Una cannonata di sinistro dai limiti dell’area di rigore e Mesut Özil,
Mesut Özil
figlio di immigrati turchi, nato a Gelsenkirche, nel cuore della Ruhr, diventa l’eroe della qualificazione per gli ottavi di finale in Sudafrica della nazionale tedesca.
Non č una rara eccezione. Nella nazionale convocata da Joachim Löw detto Jogy, ben nove calciatori hanno alle spalle un’origine di immigrazione.
Con Mesut Özil completano l’avanguardia della nazionale tedesca Cacau figlio di una donna brasiliana che faceva le pulizie presso una famiglia tedesca. Cacau, oltre al calcio č molto impegnato nella comunitą cristiana di appartenenza dove accompagna musicalmente le funzioni religiose e si occupa dei bambini.
Con loro il duo Podolski – Klose, entrambi di origine polacca e affiatate punte della nazionale anche nelle passate edizioni.
Immediatamente alle loro spalle, Sami Khedira, nato a Stuttgart da padre tunisino e madre tedesca e Mario Gomez, padre spagnolo e madre tedesca.
Nelle retrovie Jerome Boateng nato e cresciuto a Berlino. Il padre č di origine ghanese e nella partita Germania – Ghana, il fratello di Jerome, Kevin, ha giocato nella nazionale del Ghana.
In panchina Serdar Tasci, nato a Esslingen da immigrati turchi, e Piotr Trochowski di origini polacche.
Non sono fatti straordinari. Nelle scuole tedesche, anche se non senza difficoltį, l’integrazione funziona e i motivi sono molteplici.
Intanto la mancanza di partiti ottusi e razzisti al pari della Lega e la presenza nel codice penale di reati quali la discriminazione razziale e “dichiarazioni anti-stranieri”. Per uno “straniero di m….” detto sul posto di lavoro c’č il licenziamento in tronco e in Germania, dove anche per un posto di pulizie si fa’ una richiesta con tanto di curriculum, un licenziamento in tronco č un marchio di fuoco che mette in seria difficoltį la probabilitį di essere riassunti.
Un altro motivo per il successo dell’integrazione sono i programmi della Federazione, dei “Land” e dei comuni per il migliore inserimento di bambini e ragazzi con un retroterra di immigrazione. Non di rado i programmi di inserimento sono allargati anche ai famigliari che vengono motivati a partecipare a corsi di lingua tedesca nei dopo-lavoro e nelle scuole serali.
Oltre a questo, le attivitį commerciali di piccoli, medi e grandi imprenditori stranieri vengono caldamente incoraggiate e non ostacolate alla maniera del sindaco Moratti. Il negozio di kebab accanto all’imbiss di würstel e pommes all’angolo della strada č diventato un motivo di normalitį e ormai una presenza irrinunciabile.
Č anche un motivo per cui nessuno si scandalizza se un fondo finanziario di Dubai acquista i cantieri Blohm + Voss, orgoglio dell’industria tedesca presso i quali venne costruita non solo la corazzata Bismarck, ma anche, ad esempio, il panfilo “Eclipse” del miliardario russo Abramovich. Cosķ come č normale che due fondi finanziari di Abu Dhabi e del Kuwait posseggano insieme il 17% delle azioni Daimler (Mercedes) occupando cosķ il primo e il secondo posto nella lista degli azionisti della casa automobilistica “tedesca” per eccellenza.
Il mondo cambia, il mondo va avanti. Anche se la globalizzazione č stata inventata per motivi commerciali ed economici, la stessa ha aperto porte e possibilitį fino a pochi anni fa impensabili. I movimenti migratori, se gestiti con intelligenza, sono un’occasione unica nella storia dell’umanitį perché avvicinano popoli e culture per il beneficio di tutti.
Qualche secolo fa, il conflitto fra Pisa e Livorno sembrava insormontabile e destinato a far sopravvivere per l’eternitį l’odio dei cittadini dei due comuni. Ve li vedete oggi pisani e livornesi armati fino ai denti tendersi agguati e imboscate sull’Aurelia o sull’A12? Il mondo li seppellirebbe con una risata.
Ebbene, gli imbecilli nostrani hanno in mano il Governo del Paese grazie a teorie bislacche sulla superioritį di una civilizzazione rispetto ad un’altra ignorando il fatto piś elementare:
la civiltą umana č unica, costruita dall’uomo, ed č arricchita dalla molteplicitą delle culture, per questo non si puņ parlare di «scontro di civiltą». La civiltą non si costruisce isolatamente č una creazione collettiva e coloro che hanno costruito le piramidi sono parte della nostra stessa civiltą, che poi si esprime in diverse culture e religioni. La discriminazione razziale, la guerra, l’odio sono malattie dell’anima che si possono e si devono curare ma, nel frattempo, chi č soggetto a questi sintomi, deve essere ritirato da qualsiasi carica pubblica e privata fino a qunado non abbia riacquistato la piena capacitį di intendere e di volere.
Di istigatori, capipopolo, profittatori e carnefici non se ne puó piś.
Mandiamoli a Disneyland, o in Germania a imparare a giocare al pallone col vicino turco, tunisino o polacco.
Il mondo ha solo da guadagnarci.
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