Trovo significativo questa riflessione del Papa Emerito, soprattutto in un periodo in cui il relativismo illuminista, potenziato dal laicismo scientista, sferra il suo attacco più dirompete alla Fede e alla Parola.
Cosi la ricezione post-conciliare della Costituzione ha praticamente lasciato cadere la parte teologica della Costituzione stessa come una concessione al passato, comprendendo il testo unicamente come approvazione ufficiale ed incondizionata del metodo storico-critico. Il fatto che, in questo modo, dopo il Concilio, siano praticamente scomparse le differenze confessionali tra le esegesi cattolica e protestante, lo si può attribuire a tale ricezione unilaterale del Concilio. Ma l'aspetto negativo di questo processo è che, anche in ambito cattolico, lo iato tra esegesi e dogma è ormai totale e che la Scrittura è divenuta anche per essa, una parola del passato che ognuno si sforza a suo modo di tradurre nel presente, senza poter troppo fare affidamento alla zattera su cui è salito. La fede decade allora ad una sorta di filosofia della vita che ciascuno, per quanto gli è dato, cerca di distillare dalla Bibbia. Il dogma, deprivato del fondamento della Scrittura, non regge più. La Bibbia, che si è separata dal dogma, è divenuta un documento del passato; appartiene essa stessa al passato.
Stamattina mi sono alzato reazionario ().