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  1. #251
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    https://it.sputniknews.com/opinioni/...bito-pubblico/

    Iniziativa internazionale sul debito pubblico
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #252
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    https://www.rischiocalcolato.it/2017...-negativi.html

    Il passo successivo nell’esperimento europeo dei tassi d’interesse negativi
    Di Francesco Simoncelli , il 28 giugno 2017 7 Comment


    di Thorsten Polleit

    La Banca Centrale Europea (BCE) ha spinto il tasso di deposito a -0.4% nell’aprile del 2016. Da allora le banche dell’area Euro devono pagare lo 0.4% l’anno sulle loro riserve in eccesso detenute presso la BCE. Questo, a sua volta, ha conseguenze di grande portata. Tanto per cominciare, le banche cercano di evadere questa “penalità” acquistando soprattutto obbligazioni sovrane.


    Ciò spinge inevitabilmente i prezzi di tali obbligazioni e ne riduce i rendimenti. Inoltre la BCE continua a monetizzare anche il debito pubblico. Il risultato è una tremenda pressione al ribasso su tutta la sfera dei rendimenti. Ad esempio, il rendimento reale (aggiustato all’inflazione) dei titoli tedeschi a breve termine è attualmente pari al -2.5% annuo.


    I tassi d’interesse negativi (sia in termini nominali che in termini reali) contribuiscono a ridurre l’onere del debito degli stati e delle banche. Infatti i tassi d’interesse negativi costringono il rapporto tra il debito residuo e il prodotto interno lordo a ridursi. Tale politica monetaria va a beneficio dei mutuatari ed a scapito dei creditori. Questi ultimi devono pagare il conto.

    Allo stesso tempo, tuttavia, le attività delle banche della zona Euro soffrono della politica dei tassi d’interesse negativi della BCE. Da un lato trovano sempre più difficoltà a rimanere redditizie in un contesto di tassi d’interesse estremamente soppressi. Dall’altro lato, le banche devono sopportare costi più elevati a causa di un tasso di deposito negativo presso la BCE (ed i costi continuano ad aumentare in quanto la BCE crea sempre più riserve in eccesso nel sistema bancario).

    Le banche sono sotto pressione poiché si trovano ad imporre tassi negativi sui conti dei clienti. Tenuto conto dei tassi di deposito negativi, i clienti molto probabilmente ritireranno (almeno parte dei) loro depositi in contanti e le banche potrebbero sperimentare un drenaggio (enorme) di denaro, causando un gap nei finanziamenti. Pertanto è probabile che spingeranno sempre di più la BCE affinché ponga fine alla sua politica di costringere il tasso di deposito in territorio negativo.

    Un nuovo esperimento

    Se la BCE cederà a queste pressioni (ed è probabile che lo faccia), porterebbe il tasso di deposito a zero. Questo, a sua volta, farebbe salire tutti i rendimenti obbligazionari, sopra la linea dello zero. Per evitare che il tasso d’interesse aumenti troppo, la BCE dovrebbe continuare a manipolare i rendimenti obbligazionari a lungo termine. Può farlo mediante continui acquisti di obbligazioni sovrane.

    La BCE può impostare i rendimenti a lungo termine a livelli politicamente desiderati, dichiarando semplicemente un certo prezzo minimo per tali obbligazioni. I prezzi di mercato delle obbligazioni convergeranno verso il prezzo minimo e non scenderanno al di sotto di tale livello. Nel monetizzare il debito, la BCE espande la quantità di denaro esistente, facendo aumentare contemporaneamente l’inflazione.

    La nuova situazione sarà probabilmente la seguente: i rendimenti obbligazionari dell’Eurozona saliranno leggermente in termini nominali. Anche l’inflazione salirà, raggiungendo, o addirittura superando, i livelli nominali di rendimento. Questo, a sua volta, forzerà i rendimenti reali (cioè, i rendimenti nominali meno l’inflazione) in territorio negativo. Se l’inflazione non aumenterà troppo, ci si può aspettare che la maggior parte dei depositanti e degli investitori conserverà le proprie partecipazioni in titoli a reddito fisso.

    La nuova situazione dei tassi d’interesse sarebbe davvero positiva per le banche dell’area Euro: la curva dei rendimenti rimarrebbe sufficientemente ripida, cosa che dovrebbe risultare vantaggiosa per le banche in termini di prestiti. Allo stesso tempo, i tassi d’interesse a breve termine negativi aiuteranno a ridurre le loro passività nei confronti dei depositanti e degli investitori. Infatti la politica della BCE rappresenterebbe un gigantesco programma di salvataggio bancario.


    Alla luce del desiderio politico di mantenere in piedi il progetto dell’euro, è probabile che l’industria bancaria dell’Eurozona sarà salvata dalla BCE. Sembra pertanto probabile che la BCE concluderà presto la sua politica di tassi di deposito negativi a favore di un’inflazione crescente. Tale politica comporterà una svalutazione continua dei risparmi delle persone nei depositi bancari e nelle obbligazioni denominate in euro.


    Questa è la verità scomoda dell’esperimento monetario europeo. Le persone dell’area Euro apprenderanno una vecchia lezione: i soldi di carta scoperti non possono essere affidabili. Oppure, come disse Thomas Paine: “Il denaro di carta a prima vista sembra proprio un grande affare, o meglio, pare non costare nulla; ma è il denaro più caro.”
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #253
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    https://www.rischiocalcolato.it/2017...e-parte-i.html

    La confusione sui tassi d’interesse (parte I)
    Di Francesco Simoncelli , il 29 giugno 2017 - Replica


    di Frank Hollenbeck

    Fin dal 2008 le banche centrali hanno rincorso l’abbassamento degli interessi per spronare la crescita. Questo ha indotto cattivi investimenti in quasi tutte le classi di attività. Per esempio, con i prezzi sotto i 50 dollari al barile e con tendenza al ribasso, l’industria dello shale oil è in grossi problemi, poiché ha ricevuto prestiti dal sistema bancario per più di un migliaio di miliardi di dollari.

    Naturalmente, gli economisti e la teoria economica fallace sono responsabili al 100% di quanto sta per accadere. Gli economisti professionisti oggi sono come il medico del passato le cui prescrizioni di salassi erano considerate medicina allo stato dell’arte; la cura, naturalmente, era molto peggio del male.

    Questo secolo ha visto due crisi finanziarie devastanti, con una terza all’orizzonte a breve. Quando scriveranno di questa era, gli storici concluderanno che questi cicli di “boom and bust” si sarebbero potuti evitare se i politici non fossero stati influenzati da errati giudizi circa il ruolo dei tassi di interesse in un’economia capitalista.

    La storia dei tassi di interesse (curva dei rendimenti) è affascinante. Tutto iniziò quando Aristotele condannò fermamente l’applicazione di interessi quale contraria alla natura poiché il denaro è un mezzo di scambio e non, in sé, produttivo o accrescitivo di ricchezza. Il denaro è sterile e non produce alcun frutto, e perciò non può legalmente imporre interessi. Questa visione dei tassi di interesse è stata mantenuta da molti teologi anche fino all’era moderna.

    Sebbene l’usura (l’applicazione di qualunque interesse e non la definizione moderna di interessi abusivi) ebbe una connotazione negativa, non era strettamente proibita fino al primo concilio ecclesiastico nel 325. Questo bando sull’usura fu, inizialmente, limitato principalmente agli affari della chiesa.

    Molti teologi del tempo consideravano l’usura un furto, un crimine peggio dell’adulterio e dell’omicidio, poiché il peccato di usura poteva continuare, tramite eredità, da una generazione all’altra. Nel 1139 la chiesa finalmente estese la proibizione a tutti gli uomini.

    Il teologo parigino William di Auxerre (m. 1231) aggiunse un nuovo filone alla campagna anti usura proclamando che il tasso di interesse era il prezzo del tempo, e poiché il tempo è gratuito, nessuno avrebbe dovuto addebitare qualcosa che non aveva alcun costo. Un altro avvocato anti-usura fu il teologo Tommaso d’Aquino (1225-1274), che riteneva che il denaro dovesse avere un valore nominale fisso. L’applicazione di interessi su qualcosa che è fisso è una violazione della natura del denaro ed è perciò peccaminosa e dovrebbe essere resa illegale.

    Chiaramente Tommaso d’Aquino e altri teologi non comprendevano la natura del denaro. Non lavoriamo per il valore nominale del denaro, ma per i beni e i servizi che questo valore nominale può acquistare, altrimenti detto potere d’acquisto. Ad ogni modo, il valore al consumo del suo potere d’acquisto varia nel tempo. In altre parole, anche se un dollaro potesse acquistare una mela oggi e una mela domani, non significa che assegnerebbe, oggi, lo stesso valore al consumo, o preferenza nel tempo, al consumo di una mela in futuro, e l’equivalente quantità di denaro usata per acquistarle. Il consumo di mele o di denaro in diversi periodi può essere visto come diversi prodotti. Furono il francese Turgot (1727-1784) e l’economista Austriaco Eugen von Bohm Bawker (1851-1914) tra gli altri, che compresero che il consumo attuale è preferibile al consumo futuro, cosicché il tasso naturale di interesse riflette il premio che il mercato impone per equalizzare il valore del consumo di beni in diversi periodi di tempo. Il tasso naturale di interesse può essere visto come come il parametro di scambio fra il consumo attuale e il consumo futuro.

    L’equilibrio del tasso di interesse in un’economia di mercato funzionale è correlata alla domanda e all’offerta di fondi mutuabili. L’offerta deriva dalla preferenza di tempo del consumo, mentre la domanda proviene da imprese che investono in fabbriche e impianti basate sull’efficienza marginale del capitale. Questo può dare l’impressione che il tasso di interesse di equilibrio sia perciò dominato da una combinazione di preferenze di tempo e di valutazioni di produzione. Tuttavia questa è solo un’illusione. Il valore di questo capitale è anche determinato da preferenze di tempo poiché è il valore della produttività nel tempo scontato da tassi di interesse riflettenti preferenze temporali. L’efficienza marginale del capitale è perciò ottenuta dal valore del capitale che in cambio è determinato dalle preferenze temporali. È il tasso di interesse che determina le posizioni delle curve di domanda e offerta.

    Gabriel Beil (1420 al 1425-1495) e Conrad Summerhart (1465-1522) indebolirono la proibizione dell’usura proclamando che l’interesse era il pagamento del costo di opportunità del denaro. Un mercante dovrebbe essere compensato per rinunciare all’uso del proprio denaro, così come un agricoltore dovrebbe essere ricompensato per il sacrificio dell’uso della propria terra. Allo stesso modo, il richiedente il prestito ha l’opportunità di ottenere più profitti dal prestito di quanti interessi deve pagare al prestatore. Perché tale transazione reciprocamente proficua dovrebbe essere proibita?

    Summerhart andò oltre presentando il caso che il denaro attuale fosse un bene diverso dal denaro futuro, e che il valore dell’uso del denaro di oggi fosse diverso dal valore del denaro pagato domani. Una volta Murray Rothbard sottolineò che: “Summerhart si avvicinò alla comprensione del fatto primordiale della preferenza temporale, la preferenza verso il denaro attuale piuttosto che a quello futuro.”[1]

    Summerhart indicò anche che il prestito non era senza rischio e che il tasso di interesse pagato serviva a ricompensare il rischio preso dal prestatore in caso di bancarotta del debitore. Perciò il concetto di premio del rischio giustificava l’interesse su un prestito. Il francescano Juan de Medina (1490.1546) fu il primo scrittore nella storia ad avanzare chiaramente l’opinione che l’applicazione di interessi ad un prestito è legittima se è in funzione di ricompensa al rischio di mancato rimborso.

    Il cardinale Thoma Carjetan (1468-1534) legalizzò l’attività di prestiti, e le restrizioni al ricarico di interessi, per tutti gli scopi pratici, fu eliminata dalla congregazione Gesuita del 1581.

    L’attività bancaria islamica, o “finanza aderente alla Sharia” altresì condanna l’usura (Riba). I prestiti al consumo dovrebbero essere carità, mentre i prestiti d’affari non dovrebbero avere fissità nel pagamento di interessi. Il ritorno del denaro prestato è sempre sconosciuto inizialmente poiché il futuro è incerto. Se, ad esempio, il tasso di interesse è del 5% e il rendimento del denaro preso in prestito è del 2%, parte del pagamento di interesse fisso, 3%, fatta dal il creditore è visto, sotto la finanza islamica, non guadagnato. Se la resa invece è il 10%, il 5% di guadagno per colui che ha preso il denaro in prestito è visto come un’entrata ingiustificabile. La divergenza tra il tasso fisso e il rendimento del denaro prestato viene così accusata della creazione di squilibrio di entrate. Naturalmente tutto ciò ignora totalmente il rischio di bancarotta, e le differenze nelle preferenze di rischio. La scelta volontaria di fissare il pagamento di interessi riflette una differenza nella preferenza di rischio che beneficia sia il prestatore sia il mutuatario. Inoltre, il prestito al consumo può semplicemente riflettere differenze nel preferenze temporali di consumo.

    Se il tasso di interesse naturale riflette la preferenza temporale, allora riflette anche le scelte dei consumi di una società (domanda) attraverso il tempo. Queste scelte di consumo determinano, in un’economia di mercato, le scelte di produzione inter-temporali che rispondono meglio a questa domanda. L’interferenza con questo allineamento cruciale provocherà una divergenza tra ciò che la società vuole sia prodotto attraverso il tempo in relazione a quanto effettivamente prodotto. Le recessioni o le depressioni non sono mai un problema di domanda (vedi la spiegazione qui), ma un disallineamento tra domanda e offerta.

    Diversamente da quanto si insegna in quasi tutti i programmi pre o anche post-laurea, la miglior politica monetaria è nessuna politica monetaria
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  4. #254
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    https://www.rischiocalcolato.it/2017...-parte-ii.html

    La confusione sui tassi d’interesse (parte II)
    Di Francesco Simoncelli , il 30 giugno 2017 0 Comment


    di Frank Hollenbeck

    In seguito alla crisi delle dot-com del 2001, i tassi di interesse furono abbassati all’1% e lentamente sono cresciuti al 5% in un periodo di 4 anni. Questa timida politica ha creato ancora un’enorme bolla nel settore immobiliare che è finalmente scoppiata nel 2008. Anziché imparare dal passato, abbiamo raddoppiato l’applicazione della stessa politica fallace. I tassi di interesse si sono dunque abbassati fino allo 0% e sono stati bloccati a quel livello, con scarsissima volontà politica di rialzarli di uno iota.

    Siamo ora alla vigilia di un’altra grossa crisi finanziaria, eppure gli economisti (ad eccezione degli Austriaci) ancora non comprendono il ruolo giocato dai tassi di interesse in un’economia capitalista. Per evitare la ripetizione degli errori economici del passato, dobbiamo comprendere la logica fallace che ci ha condotto a questi errori.

    Il ruolo dei tassi di interesse è in assoluto il più importante e incompreso concetto in macroeconomia. La maggior parte dei programmi di dottorato economico dovrebbero (ma non lo fanno) avere un corso interamente dedicato alla storia, al significato, e alle conseguenze economiche della manipolazione dei tassi di interesse. Invece, i tassi di interesse sono insegnati come uno, tra i tanti, strumenti necessari nella cassetta degli attrezzi di una banca centrale.

    Tuttavia, l’economia non è un’auto e i tassi di interesse non sono il pedale acceleratore. I tassi di interesse sono i prezzi più importanti di un’economia poiché allineano la produzione con le preferenze temporali di consumo della società nel tempo. La manipolazione dei tassi di interesse può solo creare distorsione tra ciò che è, e ciò che dovrebbe essere prodotto in diversi periodi temporali. Una depressione è inevitabile per riallineare la dimensione temporale della produzione con la domanda.

    Secondo i Keynesiani e i monetaristi, il tasso di interesse è un fenomeno puramente monetario. I fattori reali non giocano alcun ruolo nella determinazione del tasso di interesse. Tuttavia, le modifiche dei tassi di interesse possono causare cambiamenti nei fattori reali. Per qualche ragione, questi economisti non riescono a vedere le inconsistenze di questa visione. Se un cambiamento nei tassi di interesse può causare cambiamenti nei fattori reali, il livello originale dei tassi di interesse deve perciò essere determinato, o esserlo stato, da fattori reali. Mises nel 1912 ebbe a dire quanto segue circa la nostra attuale pensiero economico illuminato:

    Essa riguarda l’interesse come ricompensa della rinuncia temporanea al denaro nel senso più ampio, una visione, infatti, di ineguagliabile ingenuità. I critici scientifici sono stati perfettamente giustificati nel trattarla con disprezzo; merita a malapena una menzione perfino frettolosa. Ma è impossibile esimersi dal sottolineare che queste visioni sulla natura degli interessi hanno un posto importante nell’opinione pubblica, e che sono continuamente proposte e raccomandate di nuovo come basi per misure di politica bancaria.

    Questa visione esclusivamente monetaria dei tassi di interesse è basata sulla teoria di Keynes della preferenza per la liquidità. Il tasso di interesse è determinato dall’intersezione tra domanda e offerta di trattenere liquidità (accumulo). Eppure, né l’offerta né la domanda di trattenere liquidità (accumulo) è dipendente dal tasso di interesse (vedi spiegazione qui). Perciò insieme non possono determinare il tasso di interesse.

    Keynes provava un odio viscerale verso colui che egli chiamava “redditiere”, una persona che sopravvive stando comodamente seduto e ricevendo interessi. Per attaccare il redditiere, doveva anche attaccare la nozione di qualunque giustificazione economica per l’interesse positivo. La sua teoria della preferenza della liquidità ha poco a che fare con un’analisi economica sana, ma più a a che fare con lo sviluppo di una teoria atta a giustificare un’opinione politica: l'”eutanasia del redditiere”.

    In realtà, il tasso di interesse naturale determina dove la domanda e l’offerta per beni mutuabili si incontra. Non è il contrario, come molti economisti tuttora credono e continuano a insegnare disegnando per prime le curve di domanda e offerta anziché per ultime. È il tasso di interesse a venire prima, e poi le curve di domanda e offerta si disegnano fino ad intersecarsi a questo tasso.

    C’è una tendenza naturale a preferire il consumo attuale rispetto al consumo futuro. L’interesse naturale è la manifestazione economica delle preferenze temporali. È l’indice del valore assegnato ad un consumo corrente in relazione al valore assegnato al consumo futuro. Non è un prezzo ma può esser visto concettualmente come il prezzo della preferenza temporale.

    Mises ha dimostrato questa caratteristica del tasso naturale di interessi con una controdeduzione. Se non ci fossero preferenze temporali, la produzione avrebbe lo stesso valore se fosse prodotta oggi fra dieci anni o fra mille anni. Un bene prodotto in un flusso perpetuo, quale la terra, avrebbe un valore infinito. Poiché la terra viene regolarmente scambiata a valori meno che infiniti, il valore della preferenza temporale deve esistere laddove un reddito prodotto in precedenza ha un valore maggiore di quello prodotto successivamente. I livelli effettivi dei tassi di interesse (la curva dei rendimenti) sono ottenuti sommando il tasso di interesse naturale al premio o allo sconto per i cambiamenti dei prezzi (da compensare per un cambiamento nell’unità di misura del denaro) e un premio per il rischio di mancato rimborso o di incertezza (il profitto imprenditoriale dell’assunzione del rischio).

    Sebbene Keynes rifiutasse il classico concetto delle preferenze temporali, si riferisce costantemente ad uno “sconto temporale” nella Teoria Generale. Questa è solo una delle molte incoerenze di Keynes.

    Un capitalista ha sempre molte scelte per l’uso dei propri beni. Deve decidere quale sia il più profittevole tra i vari usi. Guarda al valore presente di diversi flussi di entrate e sceglie quello col maggior valore netto attuale. Per esempio, se il bene è un acro di terra, potrebbe farne una miniera, o una fattoria, o una piantagione. Se il tasso di interesse è il 5%, il flusso di entrate può determinare la miniera come l’alternativa col più alto valore netto attuale. Una diversa opzione potrebbe essere invece una fattoria al 4,5% o una piantagione al 4%. Il tasso di interesse naturale (parte del 5%) quale parte della preferenza temporale è il prezzo più importante in un’economia capitalista. Aiuta ad allineare la produzione di una società alla domanda nel corso del tempo. Come scrisse l’economista Irving Fisher, “Così un cambio del tasso di interesse risulta in un cambiamento di scelta nei flussi di entrata. Un alto tasso di interesse incoraggerà investimenti in entrate con profitto rapido, laddove un basso tasso di interesse incoraggerà investimenti in entrate con un profitto distante nel tempo”

    Ora supponiamo che il tasso naturale di interesse sia il 3%, mentre il saggio di interesse sia il 5%. Attraverso questo prezzo, la società manda un segnale che valuta la miniera più di quanto valuti le altre due alternative. In altre parole, il modo migliore per rispondere alla domanda attuale e futura è di usare l’acro di terreno per farne una miniera. Ora supponiamo che la banca centrale attraverso le stamperie abbassi il tasso di interesse temporaneamente al 4%. L’acro di terreno verrà messo a piantagione. Eppure, la stampa di denaro non modifica le preferenze temporali dell’economia o la manifestazione economica delle preferenze temporali, il tasso di interesse naturale. Le preferenze temporali sono in gran parte immutabili[1] e sono determinate dalla natura umana. Non modifica ciò che la società veramente voleva fosse prodotto. Stampare denaro crea cattive allocazioni di risorse e più a lungo avviene la stampa maggiori saranno le distorsioni nell’allocazione di risorse. Quando ci si rende conto che le recessioni non sono mai un problema di domanda (vedi la spiegazione qui) ma di produzione non allineata con la domanda, si vede l’idiozia di seguire una politica monetaria che segua questo disallineamento.

    Molti economisti dicono “questa volta è diverso, ora ne sappiamo di più”, ma è sempre un risciacquare e ripetere. La storia si ripete, e la stampa di moneta alla fine determina l’iperinflazione, disordini sociali, e guerra. Sembra proprio che non impariamo mai!
    [*] traduzione per Francesco Simoncelli’s Freedonia a cura di Giuseppe Jordan Tagliabue

    __________________________________________________ _________________________________

    Note

    [1] In Azione Umana, Mises spiega come gli episodi inflattivi o deflattivi possano alterare il saggio di interesse naturale alternando la distribuzione delle entrate e della ricchezza di diversi segmenti della popolazione. Inoltre, sottolinea che probabilmente ci sono molteplici tassi naturali poiché “nulla giustificherebbe il presupposto che questo sconto di soddisfazione in periodi più remoti progredisca continuamente e stabilmente”.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #255
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    https://www.rischiocalcolato.it/2018...ei-debiti.html

    PREPARARSI AL COLLASSO DEI DEBITI.

    Di Maurizio Blondet , il 7 marzo 2018



    “I debiti che non possono essere onorati, non lo saranno”
    . Dopo questa sentenza da incidere nel bronzo, William White continua: “Continuare sulla via di espansione monetaria attuale non serve più a niente”, è rimandare a più tardi l’inevitabile, “ed è ogni giorno più pericoloso. Purtroppo il ritorno indietro implica grandissimi rischi. Sicché i rischi di un’altra crisi [come il 2008] continuano a crescere”.

    William White è il presidente della Commissione Ocse per l’analisi dell’economia e lo sviluppo. Proviene dalla Banca dei Regolamenti internazionali e i competenti gli riconoscono che non parla la neolingua politicamente corretta. Sta dicendo che la crisi è vicina, e che ci si deve preparare.

    Una premessa per capire. La BCE e le altre banche centrali comprano obbligazioni e titoli del debito pubblico a vagonate,ottenendo la “repressione degli interessi” per farli restare bassi, prossimi allo zero o addirittura sottozero. Era quello che faceva lo Stato prima di quello che si chiama “Divorzio fra Tesoro e Bankitalia” (1981). Il Tesoro emetteva titoli del debito pubblico ad interesse (BOT); se la finanza privata (“il mercati”) non li comprava perché voleva un interesse più alto, la Banca d’Italia era tenuta a comprare l’invenduto. Ciò costituiva un calmiere sul costo del debito; il nostro debito pubblico era sottratto alla speculazione, specie estera. Anche perché di fatto il debito pubblico era sempre coperto dai risparmiatori italiani. Lo Stato non aveva bisogno di indebitarsi all’estero, Londra o Wall Street. Prima del “divorzio”, il debito pubblico italiano era costante, e circa il 60% del Pil, e l’economia cresceva nonostante (anzi, a causa) del’inflazione al 10%; un decennio dopo, il debito era già raddoppiato al 120%. I “mercati”, ossia la speculazione privata, hanno lucrato gli interessi in più che abbiamo pagato “servendo” il debito pubblico.

    Ne hanno accumulati tanti, e non solo dall’Italia, quasi tutti i paesi europei sono almeno al 90% del debito in rapporto al Pil. E’ a questo punto che le banche centrali (in mano ai privati) prima la Fed e poi la BCE (fra gli strilli della Bundesbank) hanno fatto il quantitive easing e la “repressione degli interessi”: non li fanno più crescere come esigerebbe “il mercato” assetato di lucri. Falsano la concorrenza e sopprimono il rischio-paese, attività “artificiale” e “contro natura” per l’ideologia liberista. Insomma, non fanno altro che fare quel che faceva il Tesoro, ossia lo Stato.

    Il Tesoro lo faceva per finanziare a debito la crescita del Paese e per il pieno impiego, grazie ai “bassi tassi e cambio debole” (Andreatta). La BCE lo fa per mantenere in vita il sistema globale finanziario, ossia la speculazione privata, fatta di miliardari stra-indebitati, fornendole liquidità a tasso zero – e soprattutto mantenendo la finzione che i debitori, sempre più indebitati, sono in grado di “onorare i loro debiti”. E’ chiarissimo nel caso della Grecia: le vengono prestati soldi – quindi viene indebitata sempre più – perché Deutsche Bank e la banche francesi possano mostrare i loro crediti verso la Grecia come “attivi” – attivi su cui chiedere nuovi prestiti, accumulando “piramidi di debiti l’una sopra l’altra in equilibrio instabile”(Maurice Allais).

    White sta dicendo: “I debiti che non possono essere onorati non lo saranno. Ciò che non può essere servito, non lo sarà”. In altre parole: il sistema finanziario globale, che s’è arricchito espropriando gli Stati della sovranità monetaria, è al capolinea.

    “La politica monetaria globale ultra-lassista è presa nella trappola del debito che essa stessa ha creato”.

    Non è solo il rischio di inflazione, se l’immane liquidità falsa creata si riversa sull’economia reale. I debiti non hanno fatto che aumentare e ormai coinvolgono il mondo intero.

    La tolleranza rischio degli speculatori rassicurati dalle banche centrali; il restringersi dei margini di profitto delle “istituzioni finanziarie tradizionali” (assicurazioni e fondi pensione, che hanno bisogno di lucrare ragionevoli interessi per pagare le pensioni); “la cattiva allocazione di risorse reali da parte del sistema finanziario” privato “non fa che aumentare la probabilità che i debiti non possano essere onorati”.

    Persino un ritorno crescita economica, se uscissimo dalla recessione, rappresenta un pericolo, perché “in una situazione di crescita, le pressioni inflazioniste aumentano, e possono obbligare (le banche centrali) ad una serrata monetaria pericolosa per la stabilità”.

    Insomma, per dirla con un altro economista, Bruno Bertez, il Sistema finanziario globale, quello basato sul dollaro, “deve continuare a rimpiazzare la redditività reale con il rialzo dei corsi, ossia col sistema Ponzi: quel sistema in cui gli investitori traggono i loro profitti dagli stessi pezzi di carta che si rifilano l’un l’altro a prezzi sempre più cari”.

    Per fare che “l’illusione di ricchezza continui, il sistema è obbligato a ingozzare il mostro che ha creato, specie dopo il 2008. Se non lo nutriamo, esso ci divora. In altre parole: “Marcia o crepa”.

    White dice che non è più nemmeno “marcia o crepa”. “I rendimenti dei titoli di Stati avanzati, bassi da tempo, sono maturi per un rialzo”: addio Italia, direte voi. Ma non solo. “Se rendimenti dei titoli pubblici cominciano a salire, ciò avrà ripercussioni importanti per i prezzi, già troppo elevati, degli altri attivi finanziari”. Traduco: se i Bot rialzano, gli speculatori affamati di rendimenti si precipitano a comprarli, disinvestendo dal mercato azionario che è tragicomicamente sopravvalutato, facendo collassare Wall Street. Ecco cosa significa “globalizzazione”, l’assenza di frontiere.

    Che fare? “I governi nazionali e le banche centrali dovrebbero negoziare già ora dei memorandum per sapere cosa fare in caso di crisi. Si dovrebbero fare simulazioni, war games. […] L’urgenza più essenziale per i governi è rivedere le norme fallimentari: i debiti che non si possono servire non saranno serviti”.


    “Anche se non ancora alcuna ragione di andare nel panico, penso sia prudente che ci prepariamo ad andare nel panico”.
    E’ una frase molto forte, avvolta un poco stavolta nella neolingua finanziaria. Provo a tradurre, con Bruno Bertez: “La sola soluzione è la distruzione dei debiti eccessivi, improduttivi, inadatti, fittizi. In breve: la ristrutturazione, le moratorie, le conversioni. Prepararsi in modo che quando ciò si scatenerà, siano pronti I dispositivi perché questo resti ordinato”:

    Vi pare che le nostre cosiddette classi dirigenti siano all’altezza? Culturalmente preparate a prevedere e a gestire la distruzione dei debiti in modo ordinato e saggio? Da Francoforte a Bruxelles, da Wall Street a Londra e a Roma, continuano a far finta di credere che i debiti saranno onorati.

    https://www.ft.com/content/e1dc1286-...b-2958fde95e5e
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #256
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    Vi pare che le nostre cosiddette classi dirigenti siano all’altezza? Culturalmente preparate a prevedere e a gestire la distruzione dei debiti in modo ordinato e saggio? Da Francoforte a Bruxelles, da Wall Street a Londra e a Roma, continuano a far finta di credere che i debiti saranno onorati.

    gli americani lo hanno già fatto col piano Marshal (quella volta si disse che se i carcerati giocano coi bottoni e se un carcerato li ha vinti e li possiede tutti, per continuare a giocare, il vincitore deve ripartire tutti i suoi bottoni in parti più o meno uguali da redistribuire. sennò, sai che noia ...)
    a parte tutto, solo un governo mondiale potrebbe fare questo. che prospettiva ...

  7. #257
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    Esiste un 3D intitolato LA GUERRA delle monete.
    Non per nulla.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #258
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    Penso sia il caso di riportare in evidenza questo 3D, felice e fiero di averlo su Padania.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #259
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    Il motivo è presto detto. Prendendo un titolo da un giornale di oggi a caso.

    Ecco il contratto Lega-M5S: cancellazione del debito e regole per uscire dall'euro - Il Tempo
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  10. #260
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    Predefinito Re: Remissione dei debiti o eliminazione dell'interesse: quale futuro?

    Sembra che qualcuno li abbia mandati in avanscoperta , il che spiega il nervosismo di alcuni servi di sistema, paura di non servire più .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 
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