Tre sono allora le scene che potremmo avere davanti, nei prossimi giorni.
La prima è che Marino si presenta in aula, alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima e annuncia di voler proseguire. Lo può fare, si noti, senza chiedere un voto. È il Pd - o sono le opposizioni - a dover presentare a quel punto una mozione di sfiducia. Servono due quinti delle firme dei consiglieri e la mozione verrebbe calendarizzata non prima di 10 giorni (e non dopo 40). Poi - come se non fosse già abbastanza doloroso presentare una mozione - la mozione va anche votata. Siccome Sel e la lista civica Marino (4 consiglieri i primi, 5 i secondi) hanno già detto che non voteranno insieme alle destre, il Pd dovrebbe affiancare in solitudine i suoi voti a quelli dei 5 stelle, di Forza Italia, di Marchini e di Gianni Alemanno. La cosa è talmente impressionante che la metà almeno del gruppo del Pd (sono 19 i consiglieri dem, mentre per sfiduciare Marino ne servono 25) ha detto di preferire le dimissioni di massa.
Solo che - ed è il secondo scenario - anche per le dimissioni non bastano i soli consiglieri dem. Perché il consiglio comunale decada servono 25 dimissioni contestuali. Nel Pd sono sempre 19 (e non tutti sono così convinti di dover mandare a casa il sindaco) e quindi sempre l’accordo con 5 stelle, forzisti, Marchini o peggio Alemanno bisognerebbe fare.
Il terzo scenario prevede una paziente attesa fino a novembre per bocciare il bilancio consuntivo (all’epoca di Alemanno ma anche prima - è sempre bene ricordare - di questi tempi si approvava incredibilmente il bilancio preventivo, dell’anno passato) e portare così il Comune verso l’agognato (da Renzi e Orfini) commissariamento.
Di un quarto scenario - proposto espressamente da Marco Miccoli e altri della minoranza dem -, cioè di una giunta che rilanci e chieda di avere sei mesi per dimostrare di aver trovato un nuovo passo, difficilmente se ne farà qualcosa: «Non abbiamo nemmeno considerato l’ipotesi», dice ancora Orfini. Però è questo che può immaginare Marino per il suo futuro. L’unico modo per resistere sarebbe fare come De Magistris a Napoli, con la differenza che De Magistris si è proprio fatto eleggere senza l’accordo con il Pd e in consiglio - dove pure ha numeri ristretti - ha qualche margine in più. Per Marino trovare una maggioranza che gli approvi il bilancio è molto complicato. Anche se in queste ore sta cercando - pare - di coinvolgere qualche renziano atipico nella sua giunta, qualcuno che possa spingere alla disobbedienza i consiglieri comunali.