Italia: stato di polizia, patria del diritto al rovescio. Come il Sud ha impresso il suo stile al Paese. | L'Indipendenza Nuova

Siamo il paese della carta bollata; dobbiamo esibire il certificato di esistenza in vita nel caso in cui l’impiegato avesse dubbi sullo stato di salute del cittadino-suddito.Vige in Italia la carta d’identità sconosciuta altrove. Negli Stati Uniti,dove la carta d’identità non esiste, in albergo si può dare, volendo, un nome qualunque perché, fino a prova contraria, il cittadino non è considerato un elemento sospetto da schedare. I dati personali del cliente restano riservati. Non vengono trasmessi alla polizia, come succede in Italia dai tempi del fascismo, perché – se qualcuno non lo sapesse – fu proprio il fascismo, nel 1926, Anno IV dell’Era Fascista, dopo l’emanazione delle leggi speciali dell’anno prima, a introdurre la carta d’identità allo scopo di controllare e schedare i cittadini e limitarne la libertà personale; e la Repubblica “democratica e antifascista”, non solo non l’ha abolita, insieme a tanti altri provvedimenti di stampo fascista, ma continua a fare obbligo all’albergatore di trasmettere le generalità del cliente alla Questura, come avveniva nel Ventennio. In Italia un uomo è sempre sospetto. Ma lo stato di polizia è precedente all’avvento del fascismo. L’Italia non è mai stato un paese liberale.
E’ successo che il Sud borbonico, privo di regole e libertà moderne, dopo essere stato conquistato, ha finito per imprimere il suo stile autoritario e burocratico al resto del paese, specie nel Lombardo-Veneto,che vantava leggi civili fin dai tempi del glorioso e tollerante Impero d’Austria. Così l’Italia, fatta l’unità, invece di rifarsi ai modelli migliori, ha fatto propri i peggiori riuscendoci perfettamente. Vecchie leggi e regolamenti, mai aboliti, continuano a perseguitarci e a limitare la nostra libertà personale. La divisa del questurino fa ancora paura ancorché in assenza di reato; solo se passa un’auto dei carabinieri, chi è alla guida istintivamente rallenta anche se viaggia nei limiti del consentito.
E’ un riflesso condizionato che nei paesi più ordinati e civili non esiste. Milano ha perduto il suo ruolo storico di “capitale morale” e nel traffico e negli altri comportamenti quotidiani assomiglia sempre più a una qualsiasi altra città italiana e mediterranea. L’autorità incute timore perché è associata all’istinto di arbitrio e di prevaricazione. Il ”lei non sa chi sono io” è una intimidazione che non farebbe presa in un stato liberale in cui tutti i cittadini sono uguali e con pari diritti.
Gli Stati Uniti solo dopo l’11 settembre hanno reso più restrittive le leggi sull’immigrazione, introducendo anche per gli italiani (esenti, come gli altri cittadini europei, dal visto d’ingresso) il passaporto ottico, che consente un controllo istantaneo e selettivo del cittadino straniero, senza ledere i suoi fondamentali diritti. All’interno del Paese un documento come la carta d’identità non potrebbe mai essere introdotto perché sarebbe in assoluto contrasto con lo spirito di libertà individuale che è alla base del sistema americano.
Al contrario la nostra burocrazia è tirannica, priva di umanità, ma ha maglie larghe che, per inefficienza, consentono le più vistose impunità. Il cittadino comune è torchiato, perseguitato da leggi che non gli danno scampo. Ma esiste una vasta fascia di evasione-evidentemente consentita-rappresentata dalla legione di badanti, domestici, ”femme de menage”, est europei, asiatici e sudamericani che lavorano in nero e mandano gran parte dei loro ricavi nei paesi d’origine. Qui il fisco è stranamente blando e remissivo. Dove l’accertamento è più difficile e problematico, lo Stato vi rinuncia, per accanirsi sul contribuente italiano che non può sfuggire. Questa è l’Italia d’oggi: la patria del diritto e del rovescio.