Roberto Giachetti si candida sindaco a Roma. Il deputato Pd ha sciolto le riserve, venerdì l'annuncio in un video


Il dado è tratto. A due giorni dal pubblico endorsement di Matteo Renzi, il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti ha deciso di correre alle primarie per sindaco di Roma che si terranno il 6 marzo. Lo ha comunicato ad alcuni stretti collaboratori: l’annuncio sarà il 15 gennaio, con un video su Youtube in cui l’ex capo di gabinetto del sindaco Rutelli lancerà il suo messaggio ai romani in vista delle primarie. Un’accelerazione, rispetto ai tempi ipotizzati fino a qualche giorno fa, che è dovuta senza dubbio alla mossa di Renzi, che ha colto in contropiede anche il commissario del Pd romano Matteo Orfini. Ma dovuta anche alla freddezza con cui è stato accolto il nome di Giachetti fuori e dentro il Pd. Insomma, a questo punto meglio sciogliere gli indugi e iniziare a giocare davvero la partita della campagna per le primarie, che non sarà tutta in discesa, anzi.
A sfavore di Giachetti pesano le resistenze dell’ala più di sinistra del Pd, che vede nella sua figura e nelle modalità del lancio da parte del premier una forte ed eccessiva improntare renziana. E tuttavia ad oggi ancora non si intravvede un nome della sinistra dem in grado di competere realmente con lui. Nell’ala del partito che fa riferimento a Nicola Zingaretti la freddezza è palpabile, come conferma il deputato Marco Miccoli, vicino alla Cgil, secondo cui “parte del nostro elettorato potrebbe non riconoscersi nel nome di Giachetti”. Ma il governatore, in una telefonata mercoledì con Orfini, ha ribadito che da lui non ci sarà fuoco amico. Il ragionamento è questo: in una situazione difficile come quella romana, nessuno ha intenzione di mettere i bastoni tra le ruote a una scelta presa personalmente da Renzi. Che dunque ci mette la faccia, in caso di vittoria ma ancor più in caso di sconfitta. “Conosce meglio di tutti la città, è romano e romanista”, ha detto il premier martedì a Repubblica.tv parlando di Giachetti.
Gelo anche dai big della minoranza, con Cuperlo che fa sua una idea di Walter Tocci, quella di presentare un fronte civico, rinunciando anche al simbolo del Pd. Ipotesi subito bocciata da Lorenzo Guerini. Dunque le primarie ci saranno. Con tutta probabilità senza Sel, dopo anche Paolo Cento –dopo Fassina -ha chiuso all’ipotesi di una coalizione di centrosinistra. Ai gazebo di marzo, oltre a Giachetti, dovrebbe esserci anche Roberto Morassut , deputato dem, già assessore all’Urbanistica con Veltroni. Mentre sembra orientato verso il no Marco Causi, vicesindaco negli ultimi mesi di Marino, che aveva ipotizzato una “candidatura di servizio, di stretto sapore programmatico”. Ai gazebo possibile anche la corsa di Paolo Masini, assessore alla Scuola con Marino.
Sulle primarie pesa anche l’incognita del senatore Walter Tocci, vicesindaco con Rutelli dal 1993 al 2001, corteggiato da Giachetti per un nuovo impegno al suo fianco, ma anche da ambienti della minoranza come competitor alle primarie in nome di una profilo più di sinistra, capace di ricostruire una coalizione con Sel. Un ruolo, quello di alfiere della minoranza ai gazebo, che potrebbe essere ricoperto anche da Bianca Berlinguer che si è già pubblicamente chiamata fuori dalla corsa per il Campidoglio, ma resta in cima ai desideri dell’area che non si riconosce nel premier-segretario.
Per ora, i riflettori sono tutti puntati sull’ex radicale Giachetti, 55 anni, consapevole delle difficoltà della sfida. “Non mi spavento, sono uno che ha fatto cento giorni di sciopero della fame, e lì ho rischiato davvero”, ha spiegato a Repubblica. “E non mi sfugge che sul mio nome non c’è stato un particolare calore da parte di alcuni…”. I suoi però sono carichi a mille. A partire dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha svolto un delicato ruolo di king maker nei suoi conversari col premier. Ora il candidato ha davanti a sé 50 giorni di campagna prima dei gazebo. Un tempo relativamente lungo per riuscire nella difficile missione di ricompattare il Pd romano, e soprattutto di motivare militanti e simpatizzanti dem a crederci ancora e tornare alle urne dopo la drammatica fine dell’esperienza Marino. Perché, ad oggi, in assenza di sfidanti del M5s e del centrodestra, e anche dentro il Pd, il vero avversario di Giachetti sono la rabbia e la rassegnazione dei romani. E il rischio di un flop di partecipazione alle primarie.