La crisi economica che ormai ci tormenta dal 2008, ha prodotto, tra le tante drammatiche conseguenze, quella di una minore attenzione, per non dire totale indifferenza, nei confronti del tema delle morti sul lavoro, pressoché relegato a fenomeno di secondaria importanza, anche sul piano mediatico.
Funziona così: quando il lavoro c’è, le notizie sugli incidenti sul lavoro giungono periodicamente, suscitando reazioni di sconcerto e di indignazione e momenti di denuncia e di condanna per quanto accade. Quando invece il lavoro manca, così come purtroppo accade ormai da troppi anni, l’attenzione dell’opinione pubblica viene più orientata al bisogno di creare nuova occupazione, confinando nelle notizie brevi – e talvolta nemmeno in quelle – il dramma di chi perde la vita lavorando in luoghi di lavoro sempre più insicuri.
Così mi pare emerga dagli ultimi dati diffusi dall’Inail emessi la scorsa settimana: per la prima volta dal 2006, risultano infatti in aumento le morti sul lavoro in Italia. Osservando i numeri, ci si imbatte in amari scenari: nei primi otto mesi del 2015 le vittime sono state 752, 100 in più rispetto alle 652 vittime dello stesso periodo del 2014.
A conferma di tutto ciò, anche l’analisi dell’Osservatorio Sicurezza Lavoro “Vega Engineering” di Mestre, che registra nei primi 8 mesi di quest’anno 546 persone decedute sul lavoro contro le 489 dell’ anno scorso: un bilancio che cresce a 752 vittime se si tiene conto anche degli incidenti mortali avvenuti “in itinere”.
Il numero quindi delle morti sul lavoro ( il termine morti bianche va cancellato definitivamente), registrate in Italia da gennaio ad agosto 2015 raggiunge l’11,7 % in più rispetto allo stesso periodo del 2014. “L’incremento della mortalità dunque continua inesorabilmente a crescere, 69 morti, il 15% del totale degli infortuni mortali nel settore industria, il settore delle costruzioni registra il numero più alto di vittime. A seguire le attività manifatturiere con 63 morti (14,9% delle vittime nell’industria) e trasporto e magazzinaggio con 51 morti (11,56%).
L’indice di mortalità, nonostante la crisi, è tornato di nuovo crescere, segnando la media dei 3,5 decessi ogni 100mila occupati, nettamente al di sopra della media dei paesi dell’Unione europea. Un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo decennio che non può che preoccupare: se prima l’analisi era meno posti di lavoro uguale meno infortuni, oggi si potrebbe dire “ meno posti di lavoro e per giunta meno sicuri”.
Il Post Viola » Tornano a crescere le morti sul lavoro. E l?Italia è maglia nera in Europa ? I dati
Grazie Jobs Act! Finalmente più tempi indeterminati per tutti. Sotto terra, ma fa lo stesso...