scrivo avendo letto solo il testo postato di repubblica.
per come la vedo io, non bisogna staccarsi dall'illuminismo e dai movimenti riformisti dei tre secoli passati
ma riscoprirne lo spirito che è quello di critica alla tradizione e all'imperio di sovrastrutture sull'individuo.
oggi alcune idee progressiste sono diventate tradizionali e quindi ostacolo alla piena realizzzazione dell'individuo: penso a tutta la retorica terzomondista e femminista.
penso inoltre che il welfare non sia questione tanto o solo di socialità ma di libertà. senza un welfare forte non si ha libertà dell'indivuo. è inutile stabilire dei diritti solo sulla carta se nella pratica non vi può essere piena realizzazione di questi diritti. è un discorso che può trovare appigli nella tradizione socialista con rosselli e pertini.
il capitalismo e il libero mercato sono due cose diverse per quanto mi riguarda. il capitalismo non è il libero mercato ma le dittatura di chi possiede il capitale (pubblico, privato, culturale). esso impone il proprio modello.
allora questa dittatura va combattuta ristabilendo veramente la libera circolazione di merci e idee.
e per far questo ognuno deve possedere una possibilità di produrre, si torna cioè al welfare forte per l'individuo e per estensione i territori o i gruppi territoriali. vanno quindi finanziate gli individui tramite quel modello di welfare e vanno finanziati i territori perchè dal basso sorgano attività.
quando quindi si abbandona ad esempio il meridione d'italia o le comunità montane alpine/appennine si commette un errore strategico, si lascia avanzare il deserto capitalista e si rafforza l'accentramento di potere.
più accentramento c'è, meno possibilità di ribellarsi vi sarà.
all'ostacolo di prendere i soldi e finanziare si può addurre ragioni economiche ma queste ragione sono ragioni imposte dalla logica burocratica che a sua volta è quella capitalista.
comprendere che le elite economiche e le loro alleate burocratiche evadono costantemente queste regole che invece applicano a popolo e individui deboli economicamente è il primo obbiettivo.
quanti soldi sono stati dati dall'europa e dall'italia alle banche? quanti ne vengono dati ad una finanza stracciona italia incapace? quanti soldi vengono gettati in ceti burocratici?
con questi soldi, quante nuove iniziative dal basso potrebbero sorgere?
oggi si è trasformato il mondo cooperativo in attività capitalistiche a tutti gli effetti
e l'amministrazione pubblica è più che mai mera esecutrice di questo dominio.
ma sono tigri di carta.
basta solo imporre un'amministrazione diversa e loro saranno costretta ad accettarli perchè avendo il profitto come unico scopo nessun capitalista può permettersi una lotta sul lungo periodo.
io non credo che si debba fare la rivoluzione. la rivoluzione può avvenire solo come constatazione di un modello diverso, dato solitamente dalle tecnologie nuove
ma credo che la politica debba concentrarsi a combattere le accumulazioni di potere(che nella nostra società solo sostanzialmente accumulazioni di capitali) di volta in volta esse si presentano.