In sala il 18 febbraio il film d'animazione di Rich Moore e Byron Howard, storia di una città dove prede e predatori convivono in pace. "Gli animali sono specchio di noi, caricature dei nostri difetti e delle nostre fragilità"


92 anni fa c'era Topolino, un topo con i calzoncini, le scarpe e il cappello in testa. Era alla guida di un battello a vapore, fischiettava Steamboat Willie, il brano che dava il titolo al piccolo film. 92 anni fa Walt Disney inventava di fatto l'animazione moderna, oggi i suoi eredi, la Disney rilanciata dieci anni fa da quel genio che é John Lasseter, portano in sala Zootropolis dal 18 febbraio anche in 3D. E un frammento di quel primo corto arrivato nelle sale il 18 novembre 1928 rimane sempre in testa ad ogni proiezione Disney. "Quello che rende i film Disney diversi dagli altri non sono le principesse, le canzoni o le favole - spiega Rich Moore (Ralph Spaccatutto) - ma la volontà di raccontare sempre un mondo sí fantastico ma rispetto al quale tutti possono relazionarsi". "Noi non iniziamo mai con un tema ma sempre con un mondo da raccontare, questa é la lezione di John Lasseter - prosegue il produttore Clark Spencer - con Zootropolis abbiamo scelto di portare il pubblico in un mondo incredibile, quello dove animali diversi vivono in pace".


"Gli animali ci danno sempre l'opportunità di parlare di noi in modo sottile - dice il regista Byron Howard (Rapunzel e Bolt) - da bambino il mio film preferito era Robin Hood e volevamo celebrare quella tradizione in un modo originale è differente, scavando ancora più a fondo. Non ci interessa fare film per lanciare messaggi, ci interessa invece partire da un piano emotivo e arrivare a trasmettere qualcosa al pubblico". E i temi, se non vogliamo chiamarli messaggi, che arrivano al pubblico sono tantissimi: dal superamento dei pregiudizi (un coniglio non é destinato a diventare coltivatore di carote, come una volpe non deve essere per forza un poco di buono), alla necessità di ribellarsi al bullismo, dalla fede nel fatto che tutti possiamo essere chi vogliamo all'importanza di non vivere nella paura del diverso. E se, coerenti alla loro missione, registi e produttore svicolano ogni domanda con agganci di attualità (la paura del diverso frutto dell'atmosfera post undici settembre in America, post Bataclan in Europa), non hanno invece paura di fare autocritica. "Alla Disney raccontiamo sempre quello che conosciamo e la storia di Zootropolis é un po' la storia del nostro studio. Prima che John Lasseter e Ed Cadmull (nel 2005 ndr.) entrassero alla Disney c'é stato il periodo più nero della storia, non c'era più collaborazione tra i vari artisti, ognuno sviluppava il proprio progetto. Con il loro ingresso abbiamo di nuovo imparato a lavorare insieme".


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