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Braccio di ferro con la Croazia
Intanto è braccio di ferro con la Croazia. Da un lato il governo di Budapest, determinato a sigillare il Paese per impedire l'ingresso di profughi, ha annunciato di aver completato la posa della recinzione spinata lungo i 41 chilometri di frontiera con la Croazia. «La chiusura è terminata nella notte tra venerdì e sabato», ha annunciato il portavoce del ministero della Difesa, Attila Kovacs. Dall'altro le autorità della Croazia, paese membro dell'Unione europea ma non dell'area Schengen, che continuano a trasportare i migranti dalla frontiera con la Serbia verso quella con l'Ungheria. «
In qualche modo li abbiamo costretti ad accettare i rifugiati, inviandoglieli alla frontiera, e continueremo a farlo», ha detto il premier croato Zoran Milanovic, che questa mattina ha visitato un centro di accoglienza a Beli Manastir, nel Nord-est, in corso di svuotamento. Oltre ai 41 chilometri su cui è stato posato il filo spinato, il resto della frontiera tra Croazia e Ungheria è delimitato dalla Drava, un affluente del Danubio di difficile attraversamento. Ieri Zagabria aveva dichiarato di aver raggiunto il punto di saturazione, con l'arrivo di oltre 17.000 persone dalla vicina Serbia.
Il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarovic ha definito la situazione di emergenza con i profughi peggiore di quanto si pensasse e che per questo sarà inevitabile il ricorso all'esercito e non solo lungo la frontiera.
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