L'Huffington Post
Per un Paese abituato a vedere circolare banconote da cento trilioni di dollari locali non sembra nemmeno una notizia così sorprendente. Eppure la novità non è affatto secondaria. Lo Zimbabwe ha annunciato infatti l’adozione dal 2016 dello Yuan, la moneta cinese, come valuta legale per i pagamenti.Un’apertura a Pechino arrivata non a caso insieme alla decisione cinese di cancellare un debito da 40 milioni di dollari contratto dal Paese africano. Così lo Zimbabwe ha scelto di rafforzare il proprio legame politico ed economico con il gigante asiatico, spianando le porte a una ulteriore colonizzazione – quella monetaria - più sotterranea ma non meno intrusiva delle forme più tradizionali.
Per lo Stato guidato da Robert Mugabe l’impatto è in parte temperato dal fatto che da oltre sei mesi il governo ha abbandonato per sempre la propria moneta nazionale, adottando già per le transazioni pubbliche altre valute straniere come il dollaro americano e il rand sudafricano e lo Yuan si aggiunge quindi a quelle già esistenti, dopo che già da molto tempo aveva iniziato a circolare nel Paese nei comuni scambi tra privati.
La scelta dello Zimbabwe di consegnare integralmente la propria sovranità monetaria nelle mani degli altri Paesi si era resa necessaria dopo che il governo aveva dovuto alzare bandiera bianca di fronte all’iperinflazione da record che aveva cominciato ad affliggere il Paese a partire dagli anni duemila.
Soltanto per dare un ordine di grandezza, mentre l’Eurozona si affida alla bacchetta magica di Mario Draghi per portare l’inflazione dell’Eurozona dallo 0,2% vicino al 2%, in Zimbabwe nel 2009 il livello medio dei prezzi ha raggiuto nel 2008 il 231,000,000%. A gennaio, quando il governo ha annunciato l’addio definitivo alla propria valuta, ha fissato il cambio a un dollaro Usa per 35 quadrilioni (cioè 35 milioni di miliardi) di Zim-Dollars.
Numeri stratosferici a parte, l’espansione economica della Cina in Africa non è più una novità da molto tempo. Come ha ricordato Repubblica, sono ormai pochi e minori i Paesi del continente che non vantano oggi investimenti cinesi. Per tutti gli altri Pechino uno dei maggiori partner commerciali. Un’espansione economica di cui la Cina ha beneficiato acquistando dai Paesi africani materie prime a basso costo e promuovendo in cambio grossi investimenti in infrastrutture. Un modello però reso più fragile dalla frenata dell’economia cinese che ha trascinato giù il prezzo delle materie prime, di cui Pechino è stato a lungo il più grande acquirente. La nuova strategia del presidente Xi Jinping – ha ricordato Repubblica – non si fonderebbe più soltanto su uno scambio materie prime-infrastrutture, ma sulla necessità di costruire in Africa una rete di alleanze da far valere poi nelle grandi istituzioni mondiali.