Se alla Sette pensano di poter ricostruire la crisi del 1992 con la fiction di Accorsi e l’analisi di Mentana è meglio che si occupino del campionato di calcio. La fiction l’abbiamo vista l’anno scorso quando uscì su Sky, ci abbiamo dedicato qualche articolo sulla “voce repubblicana” ed è buona per passare una serata di nostalgia davanti alla televisione. Accorsi interpreta le inchieste di Mani pulite come l’apri pista per la discesa in campo di Berlusconi, tesi lecita, per carità, ma per lo meno riduttiva. L’unico elemento di una qualche veridicità storiografica è la tesi della procura di Milano su Craxi per cui “non poteva non sapere”, che permettete, restringe di molto il confine del diritto. Non si dimostra che cosa sapesse o non sapesse il segretario socialista delle irregolarità e dei reati che riguardavano la vita del suo partito, ma lo si indica come il principale e a volte unico responsabile sulla base di un assunto proprio della filosofia scolastica, per cui Dio non poteva non esistere. Si capisce allora perché nella trasmissione della Sette Mentana consideri un reato la creazione del debito pubblico. Mani pulite non è stata un’inchiesta giudiziaria, ma un a pubblica ordalia volta a colpire coloro che avevano portato lo Stato italiano sul baratro del fallimento o ritenuti presunti tali. Infatti Mentana ha detto che tutti i grandi partiti hanno concorso alla formazione del debito pubblico, ma solo alcuni furono portati alla sbarra, quelli di governo. In ogni caso la formazione di debito pubblico non è un reato, tanto che si è continuato a crearne indisturbati negli anni successivi e ci sono persino formidabili economisti che a dispetto delle regole europee e dell’indebitamento italiano, vorrebbero ancora aumentare la spesa pubblica in deficit. Era un reato invecei il finanziamento illegale di grandi o piccoli gruppi ai partiti e su questo Mentana ha detto che avveniva per fare cose che non si dovevano fare, concetto non proprio chiarissimo. Per la verità, come nel caso di Enimont, il parlamento era libero di decidere quello che volesse, se non fosse che sono circolate delle tangenti tali da ritenere che la scelta della privatizzazione fosse pilotata dall'esterno. Solo che poi abbiamo visto tirati dentro al calderone giudiziario di Enimont anche esponenti di partiti che erano contrari alla privatizzazione. Per cui verrebbe da credere che nel 1992 non abbiamo avuto un processo contro la corruzione, ma un processo che non sapeva distinguere la corruzione dal finanziamento illecito agli occhi della pubblica opinione. Il risultato? Si è predicato di togliere il finanziamento ai partiti mentre si continuava la corruzione. Conseguentemente, da allora, la corruzione è aumentata non diminuita e quindi ci sarebbe da chiedersi se quei partiti che si sono affossati non costituissero un argine alla corruzione che era indipendente da loro. La riprova è che anche nel resto d’Europa fenomeni di corruzione abbondano, pensiamo anche solo alle accuse che investirono la Cdu di Khol. Solo che nessuno ha mai pensato di sostituire la Cdu di Konrad Adenauer con "Forza Germania", e ci si limitò a rimuovere il vecchio cancelliere, In Italia grazie al ’92 abbiamo fatto il contrario, sbaraccando i partiti e consentendo al loro personale di seconda fila, magari corrotto, di trasmigrare in altri affatto nuovi. Un bel risultato.