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Sandinista
Entro 30 giorni sapremo che fine farà il greggio che si trova nei giacimenti del Paese
Dopo Bolivia e Venezuela anche l'Ecuador sta lavorando a una riforma del settore degli idrocarburi.
Il presidente Correa dal primo giorno della campagna elettorale che l'avrebbe portato alla presidenza del paese, lo aveva promesso: rinegoziare i contratti con le compagnie petrolifere per far decollare l'economia nazionale e mantenere all'interno dei confini gran parte dei proventi derivanti dal settore degli idrocarburi.
Non certo un gioco da ragazzi, ovvio. Ma nemmeno una 'mission impossible' per uno dei presidenti più progressisti dell'area.
E proprio per questo sui banchi del parlamento di Quito è giunta qualche giorno fa una legge generale con "carattere d'urgenza". L'ha inviata Correa e i deputati dovranno lavorare duro e dare una risposta entro 30 giorni. È il 'carattere d'urgenza' che lo prevede. È un modo veloce, anzi velocissimo, per riprendere un po' di quella ricchezza persa a scapito delle grandi multinazionali straniere. Insomma, i prossimi 30 giorni saranno molto importanti per il futuro del Paese. Dalla nuova legge ci si aspetta una spinta economica per lo Stato.
Il 25 percento dei proventi derivanti dalla vendita di greggio, infatti, andranno a rimpinguare le casse ecuadoriane. Un primo passo verso il mantenimento della promessa fatta da Correa in campagna elettorale. Non solo, sulla scia delle nazionalizzazioni volute da Chavez e Morales, la legge prevede che lo Stato, attraverso strutture idonee, a si occupi delle esplorazioni petrolifere e dello sfruttamento dell'oro nero nascosto nei suoi giacimenti. Certo, le compagnie multinazionali straniere non sono del tutto tagliate fuori dal business.
Di volta in volta sarà deciso se delegare a entità straniere, che siano di "comprovata esperienza economica e tecnica", lo sfruttamento di giacimenti.
Alcune settimane fa Correa, che attualmente presiede pro-tempore l'Unasur (Unione delle nazioni sud americane), aveva fatto sapere che "Uno dei grandi temi dello sviluppo è perchè il Nord America si è sviluppato e i nostri paesi non l'hanno fatto malgrado da 200 anni siamo liberi. Noi uniti possiamo conformare il quarto o quinto polo più grande del mondo, con una popolazione di oltre 380 milioni di persone in 17 milioni di chilometri quadrati, con un terzo delle fonti d'acqua dolce del mondo. In più abbiamo riserve di idrocarburi per i prossimi 100 anni".
Alessandro Grandi
PeaceReporter - Ecuador, le risorse in casa