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  1. #21
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Basta leggere il testo integrale. Spiega dettagliatamente le ipotesi in campo. Ministro unico oppure inasprimento della politica dei parametri.

    Che non dica nulla di politico, è ovvio, sono banchieri centrali.
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  2. #22
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Sono banchieri centrali.
    Ecco. Una buna ragione perchè tacciano e pensino ai casi loro.
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


    IL DISPUTATOR CORTESE

    Possono tenersi il loro paradiso.
    Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.

  3. #23
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Sono banchieri centrali, esattamente.

    Pensino a vigilare sulle banche di loro competenza, allora.

  4. #24
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Hanno scritto una cosa che ha perfettamente senso alla luce di quanto sta accadendo.

    Se aspettiamo Tusk stiamo freschi, è impegnato a bilanciarsi tra core e perifieria, tra nord e sud, tra polonia, uk e bruxelles (non dimentichiamoci il caso polacco)

    Idem Junker.

    La Merkel si deve parare in casa, Hollande fa qualche sparata, Renzi batte i pugni.

    Serve un'analisi pacata, questa lo è, proprio perchè non immediatamente politica.
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

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  5. #25
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    L'asse Merkel-Hollande riesce a fare più danni della disastrosa unione Merkel-Sarkozy

  6. #26
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Renzi: "La Ue sbaglia, di sola austerity si muore"

    Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (lapresse)Il premier scrive a Repubblica e risponde a Scalfari sulla proposta di un superministro delle Finanze per l'eurozona: "Il problema non è la leadership ma la scelta della politica economica. Ora vogliamo una svolta"
    di MATTEO RENZI

    11 febbraio 2016

    CARO direttore, in questi ventiquattro mesi di Governo sono stato oggetto più volte delle attenzioni di Eugenio Scalfari. Lo considero un onore, per la stima che nutro nei confronti del fondatore di Repubblica, voce tra le più autorevoli del giornalismo italiano. Il tema che egli pone in queste ultime ore mi impone di provare a rispondere, nel merito. E vado subito al sodo: ho grande rispetto per il dibattito che si è creato e sul quale anche l'Italia ha da dire e dice la sua, ma la questione del superministro europeo del Tesoro non è il punto centrale. Oggi il problema dell'economia dell'Unione non è il superministro, ma la direzione. Perché - questa è la tesi del nostro Governo - negli ultimi anni l'Europa ha sbagliato strada. E se vogliamo bene alle istituzioni europee, dobbiamo far sentire la nostra voce: lo facciamo per l'Europa, non per l'Italia.

    Molto sinteticamente: negli otto anni di presidenza democratica, gli Stati Uniti hanno puntato su crescita, investimenti e innovazione. L'Europa su austerity, moneta, rigore. A livello economico gli Stati Uniti stanno meglio di otto anni fa, l'Europa sta peggio di otto anni fa. Sintesi da titolo di giornale o se preferisce da tweet: Obama ha fatto bene, Barroso no.

    L'austerity non basta. E del resto i Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit: penso al Regno Unito di Cameron che ha finanziato il taglio delle tasse portando il deficit al 5% o alla Spagna di Rajoy che ha accompagnato la crescita con un deficit medio di quasi il 6%.

    Se una cura non funziona, dopo otto anni si può parlare di accanimento terapeutico.

    Non pongo un problema di regole, sia chiaro. L'Italia rispetta le regole, con un deficit che quest'anno sarà il più basso degli ultimi dieci anni (2,5%). La Germania invece non rispetta le regole con un surplus commerciale che continua a essere sopra le richieste della Commissione. E ciò nonostante l'Italia è ripartita grazie alla spinta dei consumi, al sentimento di fiducia dei cittadini, al Jobs Act, alle riforme che costano fatica, ma sono necessarie.

    Il problema non sono le regole, dunque; il problema è la politica economica di questa nostra Europa.

    Prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore.

    E qui vengo all'Italia. La battaglia che abbiamo intrapreso in questi mesi non è funzionale al piano interno, come sostiene qualcuno. Altri dicono che faccia aumentare i consensi. Non so, non mi fido dei sondaggi, sbagliano quasi sempre.

    Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai accettato la sfida di dare un futuro a questa legislatura, imponendo un percorso di riforme al quale non credeva più nessuno.

    Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai caricato su di me la sfida delle Europee 2014. Eppure abbiamo vinto, anzi stravinto.

    Se avessimo ascoltato i sondaggi, non avremmo mai qualificato la nostra politica sui temi delle migrazioni, a cominciare dalle missioni in Africa, dalla Tunisia al Ghana, dalla Nigeria al Senegal, dal Congo all'Angola. Eppure è giusto farlo.

    Penso che il compito di un politico non sia inseguire i sondaggi. Uno diventa leader se ha la forza di cambiare ciò che dicono i sondaggi. Se convince i cittadini.

    L'Italia non fa polemiche in Europa perché ha un problema di consenso interno. Voteremo in Italia dopo il referendum inglese, dopo il nuovo governo spagnolo, dopo le elezioni in Francia, Germania, Olanda, Austria. Siamo - può sembrare un paradosso - il Paese con maggiore stabilità in Europa. Dunque, non abbiamo problemi in questo senso.

    Noi abbiamo a cuore l'Europa.

    Però dobbiamo cambiare anche noi italiani. Da un lato ci sono i demagoghi. Quelli che vorrebbero uscire dall'Euro, leghisti e pentastellati. Dall'altro quelli che pensano che ciò che dice Bruxelles è sempre e comunque la verità, a prescindere. E che il nostro compito sia solo obbedire alle decisioni prese altrove. Sbagliano, gli uni e gli altri.

    Noi italiani dobbiamo avere consapevolezza che l'Europa è la nostra radice, il nostro futuro. E che se l'Italia non fa sentire la propria voce, questo è un male per tutti. Dunque se qualcuno di noi a Bruxelles chiede più attenzione al sociale, alla crescita, al servizio civile europeo, all'innovazione digitale, alla semplificazione burocratica, non è uno sfasciacarrozze isolato.

    L'Italia ha avanzato e continuerà ad avanzare dettagliate proposte sui singoli dossier, su alcuni dei quali stanno, tra l'altro, lavorando in queste ore vari uffici coordinati da Pier Carlo Padoan. Ma il punto chiave è se, davanti alla crisi di rappresentanza che in numerosi paesi sta mettendo in crisi i partiti tradizionali, l'Europa sarà o meno in grado di ritrovare la strada della politica.

    Significa una strategia globale sull'immigrazione, fatta di cooperazione internazionale più che di filo spinato.

    Significa una visione unitaria del sistema finanziario, specie in questo periodo di grande turbolenza anche di qualche banca tedesca.

    Significa impostare regole comuni sulla selezione dei candidati alla guida dell'Europa, a cominciare dalle primarie per la presidenza della Commissione.

    Qualche giorno fa ho visitato un luogo simbolo; l'isola di Ventotene. E ho visto con dolore come anni di degrado abbiano ridotto il carcere di Santo Stefano a un rudere. Ma in quel rudere hanno sofferto i padri della patria, i paladini della Resistenza. Ho visto la cella di Sandro Pertini, i luoghi delle discussioni tra Spinelli, Rossi e Colorni (posso ricordare anche Ursula Hirschman?). Insieme al ministro Franceschini e al presidente Zingaretti abbiamo scelto di rilanciare una grande iniziativa per l'Europa, per formare i suoi giovani, per educarne le future classi dirigenti. Da Ventotene partì il sogno europeo. Oggi che sembra destinato a infrangersi sugli scogli dell'egoismo e sulle barriere della paura torniamo all'ideale, torniamo all'orizzonte, alla visione. Il Governo italiano ospiterà programmi di formazione per questa nuova generazione di leader europei. Perché l'unico modo per far vivere la memoria è tramandarla.

    Dalla crescita alle primarie, dalla formazione per i nuovi europei alla direzione della politica economica, dall'Europa sociale alla lotta contro gli egoismi e le paure nazionali, l'Italia c'è. Ed è in prima fila, a fare la sua parte, giorno per giorno. In prima fila senza timidezza, con la forza delle idee; in prima fila per la potenza — me lo permetterà, in questo caso — della nostra identità

    culturale ed economica.

    In prima fila non per prendere tre voti in più alle elezioni, ma per dare un futuro ai nostri figli. E questo, in fin dei conti, è ciò che vale davvero.

    L'autore è Presidente del Consiglio italiano

  7. #27
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Invece di piangere fisso il cazzaro dovrebbe pensare a come sfanculare il quarto reich
    NO ALL'INVIO DI ARMI IN UCRAINA!!!

  8. #28
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    Renzi: "La Ue sbaglia, di sola austerity si muore"

    Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (lapresse)Il premier scrive a Repubblica e risponde a Scalfari sulla proposta di un superministro delle Finanze per l'eurozona: "Il problema non è la leadership ma la scelta della politica economica. Ora vogliamo una svolta"
    di MATTEO RENZI

    11 febbraio 2016

    CARO direttore, in questi ventiquattro mesi di Governo sono stato oggetto più volte delle attenzioni di Eugenio Scalfari. Lo considero un onore, per la stima che nutro nei confronti del fondatore di Repubblica, voce tra le più autorevoli del giornalismo italiano. Il tema che egli pone in queste ultime ore mi impone di provare a rispondere, nel merito. E vado subito al sodo: ho grande rispetto per il dibattito che si è creato e sul quale anche l'Italia ha da dire e dice la sua, ma la questione del superministro europeo del Tesoro non è il punto centrale. Oggi il problema dell'economia dell'Unione non è il superministro, ma la direzione. Perché - questa è la tesi del nostro Governo - negli ultimi anni l'Europa ha sbagliato strada. E se vogliamo bene alle istituzioni europee, dobbiamo far sentire la nostra voce: lo facciamo per l'Europa, non per l'Italia.

    Molto sinteticamente: negli otto anni di presidenza democratica, gli Stati Uniti hanno puntato su crescita, investimenti e innovazione. L'Europa su austerity, moneta, rigore. A livello economico gli Stati Uniti stanno meglio di otto anni fa, l'Europa sta peggio di otto anni fa. Sintesi da titolo di giornale o se preferisce da tweet: Obama ha fatto bene, Barroso no.

    L'austerity non basta. E del resto i Paesi che sono cresciuti in Europa lo hanno fatto soltanto perché hanno violato in modo macroscopico le regole del deficit: penso al Regno Unito di Cameron che ha finanziato il taglio delle tasse portando il deficit al 5% o alla Spagna di Rajoy che ha accompagnato la crescita con un deficit medio di quasi il 6%.

    Se una cura non funziona, dopo otto anni si può parlare di accanimento terapeutico.

    Non pongo un problema di regole, sia chiaro. L'Italia rispetta le regole, con un deficit che quest'anno sarà il più basso degli ultimi dieci anni (2,5%). La Germania invece non rispetta le regole con un surplus commerciale che continua a essere sopra le richieste della Commissione. E ciò nonostante l'Italia è ripartita grazie alla spinta dei consumi, al sentimento di fiducia dei cittadini, al Jobs Act, alle riforme che costano fatica, ma sono necessarie.

    Il problema non sono le regole, dunque; il problema è la politica economica di questa nostra Europa.

    Prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore.

    E qui vengo all'Italia. La battaglia che abbiamo intrapreso in questi mesi non è funzionale al piano interno, come sostiene qualcuno. Altri dicono che faccia aumentare i consensi. Non so, non mi fido dei sondaggi, sbagliano quasi sempre.

    Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai accettato la sfida di dare un futuro a questa legislatura, imponendo un percorso di riforme al quale non credeva più nessuno.

    Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai caricato su di me la sfida delle Europee 2014. Eppure abbiamo vinto, anzi stravinto.

    Se avessimo ascoltato i sondaggi, non avremmo mai qualificato la nostra politica sui temi delle migrazioni, a cominciare dalle missioni in Africa, dalla Tunisia al Ghana, dalla Nigeria al Senegal, dal Congo all'Angola. Eppure è giusto farlo.

    Penso che il compito di un politico non sia inseguire i sondaggi. Uno diventa leader se ha la forza di cambiare ciò che dicono i sondaggi. Se convince i cittadini.

    L'Italia non fa polemiche in Europa perché ha un problema di consenso interno. Voteremo in Italia dopo il referendum inglese, dopo il nuovo governo spagnolo, dopo le elezioni in Francia, Germania, Olanda, Austria. Siamo - può sembrare un paradosso - il Paese con maggiore stabilità in Europa. Dunque, non abbiamo problemi in questo senso.

    Noi abbiamo a cuore l'Europa.

    Però dobbiamo cambiare anche noi italiani. Da un lato ci sono i demagoghi. Quelli che vorrebbero uscire dall'Euro, leghisti e pentastellati. Dall'altro quelli che pensano che ciò che dice Bruxelles è sempre e comunque la verità, a prescindere. E che il nostro compito sia solo obbedire alle decisioni prese altrove. Sbagliano, gli uni e gli altri.

    Noi italiani dobbiamo avere consapevolezza che l'Europa è la nostra radice, il nostro futuro. E che se l'Italia non fa sentire la propria voce, questo è un male per tutti. Dunque se qualcuno di noi a Bruxelles chiede più attenzione al sociale, alla crescita, al servizio civile europeo, all'innovazione digitale, alla semplificazione burocratica, non è uno sfasciacarrozze isolato.

    L'Italia ha avanzato e continuerà ad avanzare dettagliate proposte sui singoli dossier, su alcuni dei quali stanno, tra l'altro, lavorando in queste ore vari uffici coordinati da Pier Carlo Padoan. Ma il punto chiave è se, davanti alla crisi di rappresentanza che in numerosi paesi sta mettendo in crisi i partiti tradizionali, l'Europa sarà o meno in grado di ritrovare la strada della politica.

    Significa una strategia globale sull'immigrazione, fatta di cooperazione internazionale più che di filo spinato.

    Significa una visione unitaria del sistema finanziario, specie in questo periodo di grande turbolenza anche di qualche banca tedesca.

    Significa impostare regole comuni sulla selezione dei candidati alla guida dell'Europa, a cominciare dalle primarie per la presidenza della Commissione.

    Qualche giorno fa ho visitato un luogo simbolo; l'isola di Ventotene. E ho visto con dolore come anni di degrado abbiano ridotto il carcere di Santo Stefano a un rudere. Ma in quel rudere hanno sofferto i padri della patria, i paladini della Resistenza. Ho visto la cella di Sandro Pertini, i luoghi delle discussioni tra Spinelli, Rossi e Colorni (posso ricordare anche Ursula Hirschman?). Insieme al ministro Franceschini e al presidente Zingaretti abbiamo scelto di rilanciare una grande iniziativa per l'Europa, per formare i suoi giovani, per educarne le future classi dirigenti. Da Ventotene partì il sogno europeo. Oggi che sembra destinato a infrangersi sugli scogli dell'egoismo e sulle barriere della paura torniamo all'ideale, torniamo all'orizzonte, alla visione. Il Governo italiano ospiterà programmi di formazione per questa nuova generazione di leader europei. Perché l'unico modo per far vivere la memoria è tramandarla.

    Dalla crescita alle primarie, dalla formazione per i nuovi europei alla direzione della politica economica, dall'Europa sociale alla lotta contro gli egoismi e le paure nazionali, l'Italia c'è. Ed è in prima fila, a fare la sua parte, giorno per giorno. In prima fila senza timidezza, con la forza delle idee; in prima fila per la potenza — me lo permetterà, in questo caso — della nostra identità

    culturale ed economica.

    In prima fila non per prendere tre voti in più alle elezioni, ma per dare un futuro ai nostri figli. E questo, in fin dei conti, è ciò che vale davvero.

    L'autore è Presidente del Consiglio italiano

    La sua lettera è il classico esempio di come non sia in grado di rispondere al tema proposto ma piuttosto preferisca inserire tematiche a sostegno del suo governo. Insomma mette davanti se stesso e la sua politica prima della politica europea. Scalfari quindi ha pienamente ragione nel non riporre in Renzi il minimo di fiducia sulle tematiche europee.
    Renzi vuole solo una europa dei governi, nella quale ogni capo di stato sia libero di spendere come voglia, dove le regole siano sempre lasche e generiche, e il parlamento europeo sia solo una stampella dei governi nazionali.
    Bella visione dell'Europa, non c'è che dire, sia mai che un ministro europeo con portafoglio e magari espressione di un voto democratico si permetta di dire a Renzi di ridurre il debito italiano.

  9. #29
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    ma da dove sarebbe sbucato Renzi per dare lezioni di economia ai banchieri centrali?

    Ah già, l'austerità degli 800-850 miliardi di spesa pubblica e G al 48% del pil.
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

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  10. #30
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    Predefinito Re: Germania e Francia chiedono il ministro delle Finanze dell'Eurozona

    Comunque abbiamo capito: obama con 10milia mld di debito pubblico ha fatto bene, mentre la Ue no. Casualmente adesso Ue ed USA hanno lo stesso rapporto debito/pil... ma anche questo non glielo dobbiamo spiegare, lo sa da solo
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

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