Ha avuto tutta una notte per studiare una risposta allo "schiaffo di Pomigliano", sintetizzata poi in quel comunicato che riapre una porta apparentemente chiusa dal referendum. Quando ieri mattina, di buon'ora, è tornato nel suo ufficio del Lingotto, Sergio Marchionne aveva ben chiaro in testa come reagire a quei no posati nelle urne dai lavoratori in misura superiore alle previsioni. Sapeva come uscire dall'angolo dove si è trovato per la prima volta da quando, sei anni e ventidue giorni fa, ha preso il comando della Fiat. "Abbiamo affrontato situazioni più difficili, troveremo anche questa volta una soluzione" ha detto ai suoi collaboratori. Se era contrariato e deluso, e si deve supporre che lo fosse, è riuscito a dissimulare bene il suo stato d'animo. Evidentemente aveva già un'idea del nuovo percorso che passa sempre per Pomigliano ma non sarà più quello di due giorni fa.
Perché lui la Panda, se non si troverà uno sbocco in extremis, la produrrà in un'altra fabbrica.
"Su quella partita non riapriremo più le trattative", assicurano al Lingotto.
Viste da Torino le previsioni erano diverse e l'ad della Fiat ha sperato fino all'ultimo che si materializzassero in un sì plebiscitario, o comunque robusto, all'accordo separato. Mercoledì ha atteso fino a notte alta assieme ai collaboratori l'esito delle urne, ha cenato al Lingotto, prima di andare a casa dove forse ha dato un ultimo sguardo alle agenzie che battevano numeri che lui non aveva messo in conto. Da tempo non gli capitava di restare così a lungo lontano dall'America dove andrà nel fine settimana. Questa volta la posta era alta e lui ha voluto giocare in prima persona. Come ha ripreso a fare ieri mattina quando ha deciso di rivedere in corsa la strategia, riassunta poi in quel messaggio che mostra una Fiat che sceglie di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Adesso la sensazione che si ricava dalle indiscrezioni e dagli umori che filtrano dal Lingotto, è che la Fiat debba inventarsi una via d'uscita nuova. "Una soluzione che convenga a tutti, perché altrimenti non perde solo la Fiat" dicono i suoi negoziatori. Ma quando si prova a tradurre questa decisione in fatti concreti, si scopre che l'azienda intende tenere alcuni punti fermi. E cioè: l'accordo sottoscritto non si tocca, non si tratta con la Fiom, si cercano semmai contatti con governo e con le confederazioni sindacali. Ma dove porta questa nuova strada? Non c'è al momento una risposta ufficiale, ma c'è la quasi certezza che il progetto-Panda è tramontato sull'orizzonte di Pomigliano. "Potremo produrre anche una vettura diversa, sicuramente non faremo trattori". Per la Panda c'era un piano che prevedeva investimenti e tempi di attuazione. Adesso la Fiat pensa a un'alternativa che sia comunque gestibile.
La produzione della Panda era stata trasferita a Tichy, in Polonia, quando nel 2002 la Fiat aveva cercato un posto dove salari e condizioni di lavoro diverse garantissero margini di guadagno che la piccola vettura, anche se ben accolta dai mercati, non era in grado di spuntare se prodotta in Italia. La scelta di riportarla in casa, spiegano al Lingotto, era stata fatta da Marchionne per risolvere in qualche modo il problema Pomigliano, scontando in partenza un'"anti-economicità" misurata in 500-600 euro a vettura, meno dei 1000 euro di perdita delle auto di Termini, ma pur sempre "rosso" sui conti. "Se avessimo fatto solo un calcolo economico, una scelta industriale, l'avremmo lasciata in Polonia o al massimo l'avremmo trasferita in Serbia" dicono oggi in Fiat. E lasciano intendere che è quello che potrebbe accadere dopo il mancato accordo di Pomigliano.
E' comunque ancora troppo presto per dire quale destino avrà ora lo stabilimento campano. C'è chi dice che potrebbe essere destinato a produrre la Linea, vettura che attualmente viene sfornata in Turchia, ma potrebbe ospitare anche altre attività del gruppo. Non c'è ancora una decisione definitiva anche perché il Lingotto aspetta di vedere sa il governo "batterà un colpo", oltre alle dichiarazioni ottimistiche di Sacconi. E non è escluso che Marchionne e i suoi negoziatori, impegnati da ieri mattina in contatti con Roma, si aspettino anche una presa di posizione dei sindacati confederali. Quello che essi definiscono "un risultato inaspettato e non solo da noi" potrebbe valere anche per i sindacati. E' ciò che pensa Marchionne dopo una svolta a sorpresa che appena due giorni fa, ammesso che qualcuno l'avesse messa in conto, sarebbe stata letta come un segnale di abbandono di Pomigliano da parte del Lingotto.
Invece si ricomincia con una Fiat che, cancellando dal suo comunicato la Panda e l'investimento da 700 milioni di euro, continua a dire che a Pomigliano vuole produrre ancora automobili. E con un Marchionne che più che sconfitto appare seccato del fatto "che qualcuno non abbia capito".
Marchionne spiazzato dal voto lascerà la Panda all'estero - Repubblica.it