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    Question «Lei è morta, non posso curarla» L’incubo burocratico di Gaetana

    «Lei è morta, non posso curarla»L’incubo burocratico di Gaetana - Corriere.it

    Una 44enne combatte contro l’anagrafe: scambiata per una novantenne scomparsa nel 2012, da tre anni non può più fare niente. Ma ora per lo Stato sarebbe «risorta»

    Si chiama Gaetana Simoni, è nata a Comacchio il 16 dicembre 1972, ma il 13 agosto 2012, quando è morta un’altra Gaetana Simoni, sua omonima quasi novantenne, è morta pure lei (sulla carta): nel senso che la burocrazia è impazzita, ha confuso le identità e l’ha registrata tra i defunti. Eppure Gaetana era viva e ha continuato a vivere all’insaputa del Comune, dell’Agenzia delle Entrate, dell’Asl e di tutti gli enti pubblici.

    La scoperta: «Sei morta, non posso curarti»

    Un mese dopo, in settembre, è andata dal suo medico per i soliti problemi di sinusite e ha scoperto di essere morta: «Dunque, essendo morta – le ha detto il medico – io non posso né visitarla né prescriverle delle medicine». Gaetana fa le corna, si accerta di essere se stessa, forse si tocca il polso con le dita, forse si guarda allo specchio, forse si pizzica un braccio, va in Comune sulle sue gambe per comunicare di essere in vita. L’Ufficio anagrafe ne prende atto e risolve lo spiacevole equivoco con tante scuse. Ma quando Gaetana torna dal medico, si accorge di essere ancora morta: eppure le sembra di essere viva, ha un bambino di sette anni, un marito, nessuno direbbe che è defunta. Ha lavorato come operaia agricola in un vivaio, poi in un’industria di frutta surgelata, in un supermercato, nella cucina di una rosticceria. E a vederla muoversi, parlare, camminare, gesticolare, neanche i suoi datori di lavoro e i suoi colleghi sospetterebbero di avere a che fare con una persona defunta. La burocrazia nazionale, invece, si ostina a confonderla con la povera omonima e compaesana morta, lei sì, davvero.


    Tre anni di limbo

    In casa, i genitori la chiamano da sempre Natalina, quasi a dichiarare l’evidenza del lieto evento a scanso di equivoci e a futura memoria. Ma non c’è nulla da fare. Se è vero che il Comune l’ha fatta rinascere dopo la prima contestazione, al di fuori di Comacchio Natalina resta la fu Gaetana Simoni. E ogni volta che presenta la sua carta sanitaria, al medico o in farmacia, le ricordano che è morta: «Ho dovuto persino farmi prescrivere degli antibiotici con il nome di mio marito, e la richiesta di una gastroscopia mi è stata respinta. Per fortuna in questi anni non ho mai dovuto rinnovare la carta d’identità, il passaporto o la patente, altrimenti sarei rimasta senza documenti».

    Morta anche per il fisco

    Tre anni di limbo, senza mai dimenticare i documenti di riconoscimento e il certificato di morte dell’omonima, da esibire nel caso qualcuno le contestasse di non essere in vita. Qualche giorno fa, sperando di uscirne definitivamente, è andata all’Agenzia delle Entrate chiedendo una nuova tessera sanitaria, visto che la vecchia era in scadenza, ma la richiesta è stata respinta. Anche per il fisco era deceduta, visto che erano in possesso di un atto di successione ricevuto dagli eredi.

    La «resurrezione»

    Il miracolo si è compiuto solo ieri, quando la fu Gaetana Simoni ha raccontato la sua morte amministrativa alla Nuova Ferrara: l’articolo di Annarita Bova ha sollevato il polverone e così, nel giro di un’oretta, Natalina è tornata in vita, pare, definitivamente, o meglio fino a nuovo avviso. Ha dovuto mettere in piazza la sua morte presunta per essere presa sul serio: e ora si augura che i suoi contributi non siano stati inviati in Paradiso, all’indirizzo della defunta realmente defunta. Per fortuna non ha perso il buon umore: «Che cosa dovevo fare? Ogni volta che mi dicevano che ero morta, mi sembrava una barzelletta, li guardavo e ridevo».



    Deficienti!!! <-- è un link

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    Predefinito Re: «Lei è morta, non posso curarla» L’incubo burocratico di Gaetana

    i paradossi della burocrazia
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
    (Pablo Neruda - Attribuita)

 

 

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