Che Vittorio Sgarbi non sia uno che le manda a dire lo si sapeva da tempo. L’ultima vicenda che lo vede protagonista (oltre al malore che lo ha colpito qualche giorno fa) riguarda l’originale e albero di Natale installato dal comune di Urbino, città di cui Sgarbi era assessore alla Cultura (anzi, alla “Rivoluzione”) fino a stamattina.
L’albero – una struttura in metallo dalla forma piramidale, composta da una serie di lastre di marmo scolpite da artisti locali – è stato collocato nella centralissima piazza della Repubblica, coprendo tra l’altro la storica fontana della città di Raffaello. L’opera aveva suscitato critiche in città già durante le fasi di montaggio, sia per il dubbio gusto estetico che per presunti costi elevati che l’amministrazione comunale avrebbe sborsato. A distanza di qualche giorno dalla sua inaugurazione, avvenuta l’8 dicembre durante la tradizionale Festa del Duca d’Inverno, è arrivato però l’affondo più duro. Da parte proprio di Vittorio Sgarbi, che – lontano da Urbino – non era stato messo a conoscenza dal sindaco né dai colleghi di giunta di quella che in un post sulla sua pagina facebook ha definito “un’inutile bruttura immorale”, minacciando le dimissioni qualora la giunta non avesse provveduto immediatamente a rimuovere l’albero della discordia.

Sgarbi e l’albero scandalo

La dichiarazione ha suscitato immediatamente polemiche e discussioni, tanto che per giorni in città non si è parlato d’altro. I Verdi di Urbino avevano persino organizzato un flash-mob notturno dinanzi all’ “albero-scandalo”, annunciando la presenza dello stesso Sgarbi che non si è presentato perché (a suo dire) non ne sapeva nulla, lasciando delusi decine di sostenitori e curiosi che lo avevano atteso oltre la mezzanotte, resistendo alle fredde temperature notturne urbinati.
Tra denunce alla soprintendenza, interrogazioni parlamentari e accuse reciproche tra gli stessi membri della giunta, la tensione è andata avanti per qualche giorno, fino a quando sembrava profilarsi all’orizzonte una tregua, con la promessa – da parte del sindaco Maurizio Gambini – di un incontro risolutivo con il suo assessore da tenere alla vigilia di Natale. La sera del 16 dicembre, tuttavia, Sgarbi veniva colpito da un malore che lo ha costretto al ricovero di urgenza all’ospedale di Modena, e che – a suo dire – per poco non lo mandava all’altro mondo. Pochi giorni, però, sono stati sufficienti al critico d’arte per recuperare tutte le forze, e per tenere fede alle promesse.

E così, nella mattinata sono arrivate le dimissioni dalla giunta di cui Sgarbi era entrato a far parte sin dall’insediamento di Gambini, eletto nel giugno 2014, primo sindaco di centrodestra dopo sessant’anni di giunte rosse. La nomina del noto critico d’arte per l’assessorato era stata stabilita da un patto pre-elettorale con i Verdi, che avevano aderito alla coalizione di centrodestra facendo apporre sul proprio simbolo proprio il nome di Sgarbi, anche ai fini di una maggiore visibilità. Tuttavia, l’esperienza amministrativa dell’Assessore alla Rivoluzione ha avuto vita breve, e concluderla a causa di un albero di Natale non è apparso agli urbinati un gesto opportuno. In molti, a Urbino, si chiedono adesso se davvero valeva la pena nominare in giunta una personalità così ingombrante, visto l’epilogo della vicenda. Viste, soprattutto, le sporadiche presenze dell’assessore Sgarbi in una città che deve proprio a “cultura e centro storico” il suo prestigio e le sue entrate.


Scritto da: Antonio Folchetti
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