Gigi De Magistris proprio non riesce a piacere a nessuno dei suoi concittadini, nemmeno rispolverando uno dei cavalli di battaglia più abusati del politically correct: l'antifascismo. Eppure la comunità ebraica di Napoli e Casapound c'è una frattura praticamente insanabile. Le relazioni sono praticamente inesistenti e nessuna diplomazia è mai riuscita ad avvicinare due mondi agli antipodi. Solo l'avversione verso il sindaco ha compiuto questo miracolo. La reazione alla tolleranza zero del sindaco verso l’organizzazione è stata questa: «CasaPound è presente in quasi tutte le città, d'altronde se si comportano democraticamente non c'è alcuna preclusione» ha affermato Pier Luigi Campagnano, presidente della Comunità Ebraica locale. «Possiamo non essere d'accordo, ma in democrazia - dichiara - ognuno ha le sue idee». Campagnano ritiene eccessiva la definizione «nazifascista» affibbiata da de Magistris agli esponenti del movimento di estrema destra. «Loro sono di quella tendenza». Sono parole ispirate dal pragmatismo, come quelle di Daniele Coppin, altro membro della comunità. «Casapound - afferma - ha una posizione abbastanza estrema su tutta una serie di questioni, a cominciare dall'immigrazione. È una formazione di estrema destra, ma forse ascriverla al nazifascismo è eccessivo. Fascisti però sì».
Il peccato originale del primo cittadino napoletano risiede in alcune posizioni eccessivamente filopalestinesi che non sono passate inosservate. «Il problema si pone anche rispetto a chi assegna certe etichette. Non dimentichiamo che anche il sindaco si fa portatore di posizioni estremiste, anche se ovviamente di segno opposto, che lo hanno indotto a conferire la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, negazionista dell'Olocausto».
L'esponente della comunità ebraica osserva che «non è un bel momento per noi, si fronteggiano opposti estremismi. E non c'è solo Casapound a favorirli. Anche gente come Salvini, Grillo e lo stesso de Magistris fanno la loro parte». La comunità ebraica in sintesi suggerisce di non usare la clava con il movimento presieduto da Iannone. «Sono di idee completamente opposte ma se non commettono reati, hanno il diritto di esserci». A Napoli insomma preoccupa di più l'antisemitismo travestito da antisionismo e le strizzate d'occhio di «Giggino» lasciano completamente indifferenti i rappresentanti dell'ebraismo.
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