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  1. #331
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

    UN PARTITO DEL NORD AUTONOMISTA – L’appello della Svp alle forze fuori dal Parlamento. “Facciamo fronte comune”
    27 SETTEMBRE 202227 SETTEMBRE 2022 ELEZIONI LETTURA 1 MIN

    di Stefania Piazzo – Forse a troppi è sfuggito l’appello del più “antico” partito in Parlamento. Non è la Lega, ma l’Svp. E’ un modello. quello della Sudtirol Volkspartei, che dovrebbe essere preso ad esempio per un “campo largo” sulle autonomie. E’ una forza politica che tratta e vota in base a quanto riscuote per il territorio.

    Ora leggete bene l’appello che viene lanciato alle forze del Nord. “L’Alto Adige si è espresso a favore di una forte rappresentanza dell’autonomia ed i prossimi anni richiederanno in particolare modo particolare la coesione di questa terra”. Che parla, al cronista politico dell’Ansa, è il segretario politico della Svp, Philipp Achammer.

    Ecco il passaggio chiave. Achammer offre “ai partiti ed ai movimenti favorevoli all’autonomia dell’Alto Adige, in particolare a quelli che non sono rappresentati nel Parlamento italiano, uno scambio regolare sulle questioni essenziali dell’autonomia”.

    “I cittadini – ha aggiunto – pretendono più che mai che tutta la politica dia priorità al terreno comune su questioni essenziali”. “In questi tempi difficili, la nostra autonomia deve essere rafforzata e dobbiamo lavorare insieme per questo”, ha concluso Achammer ribadendo che il vertice del partito ed i parlamentari della Svp rieletti a Roma “sono disponibili ad uno scambio aperto e costruttivo”.

    In quanti raccoglieranno l’apertura per un fronte comune. E chissà, un domani, per un partito del Nord a più voci federate?

    https://www.lanuovapadania.it/elezio...fronte-comune/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #332
    Blut und Boden
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

    Mai più di adesso: nordismo avanti!
    28 SETTEMBRE 202228 SETTEMBRE 2022 CRONACA LETTURA 2 MIN

    di Roberto Gremmo – Mai più di adesso: nordismo avanti! E questo perché, a parer mio, l’elettorato che sotto sotto sogna l’indipendenza dei Popoli Alpino-padani non è scomparso, ma si è solo appartato nell’astensione di attesa, confuso e deluso dalle capriole nazionaliste del funambolico Capitan mohito, troppo sicuro di sè e noncurante dei profondi sentimenti della gente che ha dato per anni fiducia alla Lega Nord, sperando fosse il movimento politico liberatore ed emancipatore di un “popolo cisalpino” sempre più penalizzato dalla demagogia sprecona dei falso meridionalismo imperante.

    Non è vero che i voti leghisti si sono trasferiti al partito nazionalista di Donna Giorgia.

    Gli infiammati di Roma presidenzalista hanno raccolto i consensi tradizionali dei benpensanti nostalgici dell’Italia forte. Infatti, il loro 25 per cento corrisponde al tradizionale 10 per cento che raccoglieva il Movimento Sociale nella stagione migliore della Destra Nazionale. Col calo di votanti del 40 per cento, l’area già almirantiana è rimasta quella, solo che nelle percentuali vale il doppio.

    Dei voti leghisti non ha bisogno. Ne ha avuto qualcuno, ma la gran massa dei “lumbard” non ha abboccato.

    Se però non nascerà in tutta fretta una formazione autenticamente nordista, è purtroppo facile prevedere che il travaso verso i Fratelli si verificherà davvero, perché ad oggi tutto sembra giocare a loro favore.

    Ingabbiata in una coalizione a traino nazionalista, la formazione che ridicolmente continua a chiamarsi “per Salvini premier” non potrà che inghiottire le imposizioni del più forte alleato, finendo sempre più in una trappola.

    Il Capitano dovrà stare buono e zitto, pur continuando ad ululare alla luna.

    I poltronari gregari, mugugnatori senza spina dorsale, si accontenteranno del sottogoverno.

    Ma la realtà di un’Italia divisa in due finirà per manifestarsi, ed allora i nodi verranno al pettine e la rabbia di un Nord mucca da mungere si farà sentire.

    Solo se sarà nato il Partito Alpino e Padano.

    https://www.lanuovapadania.it/cronac...rdismo-avanti/
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  3. #333
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

    Morti i vecchi tutto finirà nel dimenticatoio.

  4. #334
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    Ultima modifica di Eridano; 31-10-22 alle 15:52
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  5. #335
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  6. #336
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

    La Rivista Etnie e il nostro servizio su Le Due Padanie
    30 OTTOBRE 202229 OTTOBRE 2022 CULTURA LETTURA 6 MIN

    La prestigiosa rivista culturale Etnie diretta da Roberto Sonaglia, in un servizio a firma dello stesso direttore, rilancia e commenta l’articolo da noi pubblicato a firma di Cuore Verde. Ecco quanto viene proposta come analisi dopo la lettura: (https://www.rivistaetnie.com/due-padanie-135156/)

    Le considerazioni di Cuore Verde riprendono un problema antico del padanismo, anche se forse non il più critico, riproponendolo in un momento storico in cui questo movimento dovrebbe rinascere dalle ceneri leghiste, possibilmente senza commettere gli errori del passato.
    Con il termine padanismo – lo diciamo per le nuove generazioni – non si intende semplicemente l’autodeterminazione del “nord”, ma un progetto di maggior respiro che riesca a far convivere, da una parte le specificità etniche delle regioni/nazioni attorno al Po, dall’altra la formazione di un’entità statuale ricca e potente a livello internazionale.


    Da tempo l’autonomismo “minore” – quello, diciamo così, orfano di lighe e leghe degli anni ’80- ’90 – si muove in modo abbastanza autoreferenziale, con una ristrettezza di vedute adatta a convegni di storici o linguisti, non certo alla cittadinanza che dovrebbe sostenerlo. Troviamo movimenti a favore della Sabaudia (Piemonte più Savoia e Nizza come ai bei tempi) che sembrano aver sostituito il nobile piemontesismo classico.

    Gruppi per l’autodeterminazione dell’Insubria, che comprendono mezza Lombardia e il Canton Ticino (ma non Cremona o Mantova), una raffinatezza filologica che temiamo non stia superando i confini di qualche circolo culturale. Solito nulla in Liguria ed Emilia-Romagna a confronto con l’altrettanto consueta sovrabbondanza di sigle venete, che ormai non ricordano più nemmeno gli esperti di etno-autonomismo. Del friulanismo, infine, ci resta un caro ricordo.


    Il padanismo invece serviva proprio a mettere insieme comunità, ciascuna con forti tratti propri ma altrettanti in comune con le altre. Un’organizzazione più allargata che potremmo considerare superflua solamente all’interno di un’Europa dei Popoli talmente federalizzata su base etnica da superare anche le nostre più rosee aspirazioni; un’Europa federale in cui non esistesse più (giustamente) una Francia unita, per esempio, o dove (meno giustamente) un’unica Germania smettesse di comparire sulle carte geografiche. Chiaro che entità così piccole oggi verrebbero stritolate, soprattutto in tempi di un globalismo scatenato nel divorare Stati sovrani.


    Detto ciò, se è vero che l’autonomismo come lo intendiamo noi è su base etnoculturale e non di comodo (nel qual caso andrebbero bene anche le fesserie protoleghiste, stile Padania allargata a Marche e Umbria “perché anche loro lavorano”), se contano criteri in qualche modo antropologici, allora è fondamentale che una grande entità amministrativa poggi su basi non tanto federaliste quanto addirittura confederaliste. E mi spiego.


    Quando assistevamo ai primi vagiti del padanismo alla fine degli anni settanta (attenzione, non del concetto di Padania, che è precedente), noi di Etnie utilizzavamo il termine “celto-padane” per intendere sia le lingue delle quattro regioni Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia-Romagna (in contrapposizione all’accademico “gallo-italiche”), sia le genti di quei luoghi, discendenti in buona parte dalle facies celtiche di Hallstat e La Tène. Più tardi toccò a Gilberto Oneto – il più illustre padanista di tutti i tempi, a mio avviso – il compito di teorizzare scientificamente, linguisticamente e storicamente quella che il coglione italico medio definiva e definisce “l’inesistente Padania”.


    Purtroppo, e qui veniamo al punto, il desiderio di lottare per una nuova nazione staccata dall’Italia in cui esistesse finalmente un’omogeneità etnica, indusse alcuni – non solo leghisti – a dimenticare che tutti questi galli in Veneto e nel nord-est non c’erano proprio. E che le legnate che si davano i Bossi e i Rocchetta non nascevano da un campanilismo tra Milano e Venezia, ma tra un blocco celto-padano da una parte e le Venezie dall’altra. I decennali malumori dei veneti sono giustificati, perché sia la Lega Nord nella sua ignoranza, sia il padanismo etnico nella sua scienza, hanno sempre cercato di – passatemi il termine – “celtizzarli”.


    Non posso dimenticare che da circoli di etnismo peraltro illustri sortivano complicate analisi protostoriche o addirittura genetiche per dimostrare che atestini e venéti erano gaelici. Per non parlare dei tentativi di creare una lingua “padanese” da utilizzare nella futura patria. Negli ultimi anni abbiamo pubblicato una valanga di articoli per avversare l’occitanismo stolto che vorrebbe uniformare la Francia meridionale dall’Atlantico alle Alpi, spingendosi nelle valli cuneesi per sostituire alla cultura locale simboli, politiche, musiche e persino la lingua (un “occitano” normalizzato che fa il paio con il padanese), e dovremmo essere così ingenui da compiere un’analoga snaturalizzazione a casa nostra?


    Ecco perché, come minimo, la parte “gallica” dovrebbe mantenere una suddivisione federale estremamente rigida, nello stile degli Stati americani. Ma, come si diceva, il Veneto e la Venezia Giulia, e lo stesso Friuli, sono una cosa diversa e non sarebbe logico inserirli nel gruppo in modo equidistante. Ecco dunque il possibile ricorso alla giunzione dei due gruppi in una (per esempio) “Confederazione padano-veneta”. Magari con due capitali e leggi anche diverse, ma con un unico esercito e una politica estera comuni. Ovvero, le Due Padanie.

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...e-due-padanie/
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  7. #337
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

    Rivista Etnie e Padania. Gremmo: Per salvare il Nord serve una confederazione come in Svizzera
    30 OTTOBRE 202230 OTTOBRE 2022 CULTURA LETTURA 2 MIN

    di Roberto Gremmo – L’autorevole studioso e vecchio combattente etnista Roberto Sonaglia prende il toro per le corna e mettendo i puntini sulle i affronta lo spinoso problema degli equilibri Veneto-Lombardi, un problema da tener nel giusto conto oggi che e’ fallito clamorosamente il verticismo della Lega Nord e stiamo (faticosamente) cercando di rimettere assieme i cocci, pensando ad una nuova Padania.

    Personalmente, se la prospettiva fosse quella di un dualismo lagunar-maduninesco mi tirerei subito fuori, così come tradirei il mio passato se accettassi il pur minimo predominio d’un particolare territorio su un altro.

    Ho sempre pensato che l’alternativa allo Stato romanocentrico possa essere solo la rinascita delle storiche nazionalità cisalpine, il Piemont che per secoli ha avuto una propria sovranità intermontana con val d’Aosta e Savoia; il Triveneto della gloriosa Serenissima e la Grande Lumbardia municipalista di Cattaneo.

    Il modello vincente e’ quello delle tre Repubbliche baltiche, unite contro la colonizzazione russa ma distinte nel mantenere ognuno la propria identità, l’originale patrimonio linguistico e le specifiche istituzioni.

    Penso dunque ad una confederazione federale di tipo elvetico, e mi fanno pena gli sprovveduti apprendisti d’architettura amministrativa che vorrebbero creare dei minuscoli e ridicoli nuovi Stati. Non vogliamo piccole ed effimere caricature di Roma ma la creazione di comunità umane autogestite, neutrali, identitarie, in una parola libere davvero.

    Senza dimenticare che Liguria e Friuli hanno una forte identità ed un passato largamente autonomo, come altre regioni piccole ma non minori che arricchiscono il mosaico delle nostre Piccole Patrie.

    Ricordo peraltro che la carta di Chivasso fortemente voluta nel 1943 dal martire Chanoux ha valore ancor oggi proprio perché non si arenava nella richiesta di qualche privilegio per alcune regioni ma rivendicava autonomie culturali, economiche ed istituzionali per tutte le valli alpine.

    Se dalla crisi dello Stato centralista e militarista dovrà nascere una società operosa e senza parassitismo, rispettosa delle identità locali e fondata il più possibile sulla democrazia diretta, la nuova Padania sarà la terra delle cento bandiere valligiane, paesane e cantonali. Altrimenti e’ meglio lasciar stare.

    https://www.lanuovapadania.it/cultur...e-in-svizzera/
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  8. #338
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    Predefinito Re: Ci lascia Gilberto Oneto.

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  9. #339
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  10. #340
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