PEDOPORNOGRAFIA E VIOLENZA SU UNA BIMBA INDAGATO UN PRETE: MA LE PROVE SPARISCONO

È accusato di aver favorito un prete a eludere le indagini per un’inchiesta di pedopornografia. Con quest’accusa è finito sotto processo D.G., un giovane residente in un paese dell’hinterland di Frosinone, lo stesso dove risiedeva il prelato. Ieri sono stati sentiti due agenti della squadra mobile del capoluogo che hanno ricostruito le indagini. Tutto ruota intorno alla cancellazione dei file compromettenti da due computer del religioso, di nazionalità messicana, poi sequestrati in casa dell’imputato.
«L’indagine nasce da una costola di un’altra, per violenza sessuale a una minore di sette anni – ha spiegato l’ispettore della Mobile – contro il prete che espletava la sua missione, pur senza avere una parrocchia, nella diocesi di Frosinone. Dalle intercettazioni telefoniche – ha ricostruito il teste – capimmo che il soggetto era venuto a conoscenza del fatto che era sotto indagine». Proprio ascoltando quelle conversazioni la polizia venne a scoprire la richiesta fatta dal prelato al parrocchiano, evidentemente pratico di computer, di cancellare le foto pornografiche e pedopornografiche presenti nella memoria. Anche se le intercettazioni, relative principalmente al procedimento a carico del solo sacerdote, sono state materia di scontro con la difesa.
L’avvocato Nicola Ottaviani ha infatti contestato l’inutilizzabilità delle stesse nel procedimento in corso. Tra l’altro, nelle intercettazioni, secondo il racconto dell’ispettore, «si parla della frequentazione del sacerdote con la mamma della bambina».
Ma se per questo episodio le indagini non sono ancora chiuse, per il caso della detenzione del materiale pedopornografico il sudamericano è stato giudicato a Roma e il tribunale è in attesa di acquisire la sentenza. Le indagini comunque si concentrarono a un certo punto sul giovane parrocchiano perché non si sapeva dove erano custoditi i computer. Venne così perquisita l’abitazione dell’uomo che spontaneamente consegnò i computer.
Computer poi analizzati da un perito che risalì ai file cancellati. Il giudice La Rocca ha poi chiesto agli agenti di polizia se l’imputato fosse a conoscenza del fatto che il prete era sottoposto a indagine. Del resto, il processo ruota proprio sulla consapevolezza di aiutare il religioso a eludere le indagini. Ad avviso del secondo ispettore, dal tenore delle intercettazioni sembrerebbe proprio di sì. Il religioso, dopo aver girato per un po’ nella diocesi, non avendo ottenuto una parrocchia, è finito in Toscana, ospite di un confratello. Su come abbia scoperto di essere indagato, secondo gli agenti sarebbe stata proprio la frequentazione con la madre della presunta vittima.
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