Messina, il cimitero delle messe nere.
(Dalla rivista "Centonove" del 31/10/2008)
Viaggio nel Gran Camposanto violato.
Ecco chi turba il sonno eterno con riti demoniaci.
Satana? Vive al Cimitero.
Scheletri bruciati, lapidi divelte, tombe scoperchiate.
Mentre si avvicina la celebrazione dei defunti,
i militanti del circolo “Quo usque tandem” effettuano un sopralluogo.
E scoprono che...
di Alessio Caspanello
MESSINA. Belzebù? Abita al Gran Camposanto.
Eʼ quello che accade quando i cancelli del cimitero monumentale di Messina sono chiusi.
Quando dovrebbero essere chiusi.
Si praticano riti satanici.
Si invoca il maligno.
Si bruciano scheletri, si scoperchiano tombe, si profanano intere cappelle.
E poi ci si stappa una birra.
Che sia una bravata o che qualcuno riesca a scavalcare le recinzioni per celebrare vere e proprie messe nere, alla fine, non è la prima volta.
Anni fa fu scoperto il saccheggio dellʼossario di una confraternita e le voci circa una cappella sconsacrata, allʼinterno della quale la celebrazione di riti demoniaci è la norma, corrono da un poʼ di tempo.
Sottovoce.
Anche perché, con lʼeccezione dellʼoperazione “Sorriso” di qualche tempo fa, che ha fatto luce su tangenti e infiltrazioni mafiose allʼombra dei cipressi, il Gran Camposanto non è mai stato sfiorato da inchieste o scandali, nonostante quello che tutti sanno accadervi dentro.
Perché basta avvicinarsi alla cappella dellʼArciconfraternita dei Catalani per accorgersi di ossa, teschi e di tutti i “parafernalia” del provetto satanista.
Uno spettacolo che si ripropone nella cappella S. Giacomo Apostolo, alla quale erano stati apposti i sigilli, chiaramente rimossi.
Lì intorno cʼè di tutto.
Feci, cocci di bottiglie di birra, tombe distrutte e una cassa di neonato aperta e profanata.
Uno scenario portato alla luce dai ragazzi del circolo “Quo usque tandem”.
FINO A QUANDO. «Più o meno due settimane fa abbiamo effettuato un sopralluogo - spiega uno dei militanti del circolo - e abbiamo preso nota, anche con foto, dello stato di degrado in cui versa il secondo cimitero monumentale dʼItalia.
Una settimana fa abbiamo avuto un incontro con lʼassessore allʼarredo urbano Elvira Amata per discutere del problema, con lʼimpegno di riprendere la discussione.
Discussione - puntualizza - che si è interrotta lì».
Addentrarsi tra i viali del cimitero è unʼavventura.
Tra zone inagibili e altre irraggiungibili, già dal primo vialetto di destra si scoprono strutture pericolanti.
O addirittura crollate del tutto. Come la cappella Panebianco, aperta, sporca, abbandonata.
Poco più avanti, qualche avventore ha deciso di bivaccare proprio di fronte alla cappella Cananzi, lasciando ovunque cocci di vetro.
Stessa solfa per la cappella della Confraternita S. Giacomo Apostolo, aperta e abbandonata, al cui interno troneggiano alcune panchine.
Distrutte.
I busti monumentali della cappella Miceli Ainis sono accessibili a chiunque, così come tutto quello che cʼè allʼinterno della cappella Certo, accanto alla quale fanno bella mostra di sé resti di tombe abbandonate.
Si prosegue.
La cappella S. Sebastiano Martire è aperta, quella Ruggeri Gangemi è crollata. A rischio crollo ci sono parecchie tombe secolari, invase come sono da alberi mai curati le cui radici finiscono sotto i vialetti, penetrando nei loculi.
Continuando a camminare, accanto al deposito della cappella “Nostra Signora della Carità S. Rocco”, sono acciambellati un paio di gatti.
In mezzo minuto ne arrivano altri.
In totale sono una trentina, coccolati da qualcuno con tanto di ciotole per nutrirsi e dissetarsi.
Tra pilastri cadenti che rischiano di crollare si scorge la Galleria Portici, transennata e con un foglio fotocopiato che indica che a giorni verrà posto un blocco per tutto il periodo delle ricorrenze dellʼ1 e 2 Novembre, per avvertire i parenti dei defunti della pericolosità del passaggio.
Parenti che comunque ogni anno, malgrado il divieto, attraversano il viale per raggiungere le celle.
Poco più avanti cʼè il monumento La Farina, parzialmente crollato.
Le celle ai piani sottostanti sono irraggiungibili, e da decenni senza divieti.
In mezzo a tutto questo sfacelo, è quasi superfluo notare come la discesa per disabili sia chiusa.
Monumenti storici, un tempo sfarzosi come i nomi che portano, oggi sono in rovina. La Farina, Bisazza, Natoli.
Una lunga teoria di decadenze, tra calcinacci ed erbacce.
Nel vialetto che porta al Cenobio si scorge unʼaltra carrellata di monumenti crollati per il cedimento del terreno.
Lì vicino fa triste mostra di sé un busto di bambino del 1887, la cui testa recisa appena un anno fa ha suscitato tanta indignazione quanto silenzio oggi.
Della statua storica di Peppino Pirrotta del 1894 oggi resta solo il piedistallo con lettera di marmo dei genitori.
All'uscita di via del Santo, dietro una scultura che raffigura la Madonna, sono accatastate lapidi integre.
Accanto agli attrezzi dei netturbini.
Poi si esce.
E la mente va a quel video su Youtube, in cui quatto ragazzi di notte fanno irruzione al camposanto di Larderia inferiore.
http://www.centonove.it/arretrati/2008/41/index.html