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    Predefinito Bestiario Unione Europea

    Crisi euro: El Pais censura un articolo perché troppo "antitedesco" - Crisis



    Sta facendo scalpore nella Rete spagnola quanto accaduto ieri su uno dei più importanti quotidiani di Spagna, tradizionalmente vicino alla sinistra, cioè El Pais.

    Un giornalista pubblica un articolo dal titolo "La Germania contro l'Europa", in cui racconta cosa è accaduto tra banche tedesche e banche dell'Eurozona e le responsabilità tedesche in questa crisi nonché prossima disgregazione dell'euro. L'articolo, oltre ad una disamina con dati e numeri, contiene anche accuse un po' forti di questo tenore:

    La Merkel, come Hitler, ha dichiarato guerra al resto d'Europa per garantirsi il suo spazio vitale economico. Noi veniamo puniti per proteggere le sue grandi imprese, le sue banche e anche per nascondere ai suoi elettori la vergogna di un modello economico che ha reso il loro livello di povertà il più alto degli ultimi 20 anni, e che il 20% dei tedeschi guadagna meno di 9,5 euro l'ora. (...) La tragedia è la collusione massiccia tra gli interessi finanziari paneuropei che dominano il nostro governo, e costoro, che invece di difenderci con patriottismo e dignità, ci tradiscono agendo come semplici comparse della Merkel.

    Apriti cielo e spalancati terra: l'articolo su El Pais dura poche ore, e viene subito censurato per essere sostituito non con delle scuse, ma addirittura con un messaggio in cui si lamenta "un errore di supervisione" e in cui si ribadisce che si trattava solo delle "opinioni dell'autore". Trovate il messaggio allo stesso link dove si trovava l'articolo, cioè qui. A colmare il ridicolo con cui si sta coprendo il giornale, oggi in home page si trova un breve post di riparazione dal titolo inequivocabile: "La colpa non è dei tedeschi". Non oso immaginare le telefonate furibonde arrivate in redazione da politici e governo, per correre ai ripari così precipitosamente. Che bella la stampa libera, eh?

    L'articolo originale è stato per fortuna salvato da un twittatore, e sono riuscita a trovarlo qui, unico link in rete. Consiglio gli economisti che conoscono lo spagnolo di dargli una scorsa, perché non mi pare affatto dica sciocchezze. Qui invece la replica, fresca di un'ora fa, del povero giornalista depennato dall'illustre testata per aver messo le birbe alla berlina.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
    Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"

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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    «Le cose più importanti, e lo dico ai miei amici europei, non sono i mercati finanziari.» Intervista (sopra una nuvola) con Ólafur Ragnar Grímsson, eletto per cinque volte a capo del “laboratorio” islandese.

    Euro e banche: le lezioni del presidente islandese

    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    CIPRO: LIBERISMO IN STILE TROIKA - La Voce del Ribelle on-line - Il ribelle.com

    Belle parole, pessime azioni. L’Eurogruppo, ovvero la Ue e quindi la Troika, completa l’esproprio ai danni dei correntisti ciprioti nascondendosi dietro una serie di cortine fumogene, che hanno lo scopo di minimizzare la portata e la gravità delle misure adottate. E che, perciò, costituiscono altrettante mistificazioni della realtà. Ma che allo stesso tempo permettono, una volta che siano chiarite, di comprendere in maniera ancora più nitida, e ci si augurerebbe definitiva, la natura assolutamente iniqua e sopraffattoria del sistema bancario.

    Cominciamo dai fatti. Da questo accordo che è stato raggiunto a tarda notte. E già qui ci sarebbe da sottolineare come stia diventando sempre più grottesca, questa reiterata messinscena delle discussioni che iniziano a sera inoltrata e si snodano nelle ore successive: enfatizzando l’atmosfera di totale emergenza e, però, di completa dedizione da parte delle autorità impegnate alla bisogna. Ad ogni modo, il punto di arrivo di questa ennesima “cavalcata nelle tenebre” è il seguente: al posto dei prelievi generalizzati sui conti correnti, sia pure con percentuali diverse a seconda dell’entità dei depositi, ci si concentra sui due soggetti principali, la Laiki e la Bank of Cyprus.

    La prima viene avviata alla liquidazione, sdoppiandola secondo il famigerato metodo della “good bank” e della “bad bank”, mentre la seconda dovrà intraprendere una poderosa ristrutturazione dei propri conti. Quanto ai depositi, saranno garantiti integralmente solo gli importi fino a 100 mila euro, mentre al di sopra di tale cifra i titolari finiranno in balìa degli eventi: per la Laiki si preannuncia una perdita completa; per la Bank of Cyprus si vedrà, ma di sicuro i tagli non potranno essere modesti.

    Detto ciò, torniamo alle mistificazioni. Il termine usato dai media in maniera ricorrente e quasi ossessiva, così come nei giorni scorsi e in tante altre occasioni simili a cominciare dalla Grecia, è “salvataggio”. Riferendolo, peraltro, non già alle banche di Cipro effettivamente in crisi, e a quelle straniere che vi sono pericolosamente connesse nel solito groviglio di relazioni finanziarie più o meno avventate, ma all’intera nazione.

    Che i governanti di Nicosia abbiano le loro colpe non c’è dubbio, e giocoforza esse chiamano in causa anche i cittadini che hanno consentito loro di assumere certe decisioni, ma a dover essere messo sotto accusa è l’architrave del disastro. Vale a dire l’aver incentrato l’economia dell’Isola sulle attività finanziarie o comunque speculative, con una tassazione iper agevolata che aveva lo scopo di attirare i capitali esteri – ivi inclusi quelli di assai dubbia origine, e in fortissimo odore/tanfo di riciclaggio – esponendosi di conseguenza a una successiva implosione.

    È proprio questo, ciò che bisognerebbe denunciare oggi e che andrebbe indicato, non solo ai ciprioti ma a tutti i popoli europei, per evitare altre dinamiche della medesima natura. Al contrario, le logiche che hanno determinato gli eventi di Cipro continuano a non essere messe in discussione. In modo tale da perpetuare il meccanismo, e la truffa collettiva, che consente alle banche e affini di spadroneggiare a loro piacimento nella ricerca spasmodica dei massimi profitti: salvo poi, quando i loro azzardi si sono talmente accumulati da diventare insostenibili, scaricarne il peso su qualcun altro.

    Interi popoli, tramite gli aiuti di Stato che vanno a gravare sul debito pubblico e che dovranno essere ripianati a suon di imposte, o legioni di clienti, evidentemente ancora illusi che i loro denari, una volta in banca, siano perfettamente al sicuro.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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  4. #4
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    L' UNIONE EUROPEA: L' UNIONE CHE NON FA LA FORZA.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  5. #5
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    Citazione Originariamente Scritto da Avanguardia Visualizza Messaggio
    L' UNIONE EUROPEA: L' UNIONE CHE NON FA LA FORZA.
    Fa danno e non poco,si vive in una caricatura di civiltà.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  6. #6
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    Cipro e debiti PA: in Europa "i debiti si pagano", ma alle banche - Crisis

    Certuni si scandalizzarono, quando scrissi il post "Europa, è questo il nome del nostro nemico". Non so come la pensino oggi, dopo quel che è successo a Cipro e che ha sancito definitivamente che le banche in default possono venir salvate confiscando il denaro dei correntisti. Correntisti che, a differenza di quel che tenta di farci credere certa stampa compiacente, non sono solo oligarchi russi coi rubinetti d'oro: ma anche aziende cipriote, fondi pensione, o malcapitati cittadini che in questi giorni hanno venduto un bene e ora si ritrovano ripuliti.

    E' probabile che i filo-Europei persistano ancora: si sa, nel nostro Paese l'opinione politica è come la squadra del cuore, non si cambia neppure davanti ad un evidente disastro. L'Europa infatti, invece di considerare Cipro un evento estremo che non deve ripetersi, pare quasi festeggiare la scoperta dell'uovo di Colombo che finalmente salverà tutte le banche. Il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha appena definito la ristrutturazione delle banche di Cipro un modello per risolvere i problemi delle banche di altri Paesi europei. Evviva! Come abbiamo fatto a non pensarci prima? In fin dei conti, i nostri soldi non sono sui conti correnti per stare al sicuro, ma al contrario come ostaggio di chi può disporne a piacimento e nostro malgrado.

    Se non siete ancora convinti della follia di questa Unione Europea, da cui fuggire appena possibile, ecco l'ultima combinata proprio poche ore fa. Ricordate il recente annuncio del nostro governo, secondo cui era possibile pianificare finalmente il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le aziende, concedendo quindi un po' di respiro alla nostra economia? Ebbene, toglietevi ogni residua illusione: l'Europa ha detto no, anzi ha detto niet, nein, kaputt. "Renderebbe per l'Italia più difficile la chiusura della procedura per deficit eccessivo aperta a Bruxelles", qualsiasi cosa burocratica ciò significhi. Quindi, per via della procedura, le nostre aziende possono tranquillamente continuare a morire come le mosche fino a che non ne sarà rimasta nessuna.
    Con grande dispiacere delle aziende tedesche, come potete immaginare, che come prevede la fratellanza europea saranno taanto solidali.
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi | LIBRE

    Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.

    «All’interno della Troika – continuò Murphy nella sua energica requisitoria – la Bce ha premuto fortemente per l’applicazione di misure di austerità che hanno spinto la gente verso la miseria in Irlanda, in Portogallo e in Grecia. La Banca Centrale Europa ha anche ricoperto il ruolo di co-cospiratore centrale nell’organizzazione dei colpi di Stato silenziosi che sono stati condotti in Grecia e in Italia, dove governi eletti sono stati sostituiti da governi composti da banchieri». Violazione allora segnalata da Paolo Barnard e dall’avvocato Paola Musu, seguiti da migliaia di cittadini, pronti a denunciare Napolitano e Monti per “attentato alla Costituzione”, nel silenzio generale dei media, impegnati – insieme al centrosinistra – a supportare l’operazione Napolitano-Monti. Oggi, un economista come Bruno Amoroso denuncia apertamente Draghi: da direttore del Tesoro approvò le privatizzazioni delle banche, poi emigrò alla Goldman Sachs che inondò di titoli-spazzatura gli istituti di credito europei, quindi “se ne meravigliò” una volta a capo della Banca d’Italia, per poi completare l’opera – dal vertice della Bce – attuando una sorta di “riciclaggio” di quei titoli-spazzatura.

    Inutile stupirsi della catastrofica inerzia della politica, aggiunge Amoroso: scandali come quello del Montepaschi dimostrano quanto la finanza-canaglia abbia letteralmente infiltrato partiti e sindacati, inondati da fiumi di denaro purché tacessero e lasciassero campo libero alla speculazione. Palesemente speculativi, secondo tutti gli osservatori indipendenti, anche gli obiettivi di grandi opere completamente assurde come la linea Tav Torino-Lione, “bancomat dei partiti” e affare d’oro per le banche, con tutti quei miliardi da prestare allo Stato, con fior di interessi. Lungi da qualsiasi ravvedimento, il Pd non ha esitato ad espellere i propri esponenti valsusini vicini al movimento No-Tav, salvo poi subire – con il tracollo elettorale – l’altolà dei “grillini”.

    Ne sa qualcosa lo stesso Paul Murphy, che accorse in valle di Susa nell’agosto 2011 insieme a Paolo Ferrero per esprimere solidarietà alla popolazione. Pochi mesi dopo, affrontò direttamente Draghi al Parlamento Europeo con queste parole: «Potrebbe cortesemente abbandonare la pretesa che è stata ripetuta qui oggi, secondo cui la Banca Centrale Europa sarebbe in qualche modo indipendente?». In realtà, la Bce «è indipendente da qualsiasi controllo democratico, da qualsiasi responsabilità nei confronti della gente comune: è uno strumento al servizio degli interessi dei capitalisti e dei ricchi nei paesi dominanti dell’Unione Europea, di cui in questa crisi gioca il ruolo di gruppo d’assalto». Parole che allora circolavano clandestine solo sul web, e che oggi cominciano a penetrare nell’agenda europea, costretta a fare i conti con un paese come l’Italia, di cui gli amici di Draghi hanno perduto il completo controllo politico.
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    Ma sono banche o parassiti? - l’Espresso

    Il sistema bancario deve diventare sostenibile e non fare affidamento sull'intervento straordinario del contribuente». Parole di Obama dopo aver sborsato miliardi di dollari per il "bail out" delle banche Usa? O del governatore britannico dopo aver sventato il collasso di Royal Bank of Scotland? O di tutti quei governi - belga, irlandese, spagnolo - che hanno messo toppe costose sulla sventatezza delle proprie banche salvandole dal crack, tutto a valere sulle casse pubbliche? Nient'affatto: è il mantra che viene ripetuto nelle 150 pagine del Rapporto dei superesperti per la riforma del sistema bancario europeo, guidati dal governatore della Banca centrale finlandese Erkki Liikanen. Data: ottobre scorso. Solo pochi mesi fa, insomma, il tasso di fiducia che ai massimi livelli di competenza si nutriva sulla stabilità, trasparenza, affidabilità del sistema continentale del credito era assai basso, tanto da proporre la separazione tra attività bancaria tradizionale e quella di pura finanza. E alla reputazione delle banche non ha fatto certo bene la scoperta che in Gran Bretagna banche di prima grandezza manipolavano il Libor, il tasso che detta le condizioni del costo dei mutui per le famiglie in tutta Europa.

    Come dare torto, allora, a quanti oggi di fronte al caso Montepaschi si chiedono: sicuri che ci fermiamo lì? Che le magagne senesi, dalle anomalie della governance del Monte, ai premi a manager che bruciavano la cassa, allo strapotere della Fondazione e della politica, ai derivati per fare il maquillage del bilancio, siano davvero solo magagne circoscritte al caso Siena? «Facciamo fallire le banche come tutti gli altri», ha detto giorni fa da Davos il premier islandese Grimsson, dando voce alla rabbia per quel massiccio piano di sostegno finanziario che i Parlamenti europei hanno messo in campo dal 2008 a ottobre 2011, ben 4.500 miliardi di euro, pari al 37 per cento del Pil continentale.

    Le banche, bontà loro, ne hanno consumati solo 1.600, a cui si sono aggiunti i 500 di liquidità a basso costo messa a disposizione dalla Bce guidata da Mario Draghi. Ma anche quando le banche non hanno ricevuto sussidi diretti, godono di un sussidio indiretto di fatto, che è quello insito nello slogan "too big to fail", troppo grande per fallire, vale a dire che la rete di sicurezza dello Stato non si vede, ma c'è.

    D'altra parte come possono i governi dire no a una lobby bancaria che controlla, in Europa, attivi pari a tre volte e mezzo il Pil dell'area (negli Usa arrivano all'80 per cento)? Gli attivi di Mps, per esempio, rappresentano il 15 per cento del prodotto interno lordo del nostro paese. Impossibile mandarla in malora, e dunque ben vengano i Monti bond (dopo quelli di Tremonti), 3,9 miliardi di prestito, anche se già si sa che saranno assai difficili da ripagare e che rischiano di essere convertiti in azioni, portando lo Stato a possedere l'82 per cento del Monte (calcolo ai valori di oggi).

    Almeno fossero riconoscenti, almeno abbassassero le penne, ammettendo di averla fatta grossa. No. Di fronte ai moniti delle authority, si comportano come di fronte a una museruola: protestano, e lavorano per neutralizzarla. Come è appena successo per la proposta Liikanen sulla separazione tra banca commerciale e finanza, bloccata dal Commissario europeo Michel Barnier. E quando l'Eba, l'authority bancaria europea guidata da Andrea Enria, aveva preteso la ricapitalizzazione dei cinque maggiori istituti italiani, Mps incluso (il 62 per cento del sistema), tenendo conto della loro esposizione ai titoli di Stato e al rischio spread, ma anche ai derivati, è successo il finimondo con minacce di azioni legali da parte dell'Abi. Eppure oggi i fatti dimostrano che nei bilanci il peso di entrambi i fattori richiedeva di correre ai ripari. «L'Abi è stata particolarmente attiva a criticarci», ricorda Enria, «ma abbiamo tenuto duro, e oggi nessuno può vedere le banche italiane come elemento di fragilità». Mettere più capitale però non è tutto: «L'azione di riparazione del sistema prevede anche una pulizia dei bilanci che ridia fiducia al sistema», sottolinea Enria. Ma questo, di fatto, «procede a macchia di leopardo». Cioè non tutti hannno voglia di realizzarlo.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    SANITÀ PRIVATA: IN INGHILTERRA È SCATTATA IERI - La Voce del Ribelle on-line - Il ribelle.com

    Lo si potrebbe chiamare “il virus statunitense”, per assonanza col tema medico. Ovvero, fuor di metafora, la privatizzazione dei servizi sanitari, che negli USA è la norma e che scarica sui cittadini il costo delle cure di cui hanno bisogno nel corso delle loro vite.

    Oltreoceano, infatti, la regola generale è che ognuno se la cavi da solo, sottoscrivendo la polizza assicurativa che si può permettere, con coperture assai variabili a seconda del premio, e sperando di non trovarsi mai in una situazione talmente grave da esigere delle cure che vadano al di là di ciò che è previsto dal contratto. Esclusa questa eventuale “autosufficienza”, che ovviamente diventa ancora più difficile in tempi di crisi occupazionale e di salari ribassati, non resta che affidarsi ai programmi di assistenza pubblica, peraltro assai limitati e tuttora osteggiati dai moltissimi, innanzitutto repubblicani, che sono contrari in linea di principio a finanziare il welfare a suon di tasse.

    In Inghilterra, o per meglio dire nel Regno Unito, non sono ancora arrivati a tanto, ma il cambiamento che da ieri ha cominciato a essere operativo è epocale. E inquietante. Benché gli oneri rimangano a carico della collettività, d’ora in avanti le prestazioni del National Health Service verranno erogate, sempre più spesso, da aziende private.

    Come ha riportato Gavino Maciocco in un articolo pubblicato dall’Unità (qui), oltre un anno fa il progetto di riforma indusse centinaia di professionisti del settore a rivolgere un vero e proprio appello ai politici, dicendosi «angosciati» e spiegando senza mezzi termini che si andava incontro a «un danno irreparabile al servizio sanitario nazionale, ai singoli pazienti e alla società nel suo complesso. La salute sarà così fortemente commercializzata da frammentare l’assistenza dei pazienti, aggravare i rischi per la sicurezza dei pazienti, erodere l’etica medica e la fiducia nel sistema sanitario, allargare le diseguaglianze nella salute, sprecare molti soldi nel tentativo di regolare la competizione, minare la capacità del sistema sanitario di rispondere efficacemente alle epidemie e alle altre emergenze di sanità pubblica».

    Lucy Reynold, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, centra ancora meglio il cuore del problema: «nel settore pubblico i medici cercano di avere finanziamenti adeguati per rispondere in maniera adeguata ai bisogni dei loro pazienti. L’obiettivo è la cura e i soldi sono un mezzo per raggiungerlo. Quando invece ti trovi nel settore privato la compagnia si pone l’obiettivo di fare soldi, la priorità è quella di distribuire i dividendi ai soci».

    Un'altra di quelle “riforme”, dunque, che sono in effetti delle rivoluzioni, o piuttosto delle colossali restaurazioni, in chiave neoliberista. Un avvenimento che non può non ricordare le frasi, sommamente ambigue, utilizzate da Mario Monti nel dicembre scorso (qui), e in qualche modo avallate da Napolitano nei giorni successivi. Un altro di quei precedenti, vedi la rapina legalizzata ai danni dei correntisti delle banche cipriote, che devono suonare come un campanello d’allarme anche fuori dai confini della nazione europea che si ritrova (per prima) a subire l’attacco.

    Di nuovo, vedi il terribile decennio della Thatcher dal 1979 al 1990, il focolaio dell’infezione si accende in Inghilterra. In attesa di espandersi anche altrove, non appena le difese immunitarie dei diritti sociali si saranno convenientemente abbassate.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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    Predefinito Re: Bestiario Unione Europea

    Citazione Originariamente Scritto da Turriciano Visualizza Messaggio
    SANITÀ PRIVATA: IN INGHILTERRA È SCATTATA IERI* - La Voce del Ribelle on-line - Il ribelle.com

    Lo si potrebbe chiamare “il virus statunitense”, per assonanza col tema medico. Ovvero, fuor di metafora, la privatizzazione dei servizi sanitari, che negli USA è la norma e che scarica sui cittadini il costo delle cure di cui hanno bisogno nel corso delle loro vite.

    Oltreoceano, infatti, la regola generale è che ognuno se la cavi da solo, sottoscrivendo la polizza assicurativa che si può permettere, con coperture assai variabili a seconda del premio, e sperando di non trovarsi mai in una situazione talmente grave da esigere delle cure che vadano al di là di ciò che è previsto dal contratto. Esclusa questa eventuale “autosufficienza”, che ovviamente diventa ancora più difficile in tempi di crisi occupazionale e di salari ribassati, non resta che affidarsi ai programmi di assistenza pubblica, peraltro assai limitati e tuttora osteggiati dai moltissimi, innanzitutto repubblicani, che sono contrari in linea di principio a finanziare il welfare a suon di tasse.

    In Inghilterra, o per meglio dire nel Regno Unito, non sono ancora arrivati a tanto, ma il cambiamento che da ieri ha cominciato a essere operativo è epocale. E inquietante. Benché gli oneri rimangano a carico della collettività, d’ora in avanti le prestazioni del National Health Service verranno erogate, sempre più spesso, da aziende private.

    Come ha riportato Gavino Maciocco in un articolo pubblicato dall’Unità (qui), oltre un anno fa il progetto di riforma indusse centinaia di professionisti del settore a rivolgere un vero e proprio appello ai politici, dicendosi «angosciati» e spiegando senza mezzi termini che si andava incontro a «un danno irreparabile al servizio sanitario nazionale, ai singoli pazienti e alla società nel suo complesso. La salute sarà così fortemente commercializzata da frammentare l’assistenza dei pazienti, aggravare i rischi per la sicurezza dei pazienti, erodere l’etica medica e la fiducia nel sistema sanitario, allargare le diseguaglianze nella salute, sprecare molti soldi nel tentativo di regolare la competizione, minare la capacità del sistema sanitario di rispondere efficacemente alle epidemie e alle altre emergenze di sanità pubblica».

    Lucy Reynold, della London School of Hygiene and Tropical Medicine, centra ancora meglio il cuore del problema: «nel settore pubblico i medici cercano di avere finanziamenti adeguati per rispondere in maniera adeguata ai bisogni dei loro pazienti. L’obiettivo è la cura e i soldi sono un mezzo per raggiungerlo. Quando invece ti trovi nel settore privato la compagnia si pone l’obiettivo di fare soldi, la priorità è quella di distribuire i dividendi ai soci».

    Un'altra di quelle “riforme”, dunque, che sono in effetti delle rivoluzioni, o piuttosto delle colossali restaurazioni, in chiave neoliberista. Un avvenimento che non può non ricordare le frasi, sommamente ambigue, utilizzate da Mario Monti nel dicembre scorso (qui), e in qualche modo avallate da Napolitano nei giorni successivi. Un altro di quei precedenti, vedi la rapina legalizzata ai danni dei correntisti delle banche cipriote, che devono suonare come un campanello d’allarme anche fuori dai confini della nazione europea che si ritrova (per prima) a subire l’attacco.

    Di nuovo, vedi il terribile decennio della Thatcher dal 1979 al 1990, il focolaio dell’infezione si accende in Inghilterra. In attesa di espandersi anche altrove, non appena le difese immunitarie dei diritti sociali si saranno convenientemente abbassate.
    Se vai a guardare pure qui nel Belpaese se vuoi essere curato in tempo e bene sei costretto a pagare o devi avere i soliti accozzi. Stare attenti agli stessi medici di famiglia che stanno prendendosi il vizio di mandarti dagli specialisti (costosissimi) per ogni cavolata, e spesso con visite qua e là giri a lungo a vuoto per trovare la soluzione.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 
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