Eutanasia. I radicali pagheranno l?ultimo viaggio | Avanti!
Nove anni dopo la morte di Piergiorgio Welby, gravemente malato e che ottenne il distacco del respiratore che lo teneva in vita, la storia si ripete: Dominique Velati, militante radicale e malata terminale, ha ottenuto il suicidio assistito in Svizzera, a Berna, ed è deceduta il 15 dicembre. Lo ha reso noto il radicale Marco Cappato autodenunciandosi per aver aiutato la donna ad ottenere l’eutanasia. Cappato ha annunciato la disobbedienza civile, contravvenendo al Codice penale italiano.
La notizia della morte di Dominique Velati è stata resa nota in una conferenza stampa nella sede del Partito radicale da Marco Cappato, Mina Welby e dal segretario dell’associazione ‘Luca Coscioni’, Filomena Gallo.
Velati, ha spiegato Cappato, è stata la prima persona aiutata economicamente ed ‘accompagnata’, in territorio italiano, nell’iter per l’ottenimento dell’eutanasia in Svizzera. Il caso della donna, militante radicale, era già rimbalzato sui mezzi di comunicazione con il suo annuncio di volersi recare in Svizzera per morire. Velati, ha reso noto Cappato, “ha ottenuto il suicidio assistito a Berna lo scorso 15 dicembre, ed oggi ne diamo notizia seguendo le volontà da lei indicate in merito ai tempi per rendere pubblico l’evento”.
“Sono circa 90 le richieste ricevute nelle ultime settimane – ha sottolineato l’esponete radicale – da parte di cittadini malati terminali che chiedono un aiuto per ottenere l’eutanasia in Svizzera”. I Radicali hanno reso noto di aver già inviato comunicazione alla Questura di Roma, alla Procura generale della Repubblica ed al ministro della Giustizia dell’iniziativa illustrata, autodenunciandosi per l’aiuto fornito a Dominique Velati e per quello che si preparano ad offrire anche ad altri malati che lo richiedessero.L’aiuto dato dai radicali consiste nel pagamento del biglietto di viaggio ai malati terminali che vogliono il suicidio assistito in Svizzera. L’azione contravviene agli articoli del Codice penale che prevedono la reclusione per chi agevola l’esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo”. Cappato ha anche annunciato la sua autodenuncia alle Forze dell’ordine. Si tratta, ha spiegato Cappato, di un ulteriore “salto in avanti: prima fornivamo a chi lo chiedeva solo informazioni per prendere contatti con la Svizzera, ma ora aiuteremo concretamente i cittadini a preparare tale atto sul territorio italiano, e ciò si configura come reato. Abbiamo anche aperto il sito Soseutanasia.it per una raccolta fondi. Se non saremo fermati, continueremo ad aiutare le persone che lo chiedono ad andare in Svizzera per ottenere il suicidio assistito. Ciò – ha aggiunto – fino a quando il Parlamento non si assumerà le proprie responsabilità esaminando la proposta di legge di iniziativa popolare depositata già nel 2013″. Dunque, ha sottolineato Cappato, “la nostra attività di aiuto e supporto diventerà strutturata, se non ci fermeranno e fino a quando il Parlamento non avvierà la discussione sulla questione del fine vita”.“Io penso – ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – e questo lo dico non tanto come ministro ma come persona, bisognerebbe aiutare queste persone a vivere e aiutare a trovare nella vita, anche nella malattia, la propria dignità, la speranza”. “Spesso parliamo di persone abbandonate, sole, e questo forse è uno degli aspetti più tragici della malattia”.