A Bruxelles l’allerta terrorismo resta al massimo livello e l’intera città è blindata e spenta, con scuole e metro chiuse, come le università, i centri commerciali, i cinema e i centri sportivi e Salah Abdeslam, il ricercato numero uno per gli attentati di Parigi, non è stato ancora trovato. Nonostante la massima organizzazione, il caos regna sovrano, gli abitanti hanno paura e c’è una gran voglia – oltre che un gran bisogno - di tornare alla normalità.

Il regista belga Jaco Van Dormael la conosce molto bene, visto che è lì che abita da molti anni. “Bruxelles è il simbolo della tristezza europea, dove tutto è grigio e dove piove sempre, ci sono ingorghi ovunque ed è da lì che vengono tutte le rotture di balle”, ha spiegato all’Huffington Post. “Quello che vi sta succedendo in questi giorni, però, è davvero troppo e non ha nulla a che vedere con la religione, ma con la stupidità umana”.

Un uomo - interpretato da uno degli attori più famosi e richiesti del Belgio, Benoït Poelvoorde - che ha un figlio morto che tutti chiamano JC (Gei-ssì), una moglie che non ama, costretta a guardare sempre le partite di hockey, quando invece vorrebbe guardare il baseball, e una figlia di dieci anni, Ea (Pili Groyne), che dopo l’ennesimo litigio col padre e dopo aver manomesso il suo vecchio computer da cui governa il mondo, decide di fuggire dall’oblò della lavatrice e di andare alla ricerca dei sei apostoli per combattere la sua ira, fornendo agli uomini, tramite sms, la data del loro decesso.

“Il film è una storia surrealista in cui sono le donne le vere protagoniste”, ha tenuto a precisarci il regista. “Abbiamo voluto portare avanti un’utopia che è quella di ridere di tutto e di tutti, e credo che ci siamo riusciti. I protagonisti (tra cui Catherine Deneuve, ndr), sono sei grandi ustionati dalla vita, sei magnifici perdenti che si rendono conto che c’è sempre un bisogno di reagire, l’importante è rendersene conto”. “Nessuna paura, ha aggiunto, di turbare la Chiesa Cattolica: non provo nessun gusto nel cercare di scioccare, ma non ho nemmeno tentato di evitare di essere scioccante. Ho semplicemente raccontato una storia”.

Dio esiste e vive a Bruxelles, in effetti, assomiglia molto ad una favola: c’è un cattivo e ci sono i buoni, c’è la realtà ma c’è anche il sogno, ci sono i colori, gli oggetti e gli animali che fanno pensare ad un mondo incantato (dalle giraffe per strada al gorilla in camera da letto, in versione amante della Deneuve), ci sono i colpi di scena, le magie, il trionfo del bene e molto altro ancora. Tanti gli omaggi ai registi che Dormael ha amato molto, da Tarkovskij (la scena dei due bicchieri di latte) a Ferreri fino a Fellini. Perfetta la colonna sonora che va ad arricchire un film che è un piccolo gioiello che vi conquisterà.