BOLOGNA - «Posso dirlo senza presunzione: non c’è nessuno come me che si è esposto per i diritti dei gay. Ma se questo deve diventare che ogni lobby del mondo gay deve avere una corsia privilegiata al di là delle regole, non ci sto». Batte i pugni il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che sulla vicenda di Atlantide risponde così alle critiche arrivate in questi giorni dalla comunità lgbt e anche dagli alleati di Sel. «Se la risposta è la protesta di tutti contro di me ne prendo atto, ma vado avanti», tiene il punto Merola, che di fronte al possibile strappo di Sel, avverte: «Dovrà spiegare ai cittadini perché vuole corsie preferenziali fuori dalla legalità alle associazioni che pensa di dover tutelare. Io faccio il sindaco e non penso alle elezioni. C’è troppa gente che pensa alla campagna elettorale e non ad amministrare la città».

LA VICENDA - Domani scade l’ultimatum per Atlantide. Quindi «nei modi e nei tempi dovuti si procederà a liberare l’immobile». A dirlo è Merola, che dunque tira dritto sull’annunciato sgombero del collettivo lgbt di Porta Santo Stefano. «Bisogna far rispettare le regole- afferma il primo cittadino a margine del Consiglio comunale - quindi si procederà a liberare l’immobile nei modi e nei tempi dovuti, perché dobbiamo concordare l’intervento con tutte le autorità».

FIDUCIA A RONCHI
- Nonostante lo scontro su Atlantide, l’assessore alla Cultura Alberto Ronchi «come sempre ha la mia fiducia. Poi deciderà lui» se dare o meno le dimissioni. «Quel che è certo è che alla fine decide il sindaco e gli assessori si adeguano». Il primo cittadino di Bologna, Virginio Merola, tira dritto anche nei confronti del suo assessore, arrabbiato per l’annuncio dello sgombero del collettivo di Porta Santo Stefano. «Con Ronchi ci siamo incontrati e spiegati- afferma il sindaco- la vicenda è ingarbugliata e lo scaricabarile è finito: non è Ronchi che ha cercato di farlo». Ora la «decisione è presa e si procederà a liberare l’immobile ridandolo ai servizi di Quartiere - insiste Merola - è una vicenda che dura da tre anni e la responsabilità é mia che l’ho permesso».


RONCHI -
Alberto Ronchi è sempre più deciso a rassegnare le dimissioni da assessore alla Cultura del Comune di Bologna. Nonostante l’ottimismo del sindaco Virginio Merola, lo strappo in Giunta sembra insanabile. «Sono contento di avere la sua fiducia- commenta Ronchi- ma tra persone adulte e in politica la fiducia non è una cosa che si dichiara e poi gli atti non sono conseguenti. Quindi prendo atto e mi riservo di fare le mie valutazioni, perché le parole non bastano: servono anche gli atti». Dunque, afferma Ronchi, «aspetto di vedere come evolve la situazione e poi deciderò». L’assessore però non si ferma qui. Parla di «problema di comunicazione» col sindaco. E attacca: «Mi sembra siano accadute molte cose che mi fanno pensare che ci siano anche altre questioni oltre Atlantide- solleva il caso Ronchi- c’è grande confusione e il sindaco è consigliato molto male». L’assessore sembra quasi evocare una manovra politica, a livello di alleanze in vista delle prossime elezioni. «Ma non faccio dietrologia- precisa- faccio uno piu’ uno». E mette in fila la virata su Atlantide con il suo esautoramento («Mi hanno messo di fronte alla cosa») e il fatto che «all’interno dell’amministrazione non tutti sono andati dalla stessa parte». Ronchi lamenta ad esempio di essersi visto respingere alcune proposte, come la presa in carico del Cassero di Porta Stefano da parte del Comune, togliendolo al Quartiere, o come il ritardo nel dotare di servizi igienici la possibile sede alternativa in via del Porto. Da ultimo, l’Ordine del giorno presentato oggi in aula dal capogruppo di Forza Italia, Michele Facci, per condividere e sostenere la decisione del sindaco di sgomberare Atlantide, che Ronchi vede soprattutto come un Odg contro di lui e che il Pd ha votato per la discussione immediata nella seduta di oggi (solo Sel contraria).


L’ATTACCO AD ATLANTIDE
- L’accusa di fare lo scaricabarile sembra rivolta proprio ad Atlantide. Da parte del collettivo, attacca il sindaco, «non c’è mai stata la volontà di uscire dall’immobile. Se uno vuole seguire percorsi di legalità, deve uscire dall’illegalità e lasciare l’immobile occupato senza titolo. Altrimenti non ci sono le condizioni per discutere. Non possiamo sempre fare serie A e serie B tra le associazioni», afferma Merola.


LO GIUDICE DIFENDE
- Punto primo: Atlantide non si tocca. Punto secondo: nessuna «anomalia» nel rapporto tra magistratura e politica a Bologna, ma «se il commento di un magistrato o un atto di una Procura toccano nel vivo questioni che animano il dibattito politico nessuno deve stupirsi che producano a loro volta delle valutazioni». Il senatore Pd Sergio Lo Giudice scende in campo per difendere l’esperienza in corso al Cassero di Santo Stefano (per la quale si sta preparando un futuro altrove) e confida nel fatto che il sindaco Virginio Merola saprà uscire nell’impasse di questi giorni, che sta tirando in ballo anche gli assetti di giunta, visto che l’assessore alla Cultura, Alberto Ronchi, stava conducendo la trattativa con Atlantide mentre è arrivata l’ordinanza di sgombero.


L’ARCIGAY REPLICA
- Il presidente del Cassero, Vincenzo Branà, «censura» Merola, che ha parlato di «lobby gay» a proposito del pressing sullo sgombero di Atlantide. «A scanso di equivoci: il luogo dove archivio espressioni come “lobby gay” è lo stesso dove archivio altri celeberrimi “potentati”, la “lobby delle donne”, la “lobby dei migranti”, la “lobby dei senzatetto”, la “lobby dei rom”: in fondo a destra», replica Branà dal suo profilo Facebook. «Perché- prosegue il numero uno del circolo Arcigay- per definire potentato un gruppo di persone che vive nella negazione dei diritti civili ci vuole coraggio, fantasia e una buona dose di irresponsabilità».