Molto interessante, grazie per la segnalazione.
Possiamo anche notare che l'affermazione della razionalità calcolante è un presupposto del capitalismo. Infatti il capitale non conosce il lavoro in quanto attività collocata in un ambiente specifico e con una finalità singolare, ma come attività astratta sempre uguale a se stessa.
L'autoreferenzialità di tale lavoro permette la costituzione del valore, una costituzione che contiene in sé già la negazione di ogni limite, e quindi del mondialismo.
Il problema con Evola sta nel suo forsennato idealismo: nel suo discorso c'è infatti il postulato che tra gli uomini se ne contano alcuni i quali, non si capisce bene perché, non sono figli del loro tempo ma figli di un regime valoriale e tradizionale al riparo di ogni decadenza. Una specie di figli di nessuno, nella cui associazione potrebbe risultare la possibilità di contrastare il brutto andazzo dei tempi.
Ora la parte del pessimista la faccio io, perché dico che questi uomini differenziati non esistono. Il capitalismo non è una cosa da ridere, s'è fatto madre e anche padre di ogni cosa che sta sotto il sole. Quindi il differenziato ha da nascere non sulla nuvola evoliana, ma nelle viscere di questo mondo, sotto il segno della contraddizione, e nel mezzo di quella umanità di troppo.
Altro che differenziato, direi al contrario che il domani nasce nel punto più oscuro del presente.
Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
Pavese
Heidegger dà un altro dispiacere agli heideggeriani: leggeva anche Evola
Roma, 5 gen – “Quando una razza ha perduto il contatto con quello che solo ha e può dare durevolezza — col mondo dell’Essere — allora gli organismi collettivi da essa formati, qualunque sia la loro grandezza e potenza, sprofondano fatalmente nel mondo della casualità”. È stato un ulteriore choc, per la cultura filosofica internazionale, scoprire tale appunto inedito di Martin Heidegger, raccolto sotto la voce “razza”. Lo “scandalo” non deriva tanto dal contenuto della frase, non più “estremista” o “razzista” di altri passaggi heideggeriani, soprattutto quelli scoperti ultimamente nei “Quaderni neri”, quanto dal fatto che si tratta in realtà di una citazione di Rivolta contro il mondo moderno, di Julius Evola.
Martin Heidegger lettore di Evola? A quanto pare sì. Ed è una vera sorpresa, dato che mai il filosofo, in tutti i suoi scritti conosciuti, pubblici o privati, editi o inediti, aveva mai menzionato il pensatore tradizionalista. A fare lo scoop è stato Thomas Vasek, redattore capo della rivista filosofica Hohe Luft, in un articolo intitolato “Un programma di sovvertimento spirituale” e apparso sul supplemento culturale della Frankfurter Allgemeine Zeitung di mercoledì 30 dicembre 2015. In Italia è stato Angelo Bolaffi, ieri, a darne conto su Repubblica.
Sembra, quindi, che Heidegger conoscesse Evola e avesse letto Rivolta. O quanto meno da qualche parte aveva letto questa frase, che egli condivideva in modo talmente forte da trascriverla nei suoi appunti, modificando unicamente la scrittura del termine “essere” (trascritto “Seyn”, con la “y”, secondo gli stilemi arcaicizzanti dell’autore di Essere e Tempo). Sarebbe bello, a questo punto, fare ulteriori ricerche e scoprire quanto Heidegger effettivamente conoscesse di Evola. Ma non lo farà nessuno: secondo la consueta metodologia inquisitoria, il pensiero di questi giganti viene valutato unicamente in termini “processuali”, non filosofici. Non ci si chiede, quindi, la ragione di contaminazioni, incontri, confronti fra scrittori, ma ci si interroga sul gradi di colpevolezza: “L’imputato Heidegger conosceva l’Evola Giulio Cesare Andrea? In che termini era il loro rapporto? Può forse considerarsi la fattispecie di associazione a delinquere di stampo filosofico?”.
È quindi ovvio che per un pensatore indiscutibilmente passato per il nazismo, ma comunque ancora centrale nel pensiero universitario europeo, il fatto di aver frequentato un autore che invece dall’accademia è sempre stato snobbato come peccatore ideologico costituisce un aggravante e un’arma in più in mano al pubblico ministero. Tutto fa brodo, quindi, per riaprire l’infinito dossier Heidegger e per ribadire, con sommo scandalo, quello che tutti dovrebbero aver capito da sempre: ovvero che il filosofo di Messkirch non fu, mai, un buon democratico. Fu invece, sempre, un pensatore antiliberale e antidemocratico, sia pur da differenti punti di vista.
Il frammento ritrovato, tuttavia, dice anche altro. E cioè che Evola, a lungo considerato snobisticamente come una sorta di scribacchino di ciclostilati estremisti, è stato in realtà un autore presente nel dibattito culturale della grande cultura europea del Novecento, sia pur in forme più o meno plateali, più o meno ufficiali, più o meno centrali. Quanto al suo rapporto con Heidegger, sappiamo che, viceversa, egli ne commentò apertamente il pensiero, in particolar modo nel capitolo di Cavalcare la tigre dedicato all’esistenzialismo. Non si tratta, in verità, delle pagine più acute di Evola, che tende a dare del filosofo un’immagine datata e sbrigativa. Sfuggono al pensatore tradizionalista varie piste su cui i due si sarebbero potuti incontrare: dalla critica della tecnica alla storia dell’Occidente come oblio dell’Essere.
Oggi sappiamo che, al contrario, in almeno un’occasione Heidegger guardò con maggiore interesse alle opere evoliane. È una traccia che va approfondita. Ma per farlo, bisognerebbe non essere sbirri del pensiero.
Adriano Scianca
Heidegger dà un altro dispiacere agli heideggeriani: leggeva anche Evola
Credere - Pregare - Obbedire - Vincere
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).
"Anche il Mago Otelma si vergognerebbe di leggere Evola".
(U.Eco)
fantastico...
penso sia doveroso riproporre il noto scritto del noto accademico, nel quale, sine ira et studio, veniva analizzata con lungimirante rigore e profondità l'opera del 'triste figuro'...
http://salvatoreloleggio.blogspot.it...berto-eco.html
Ultima modifica di Carlos Wieder; 05-01-16 alle 19:13
"Associazione a delinquere di stampo filosofico."
Dicono che viaggiare sviluppa l'intelligenza. Ma si dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima.-.G. K. Chesterton
Da notare, come si evince dal dotto articolo, che mentre i zozzoni analfabeti naziskin prevedevano con 30 anni di anticipo l'avvento del terrorismo arabo-islamico, il Prof.Umberto Eco, semiologo,non se ne dava punto ragione di tali esasperazioni iconografiche.
Insomma la profonda stima intellettuale di Eco Prof Umberto per il Mago Otelma (ante laurea in filosofia, precisiamolo) conferma l'apertura mentale del semiologo vanto delle università italiane.