Fecondazione. Selezionare embrioni non è più reato | Avanti!

La Corte costituzionale è tornata sulla legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, con la sentenza di oggi ha stabilito l’illegittimità della legge nella parte in cui si contempla il divieto di “selezione degli embrioni” anche nei casi in cui “questa sia esclusivamente finalizzata ad evitare l’impianto nell’utero della donna di embrioni affetti da malattie genetiche trasmissibili rispondenti ai criteri di gravità” stabiliti con la legge 194 del 1978 sull’aborto e “accertate da apposite strutture pubbliche”.La Corte Costituzionale ha stabilito che non è reato la selezione nei casi in cui sia esclusivamente finalizzata ad evitare l’impianto di embrioni affetti da gravi malattie trasmissibili, e nello specifico le patologie rispondenti ai criteri di gravità previsti dalla legge 194 sull’aborto, la selezione degli embrioni cessa così di essere un reato, se finalizzata a evitare che vengano impiantati embrioni affetti da gravi malattie trasmissibili, sulla scia di quelle previste dalla legge sull’aborto.In ogni caso per la Consulta resta vietata la soppressione degli embrioni frutto di fecondazione assistita, ritenendo non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Napoli relativamente alla parte della legge 40/2004 in cui “è vietata la crioconservazione e la soppressione di embrioni” e “la violazione è punita con la reclusione fino a tre anni e con la multa da 50.000 a 150.000 euro”.Secondo la Corte costituzionale, “la malformazione” dell’embrione “non ne giustifica, solo per questo, un trattamento deteriore rispetto a quello degli embrioni sani”. Per questi non si prospetta, “allo stato, altra risposta che la procedura di crioconservazione. L’embrione, infatti, quale che sia il più o meno ampio riconoscibile grado di soggettività correlato alla genesi della vita, non è certamente riducibile a mero materiale biologico”.