"L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
"Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
"O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch
Peccato non si riesca a mettere insieme un fronte socialista. Eppure dalla parte dei socialisti nazionali c'è una certa flessibilità e franca apertura al marxismo. Ci sono pregiudizi da attenuare ed analisi da rifare con altre prospettive. Per esempio capire che la "xenofobia" (come qualcuno la chiama) non è "di destra" ma trasversale, essendo la reazione spontanea di una comunità alle minacce esterne che essa percepisce. Il socialismo storico ha giocato molto sulla xenofobia e sul nazionalismo (vedi socialismo russo, polacco, serbo, vietnamita, nordcoreano, ecc...), quindi non dovrebbero esserci problemi ad assumerlo in vista della costruzione del socialismo.
Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese (Karl Marx)
Esatto, è una reazione naturale, un sentimento che nasce spontaneo in comunità che per vari motivi percepiscono l'eccessiva immissione di elementi allogeni, portatori di culture, tradizioni, e stili di vita diversi se non inconciliabili, come una minaccia alla loro stessa sopravvivenza come comunità, e quindi dei valori che sono loro propri, oltre che ad essere spesso e volentieri ( e questo è per come la vedo io il motivo principale ) economicamente e socialmente insostenibile per la comunità ospitante. Poi come questo sentimento vogliamo chiamarlo tutto dipende da come uno si posiziona nell'analisi del fenomeno: coloro che saranno favorevoli a questa diluizione delle culture in un melting pot multiculturalista chiameranno questo sentimento di opposizione col termine dispregiativo di xenofobia, coloro che invece tentano di opporsi alla scomparsa, lenta ma costante, del loro essere comunità con tradizioni e valori propri e peculiari, lo chiameranno identitarismo.
E per il resto la storia ci insegna che i socialismi storici realizzati sono sempre stati tutt'altro che multiculturalisti o antinazionali, e che l'internazionalismo di questi stati è sempre stato altro che non frontiere aperte e accoglienza a go go.
Il problema è che oggi si ha a che fare coi birignao dei liberalprogressisti, che hanno monopolizzato lo spazio politico a sinistra, e per i quali il massimo del progresso sociale sono le "riforme" di Obama, le guerre per esportare democrazia all'americana della Clinton, il business dell'accoglienza e il controllo orwelliano sull'applicazione della neolingua del politicamente corretto.
Queste sono le posizioni realmente inconciliabili, per cui credo sia meglio starsene, come si suol dire, ognuno con i suoi.
"L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
"Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
"O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch
Esatto, ed é proprio l'egemonia che hanno i liberalprogressisti (radical chic, liberali, e a mio parere, niente affatto progressisti) che impedisce il naturale convergere delle diverse correnti del socialismo. I liberalprogressisti attaccano due remore pesanti ai socialisti: il buonismo e l'antifascismo. Il primo é piu consono ai cattolici che ai socialisti, il secondo é un vero e proprio pregiudizio, dato che non esistono "fascisti" oggigiorno, e chi si ispira nel versante "di sinistra" del fascismo storico é perfettamente recuperabile nell'alveo socialista.
Tanto per spiegare un punto fondamentale, ai socialisti nazionali sta a cuore la coesione comunitaria su basi etnostoriche perché é l'unica forma di coesione reale e forte in grado di garantire l'unitá del popolo e promuovere la solidarietá nella comunitá nazionale. La borghesia capitalista se ne rende ben conto, e mira ad indebolire o distruggere proprio il senso di apppartenza, l'identiá etnico-nazionale, che darebbe veramente forza e coscienza ai lavoratori.
Il potere statale moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese (Karl Marx)
A testimonianza di ciò, fatto storico realmente avvenuto, la consistente migrazione di ex-repubblicani di Salò, dal PFR al PCI e al PSI, nel dopoguerra, anche per il tramite dei gruppi del Pensiero Nazionale di Stanis Ruinas, che fecero questa scelta di campo politica piuttosto che essere complici delle destre nell'asservimento Italiano al dominio angloamericano.
"Tagliate tutti i legami con le illusioni internazionaliste, e con quelle del parlamentarismo liberale-borghese. Dovreste sapere che, in fondo, questi non sono, altro che le bandiere dei privilegiati, dei grandi proprietari terrieri e dei banchieri, perché tutte queste persone sono internazionali proprio come il loro denaro e i loro affari. Liberali, perché la libertà permette loro di costruire la loro cosca come una grande potenza contro lo Stato Nazionale del Popolo. Parlamentaristi, in quanto tutto l' ingranaggio della elezione è nelle loro mani: la stampa, la radio, i raduni e la propaganda "- R. Ledesma Ramos
"L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
"Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
"O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch