Originariamente Scritto da
Shirel Levi
UNA VIA d’USCITA – giugno 1992- l’Italia è ancora un paese democratico? – un romanzo di fantapolitica dove il futuro segue il presente con inquietante logicità / LUCIO MALAN
(Membro della Chiesa Evangelica Valdese e Senatore di Fratelli d'Italia)
Agorà, 1987
Saggio Monografico
Italia 1992: un giornalista, diventato famoso per aver scoperto i mandanti di un clamoroso delitto politico, caduto in disgrazia, per salvarsi e guadagnare 800.000 $, deve estorcere un segreto ad un ideologo dell’opposizione, finito in carcere per reati fiscali .
Ma la missione gli riserverà molte sorprese.. Bisogna a questo punto che spieghi l’intera vicenda del caso Pannella. Il 5 dicembre 1989 Marco Pannella era stato sequestrato a Torino, vicino alla sede del Partito Radicale, in via San Tommaso, dove si stava recando a piedi da un vicino ristorante. Quattro sconosciuti l’avevano preso e costretto a salire su un’auto. Ci furono rivendicazioni da parte di diversi gruppuscoli (tra cui le Nuove Brigate Rosse), ma nessuna sembrava credibile. Di lui non ci furono più notizie. Lo stile del delitto faceva pensare alla mafia, e le sinistre diedero subito credito ad un complotto del crimine organizzato con ambienti della destra reazionaria. Chi nella realtà potesse impersonare questi famosi ambienti non si è mai saputo con precisione. Tutti comunque ci immaginavamo congiure di piccoli industriali (piccoli perché i grandi erano erano generalmente legati al governo, “rinnovatore e progressista“ per definizione, che ricambiava con tante sovvenzioni e leggine compiacenti) con biechi ufficiali fascistoidi e agenti dei sevizi segreti in impermeabile. Naturalmente noi giornalisti allineati al governo, cioé quasi tutti, dammo ampio credito alla voce, parte perché ci credevamo e parte perché sapevamo di sostenere un ‘ipotesi comoda. Io, che tra i colleghi avevo la fama di usufruire di chissà quali informatori, mi potevo permettere di formulare ardite ipotesi, cosi’ ricche di particolari da non sembrare più ipotesi. ” Mettendo insieme le tessere del mosaico- scrivevo- che ci arrivano da voci incontrollate trapelate da ambienti vicini al Viminale, il rapimento del sottosegretario per gli aiuti al Terzo Mondo sarebbe stato deciso da una casa patrizia alla periferia di Roma, verso metà novembre, in un incontro in cui avrebbero partecipato industriali rampanti e ufficiali con ambizioni di junta alla sudamericana. Si dice anche che all’esclusiva serata fossero presenti alcuni agenti (forse ex agenti) dei servizi segreti…” Naturalmente era tutto inventato, ma, come ho detto era una storia che pieceva a chi contava e pur non essendoci un solo indizio concreto che lo avvalorasse la si dava ormai per vera.. Questo mi procuro’ una certa celebrità: il mio quotidiano passo’ i miei pezzi, relegati generalmente nella pagine interne di cronaca, in prima; un settimanale di alta tiratura mi offri’ cento milioni per “ulteriori particolari” sulla vicenda. Io accettai e mi inventai che si era “ormai prossimi al ritrovamento del corpo di Marco Pannella”. Mi misi cosi’ alla ricerca di un qualsiasi rinvenimento di cadavere che potesse darmi ulteriore slancio per sfruttare quella cuccagna, Trovai la notizia che faceva al caso mio: in una discarica abusiva presso Tortona, il 28 dicembre era venuto alla luce durante l’opera di un bulldozer un cadavere in avanzato stato di decomposizione. “Forse ritrovato il corpo di Pannella ” scrisse il mio giornale a tutta pagina.. Tuttavia, nonostante lo scempio fatto dal cingolato, in breve tempo si arrivo’ ad accertare che quello non era il corpo del leader radicale, ma, si presumeva, quello di un balordo sui trent’anni scomparso da alcune settimane. Stavo già mettendo a punto l’ipotesi di un depistamento, cercando di attribuire a chi conduceva le indagini la falsa identificazione (che invece era solo una mia idea), quando- era il 3 gennaio 1990- ricevetti una telefonata con la quale mi si invitava a recarmi in un ufficio della Sicurezza di Torino. Ci andai subito, ma temevo che volessere spiegazioni sulla fonte delle mie notizie. Trovai ad aspettarmi il commissario Iomma, col quale avevo avuto diverse volte a che fare, quando lui faceva trapelare per mio tramite le notizie che gli interessava andassero in giro. Di qui la mia fama di ben informato.