senato passerà: perché la durata della legislatura sta a cuore ai parlamentari – a tutti i parlamentari – assai più che al presidente del Consiglio, e perché la frammentazione del sistema politico consegna all’unica forza dotata di strategia e di visione – il Pd di Renzi – un potere di aggregazione e di ancoraggio pressoché illimitato.
    E’ sufficiente guardare alla composizione del Senato per capire come andrà a finire: i senatori che non appartengono ai quattro partiti maggiori (Pd, Forza Italia, Lega e M5s) sono 115, più di un terzo dei totale, sparpagliati in sei gruppi. Con l’eccezione del Pd, che ha guadagnato dall’inizio della legislatura 8 senatori, il saldo per gli altri “grandi” è vistosamente negativo: Forza Italia ha dimezzato il gruppo (da 90 a 45), la Lega e il M5s hanno perso un terzo dei propri parlamentari (rispettivamente da 17 a 12 e da 53 a 36). E qualcuno può ragionevolmente pensare che in questo generale spappolamento Renzi abbia difficoltà a trovarsi una maggioranza? Suvvia, non scherziamo.
    Quando gli avversari di Renzi cominceranno anch’essi a fare politica, può darsi che le cose cambino: ma di fronte ad un pulviscolo disordinato di dilettanti è sufficiente mantenersi fermi e determinati per vincere a mani basse.
    lo rimpiangerete, Renzi, KOGLIONI

 

 

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