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  1. #1
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    Predefinito Banche, credito e risparmio: l’Europa viola la Costituzione

    Dopo l’unione monetaria, un’altra sciagura incombe sull’Europa: l’unione bancaria, il sistema unificato di vigilanza sulle banche nazionali.

    Il suo avvio è stato preceduto lo scorso anno da una misura destinata a stimare lo stato di salute delle varie banche, a tal fine sottoposte a uno stress test. L’idea non era malvagia, giacché la speculazione finanziaria cui si sono dedicate, e tutt’ora si dedicano, costituisce una delle principali cause della drammatica crisi che stiamo vivendo. Stupisce però che l’Europa sia molto preoccupata della tenuta delle banche, ma nel contempo conduca politiche che portano al dissesto dei sistemi di sicurezza sociale, almeno altrettanto indispensabili a fronteggiare la crisi. Se quei sistemi fossero sottoposti a stress test, emergerebbe ciò che si vede a occhio nudo: che la perdita di posti di lavoro, incredibilmente affrontata con la precarizzazione e la svalutazione del lavoro, richiede di lenire la macelleria sociale con risorse decisamente più ambiziose di quelle contemplate dal culto dell’austerità.

    Stupisce poi che, per fronteggiare la finanziarizzazione dell’economia, la politica richieda la solidità patrimoniale di chi la incalza, invece di vietare le pratiche che si reputano dannose. Evidentemente si sconta qui uno dei principali limiti ideologici del neoliberalismo, che non ammette ostacoli alla libertà di mercato, pensando che per tutelare i cittadini sia sufficiente imporre freddi standard qualitativi o meri obblighi informativi.

    Che si tratti di una posizione dettata da mera ideologia, e quindi da cecità rispetto ai dati ricavabili dall’osservazione del reale, lo vediamo anche con riferimento alla recente disciplina europea sul cosiddetto bail in, il salvataggio interno delle banche[1]. Quando navigano in cattive acque, devono ora risanarsi con i soldi dei risparmiatori: prima di chi ha investito negli strumenti finanziari più rischiosi, quindi degli azionisti, poi degli obbligazionisti, e infine dei correntisti.

    Sulla carta questo schema fila liscio. Evita che il salvataggio delle banche comporti per le casse degli Stati le spese folli che hanno finora sostenuto: nell’Eurozona ben 800 miliardi di Euro, dei quali solo 330 recuperati, erogati tra il 2008 e il 2014[2]. E inoltre penalizza chi ama trarre profitti dalla mera speculazione, comportamento che certo non merita l’intervento della fiscalità generale nel caso in cui siano frustrate le aspettative di un facile guadagno.

    Questo, come si diceva, sulla carta. Nella realtà, però, le cose stanno funzionando diversamente, e le vicende di questi ultimi giorni ce lo mostrano in modo particolarmente drammatico. Non ci stanno rimettendo gli speculatori, ma persone che hanno visto andare in fumo i propri risparmi, spesso i risparmi di una vita. Persone che pensavano di aver fatto un investimento sicuro, che non volevano realizzare guadagni facili, ma semplicemente mettere i propri soldi al riparo dall’inflazione. E che sono state truffate dalle loro banche: per questo, e solo per questo, ci hanno rimesso. Il tutto mentre chi amministrava i loro soldi ha commesso gravi illeciti, avendo ciò nonostante percepito compensi da favola. E mentre erano in corso controlli delle autorità nazionali di vigilanza, che evidentemente non sono sufficienti neppure a limitare i danni di una gestione fuori dalle regole dell’attività bancaria.

    Non solo. L’Unione europea vuole che i clienti di una banca siano da considerare come i consumatori di una merce qualsiasi, e che dedichino tempo ed energie a ponderare i vantaggi e gli svantaggi dei loro acquisti. Motivo per cui la loro tutela passa solo eccezionalmente dal divieto di pratiche considerate abusive: basta di norma l’obbligo di informare, sul presupposto che il cliente informato sia capace di valutare i molteplici aspetti di un investimento, determinando con la sua scelta l’espulsione dal mercato degli operatori inaffidabili.

    Qui più che altrove è chiaro che il mito del consumatore razionale, capace di operare la scelta efficiente alla sola condizione di possedere un adeguato livello di informazioni circa i termini dell’affare, costituisce un paccottiglia ideologica. Soprattutto in casi come questi, che riguardano la circolazione di prodotti, come quelli bancari, oscuri persino agli occhi degli esperti.

    Che i prodotti finanziari, nel momento in cui sono acquistati con il risparmio, non siano prodotti qualsiasi, lo dice anche e soprattutto la Costituzione italiana, che impone allo Stato di incoraggiarlo e tutelarlo (art. 47)[3]. E non è un caso se lo dice nella stessa disposizione in cui si fa riferimento al credito, altro settore da cui ricavare la distanza tra ciò che servirebbe per alleviare gli effetti della crisi e ciò che invece le banche concedono alla collettività. Infatti, mentre da un lato risolvono i loro problemi saccheggiando il risparmio, dall’altro non concedono credito, ponendo così molte piccole e medie imprese di fronte a un drammatico bivio: fallire o ricorrere agli usurai[4].

    Eppure è sempre la Costituzione italiana a dire che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale “senza distinzione di condizioni personali e sociali” (art. 3): che dunque non si può rifiutare un mutuo a un lavoratore precario solo perché non può offrire le stesse garanzie di un lavoratore a tempo indeterminato. Se non altro perché, grazie alle controriforme renziane del diritto del lavoro, i lavoratori a tempo indeterminato non si trovano in una situazione migliore dei lavoratori precari.

    Certo, per tutelare il risparmio anche quando il risparmiatore non ha tenuto un comportamento razionale, così come per concedere il credito senza discriminazione alcuna, occorre attribuire allo Stato compiti incompatibili con la costruzione dell’Europa neoliberale. Ma è proprio questo il punto: per il credito e per il risparmio non valgono, almeno non sempre, le dure leggi del mercato. E non valgono perché la Costituzione italiana promuove lo sviluppo della persona come valore assoluto, anche e soprattutto contro il funzionamento del mercato. Tutto l’opposto di quanto afferma l’Unione europea, che pensa di promuovere lo sviluppo della persona attraverso il mercato: motivo per cui concepisce l’inclusione sociale come inclusione nel mercato, e promuove la riduzione del cittadino a consumatore.

    Ancora una volta è la nostra tradizione costituzionale a rappresentare il punto di riferimento per contrastare i diktat di Bruxelles. Non le generiche affermazioni populiste della destra che prima chiede più mercato, tacciando di statalismo comunista ogni tentativo di resistergli, e poi si scandalizza se il mercato produce povertà ed emarginazione sociale.

    Siamo insomma di fronte all’ennesima dimostrazione di quanto la Costituzione italiana sia incompatibile con questa Europa[5]: come con il pareggio di bilancio, l’attacco allo Stato sociale, le privatizzazioni, le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro, solo per citare alcuni esempi.

    E siamo di fronte al solito utilizzo di metri diversi a seconda che a violare le regole europee siano i tedeschi o gli altri. Per il salvataggio delle loro banche, le vie sono infinite: comprendono, da ultimo, il nuovo prestito di 86 miliardi di Euro alla Grecia, che ai cittadini di quel Paese martoriato non arriveranno mai, essendo soprattutto destinati a risanare i debiti con la Germania e le sue banche. Le quali, dallo scoppio della crisi, hanno oltretutto beneficiato di notevoli aiuti di Stato, quelli assicurati loro dal Ministro socialdemocratico delle finanze Peer Steinbrück. Quest’ultimo non vide o non volle vedere la crisi, affermando sino a pochi giorni dopo la bancarotta di Lehman Brothers, dichiarata il 15 settembre 2008, che non avrebbe coinvolto le banche tedesche. Ovviamente finì poco dopo per destinare al loro salvataggio centinaia di miliardi di Euro, 480 per l’esattezza: fu questa la dotazione del Fondo per la stabilizzazione del mercato finanziario, istituito in gran fretta il 17 ottobre 2008, del quale l’esecutivo poteva oltretutto liberamente disporre senza coinvolgere il parlamento[6].

    Ora, però, i tedeschi reputano che qualsiasi intervento pubblico volto a soccorrere i risparmiatori di una banca non tedesca in crisi sia da reputare un aiuto di Stato: vietato dal diritto europeo in quanto ingerenza nei meccanismi attraverso cui gli operatori economici incapaci di reggere la concorrenza vengono espulsi dai mercati. Eppure sono gli stessi tedeschi la cui economia si regge sugli aiuti di Stato, a partire da quelli utilizzati per integrare lo stipendio di quegli otto milioni circa di lavoratori che hanno un cosiddetto lavoro “marginale”: i cosiddetti Minijob, se retribuiti 450 Euro al mese, e i Midijob, se il salario è contenuto entro gli 850 Euro, cifre integrate dalla fiscalità generale sino alla concorrenza di quanto si reputa indispensabile a condurre una vita dignitosa[7].

    Ma, come si sa, i tedeschi sono i tedeschi. Sono convinti di meritare trattamenti riservati in nome della loro generosità: un giorno si sdebiteranno con i Paesi europei che avranno contribuito a impoverire.

    Infatti, un recente editoriale su un prestigioso settimanale di area progressista, si è invocato l’allentamento delle politiche di austerità e l’adozione di un programma di investimenti pubblici. Questo, però, per la sola Germania, mentre per i Paesi sudeuropei si continua a prescrivere il rispetto dei piani della Troika, quindi il taglio della spesa pubblica. Il tutto addolcito da una sorta di patto tra la locomotiva d’Europa e gli Stati meridionali: con i soldi dei nuovi investimenti, la Germania troverà lavoro per i disoccupati del sud[8].

    Torneremo insomma all’epoca dei Gastarbeiter, i lavoratori ospiti reclutati decenni or sono dalla Germania, in base a specifici accordi con i governi dei Paesi che registravano alti livelli di disoccupazione. L’Italia, nel 1955, fu il primo Paese a concludere un simile accordo, facendone poi largo uso fino a tutti gli anni settanta. Allora, la preoccupazione di molti era di non morire democristiani. Se avessero saputo, avrebbero forse espresso il desiderio di non morire Gastarbeiter.
    (NOTA MIA: in realtà anche Mussolini regalava lavoratori italiani "volontari" al Reich https://books.google.it/books/about/...d=5yIuAQAAIAAJ)

    NOTE

    [1] Direttiva del 15 maggio 2014 n. 59 “che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”.

    [2] Dati del Sole 24 Ore del 18 settembre 2015, p. 35.

    [3] E. Grazzini, L’Unione bancaria europea colpisce i risparmiatori e la banche italiane (30 novembre 2015), L'Unione Bancaria europea colpisce i risparmiatori e le banche italiane - micromega-online - micromega.

    [4] A. Canella, Accesso al credito: come le mafie seducono le imprese (28 ottobre 2015), http://www.radiocittafujiko.it/news/...ono-le-imprese.

    [5] V. Giacché, Costituzione italiana contro Trattati europei, Reggio Emilia, 2015.

    [6] Finanzmarktstabilisierungsgesetz del 17 ottobre 2008.

    [7] Tutto questo viene previsto dalle cosiddette riforme Hartz varate durante il Cancellierato del socialdemocratico Gerhard Schröder: cfr. il Zweites e il Viertes Gesetz für moderne Dienstleistungen am Arbeitsmarkt, ripettivamente del 23 dicembre 2002 e del 24 dicembre 2003.

    [8] Denken Sie um, Frau Merkel!, in Der Speigel dell’8 settembre 2014, p. 14.

    Banche, credito e risparmio: l?Europa viola la Costituzione - micromega-online - micromega

  2. #2
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    Predefinito Re: Banche, credito e risparmio: l’Europa viola la Costituzione

    che centra la costituzione italiana con il neoliberismo , le banche , la germania , etc?
    Guarda che sei liberissimo di andare a vivere nella cina comunista o nella corea del nord

  3. #3
    .
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    Predefinito Re: Banche, credito e risparmio: l’Europa viola la Costituzione


  4. #4
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    Predefinito Re: Banche, credito e risparmio: l’Europa viola la Costituzione

    Citazione Originariamente Scritto da PINOCCHIO Visualizza Messaggio
    che centra la costituzione italiana con il neoliberismo , le banche , la germania , etc?
    Guarda che sei liberissimo di andare a vivere nella cina comunista o nella corea del nord
    La Costituzione ha vìolato la Costituzione
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  5. #5
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    Predefinito Re: Banche, credito e risparmio: l’Europa viola la Costituzione

    Citazione Originariamente Scritto da Ivan Visualizza Messaggio
    Anche no
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

 

 

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