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  1. #1
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    Predefinito Proteggimi da ciò che voglio

    E che cosa fa la gente quando vede qualcosa tutti i giorni? Desidera... desidera, ma non può avere, perché non tutti possono avere, e questo causa invidia e frustrazione. C'è qualcuno che si spinge a commettere crimini spinto da questo impulso, ma si tratta di una minoranza, una buona parte invece negli ultimi anni ha trovato nei social network una valvola di sfogo e va vomitando insulti e livore verso chiunque sia abbastanza in vista e in qualche modo genericamente responsabile da essere bersaglio. E chi meglio dei politici corrisponde a questo identikit? Ora se la prendono con Benigni che ha detto di votare si al referendum costituzionale. Ma certo, i democratici sarebbero loro e sei democratico anche tu fino a quando gli dai ragione, altrimenti no. Pregiudizi, luoghi comuni, ottusità e stupidità erano abbastanza diffuse anche prima, ma non essendoci una cassa di risonanza che amplificasse i messaggi inutili tutto finiva davanti a una bottiglia di vino, nella migliore delle ipotesi. Ora invece il vaso di Pandora è completamente aperto e lo spettacolo molto spesso non è affatto edificante.


  2. #2
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    Girava una leggenda anni fa secondo la quale fu emessa una ordinanza che impedisse pubblicità che mostrassero troppo a lungo bambini troppo belli e perfetti (mi pare che fosse la Pampers, parliamo di 30 anni fa). Secondo la leggenda pare che le violenze sui neonati fossero aumentate del 400%, la cosa si spiegava in questo modo: padri con una vita lavorativa frustrante tornavano a casa dopo una giornata di merda vedevano in tv bimbi bellissimi e sorridenti mentre a fianco a loro si trovavano i loro figli piccoli, sempre piangenti, spesso malati e probabilmente non belli come i modelli visti in TV. Quasi come a sbattergli in faccia il fallimento della loro vita se paragonato al modello ideale della famiglia Kinder/Barilla. Di lì a cercare di zittire gli infanti con le percosse il passo era brevissimo... per molto tempo se ne sono viste molte meno di quelle pubblicità, poi la tv con il tempo è diventata meno centrale nella vita di tutti i giorni e probabilmente hanno allentato la presa, ma in ogni caso siamo bombardati da impulsi e di immagini di cose che dobbiamo desiderare. E' il mercato bellezza, o forse l'evoluzione naturale. Un destino inevitabile perché anelato disperatamente. Una canzone anni fa diceva "proteggimi da ciò che voglio". Balasso lo spiega benissimo:

  3. #3
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    Attenzione non voglio condannare gli invidiosi, voglio solo chiamarli col loro vero nome. Anche perché come si vede dai video di Balasso l'invidia è il vero motore del commercio, del consumismo e del capitalismo.


  4. #4
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    questa è la famosa piramide di Maslow:



    siamo davvero così sicuri che quelli che si lamentano in rete si battano davvero per chi vive negli strati più bassi della piramide, o forse vorrebbero solo garantire per se l'accesso al vertice?

    E se così fosse è pensabile una società in cui siano tutti in prima classe? In cui tutti arrivano per forza primi in ogni gara e dove indipendentemente dal merito tutti hanno lo stesso?

    Molti pensano che quello che conta non è il punto di partenza uguale (che è il paradigma della società meritocratica) bensì il punto di arrivo (che di fatto è la società comunista, anche se chi la propugna spesso non lo sa)

    ditemi condividete il senso di questa immagine?


    e il nostro mondo occidentale è davvero in questa situazione?

    a me piuttosto sembra che nello stadio ci siano i posti più comodi e di lusso e quelli più scomodi e lontani, e che tutti vorrebbero "viaggiare in prima" (gli unici che davvero sono a un livello più basso della staccionaata sono i senzatetto ma chi se la prende coi più ricchi non mi pare che lo faccia per loro, lo fa piuttosto per avere un posto in prima fila a discapito di qualcun altro, in sostanza vuole vincere la competizione dell'invidia col proprio vicino)

  5. #5
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano di queste cose @Maestrale @pedro @Hermes @Felipe K.

  6. #6
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    vi do altri spunti di riflessione:
    E se tassassimo solo i ricchi? | noiseFromAmeriKa
    supponiamo di voler forzare una redistribuzione delle ricchezze dai più ricchi ai più poveri inseguendo il mito della uguaglianza al punto di arrivo
    E se tassassimo solo i ricchi?

    9 gennaio 2016 lodovico pizzati
    Per l'imposta federale sul reddito, negli USA, ci stanno arrivando paradossalmente riducendo le tasse sui ricchi.
    Nel mio precedente articolo notavo come negli Stati Uniti (il paese con il meccanismo fiscale più progressivo dei paesi industrializzati) i poveri non paghino tasse sul reddito, la middle class paghi poco o quasi nulla ed il 20% più ricco paghi quasi tutto. La divergenza con il sistema fiscale delle social democrazie europee è talmente accentuata che questo divario può sembrare incolmabile. In realtà, fino a 35 anni fa, il sistema fiscale americano non era poi così diverso da quello europeo, ma grazie a quattro principali riforme fiscali negli Stati Uniti sono riusciti a ridurre gradualmente, e alla fin fine drasticamente, il peso fiscale per il cittadino medio, lasciando il grosso del carico fiscale sul 20% più ricco della popolazione.
    Fino al 1981 l’aliquota che incideva sul reddito dell’household mediano (il nostro average Joe) era del 28%, mentre l’aliquota massima era del 70% e toccava redditi al di sopra di $544,000 all’anno (in prezzi 2013). Come già discusso nel precedente articolo, oggi la stragrande maggioranza dei nuclei familiari arriva al massimo ad una aliquota marginale del 15%, mentre quella massima è ora al 39.6% per i guadagni oltre i $465,000 (Qui la tabella con lo storico delle aliquote sul reddito statunitense).
    Le prime due riforme fiscali sono avvenute con Reagan, nel 1981 e nel 1986, la terza con Clinton nel1997, e la quarta con Bush nel 2003. Le riforme fiscali americane solitamente fanno notizia perché riducono le tasse sui ricchi (e questo è vero) ma quello che passa inosservato è la riduzione ancora più notevole per la middle class. Ed è questo che ha reso il sistema fiscale così progressivo. La riforma del 1981 è stata tutto sommato modesta, ma ha segnato una inversione di rotta dalla tendenza socialista degli anni ‘70. Quella del 1986 è servita soprattutto a semplificare e, mentre era stata ideata per essere fiscalmente neutrale, le entrate fiscali sono addirittura aumentate di $50 miliardi di allora, all'anno. Il grosso della riduzione fiscale per la middle class è avvenuto sotto Clinton nel 1997 e ancora di più con Bush nel 2003. Nel 1997 e nel 2003 l’aliquota per la middle class non è cambiata, ma oltre all’aumento delle deduzioni sono stati introdotti dei tax credit che hanno azzerato le tasse per milioni di americani.
    Per paragonare l’impatto fiscale sul cittadino mediano in anni diversi bisogna per forza utilizzare il reddito mediano in termini reali, il quale, come illustrato nel grafico qui sotto, fluttua con l’andamento dell’economia e non è cresciuto poi molto negli ultimi trent'anni, anzi è diminuito di un 10% dalla fine degli anni '90 (questo è altro tema, su cui varrebbe la pena riflettere separatamente).

    Source: FRED
    Il reddito del nucleo familiare mediano oscilla, aumentando nei periodi di boom e calando durante le recessioni. In termini reali, nella seconda metà degli anni ottanta cresce da $49,000 a $53,000, per poi calare nella recessione del 1990-1991 da $53,000 a $50,000. Durante il boom degli anni ‘90 cresce da $50,000 fino a $58,000, per poi calare leggermente con la recessione del 2001. Con la grande recessione del 2008-2009 il reddio mediano scende da $57,000 a pressapoco i $53,000 del giorno d’oggi. Ondeggiamenti a parte, il reddito reale mediano è in crescita di un $125 all’anno. Ma facendo la media di questi ultimi 30 anni (dal 1986 al 2015) il reddito mediano in termini reali è di $54,000, e per semplicità utilizzerò questa cifra per paragonare il carico fiscale dell’average Joe negli ultimi tre decenni.
    Come già trattato nell’articolo precedente, da questo reddito lordo si toglie ciò che è deducibile per ricavare l’imponibile tassabile. Le deduzioni principali sono la standard deduction e le personal exemptions. Tutte due in crescita negli ultimi trent’anni in termini nominali, ma anche in termini reali. E già questo indica che l’imponibile tassabile è in costante diminuzione.

    Source: taxpolicycenter.org
    La standard deduction intermini nominali cresce pressapoco quanto l’inflazione, perciò l’impatto è relativamente piatto. Eccezione per il 2003 quando, grazie alla riforma fiscale di quell'anno, la standard deduction balza da $7,850 a $9,500. Nel complesso l’imponibile tassabile diminuisce con una standard deduction in aumento.

    Source: irs.gov
    In prezzi odierni le personal exemptions, e cioè l’ulteriore deduzione per ogni membro del nucleo familiare, in termini reali è abbastanza costante sui $4,000 di dollari odierni. L’unico balzo significativo lo troviamo con la riforma fiscale del 1986.
    Il Child Tax Credit, invece, è una novità introdotta con la riforma fiscale del 1997 e, come vedremo, ha l’impatto più significativo sulla tipica famiglia americana. Inizialmente introdotto come uno sconto di $400 sulle tasse, per ogni figlio dipendente, con la riforma fiscale del 2003 questo sconto è stato fissato a $1000 per dipendente. Non essendo indicizzato per l’inflazione l’impatto di questo tax credit è in diminuzione.

    Source: Wikipedia
    Riguardo le aliquote, l’household mediano è sempre stato dentro lo scaglione del 15% dalla riforma fiscale del 1986. Una ulteriore riduzione c’è stata con la riforma fiscale del 2003, dove i primi $18,000 dell’imponibile (in prezzi 2015) vengono tassati solo al 10%.
    Nel complesso, quanto paga una famiglia tipica con $54,000 di reddito lordo ed un paio di figli a carico? Togliendo dal lordo solo le deduzioni più importanti (standard deduction ed exemptions), applicando le aliquote vigenti in ogni anno, e infine applicando il Child Tax Credit si hanno le seguenti tasse:

    In dollari del 2015, la famiglia tipica è stata avvantaggiata soprattutto dalle riforme fiscali del 1997 e del 2003. Se trent’anni fa pagava $4,000 di imposte federali sul reddito, nell’ultimo decennio questo peso fiscale è praticamente sparito pesando in questo ultimo decennio in media un $500 all’anno! Stiamo parlando di $40-$50 mensili su un lordo di $4,500 al mese.
    Naturalmente le riforme fiscali di questi ultimi anni hanno agevolato tutte le fasce di reddito e volendo si può ripetere l’esercizio per ogni quintile. Per paragone prendiamo un reddito elevato, maggiore all’80% degli altri nuclei familiari (sulla soglia del top 20%, il quintile più ricco). In prezzi 2015 utilizziamo per questa famiglia un reddito lordo di $120,000 per ognuno degli ultimi trent’anni.

    In termini reali quale famiglia ci ha guadagnato di più da queste riforme fiscali? In termini assoluti la famiglia ricca con $120,000 di reddito lordo ha visto le sue tasse ridursi da $18,000 a $10,000. La famiglia mediana con $54,000 di reddito lordo ha visto le tasse ridursi da $4000 a $500. In termini relativi la famiglia mediana ha visto le imposte federali sul reddito praticamente scomparire, mentre la famiglia ricca le ha viste quasi dimezzarsi.
    In sintesi, quasi dimezzate le tasse sul ricco e quasi azzerate le tasse sull’average Joe. Questo rende il meccanismo fiscale molto più progressivo perché ora il ricco paga relativamente molto di più dell’average Joe, anche se in termini assoluti adesso paga molto di meno di quanto pagava prima. Come è possibile?
    La risposta istintiva potrebbe essere che gli americani hanno atrofizzato le entrate fiscali e così facendo chissà di quanto hanno ridotto la spesa pubblica e i benefici pubblici per l’average Joe. Ma i dati invece dicono tuttaltro. Se guardiamo alle entrate fiscali dalla federal income tax (la tassa sul reddito imposta dal governo centrale), naturalmente aggiustata in prezzi reali, vediamo che, a parte le naturali oscillazioni dovute alla presenza di recessioni, queste entrate fiscali sono aumentate:

    Source: taxpolicycenter.org
    Se la torta delle entrate fiscali non si è rimpicciolita, un altro termine può saltare alla mente: voodoo economics, l’espressione denigratoria utilizzata dall’establishment repubblicano durante le primarie del 1980 per criticare la Reaganomics. Il concetto alla base della rivoluzione reaganiana erano gli incentivi. Se tasso il ricco per redistribuire al povero, creo un incentivo perverso sia per il povero che per il ricco: al margine entrambi preferiscono lavorare di meno, ergo produrre di meno, ed il benessere nazionale nel complesso diminuisce. In base a questo ragionamento Reagan decise di invertire la rotta della politica fiscale.
    In questi ultimi trent’anni di graduale diminuzione della pressione fiscale, le entrate fiscali sono paradossalmente aumentate. In parte questo può essere dovuto alla crescita economica generale ma, dato che il carico fiscale pesa sempre di più sul 20% più ricco, questo aumento sembra dovuto soprattutto al fatto che i ricchi stanno diventando sempre più ricchi. Allora che lezione possiamo apprendere da questa esperienza americana? Gli Stati Uniti hanno raggiunto il massimo di progressività fiscale tassando di meno il ricco, quasi proprio non tassando per niente la middle class, e fregandosene dell’impatto sulla disparità di reddito che questo sistema fiscale ha.
    Al contrario, per l’ideologia socialista la progressività fiscale è invece vista come il mezzo per raggiungere il vero fine, che è la riduzione della disuguaglianza economica: tasso di più il ricco per redistribuire al povero. Questa è una scelta di politica fiscale che dipende da ciò che sta a cuore al policy maker (e dell’elettorato che lo elegge). Ma qual è il fine ultimo? È il benessere in termini assoluti o il benessere relativo al mio vicino di casa? Se il fine ultimo è ridurre l’ineguaglianza, allora pur di ottenere una varianza minore (meno divario tra il ricco e il ceto medio) finisco per tassare di più il ricco. Ma facendo così rischio di far meno cassa e mi tocca compensare col tassare anche il ceto medio, riducendo così anche il reddito medio e mediano.

    Se invece la disuguaglianza non mi interessa, più abbiente è il ricco, e meno devo far cassa sulle spalle della middle class, che in termini assoluti alla fine può ritrovarsi messa meglio di prima.

  7. #7
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    Noise from Amerika è giunto a questa conclusione
    Speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi | noiseFromAmeriKa
    Speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi

    1 gennaio 2016 lodovico pizzati
    Praticamente metà degli americani non paga tasse sul reddito. E tre quarti dei nuclei familiari arriva, al massimo, ad un’aliquota marginale del 15%. In questo sistema l’84% dei $1.4 trilioni di entrate dalla tassa sul reddito viene pagato solo dal 20% più ricco, gente che guadagna almeno $10,000 al mese. Per questo la social democrazia di Bernie Sanders non trova spazio negli USA.


    L’Internal Revenue Service (IRS), il fisco americano, ha pubblicato da poco i moduli per il pagamento delle income taxes del 2015. Non sono un esperto di tasse ma mi ha sempre incuriosito scoprire quanto pagano gli americani. Naturalmente sappiamo che il governo federale (centrale) statunitense riceve un totale di entrate fiscali di $3 trilioni (dati 2014). Di questi il grosso sono proprio income taxes: $1.4 trilioni, pari al 42% della torta. Un altro 40% sono le payroll taxes che vanno a pagare la social insurance. Le corporate taxes sono solo $0.3 trilioni (un misero 10% del totale). Il resto sono tasse minori. Questo per quanto riguarda il governo federale. Poi ogni stato raccoglie soprattutto le sales taxes, mentre le città si tengono le property taxes.
    Ma questi sono dati aggregati e a me interessa sapere quanto paga l’average Joe, l’americano medio. Qui le cose si fanno più complicate perché il tutto dipende non solo da quanto si guadagna, ma anche se marito e moglie dichiarano le tasse assieme, da quanti figli hanno, se hanno il mutuo, le spese sanitarie e una miriade di cosucce deducibili.
    Per prima cosa, quanto guadagna l’americano medio? O più di preciso, quanto guadagna il nucleo familiare medio (il cosiddetto household), perché dal punto di vista fiscale il tutto si misura in nuclei familiari. Non ha importanza che ci siano oltre 300 milioni di americani, quello che importa al fisco è che la popolazione è raggruppata in 116 milioni di tax-paying households. Bene, l’household medio guadagna al lordo $67mila, ma come sappiamo la media viene fatta sommando il reddito di tutte le famiglie (Bill Gates e Warren Buffett inclusi) e dividendo per il numero di famiglie. Il dato medio può dare una versione un po’ distorta dell’average Joe ed è più indicato utilizzare il reddito dell’householdmediano, che è $53mila: ossia, metà dei nuclei familiari americani guadagna meno di $53mila e metà guadagna di più di $53mila. Possiamo fare meglio e suddividere per quintili (dati US census 2014):
    20% di famiglie 40% di famiglie 60% di famiglie 80% di famiglie 95% di famiglie
    fino a $21,432 fino a $41,186 fino a $68,212 fino a $112,262 fino a $206,568
    Il 20% delle famiglie americane guadagna meno di $21mila, il 40% guadagna meno di $41mila, il 60% guadagna meno di $68mila, l’80% guadagna meno di $112mila, il 95% guadagna meno di $206mila, e il 5% più ricco guadagna su su su, fino ai bilionari.
    Ora, sapere quanto pagano di tasse in ogni scaglione è un po’ più complicato perché appunto non sappiamo se il nostro average Joe che guadagna $53mila è sposato, se ha figli, eccetera … Il census americano fornisce dati sui nuclei familiari: il 48% è sposato, in media ci sono 1.8 figli per coppia, e così via. Ma queste caratteristiche del nucleo familiare sono sparpagliate lungo la distribuzione del reddito. A prescindere, questi particolari alla fine non hanno un grosso peso perché, da come scopriremo, il fisco americano è assai generoso a questi livelli di reddito.
    Il modulo 1040 per la dichiarazione dei redditi funziona così: per scoprire il reddito tassabile partendo dal reddito lordo dichiarato ci sono una serie di possibili detrazioni che tralascierò per concetrarmi sulle due principali: la standard deduction e la exemption. Il reddito lordo non è tutto tassabile, difatti si può sottrarre la standard deduction di $12,600 per coppie (e $6,300 per singoli). Non è finita qua, perché poi si possono sottrarre le exemptions, e cioè $4,000 per ogni membro del nucleo familiare. Il singolo sottrae altri $4,000; la coppia senza figli $8,000, la coppia con un figlio a carico $12,000; la coppia con due figli $16,000; la coppia con tre figli $20,000 e mi fermo qui.
    Allora, prendiamo il nostro average Joe che guadagna con la moglie $53,000 in lordo. Sottraiamo $12,600 di standard deduction, e $16,000 di exemption (arrotondo a 2 gli 1.8 figli della media americana). Scopriamo che il suo reddito tassabile finisce per essere $24,400 (53 meno 12.6 meno 16). E quante tasse paga il nostro average Joe? Dopo mi soffermo sulle aliquote marginali americane, ma per arrivare subito al dunque, secondo la tabella fiscale di questo anno, con $24,400 di reddito tassabile la income tax è $2,741. E il nostro average Joe le paga? No! Il fisco americano ti fa una sorpresa perché una volta che hai scoperto quanto devi pagare, ora puoi dedurre il child tax credit, ovvero togli altri $1000 per ogni figlio che hai. Quindi il nostro average Joe con due figli a carico sottrae $2,000 e paga solo $741 di tasse. Se ha tre figli non paga un bel niente. Su $53,482 lordi, una famiglia tipica paga $741 all’anno, e cioè il 1,4% scarso, praticamente nulla.
    Ora, magari il vicino di casa senza moglie e figli che guadagna solo $41,000 lordi finisce per pagare di più: $41,000 lordi meno $6300 di standard deduction (per il single) e meno solo $4000 di exemption, si arriva a $30,700 di reddito tassabile che equivale a $4,043 di income tax, il 9,9% del lordo. Quindi è difficile dire che tutti quelli che guadagnano meno di $53,000 non pagano le tasse, ma la percentuale di coppie è considerevole, in più la media di due bimbi per famiglia non è fantascienza. Insomma, pressapoco metà degli americani non deve praticamente neanche pagare l’income tax. Se i più poveri non pagano e, da quel che abbiamo visto, nemmeno il ceto medio-basso (la lower-middle class) paga, chi li paga questi $1.4 trillion di income tax?
    Guardiamo all’altro vicino di casa di average Joe, quello a capo della famiglia che guadagna in lordo $68,200 all’anno, meglio del 60% dei nuclei familiari americani. Detraiamo la standard deduction di $12,600 per la coppia, e $16,000 di exemptions (diciamo che anche lui ha moglie e due figli): il reddito tassabile diventa $49,600. La tabella del fisco indica $6,514 di tasse, meno $2,000 di child tax credit e siamo a $4,514, e cioè solo il 6,6% del lordo. Ma che aliquote marginali vengono utilizzate per determinare queste tabelle fiscali? Per il 2015 queste:
    Tax Rate Single Coppia
    10% $1 - $9,225 $1 - $18,450
    15% $9,226-$37,450 $18,451-$74,900
    25% $37,451-$90,750 $74,901-$151,200
    28% $90,751-$189,300 $151,201-$230,450
    33% $189,301-$411,500 $230,451-$411,500
    35% $411,501-$413,200 $411,501-$464,850
    39.60% oltre $413,200 oltre $464,850
    Ricapitolando, la coppia con due figli che guadagna $68,200 di lordo, e di questi $49,600 sono tassabili, deve pagare il 10% sui primi $18,450, e sul rimanente $31,150 paga il 15%. In sostanza tutta queste aliquote che vanno su (25%, 28%, 33%, 35%, 39.6%) non toccano minimamente la maggior parte degli americani, dato che una famiglia tipica, sopra il 60% delle altre e sotto il top 20%, al massimo paga una tassa marginale del 15% (e come abbiamo visto una tassa media del 6,6%).
    Infatti lo scaglione dell’aliquota del 15% è talmente ampio che finisce per prendere dentro quasi tutto il quarto quintile. Guardiamo a quella modesta famiglia che guadagna $112,262, un misero $9,355 al mese, al di sopra dell’80% dei nuclei familiari americani. Qui siamo nel ceto medio-alto (upper-middle class). Togliamo i canonici $12,600 di standard deduction e i $16,000 di exemption per famiglia tipica: il reddito tassabile è di $83,662. Di questi, i primi $18,450 sono tassati al 10%, e quasi tutto il resto al 15%. Solo gli ultimi $8,762 vengono tassati allo scaglione del 25%. Il totale di tasse è $12,506 meno i $2,000 di child tax credit siamo a $10,506, una tassa media solo del 9,4% rispetto al lordo!
    In sintesi, la stragrande maggioranza dei nuclei familiari americani (l’80%) raramente vede un’aliquota marginale oltre il 15%. Per questo mi viene da ridere pensando al dibattito elettorale per le primarie repubblicane, quando, prendendo fiato dalla caccia al mussulmano, ogni candidato presentava il suo programma fiscale con una flat tax che si aggirava sul 14.5%. Per la vasta maggioranza dell’elettorato si tratta quasi quasi di un aumento delle tasse!
    In sintesi, gli americani più poveri (quelli con un reddito equivalente alla media italiana) ovviamente pagano zero tasse, ma praticamente anche il ceto medio-basso non ha tasse da pagare. Il ceto medio-alto al massimo vede delle aliquote al 10% e 15%. In sostanza è solo il 20% più ricco che paga praticamente quasi tutti i $1.4 trilioni di income tax. Questi sono i miei calcoli a spanne visti da un capo famiglia con modulo 1040 in mano, ma i dati aggregati combaciano. Secondo il Wall Street Journal ecco in che proporzioni vengono pagati gli $1.4 trilioni per quintili di reddito, ossia i vari ceti (stima 2014):
    Quintili Fascia di reddito Quota del totale versato
    poveri $0-$24,200 -2.2%
    ceto medio-basso $24,200-$47,300 -1.0%
    ceto medio $47,300-$79,500 5.9%
    ceto medio-alto $79,500-$134,300 13.4%
    ricchi Sopra $134,300 83.9%
    I numeri negativi per il 40% meno abbiente risultano dal fatto che il congresso americano ha deciso di incanalare alcuni benefici tramite l’income tax, forse per incentivare a dichiarare il reddito comunque o a lavorare comunque. In sostanza, tramite altre deductions non discusse in questo articolo (tipo l’Earned Income Tax Credit) l’IRS ti manda un assegno. Non solo un risarcimento di tasse pre pagate, ma proprio soldi in più.
    Ma torniamo ai ricchi, quel 20% della popolazione che guadagna il 50% del reddito nazionale e che paga l’84% del totale delle tasse sul reddito versate. E pensiamo agli allarmi lanciati da Bernie Sanders, che ci avverte che il divario tra ricchi e poveri è il più elevato dagli anni ‘20. Se riflettiamo un secondo su cosa passa per la testa al nostro average Joe mentre compila il modulo 1040, ci rendiamo conto che un politico social democratico, come si auto definisce Sanders, non ha futuro negli Stati Uniti. È relegato ad essere una macchietta dovuta ad una dose di carisma personale aplificata dal rapporto energia-età, ma non c’è proprio spazio per questo tipo di idee. Lo slogan social-democratico del “dagli al ricco” può funzionare in Europa dove il peso fiscale ricade sopra le spalle del ceto medio-basso. Ma negli Stati Uniti l‘80% della popolazione è un free rider sulla groppa del 20% più ricco.
    Non solo, ci sono delle esternalità positive ad avere tutti questi ricconi. Pensiamo alla Google car di Page e Brin che darà la possibilità al nostro average Joe di avere l’autista personale. Pensiamo a Bezos e Musk che, indipendentemente, hanno fatto atterrare un razzo in verticale, consentendo enormi risparmi per il settore spaziale, inaugurando una nuova sfera di crescita economica con benefici per tutti. Pensiamo alle auto elettriche di Musk, alla filantropia di Gates, a Trump che fa venire alla luce del sole tutto il razzismo americano, e così via. Oltre a queste esternalità positive i ricchi pagano il conto per tutti.
    Sotto questo profilo l’America è un paese unico. Si gode di un apparato pubblico di ottimo livello che è alla base di un sistema che dà opportunità di crescita impensabili anche agli ultimi arrivati. E tutto questo viene pagato dal quinto più ricco della popolazione, mentre le decisioni su come amministrare il bene pubblico vengono prese dalla maggioranza. Allora qui bisogna fare una considerazione: speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi, perchè in questo sistema vuol dire non solo niente tasse per il ceto medio basso, ma ormai anche sempre meno tasse anche per il ceto medio alto.
    Tutto ciò ha un che di surreale. Come è possibile che i ricchi e potenti decidano di tirare la carretta per tutti? In effetti, come indica questo recente articolo del New York Times, il sistema fiscale americano è progressivo fino ad un certo punto. La partita si gioca all’interno del top 20% (vedi tabella WSJ): tra il 19% di famiglie che guadagnano tra un $120mila a un $600mila all’anno (un 62 milioni di americani), e il top 1% (3 milioni di cittadini o circa 1,2 milioni di famiglie). In realtà il problema non è nemmeno il top 1%, ma il top 0.1% e forse il top 0.05%, ossia fra le 100mila e le 50mila famiglie di multi milionari (e i bilionari) che usufruiscono di scappatoie fiscali costruite ad hoc a suon di lobbying. Sono queste scappatoie fiscali, disegnate chiaramente per famiglie con redditi almeno multi-milionari, che consentono loro di pagare tax rates da average Joe. Per questo Bernie Sanders che dichiara con la moglie $200mila di reddito, e che è costretto a pagare un’aliquota marginale del 28%, ce l’ha a morte con i super ricchi che non tirano la carretta quanto lui. Ma è una battaglia tra alcuni milioni di ricchi come Sanders e qualche decina di migliaia di uber ricchi come i tizi menzionati nell’articolo del New York Times. Una questione importante, sia chiaro, e che fa molto discutere (alla fine tutta l'attenzione mediatica ottenuta da Piketty e soci con i loro scritti si deve proprio alla presenza di queste scappatoie fiscali per quelle poche decine di migliaia di uber ricchi) ma, occorre riconoscerlo, è improbabile assai che questa possa diventare la questione fondamentale su cui l'altro 80% delle famiglie concentra le proprie decisioni di voto.

    Pur tenendo conto di questa ingiustizia degli straricchi nei confronti dei ricchi, rimane il fatto che la stragrande maggioranza degli americani, anche se con redditi da capogiro quando confrontati a quelli italiani, pagano delle tasse irrisorie sul proprio reddito. Questo perché la distribuzione di reddito non è un gioco a somma zero, dove se uno diventa ricco è a scapito del povero. Con questo sistema fiscale è vero il contrario.

  8. #8
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    @Iannis aggiungiamo a questo thread gli articoli sul tema più interessanti del Termometro Politico?

  9. #9
    anche la Costa d'Avorio
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    Predefinito Re: Proteggimi da ciò che voglio

    Citazione Originariamente Scritto da Gianluca Visualizza Messaggio
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano di queste cose @Maestrale @pedro @Hermes @Felipe K.
    Thread molto molto interessante (hai fatto bene a non postarlo sul Fondoscala) ma lungo da leggere, tra oggi e domani quando trovo un pò di tempo rispondo.
    Consultabile per pronostici a pagamento dietro adeguato compenso

  10. #10
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