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    Predefinito TEOLOGIA E METAFISICA - Teresa d'Avila, architetta dell'anima



    Gian Lorenzo Bernini, Transverberazione (estasi mistica) di santa Teresa d’Avila (1647 – 1652)
    marmo e bronzo dorato, 350 cm, chiesa di Santa Maria della Vittoria, cappella Cornaro, Roma

    Della grande mistica spagnola, Teresa d’Ávila e Juan de la Cruz sono il culmine e il compimento. Chiudono il secolo del Rinascimento e aprono l’inquieta modernità del XVII. Di Teresa (Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582) si celebrano i 5 secoli dalla nascita, anche se la festa liturgica è fissata alla data della morte.
    Riformatrice dell’ordine carmelitano, mistica, Teresa è stata, non meno, scrittrice di architetture dell’anima, suscitando dietro di sé un’iconografia, dalla «Trasverberazione» del Bernini a Santa Maria della Vittoria ai ritratti di Rubens e del Guercino, che ha animato l’immaginario europeo, la filosofia, la poesia: «Di Teresa qui giace/ il core palpitante,/ morto ancora vivace,/ e senza vita amante» (G. Lubrano, Epitaffio al cuore di Santa Teresa che fuma in un reliquiario di cristallo, in Scintille poetiche, 1690)
    La sua Vita, scritta dal 1567, è – con gli Essais di Montaigne – la nascita di un’«analisi del sé» di vertiginosa lucidità, penetrando negli abissi dell’anima con intelletto vigile, capace di discernimento acuminato non meno che di vigoroso realismo: «Volesse Iddio che temessimo soltanto quel che è da temere, persuadendoci che può farci più danno un solo peccato veniale che non tutto l’inferno messo insieme, il che è la pura verità. Se i demoni ci fanno spavento, è perché noi stessi li rendiamo terribili col nostro attaccamento agli onori, alle ricchezze e ai piaceri» (Vita, cap. XXV).
    La sua fortuna è stata segnata da quell’istante di visitazione ardente di cui la Vita è testimone e Bernini supremo interprete: «Volle il Signore che, trovandomi in questo stato, avessi più volte la seguente visione. Vedevo un angelo accanto a me, a sinistra, in forma corporea: cosa che non mi accade che rarissime volte. […]. Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio.
    Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento» (Vita, cap. XXIX).
    Ma occorrerebbe ricondurre a mente quei momenti squisitamente narrativi del Castello interiore (1577) nei quali – insieme alle progressive inabitazioni nel castello dell’anima – s’aprono contemplazioni del quotidiano di rara finezza: «Amerei far intendere qualcosa di quello che sento, servendomi di similitudini, ma non credo che ve ne sia alcuna adeguata allo scopo. E tuttavia mi servirò di questa: immaginate la Wunderkammer di un re o di un gran signore nella quale vi sia un’infinità di cristalli, di vasi, e di molti altri oggetti disposti in tal maniera che uno li veda d’un colpo d’occhio entrando, come mi accadde un giorno nel palazzo della Duchessa d’Alba. Sin dall’ingresso rimasi stupefatta, e in me pensavo a cosa potesse servire tale profusione di così disparate meraviglie; e credetti che una sì grande varietà potesse servire per lodare le grandezze di Dio. […]
    Sebbene avessi passato gran tempo a considerare questo gabinetto di rarità, la quantità tuttavia di oggetti di cui era colmo era sì grande che dimenticai d’un tratto tutto quello che avevo visto; e non c’è un solo oggetto di cui possa ricordarmi, né dire come era fatto […]; soltanto mi ricordo, in generale, di averli visti. Così è dell’anima unita a Dio, e accolta in quell’appartamento di meraviglie del cielo empireo che noi abbiamo all’interno delle nostre anime» (Il castello interiore, sesta Dimora, cap. IV).
    Ha scritto Michel de Certeau che la mistica non è tanto un percorso, una condizione d’essere, ma piuttosto un istante memoriale, un tocco impalpabile; Teresa d’Ávila va ben oltre, e il suo dettato mette in ombra anche il cammino proustiano: «Vi è una sorta di rapimento nel quale, sebbene l’anima non sia in orazione, ma soltanto toccata dal ricordo di qualche parola che le ritorni alla mente, o ch’essa abbia inteso altra volta da Dio, sembra che la divina Maestà – intenerita e piena di compassione per averla vista così a lungo nella pena che la violenza dei suoi desideri le faceva patire – faccia nascere dal più profondo dell’intimo suo quella scintilla, di cui ho sopra parlato, che l’infiamma di tal sorta che essa si rinnova come una fenice in mezzo a lingue di fuoco» (Il castello interiore, VI, 4).
    È stata santa Teresa la più appassionata amanuense di una lunga, gelosa, divina lettera d’amore. Molti hanno scritto di questo «cor di foco» (Lubrano), anche nel XX secolo da Bataille a Julia Kristeva. Ma nessun ritratto ha avvicinato l’intensa semplicità con la quale Raymond Carver, l’inobliabile autore della Cattedrale, ha consacrato a Teresa l’ultimo suo scritto, letto il 15 maggio 1988 all’Università di Harford: «La scena finisce, ma le parole rimangono nell’aria come azioni. Nasce "una vocina nell’anima" che parla anche a noi. E anche il modo in cui abbiamo forse bandito dalla nostra mente certe idee sulla vita, o sulla morte, cede di colpo e inaspettatamente il passo a una fede, magari di natura fragile ma insistente» (Meditazione su una frase di santa Teresa*).
    *(http://www.centroculturaledimilano.i...rverTeresa.pdf)

    Teresa D?Avila, architetta dell?anima | Cultura | www.avvenire.it
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 15:21 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti

  2. #2
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    Predefinito Re: Teresa d'Avila, architetta dell'anima

    Grazie, ottimo spunto.
    Ogni esponente di un ordine religioso vi parlerà particolarmente del carisma proprio del suo ordine descrivendolo come la via migliore.
    Mi sono interessato a vari carismi , in chiave di studio ma anche di approccio alla preghiera .
    Ma per quanto ha sfiorato e toccato con alcuni barlumi di infinito la mia Anima, devo dire che quello Carmelitano lambisce vette particolari.
    Santa Teresa d'Avila , anche per chi ha semplicemente desiderio di conoscere qualcosa del pensiero occidentale è un elemento imprescindibile per il periodo del '500/600.
    Alla facciazza della Chiesa misogina e contro le donne.
    Preferisco di no.

  3. #3
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    Lightbulb Re: Teresa d'Avila, architetta dell'anima

    28 MARZO 2018: MERCOLEDÌ SANTO; Anniversario della Nascita di Santa Teresa D'Avila, SAN GIOVANNI DA CAPISTRANO, CONFESSORE…



    "San Giovanni da Capistrano, confessore, 28 marzo"
    "Guéranger, L'anno liturgico - 28 marzo. San Giovanni da Capistrano, Confessore."
    Guéranger, L'anno liturgico - 28  marzo. San Giovanni da Capistrano, Confessore
    http://www.unavoce-ve.it/pg-28mar.htm


    "MERCOLEDÌ SANTO."
    Dom Guéranger, L'anno liturgico - Mercoledì santo
    http://www.unavoce-ve.it/pg-mercoledisanto.htm

    "TEMPO DI PASSIONE
    Capitolo I - Storia del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - Storia del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-st.htm
    Capitolo II - Mistica del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    Guéranger, L'anno liturgico - Mistica del tempo di Passione e della Settimana Santa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-mist.htm
    Capitolo III - Pratica del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    Guéranger, L'anno liturgico - Pratica del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-pr.htm "




    San Giovanni da Capestrano - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-giovanni-capestrano/
    «28 marzo, San Giovanni da Capestrano, Confessore (Capestrano, 24 giugno 1386 – Ilok, 23 ottobre 1456).

    Giovanni nacque a Capistrano negli Abruzzi, nel 1386. Dopo aver tenuto il governo di molte città, abbracciò la Regola di san Francesco d’Assisi, proponendosi di continuare l’opera di san Bernardino nel propagare il culto dei SS. Nomi di Gesù e di Maria. Inquisitore dei Giudei, poi nunzio in Germania, convertì molti Saraceni ed eretici. Divenuto poi promotore della Crociata, a lui è dovuta la vittoria di Belgrado nel 1456. Morì poco dopo a Illok e, nel 1690, Alessandro VIII lo annoverò tra i Santi.
    Oh Dio, che per il beato Giovanni hai fatto trionfare, in virtù del santissimo nome di Gesù, i tuoi fedeli sui nemici della croce, deh! fa’ che, superate, per sua intercessione, le insidie degli spirituali nemici, meritiamo di ricevere da te la corona di giustizia. Per il Signore nostro.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-202x300.png







    La Settimana Santa - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/settimana-santa/
    "La Settimana Santa"
    La Settimana Santa - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/catechismo...ttimana-santa/
    "Funzioni del Triduo Sacro e Messe di Pasqua"
    Orari per la Settimana Santa a Verrua Savoia (TO) e a Rimini - Sodalitium
    S. Messe dalla domenica delle Palme alla domenica in Albis - Sodalitium


    Terra Santa - Le tombe dei Re latini distrutte dagli scismatici greci - Centro Studi Giuseppe Federici
    "Terra Santa – Le tombe dei Re latini distrutte dagli scismatici greci 28 marzo 2018
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 33/18 del 28 marzo 2018, San Giovanni da Capestrano
    Terra Santa – Le tombe dei Re latini distrutte dagli scismatici greci
    Le tombe dei Re latini nella Basilica del Santo Sepolcro."











    Ligue Saint Amédée
    http://www.saintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Méditation pour le Mercredi Saint.”
    Méditation pour le Mercredi Saint





    “28 Mars : Saint Jean de Capistran, Franciscain († 1456)”
    https://liguesaintamedee.ch/saint-du...n-de-capistran
    http://liguesaintamedee.ch/applicati..._capistran.jpg






    “Nous recommandons à votre lecture le dossier (à télécharger) analysant le film "La Passion" de Mel Gibson.
    http://www.sodalitium.eu/sodalitium_pdf/Soda-F56.pdf”






    “Le temps de la Passion est un moment propice pour régler nos rapports avec Dieu. Il nous faut un grand détachement dans l'usage des choses passagères afin de ne pas succomber à leurs attraits et de parvenir à la liberté des enfants de Dieu, c'est-à-dire à la maîtrise chrétienne de soi, à une grande ressemblance avec le Christ d'où nous vient la véritable joie. Ad lucem per crucem!”






    http://www.santiebeati.it/dettaglio/47500
    "San Gontranno (Guntramno) Re dei Franchi
    28 marzo
    525 - Chalon-sur-Saone, 28 marzo 592
    Gontrano era un re francese del VI secolo.
    Figlio di Clotario I, era nato intorno al 525. Morto il padre, ereditò parte del suo regno (spartito con due fratelli), comprendente Borgogna, Marsiglia e Arles. Governò con saggezza (e anche con il pugno di ferro), soffocando le pretese dei nobili. Fu munifico con la Chiesa, ricoprendo di doni comunità e monasteri. Visse in semplicità e morì nel 592 nella sua residenza di Chalon-sur-Saone. (Avvenire)
    Emblema: Corona, Scettro
    Martirologio Romano: A Châlon-sur-Saône in Burgundia in Francia, deposizione di san Guntramno, re dei Franchi, che distribuì i suoi tesori alle chiese e ai poveri.
    Figlio di Clotario I, nato nel 525, Gontranno divise coi suoi fratelli il regno paterno. Egli ebbe il regno di Orléans e di Borgo­gna, il Berry e una parte della Provenza. Questo nipote di Clodoveo e di s. Clotilde era per natura furbo, violento, amante del piacere e della buona tavola. La sua vita sarebbe poco edificante se non avesse manifestato una fede solida, un sincero pen­timento delle sue colpe e se non avesse compiuto molte buone azioni che dimostravano in lui la volontà di praticare le virtù della giustizia e della religione. Si sposò tre volte con ancelle, ma non ebbe figli.
    Questo personaggio fu nondimeno assai presto venerato come un santo, perché, in tutta la sua vita mostrò una reale volontà di mettere la propria condotta in accordo con la sua fede e questo rude figlio di barbari che si civilizza diventando cristiano, fu in qualche modo un simbolo della forza e del­l'opera della grazia. Gontranno si tenne fuori dalle lotte e dalle questioni che divisero continuamente i suoi fratelli e i suoi nipoti e intervenne solo come mode­ratore. Verso il 567-70 scelse come capitale del suo regno Chalon-sur-Saòne e si preoccupò dell'evange­lizzazione dei suoi territori, in particolare delle montagne del Giura. Fondò nei sobborghi della sua capitale l'abbazia dei SS. Pietro e Paolo divenuta poi S. Marcello. Inviò religiosi di S. Benigno di Digione a fondare case a Pontarlier e a Salins, poi ne inviò altri nell'abbazia di Agauno (St-Maurice-en-Valais). In questo stesso periodo (570-575) accolse s. Colombano ad Annegray prima di donargli Luxeuil, una ventina di anni dopo. A Gontranno si attribuisce anche la fondazione del monastero di Baume-les-Dames e dì altre abbazie, e si dice che dotasse anche generosamente quelle che esistevano qua e là nel suo regno: S. Sinforiano di Autun, S. Benigno di Digione, Cestre, N. D. di Sales a Bourges e S. Mau­rizio di Agauno, che ricostruì, senza contare i mona­steri di Chalon e di Macon, S. Marcello e S. Cle­mente. Fece inoltre donazioni ad Agauno e S. Beni­gno, perché vi si potesse celebrare la salmodia perpetua, anzi, sembra che volesse porre alle dipen­denze di Agauno un certo numero di monasteri. Fece costruire la chiesa di S. Pietro a Ginevra; a Moriana fondò una chiesa nel 565 per conservarvi reliquie di s. Giovanni Battista, portate da Alessan­dria e vi istituì poi un seggio episcopale che esiste ancor oggi. Gontranno fu anche il protettore dei vescovi e si mostrò sempre molto reverente nei loro confronti; sottopose a un concilio le divergenze che egli aveva avuto con alcuni vescovi e con suo fratello Sigeberto; volle anche riparare alle violenze commesse da Chilperìco a detrimento delle chiese e dei poveri. Convocò sei concili in circa venti anni nelle prin­cipali città del suo stato: Lione, Chalon, Macon, Valence e si mostrò rispettoso dei canoni per le nomine episcopali e il diritto d'asilo. Ebbe sempre cura del suo popolo e volle sollevare le miserie dovute ai flagelli naturali e al tempo stesso, nella penitenza e nel digiuno, offriva se stesso a Dio come vittima per i suoi sudditi, secondo quanto riferiscono i cronisti.
    Morì il 28 marzo 592 e fu sepolto a S. Marcello di Chalon, dove si credette per molto tempo che si fosse fatto monaco. La sua pietà e generosità hanno fatto sì che, a partire dal sec. VII, fosse conside­rato come un santo. Il suo nome figura in qualche ms. del Martirologio Geronimiano. Il suo corpo restò a Chalon ed il culto si sviluppò dopo che, nel 1435, Giovanni Rolin, vescovo di Chalon e priore di S. Marcello, ebbe restaurato la sua tomba. La Chiesa di Chalon ne ha celebrato la festa, come le diocesi di Moriana, Orléans, Besancon e Losanna; oggi figura nel Proprio di molte diocesi francesi. Nel sec. XVI gli Ugonotti devastarono la sua tomba e dispersero le reliquie; solo il capo fu salvato ed è conservato in un reliquiario d'argento. A Mo-riana è stato anche conservato un braccio, da epoca imprecisata fino al 1793. Il Martirologio Romano, dopo il Martirologio Geronimiano, celebra la sua memoria il 28 marzo."




    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Guntrànno, Re dei Franchi, il quale talmente si dedicò alle opere spirituali, che, lasciate le pompe del secolo, distribuì largamente i suoi tesori alle chiese ed ai poveri. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Re, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Guntrànno possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

    "Preghiera ai Sette Dolori della Beata Vergine Maria"
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...ine-maria.html







    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “28 MARZO 2018: SAN GIOVANNI DA CAPISTRANO, CONFESSORE.”





    “Il 28 marzo 1515 nasceva Santa Teresa d'Avila.”






    “28 marzo 2018: MERCOLEDÌ SANTO.”






    «Radio Spada
    Mercoledì Santo. Radio Spada offre ai suoi lettori un testo “sparito” su una devozione dimenticata: quella delle Sante Piaghe. Il fatto di “sparire” non è stata certo un’esclusiva di queste righe se si pensa a quanto tempo dovette stare – ignorato e nascosto un cofano – il “Trattato della Vera Devozione” di San Luigi M. G. da Monfort.
    Curiose quattro questioni. La prima: il libretto in questione – relativo alle apparizioni e ai messaggi ricevuti dalla suora visitandina Maria Marta Chambon – ottenne importanti bendizioni e apprezzamenti da vescovi, arcivescovi, cardinali e dal Pontefice regnante all’epoca della prima pubblicazione italiana (1924), Pio XI. La seconda: la vita singolarissima della sua protagonista (anche se, in realtà, le vere protagoniste sono le Sante Piaghe). Sr. Maria Marta, lo vedremo in seguito, avanzò negli anni tra fatti straordinari e un’inarrestabile santità al punto che l’Augusto Pontefice fece voti “affinchè le virtù e la vita esemplare di quella religiosa e fedele serva di Dio, siano il più largamente diffuse e conosciute”. La terza: la teologia dei messaggi consegnati a Sr. Maria Marta è perfetta, sebbene ricevuti da una donna umilissima. In essi si arriva a proporre la devozione alle Sante Piaghe come continuazione della devozione al Sacro Cuore che ebbe in un’altra visitandina (Santa Margherita Maria Alacoque) la sua più importante destinataria. La quarta: il valore profetico. “Le mie Piaghe vi salveranno infallibilmente; esse salveranno il mondo”, si può leggere nelle pagine del libretto. Ma non solo: “Vi occorrerà molto tempo per stabilire questa devozione, lavoratevi con coraggio”. Pare davvero strano, ma la profezia fu esatta: una devozione così plaudita dai vertici della Chiesa, e basata su una vita così santa, è ancora oggi, dopo molti anni, sostanzialmente sconosciuta. Interessante un passaggio che rivela la portata storica di quanto detto: “All’epoca di una grande persecuzione della Chiesa, Sr. Maria Marta domandava spesso a Gesú di coprire con la protezione delle sue sante Piaghe il Sovrano Pontefice. Questa preghiera piaceva molto a Nostro Signore. Egli fece vedere alla nostra Sorella che la grazia sovrabbondava sul S.S. Padre Pio IX e che le preghiere fatte dalla Comunità vi contribuivano grandemente: “Dalle mie Piaghe esce per lui una grazia particolare.” Verso la fine del 1867, Nostro Signore le rivelò che Sua Santità avrebbe ancora molto da soffrire, che non vi sarebbe più pace, ma che grazie alla preghiera, il Papa potrebbe sussistere nella Santa Sede, nella tribolazione” [RS].





    Sacro Cuore, Sante Piaghe e (vera) Misericordia:

    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...c4&oe=5B3EFA27
    https://www.radiospada.org/2018/03/l...ra-il-mondo-i/
    Questa Devozione - importante nel corso della Settimana Santa - è il complemento di quella del Sacro Cuore, ma molto più trascurata.
    “All’epoca di una grande persecuzione della Chiesa, Sr. Maria Marta domandava spesso a Gesú di coprire con la protezione delle sue sante Piaghe il Sovrano Pontefice. Questa preghiera piaceva molto a Nostro Signore. Egli fece vedere alla nostra Sorella che la grazia sovrabbondava sul S.S. Padre Pio IX e che le preghiere fatte dalla Comunità vi contribuivano grandemente: Dalle mie Piaghe esce per lui una grazia particolare”.»

    https://www.radiospada.org/2012/06/d...tive-promesse/
    http://www.radiospada.org/wp-content...ntepiaghe1.png
    http://www.radiospada.org/wp-content...ntepiaghe2.png
    http://www.radiospada.org/wp-content...ntepiaghe3.png
    http://www.radiospada.org/wp-content...ntepiaghe4.png

    https://www.radiospada.org/2018/03/f...one-di-cristo/







    Guéranger, L'anno liturgico - 28  marzo. San Giovanni da Capistrano, Confessore
    http://www.unavoce-ve.it/pg-28mar.htm
    “28 MARZO: SAN GIOVANNI DA CAPISTRANO, CONFESSORE.

    L'onore dovuto ai Santi.
    Quanto più la Chiesa s'avvicina al termine della sua meta, tanto più ama arricchirsi di nuove feste, memore del detto famoso: Ricordati dei giorni antichi e considera le generazioni ad una ad una come Dio ammoniva sin dall'alleanza del Sinai (Dt 32,7); ed era legge in Giacobbe, che i padri facessero apprendere ai loro discendenti i fatti antichi (Sal 77,5). Anche gli annali della Chiesa sono pieni di manifestazioni della potenza dello Sposo; più che i discendenti di Giuda, i figli della novella Sion possono dire, meditando la serie dei secoli trascorsi: Tu stesso sei il mio Re, il mio Dio, tu che sempre fosti la salvezza di Giacobbe! (Sal 43,5).
    Il pericolo musulmano.
    S'era appunto completata, in Oriente, la disfatta degl'Iconoclasti, allorché si scatenava una guerra ben più tremenda nella quale lo stesso Occidente dovette impegnarsi nella lotta per la civiltà cristiana.
    Come un torrente impuro, l'Islam aveva dilagato dalle sponde dell'Asia sino nel cuore della Gallia; e a palmo a palmo, per un millennio, stava per contendere a Cristo e alla sua Chiesa il suolo occupato dalle generazioni latine. Per un certo tempo, solo poterono fermarlo le spedizioni del XII e del XIII secolo, attaccandolo nel centro della sua potenza. All'infuori della terra di Spagna, dove il combattimento doveva concludersi col trionfo assoluto della Croce, abbiamo lo spettacolo dei principi che, dimentichi delle tradizioni di Carlomagno e di san Luigi, trascurano per i conflitti delle loro private ambizioni la guerra santa, così che la Mezzaluna, tornando presto a sfidare la cristianità, riprese i suoi piani di conquista universale.
    Nel 1453, la capitale dell'impero d'Oriente, Bisanzio, capitolava sotto gli assalti dei giannizzeri turchi; tre anni appresso, Maometto II, suo vincitore, investiva Belgrado, bastione dell'impero d'Occidente. Sembrò che tutta quanta l'Europa dovesse mobilitarsi in soccorso di quell'assedio; infatti, superata quest'ultima diga, era la devastazione immediata dell'Ungheria, dell'Austria e dell'Italia; per tutti i popoli dell'Ovest sarebbe stato a breve scadenza la servitù di morte, l'irreparabile sterilità del suolo e delle intelligenze.
    L'appello del Papato.
    Ora, l'imminenza del pericolo non aveva sortito altro effetto che di accentuare le lamentevoli derisioni di parte che abbandonavano il mondo cristiano alla mercé d'alcune migliaia d'infedeli. Si sarebbe detto che l'altrui perdita costituiva per molti il compenso della propria rovina: anzi da tale rovina più d'uno sperava di ottenere una tregua o un indennizzo, fosse pure disertando il suo posto di combattimento. Fra tanti egoismi e perfidie che si tramavano nell'ombra, o si pubblicavano sfacciatamente, solo il papato non cessò di vegliare. Veramente cattolico nel pensiero, nelle fatiche e nelle angosce, come nelle gioie e nei trionfi, s'addossò interamente sulle sue spalle la causa comune tradita dai re. Lasciati da una parte i suoi appelli ai potenti, si rivolse agli umili, e più confidando nella preghiera al Dio degli eserciti che nella strategia delle battaglie, reclutò fra loro i soldati della liberazione.
    Un Crociato.
    Fu allora che l'eroe del giorno, Giovanni da Capistrano, già da tempo temibile all'inferno, raggiunse l'apice della gloria e della santità. Alla testa di tanti altri poveri di buona volontà, contadini, gente ignorante, arruolata da lui e dai suoi Fratelli dell'Osservanza, il povero di Cristo non disperò di trionfare dell'esercito più agguerrito e meglio comandato che si vedesse sotto il cielo da che mondo era mondo. In un primo momento, il 14 luglio 1456, rompendo la linea ottomana insieme a Giovanni Hunyade, unico dei nobili ungheresi che volle prendere parte alla sua impresa, s'era lanciato in Belgrado rifornendolo di viveri. Otto giorni dopo, il 22 luglio, non potendo più trattenersi nella difensiva, sotto gli occhi di Hunyade meravigliato dalla sua nuova strategia, lanciava sulle trincee nemiche il suo battaglione armato di fruste e di forche con l'unica consegna di gridare il nome di Gesù a tutti i venti. Era la parola d'ordine della vittoria che Giovanni da Capistrano aveva ereditato dal suo maestro, san Bernardino da Siena. Chi spera nei cocchi, chi nei cavalli, diceva il Salmista; ma noi invochiamo il nome del Signore Dio nostro (Sal 19,8). E realmente, il nome sempre santo e terribile (Sal 110,9) salvava ancora una volta il suo popolo. La sera di questo memorabile giorno ventiquattromila Turchi coprivano il suolo dei loro cadaveri: trecento cannoni, tutte le armi, e le ricchezze degl'infedeli caddero nelle mani dei cristiani; Maometto II, ferito, fuggendo precipitosamente se ne andava lontano a nascondere la propria vergogna e il disprezzo dei suoi soldati.
    Il 6 agosto giunse a Roma la nuova della vittoria che ricordava quella di Gedeone su Madian (Gdt 7). Il Sommo Pontefice Callisto III stabilì d'allora che tutta la Chiesa festeggiasse quel giorno la trasfigurazione del Signore, perché non con la loro spada conquistarono il paese, né li salvò il loro braccio; ma la tua destra, la tua potenza, lo splendore del tuo volto, perché li amavi (Sal 43,4), come avvenne sul Tabor nel tuo diletto Figlio (Mt 17,5).
    VITA. - Giovanni nacque a Capistrano negli Abruzzi, nel 1386. Dopo aver tenuto il governo di molte città, abbracciò la Regola di san Francesco d'Assisi, proponendosi di continuare l'opera di san Bernardino nel propagare il culto dei SS. Nomi di Gesù e di Maria. Inquisitore, poi nunzio in Germania, convertì molti Saraceni ed eretici. Divenuto poi promotore della Crociata, a lui è dovuta la vittoria di Belgrado nel 1456. Morì poco dopo a Illok e, nel 1690, Alessandro VIII lo annoverò tra i Santi.
    Preghiera.
    "Il Signore è teco, o fortissimo fra gli uomini! Se tu vai con la tua forza a salvare Israele e trionfi su Madian, sappi che sono io che ti ho mandato" (Gdt 6). Così l'Angelo del Signore salutava Gedeone, quando lo scelse all'alta sua funzione in mezzo ai più umili del suo popolo (ivi 15). E anche noi, a vittoria raggiunta, possiamo così salutarti, o figlio di Francesco d'Assisi, pregandoti sempre del tuo aiuto. Il nemico che vincesti sui campi di battaglia ormai non è più da temere in Occidente; mentre il pericolo purtroppo sussiste là ove lo segnalò Mosè al suo popolo dopo la liberazione, quando disse loro: Guardati dunque bene dal dimenticarti del Signore Dio tuo, affinché non ti avvenga che, dopo aver mangiato a sazietà, dopo aver edificato e abitato belle case, dopo aver avuto mandrie di buoi e greggi di pecore e abbondanza d'oro, d'argento e d'ogni cosa, il tuo cuore s'insuperbisca e dimentichi il Signore Dio tuo che ti trasse dalla terra d'Egitto e dalla schiavitù (Dt 8,11-14). Sì, in effetti, se il Turco avesse prevalso nella lotta in cui ti distinguesti eroe, dove sarebbe ora la civiltà che tanto c'inorgoglisce?
    Più d'una volta, dopo di te, la Chiesa dovette di nuovo intraprendere l'opera di difesa sociale che i capi delle nazioni non capivano più. Possa almeno la riconoscenza che le è dovuta preservare i figli della Madre comune dal male dell'oblio, che è il flagello della presente generazione! E siamo anche riconoscenti al cielo del grande ricordo che per merito tuo oggi rifulge nel Calendario liturgico, memoriale della bontà del Signore e delle gesta sublimi dei Santi. Fa' che nella guerra, per la quale ciascuno di noi diventa un campo di battaglia, il nome di Gesù non cessi mai di mettere in rotta il demonio, il mondo e la carne, e che la Croce sia il nostro stendardo e per essa, morendo a noi stessi, possiamo arrivare al trionfo della sua risurrezione.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 891-894.”



    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Teresa d'Avila, architetta dell'anima

    15 OTTOBRE 2018: SANTA TERESA DI GESÙ…



    «15 OTTOBRE SANTA TERESA, VERGINE.»
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 15 ottobre. Santa Teresa, vergine
    http://www.unavoce-ve.it/pg-15ott.htm




    Santa Teresa d'Avila - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santa-teresa-davila/
    «15 ottobre, Santa Teresa d’Avila, Vergine. (Avila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582). Monaca carmelitana, riformatrice dell’ordine e mistica.

    “Ad Avila, in Spagna, santa Terésa Vergine, madre e maestra dei Fratelli e delle Sorelle dell’Ordine dei Carmelitani di più stretta osservanza”.
    Dolcissimo Signore nostro Gesù Cristo, vi ringraziamo del dono elargito alla vostra diletta S.Teresa della tenera devozione alla vostra Madre dolcissima Maria, ed al vostro padre putativo S. Giuseppe; e per i meriti vostri e di questa vostra santa sposa Teresa vi preghiamo di darci la grazia d’una speciale e tenera devozione verso la nostra Madre celeste Maria SS. ed il nostro grande protettore San Giuseppe. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-2-240x300.jpg





    "Sante Messe - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)”




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    XXI domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=H84WydDuFFs
    XXI domenica d. Pentecoste (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=1NiTVwx9HdM
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php]
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»






    https://tradidiaccepi.blogspot.com/


    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...3a&oe=5C550B65





    “SANTA TERESA DI GESÙ
    Vergine.
    Doppio.
    Paramenti bianchi.
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 15 ottobre. Santa Teresa, vergine
    http://www.unavoce-ve.it/pg-15ott.htm

    Nata ad Ávila, nella Spagna (28 marzo 1515), santa Teresa fu, fin dalla più tenera infanzia animata dal desiderio del martirio. A diciotto anni entrò nel convento di Santa Maria del Monte Carmelo e si consacrò a Cristo, che elesse per Sposo (Epistola). Il suo cuore ardeva di tale fiamma di amor divino, ch'Ella scriveva: «Oh! Come l'anima rapita (in Dio) sente la schiavitù nel corpo e la miseria della vita! Si sente come venduta in terra straniera, e quel che più l'affligge è di vedere che d'ordinario quasi tutti desiderano di sempre vivere mentre son pochi coloro che sospirano e domandano con lei la santa libertà» (Vita, Cap. XXI, n. 6).
    Seguendo il consiglio di Gesù, pronunciò il voto, così difficile, di fare sempre ciò che avrebbe creduto essere più perfetto. Raggiunse, nella orazione, il più alto grado della unione mistica e vi attinse tale luce nelle cose divine (Orazione), che le sue opere le meritarono di esser considerata quasi come un Dottore della Chiesa, ciò che non avvenne mai di altra donna. «L'orazione migliore, e la più gradita a Dio, scriveva, è quella che lascia dietro a sé, gli effetti migliori che si rivelano nelle opere, e non quel gusto che non serve altro che alla nostra soddisfazione» (Lettera al Vescovo di Ávila). E l'opera di quest'umile Vergine, che convertì migliaia di anime, è una prova dell'ufficio preminente della vita contemplativa, derivante dal fatto che in essa ci si rivolge direttamente a Dio, autore di ogni bene. Morì di amore divino nel monastero di Alba de Tormes nella notte tra il 4 e il 15 ottobre 1582, proprio nella notte in cui papa Gregorio XIII, per attuare la riforma del calendario romano e riallineare le date con il vecchio calendario giuliano, decise di sopprimere dieci giorni nell'anno 1582, facendo sì che il giorno seguente al 4 ottobre dovesse chiamarsi 15 del medesimo mese.
    Fu inscritta nell'Albo dei Beati il 24 aprile 1614 da papa Paolo V e annoverata tra i Santi il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.
    • La vergine Teresa nacque ad Ávila in Spagna da genitori illustri per sangue e pietà. Nutrita da essi col latte nel timor di Dio, fin dalla più tenera età diede meraviglioso presagio della futura santità. Perché, leggendo gli atti dei santi Martiri, fu così accesa, nel meditarli, dal fuoco dello Spirito Santo, che, fuggita di casa, voleva passare in Africa per spendervi la vita a gloria di Gesù Cristo e alla salvezza delle anime. Ricondotta a casa dallo zio, compensò con elemosine e altre opere di pietà l'ardente desiderio del martirio, deplorando con molte lacrime d'essere stata sottratta a sorte tanto felice. Morta la madre, pregò la beatissima Vergine di farle da madre, e il pio voto venne esaudito, perché la Madre di Dio la protesse sempre come sua figlia. A venti anni, entrò fra le religiose di santa Maria del Monte Carmelo. Là, afflitta per diciott'anni da gravissime malattie e da varie tentazioni, rimase intrepida sotto le armi della penitenza cristiana, senza neppure una di quelle consolazioni celesti, onde la santità suole abbondare anche sulla terra.
    Arricchita di virtù angeliche, lavorò con sollecita carità non solo alla propria salvezza, ma a quella altresì di tutti. Quindi, ispirata da Dio e coll'approvazione di Pio IV, propose, prima alle donne e poi agli uomini, la osservanza della regola, più austera, degli antichi Carmelitani. Il Signore onnipotente e misericordioso si degnò di benedire questa impresa: dacché questa vergine, povera e priva di ogni assistenza umana, anzi agendo spesso contrari gli stessi principi del secolo, riuscì a fondare trentadue monasteri. Deplorava con continue lacrime la cecità degli infedeli e degli eretici, e, affin di placare la collera e la vendetta divina, offriva a Dio per la loro salvezza i tormenti volontari che infliggeva al proprio corpo. L'anima sua era sì accesa della fiamma dell'amor divino, che meritò di vedere un Angelo trapassarle il cuore con un dardo infuocato, e di udirsi dire da Gesù Cristo presentandole la mano: Quindi innanzi brucerai di zelo per la mia gloria come una vera sposa. Per suo consiglio emise il voto eroico di fare sempre quello che avesse conosciuto più perfetto. Scrisse più opere piene di celeste sapienza, sommamente adatte ad eccitare lo spirito dei fedeli al desiderio della patria del cielo.
    Ma mentre dava continui esempi di virtù, ardeva di sì vivo desiderio di castigare il suo corpo, che nonostante le consigliassero diversamente le malattie ond'era afflitta, non cessava punto di tormentarlo con cilizi, catenelle, fascetti di ortiche e altre asprissime flagellazioni, ravvolgendosi perfino qualche volta tra le spine, solendo ripetere a Dio: Signore, o patire o morire; immaginandosi sempre di perire di morte miserabilissima, finché era tenuta lontana dalla fonte celeste della vita eterna. Ebbe in alto grado il dono di profezia, e il Signore la ricolmava de' suoi celesti favori con tanta larghezza, da pregarlo spesso con ardenti esclamazioni di limitare i suoi benefizi e di non permettere che un sì pronto oblio cancellasse il ricordo delle sue colpe. Più dunque per un eccesso di amor divino che per la violenza del male allettata in Alba de Tormes, avendo predetto il giorno della sua morte, munita dei sacramenti della Chiesa, esortati i figli alla pace, carità e regolare osservanza, rese a Dio l'anima sua purissima, sotto forma d'una colomba a sessantasette anni, nell'anno 1582, il 15 Ottobre, secondo la riforma del Calendario Romano. Morente, le apparve Gesù Cristo fra schiere d'Angeli; e un albero secco, presso la cella, fiorì all'istante. Il suo corpo, rimasto incorrotto fino ad oggi, spande un liquore odoroso, ed è oggetto di pia venerazione. Glorificata da miracoli prima e dopo morte, Gregorio XV l'annoverò fra i Santi.
    SANTA MESSA
    - Al Vangelo.
    • Omelia di san Gregorio papa.
    Omelia 12 sui Vangeli.
    Spesso vi raccomando, fratelli carissimi, di fuggire le opere cattive e di evitare la corruzione di questo mondo, ma quest'oggi la lettura del santo Vangelo mi costringe a dirvi di stare molto attenti a non perdere il merito delle vostre buone opere, a non cercare, nel bene che fate, il favore o la stima degli uomini, ad impedire che si insinui in voi il desiderio della lode e ad agire in modo che, quanto appare di fuori, non sia dentro vuoto di ricompensa. Il Redentore infatti ci parla di dieci vergini, e le dice tutte vergini; eppure non tutte hanno meritato di essere ammesse al soggiorno della beatitudine, perché alcune di esse, mentre cercavano una gloria esteriore della loro verginità, non si curarono di mettere dell'olio nelle loro lampade.
    Ma prima dobbiamo chiederci che cosa sia il regno dei cieli, o perché lo si paragoni a dieci vergini, ed anche quali vengano dette vergini prudenti e quali vergini stolte. Mentre infatti è certo che nessun reprobo entrerà nel regno dei cieli, perché questo viene paragonato anche a delle vergini stolte? Dobbiamo sapere che spesso nel linguaggio sacro la Chiesa del tempo presente viene chiamata regno dei cieli. Onde altrove il Signore dice: "Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, e toglieranno dal suo regno tutti gli scandali". Certamente in quel regno di beatitudine, dove c'è la suprema pace, non si potranno trovare scandali da togliere.
    Ciascuno vive in un corpo che ha cinque sensi; il numero cinque poi, raddoppiato, dà dieci. E, poiché la moltitudine dei fedeli comprende ambedue i sessi, la santa Chiesa si dice simile a dieci vergini. E poiché in essa i cattivi si trovano mescolati coi buoni e i reprobi con gli eletti, giustamente viene paragonata a delle vergini prudenti ed anche a delle vergini stolte. Infatti ci sono molti che vivono nella continenza, che si guardano dagli appetiti esteriori, e dalla speranza sono portati ai beni interiori, che mortificano la propria carne, e anelano alla patria celeste con tutta la forza del loro desiderio, agognano i premi eterni, e non vogliono ricevere lodi umane per le loro fatiche. Questi certamente non ripongono la loro gloria nelle parole degli uomini, ma la nascondono nella loro coscienza. E ci sono poi molti che affliggono il loro corpo con l'astinenza, ma per questa stessa loro astinenza cercano gli applausi degli uomini.
    Sardinia Tridentina: Santa Teresa di Gesù, vergine
    PROPRIUM MISSÆ
    Ex Appendice Missalis Romani pro aliquibus locis, Duplex.
    In Hispaniarum Regno, Duplex I classis cum octava.
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...u-vergine.html
    • Dalle «Opere» di santa Teresa di Gesù, vergine.
    (Opusc. «Il libro della vita», cap. 22, 6 - 7, 14)
    Ricordiamoci sempre dell'amore di Cristo.

    Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente. Infatti ha sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.
    Ne ho fatto molte volte l'esperienza, e me l'ha detto il Signore stesso. Ho visto nettamente che dobbiamo passare per questa porta, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della contemplazione, perché per questa via si è sicuri. È da lui, Signore nostro, che ci vengono tutti i beni. Egli ci istruirà.
    Meditando la sua vita, non si troverà modello più perfetto. Che cosa possiamo desiderare di più, quando abbiamo al fianco un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé! Guardiamo il glorioso apostolo Paolo che non poteva fare a meno di avere sempre sulla bocca il nome di Gesù, perché l'aveva ben fisso nel cuore. Conosciuta questa verità, ho considerato e ho appreso che alcuni santi molto contemplativi, come Francesco, Antonio da Padova, Bernardo, Caterina da Siena, non hanno seguito altro cammino. Bisogna percorrere questa strada con grande libertà, abbandonandoci nelle mani di Dio. Se egli desidera innalzarci fra i principi della sua corte, accettiamo volentieri tale grazia.
    Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell'amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell'accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.”
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    “15 ottobre 2018: Santa Teresa di Gesù, vergine.

    Teresa de Ahumada y Cepada nacque a Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515 da una nobile ed antica famiglia. Fin dall’infanzia si distinse per grande amore alla lettura della Sacra Scrittura e fu animata dal desiderio del martirio.
    A vent’anni entrò nel Carmelo di Avila e fece grandi progressi nella via della perfezione e ebbe rivelazioni mistiche. L’Ordine seguiva allora osservanze mitigate, Teresa riformò allora il suo Carmelo, e con l’aiuto di s. Giovanni della Croce fondò una serie di case per carmelitani e carmelitane "scalzi", riportando in esse la purezza e l'austerità delle origini carmelitane.
    Santa Teresa è una delle più grandi mistiche della Chiesa; scrisse libri di profonda dottrina e le sue opere sono annoverate tra i capolavori della letteratura spagnola.
    Fedele alla Chiesa e nello spirito del Concilio di Trento Teresa contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale.
    Morì il 4 ottobre 1582 a Alba de Tormes, che divenne per la correzione gregoriana del calendario istituita il giorno dopo, il 15 ottobre.
    Fu canonizzata il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV.”
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    “15 ottobre, Santa Teresa d’Avila. Ricordiamo il suo celebre “Nulla ti turbi”:

    Nulla ti turbi,
    nulla ti spaventi.
    Tutto passa,
    solo Dio non cambia.
    La pazienza ottiene tutto.
    Chi ha Dio non manca di nulla:
    solo Dio basta.”
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    “Il 15 ottobre 1389 muore Urbano VI Prignano, Sommo Pontefice.”
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    “15 ottobre 1920 – 2018. Il 15 ottobre nasceva il soldato cattolico Salvo d'Acquisto."





    https://moimunanblog.files.wordpress...d-image33.jpeg






    https://le-petit-sacristain.blogspot...e-d-avila.html




    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    15 octobre : Sainte Thérèse d'Avila, Vierge, Réformatrice des Carmélites (1515-1582) :: Ligue Saint Amédée
    “15 octobre : Sainte Thérèse d'Avila, Vierge, Réformatrice des Carmélites (1515-1582).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati..._therese_p.jpg







    Regina Sacratissimi Rosarii Ora Pro Nobis!!!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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