Dante, quel morto di sonno...
Agnolo Bronzino, Ritratto allegorico di Dante, 1532-1533
Nella Divina Commedia sono numerosi i mancamenti di Dante, non solo nell'Inferno, ma anche nelle altre cantiche e persino in altre opere poetiche, come nella Vita Nova.
Queste sue frequenti cadute e visioni oniriche furono oggetto di studio fin dall'Ottocento; per esempio, indussero Cesare Lombroso, il discusso inventore dell’antropologia criminale, ad attribuire queste manifestazioni all'epilessia. Le prove, secondo Lombroso, erano fornite dallo stesso Dante, che nella Divina Commedia asseriva di aver iniziato il famoso viaggio intorpidito dal sonno e dove i riferimenti alla spossatezza fisica e all'impellente necessità di dormire, spesso in conseguenza di forti emozioni, sono continui. La tesi di Lombroso è stata ripresa in seguito da altri esperti; la più recente è quella di Marco Santagata autore di Dante. Il romanzo della sua vita (2012). Mentre il dantista Francesco Fioretti, che ha dedicato diversi libri al poeta (La Selva oscura; La profezia perduta di Dante; Il libro segreto di Dante), e lo psichiatra Bruno Biancosino dell'Università di Ferrara hanno spiegato gli stessi fenomeni con l'ergotismo, l'intossicazione da segale cornuta.
Sempre ai giorni nostri, un'analisi più accurata e scientifica di svenimenti, cadute e colpi di sonno nell'opera del divino poeta ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che Dante soffrisse di narcolessia, una malattia rara che colpisce 4 persone su 10.000. Il primo a fare una ricerca approfondita di questa patologia nei versi di Dante è stato, qualche anno fa, Giuseppe Plazzi, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche e neurologiche dell'Università di Bologna, in un articolo pubblicato sulla rivista Sleep Medicine. Questa tesi è stata confermata ora da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Medicina Evoluzionistica dell'Università di Zurigo, che ripropone questa tesi in una ricerca pubblicata su The Lancet Neurology.
«Il nostro studio conferma la tesi di Plazzi da un punto di vista clinico. Nei celebri versi Vedi la bestia per cu' io mi volsi; / aiutami da lei, famoso saggio, / ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi abbiamo identificato un'antica descrizione della reazione 'attacco-fuga', che si verifica in risposta ad un pericolo. Consiste di una serie di risposte fisiologiche mediate dal sistema nervoso autonomo, come l'accelerazione della frequenza del battito cardiaco e della respirazione, il maggior apporto di sangue ai muscoli destinati alla lotta/fuga, la dilatazione della pupilla - spiega il dottor Francesco Maria Galassi, primo autore dello studio coordinato dal professor Frank J.Rühli - .Questo è evidente dal riferimento di Dante al fatto che gli tremano le vene i polsi. Ora 'le vene e i polsi' è una figura retorica che impiega due o più parole per esprimere un unico concetto, pertanto il verso andrebbe letto come "le mie vene pulsanti", ossia "le mie arterie". Il polso frequente riflette pertanto la tachicardia stimolata dalla visione del pericolo, la lupa in questo caso che spinge Dante giù dal monte. Il collegamento con la narcolessia sta nella natura dello stimolo che causa la reazione attacco-fuga: la lupa, come osservò il dantista Natalino Sapegno, è un'immagine simbolica potentissima, che sembra riflettere una esperienza psicologica più che fisica del poeta; in altre parole, testimonia uno stato di ansia importante. L’ansia, come dimostrano studi recenti, è una condizione fortemente associata alla narcolessia».
«Il fatto che Dante dice di iniziare il viaggio pien di sonno, i continui riferimenti alla spossatezza fisica accompagnata da crolli e dalla necessità di dormire, spesso a seguito di forti emozioni, come dopo il racconto delle peripezie di Paolo e Francesca; oppure, la stessa natura di alcune descrizioni trovate nel poema rispecchia la natura onirica, come osserva Plazzi, di 'sogno lucido' tipica dei pazienti narcolettici», spiega Galassi.
Di fronte a queste nuove evidenze, cosa potrebbe confermare in modo definitivo la tesi che Dante soffrisse di narcolessia? «L'ipotesi di Plazzi è confermabile solo con un'analisi genetica dei resti del poeta. Ma alla luce della nuova evidenza addotta dal nostro studio, assume una maggiore consistenza storico-clinica», aggiunge Galassi. Le persone che soffrono di narcolessia hanno improvvisi attacchi di sonnolenza durante il giorno, a cui non riescono a sottrarsi. Possono manifestarsi in qualsiasi momento della giornata e durante ogni tipo di attività. Lo studio fa parte del progetto maggiore Morfologia della Patologia nel corso della Storia, che contiene una sezione con le diagnosi retrospettive nei personaggi storici. L'analisi delle malattie nei protagonisti della storia è fondamentale perché, le biografie dei grandi personaggi sono ricche di indizi di rilevanza medica.