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Discussione: Il filone "nazionale"

  1. #151
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    Predefinito Re: Il filone "nazionale"

    Non ne sapevo nulla.

  2. #152
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    Predefinito Re: Il filone "nazionale"

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    @italicum ti chiedo di illustrarci cosa intendi per socialismo nazionale o "nazionalsocialismo", visto e considerato che per te non è riducibile al regime hitleriano (e meno male!) . So che hai menzionato un paio di autori, che non conosco, quindi potresti parlarcene in maniera approfondita o indicare qualche loro testo interessante.
    Diciamo che non è riconducibile SOLAMENTE al NSDAP, in quanto il Nazional Socialismo sia come Idea che come 'movimento' risalgono alla seconda metà del 1800, dove in Francia nacque una sintesi tra Nazionalismo e Riforma sociale e politica che dovevano condurre ad una più equa distribuzione della ricchezza e ad una maggior partecipazione di ogni classe alla vita politica e sociale della nazione. Questa sintesi (nata quindi in Francia e non in Germania) di socialismo comunitario e Nazionalismo nel 1890 prese il nome di 'nazionalsocialismo', dottrina politica che intendeva creare un governo sociale e contemporaneamente nazionale.

    Personaggi di spicco dei movimento che si rifacevano al nazional socialismo furono nelle fasi iniziali Drumont (che coniò il termine) e Alphonse de Toussenel (seguace di Fourier, che penso tutti sappiano chi è). Al NS delle origini aderirono parecchi 'reduci' della Comune, specie i Blanquisti (io personalmente adoro Blanqui, sovversivo e agitatore di folle, un UOMO LIBERO -come mi ritengo io- che era un vero mito per il sindacalista rivoluzionario Corridoni).

    Come tutte le teorie e le dottrine politiche è ovvio che poi subiscono evoluzioni e ramificazioni. Io, personalmente parlando, lo ritengo vicino a certi aspetti del Comunitarismo, che deriva, tra le sue fonti, anche dal socialismo utopico (Fourier).
    L’immigrazione è fenomeno padronale. Chi critica il capitalismo approvando l’immigrazione, di cui la classe operaia è la 1a vittima, farebbe meglio a tacere. Chi critica l’immigrazione restando muto sul capitale, dovrebbe fare altrettanto. De Benoist

  3. #153
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    Predefinito Re: Il filone "nazionale"

    Capisco.

  4. #154
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    Predefinito Re: Il filone "nazionale"

    Werwolf (Armed Wolf) was a union of German WW1 frontier soldiers led by one Fritz Clope (? - born February 11th, 1891), founded in 1923, originating from the Steel Helmet movement as a youth wing for the military training of the future Steel Helmet members.

    Its members were not of any notable background (former freikorps, unter-officers and reservists) which is why they broke away from the Steel Helmet that was defending the bourgeoisie interests. They were highly nationalistic and proclaimed to be ready at a moments notice to sacrifice their lives for the Fatherland.

    In 1924-1929 Werwolf counted as many as 30 to 40 thousand people in its ranks. Around the time Hitler came to power membership dropped to 10 thousand. Movement was divided into 3 groups: 14-17 year olds “young wolves”, 17-24 year olds - “werwolves”, anyone older were part of the so-called “devoted group”.

    Movement flag: black banner with a silver skull, they wore typical gray uniforms with red/white/black armbands. Their propaganda was geared against capitalism, plutocracy and reactionism. They claimed that Germany’s freedom would be possible only with the fall of international finance oligarchy and by stopping transnational corporations.

    They characterized their views as national-revolutionary.

    If anyone can verify this information, especially actual Germans, that would be great.





    Hey Salvros, what are your thoughts on National... | "The hammer shatters glass but forges steel."

  5. #155
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    Predefinito Re: Il filone "nazionale"

    Niekisch dopo il 1945, di Alain De Benoist

    La carriera politica di Niekisch non si conclude nel 1945. Ma l'uomo che i russi hanno liberato della sua cella non è ovviamente la stesso di quello che più di dieci anni prima profetizzò l'avvento della Terza figura imperiale. Si definisce democratico e progressista. Resta, tuttavia, convinto di molte sue intuizioni e forse l'occupazione sovietica della Germania orientale lo porta a credere che la sintesi "prussiano-bolscevica" che ha sognato è, almeno in parte, in procinto di essere realizzata. Dal mese di agosto 1945, entrò a far parte del Partito Comunista Tedesco (KPD) e, contemporaneamente, prende la direzione della Volkshochschule Wilmersdorf, situata nel settore britannico, dove continua a vivere. In autunno, lo troviamo come direttore dell'Ufficio della Lega per i Beni Culturali per il Rinnovamento democratico della Germania (Kulturbund zur demokratischen Erneuerung Deutechlands) e della Società di amicizia tedesco-sovietica. Diventò membro della SED nel mese di aprile 1946. Nel gennaio 1946, maliziosamente Jünger scrisse: "Sembra che Niekisch sia completamente orientato verso est!". L'interessato rispose non semplificando le cose...
    Nel 1947, grazie al sostegno dello storico Alfred Meusel, Niekisch divenne professore incaricato di questioni politiche e sociali contemporanee presso l'Università Humboldt di Berlino. Divenne professore di ruolo l'anno successivo. Nel 1949, è membro del Presidium del Consiglio nazionale del Fronte Nazionale, direttore del Centro di Ricerche sull’Imperialismo, ottiene un seggio nella Casa del Popolo (Volkskammer) ed è, quindi, strettamente legato alla nascita della DDR. Ma a causa del suo spirito indipendente si procura subito delle inimicizie, e a partire dalla fine del 1949, sembra iniziare a incontrare le prime difficoltà ad esprimersi. Nel 1951, l'Istituto per la ricerca contro l'imperialismo è improvvisamente chiuso. L'anno successivo, per la pubblicazione del suo libro intitolato Europaische Bilanz, mentalmente composto durante la sua detenzione e scritto subito dopo la sua liberazione ("Ho scritto in quattro mesi quello aveva maturato lentamente in otto anni"), si attira gli attacchi violenti di Wilhelm Girnus, uno degli ideologi del partito, che lo accusa di usare una terminologia marxista per far passare idee "non scientifiche", idealistiche, irrazionali e pessimiste, e sostiene che il libro è una sorta di "edizione americana di Spengler"!
    All'inizio del 1953, Niekisch accusa pubblicamente la leadership della DDR di aver perso il contatto con la gente. Dopo la sollevazione del 17 giugno, interviene a fianco dei sovietici contro Walter Ulbricht, dà le dimissioni dalla SED e fa ritorno definitivamente ad ovest. Nelle sue memorie, egli dice: "La libertà, che si era nuovamente aperta a me, si è rivelata un impenetrabile groviglio di nuovi afosi assoggettamenti".
    Nello stesso anno, Niekisch pubblica Das Reich der niederen Dämonen, nel quale sosteneva il fallimento della classe media e della resistenza morale di fronte all'hitlerismo: "La borghesia ebbe il governo che si meritava". Messo in vendita nella DDR nel 1958, il libro verrà ritirato dalle librerie, dopo poche settimane.
    Ma Niekisch non si è convertito all'Occidente! In un suo articolo, denuncia la giovane Repubblica federale come una "plutocrazia", prende posizione a favore del neutralismo e qualifica le idee di Adenauer come "degno successore occidentale di Hitler". Nel 1956, scrive un testo sulla figura del "cancelliere" (Der Clerk), in cui lo descrive come un moderno fellah - un termine apparentemente preso in prestito da Spengler - al servizio della tecno-burocrazia, facendo un certo rumore. Nel frattempo, nelle sue opere, da Deutsche Daseinsverfehlung (1946) fino al primo volume delle sue memorie, Niekisch riscrive la propria storia e sostiene che ha frequentato, solo per questioni tattiche, gli ambienti nazionalisti prima della guerra. Infine, inizia contro le autorità della RFT una battaglia legale che non durerà meno di tredici anni, a causa del rifiuto ostinato di pagare una pensione, di cui aveva diritto, come vittima del nazismo, con il pretesto delle sue simpatie per l'Oriente. In questo contenzioso, che oscura gli suoi ultimi anni di vita, Niekisch è sostenuto da avvocati, come Fabian von
    Schlabrendorff, e soprattutto dal suo amico Joseph Drexel, che è riuscito fin dal 1945 a prendere la testa di un impero editoriale di giornali in Franconia (è stato in particolare il fondatore della Nürnberger Nachrichten). Solo nel 1966, mesi prima della sua morte, e dopo l'intervento della Commissione europea dei diritti dell'uomo, Niekisch finirà per ottenere 30.000 marchi di riparazione e una pensione mensile di 1.500 marchi!
    Ernst Niekisch moure a Berlino, solitario, il giorno del suo sessantottesimo compleanno, il 23 maggio 1967. I suoi resti sono stati cremati in presenza di Drexel, A. Paul Weber, Schlabrendorff, e Jünger, che dopo dichiarò: "Ho partecipato al suo funerale. Vi erano vecchi attivisti in scarpe da ginnastica, che sembravano usciti da un romanzo di Joseph Conrad, L’agente segreto, e alcuni vecchi amici. E' stato un funerale triste".

    (ripreso dalla "Prefazione" di Alain de Benoist al libro Ernst Niekisch, Hitler. Une fatalità allemande et autres ecrits nationaux-bolcheviks, a cura di Alain de Benoist, Pardes, Parigi, 1991; poi riprodotto in "Patria", n. 22, gennaio-febbraio 2010)

    PUBBLICATO DA Z3RO A 13:18

    ETICHETTE: ALAIN DE BENOIST, ERNST JÜNGER, ERNST NIEKISCH

    NAZ-BOL: Niekisch dopo il 1945, di Alain De Benoist

  6. #156
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    Predefinito Intervista all'ideatore della rivista nazional-solidarista RIVOLTA!

    Appena ricevuto il messaggio su whatsapp:

    "In esclusiva sul blog antimondialista Resistenza Nazionale intervista a Max, ideatore ed editore della rivista NR/Nazional-solidarista 'RIVOLTA', che a fine anni '90 trattava in ottica nazionalista tematiche come l'autonomia, il sindacalismo rivoluzionario, l'anticapitalismo, lotte sociali, Blanqui, Sorel, Strasser!"

    Qualcuno ricorda questa rivista?

    RESISTENZA NAZIONALE: INTERVISTA CON MAX G., EDITORE DELLA RIVISTA NR 'RIVOLTA'!

    L’immigrazione è fenomeno padronale. Chi critica il capitalismo approvando l’immigrazione, di cui la classe operaia è la 1a vittima, farebbe meglio a tacere. Chi critica l’immigrazione restando muto sul capitale, dovrebbe fare altrettanto. De Benoist

  7. #157
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    Predefinito Re: Intervista all'ideatore della rivista nazional-solidarista RIVOLTA!

    No, non l'ho conosciuta.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  8. #158
    Anticapitalista!
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    Predefinito Re: Intervista all'ideatore della rivista nazional-solidarista RIVOLTA!

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    No, non l'ho conosciuta.
    Neppure io la conoscevo, visto anche che sono usciti solo 4 numeri a fine anni '90. Ma è spettacolare! Articoli molto interessanti!
    L’immigrazione è fenomeno padronale. Chi critica il capitalismo approvando l’immigrazione, di cui la classe operaia è la 1a vittima, farebbe meglio a tacere. Chi critica l’immigrazione restando muto sul capitale, dovrebbe fare altrettanto. De Benoist

  9. #159
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    Predefinito Re: Intervista all'ideatore della rivista nazional-solidarista RIVOLTA!

    Fa piacere che anche a "destra" qualcuno abbia scoperto l'importanza dell'opposizione al capitalismo, ma a parte alcuni nomi (Sorel, Strasser e in parte Thiriart) non condivido la rivalutazione del fascismo italiano né quella di soggetti come C.Z. Codreanu. Secondo me è necessario abbandonare ogni richiamo a un regime che è stato pappa e ciccia con la reazione e la corona, oltre che a figure equivoche, per rilanciare un modello che sia sì ispirato all'idea di nazione ma autenticamene anti-capitalista e libero da richiami nostalgici di qualsiasi tipo.

    PS: Sposto la discussione nella thread "il filone nazionale" non per qualche strano motivo, ma perché è lo spazio deputato a dibattiti di questo tipo.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  10. #160
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    Predefinito Re: Intervista all'ideatore della rivista nazional-solidarista RIVOLTA!

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Fa piacere che anche a "destra" qualcuno abbia scoperto l'importanza dell'opposizione al capitalismo, ma a parte alcuni nomi (Sorel, Strasser e in parte Thiriart) non condivido la rivalutazione del fascismo italiano né quella di soggetti come C.Z. Codreanu. Secondo me è necessario abbandonare ogni richiamo a un regime che è stato pappa e ciccia con la reazione e la corona, oltre che a figure equivoche, per rilanciare un modello che sia sì ispirato all'idea di nazione ma autenticamene anti-capitalista e libero da richiami nostalgici di qualsiasi tipo.

    PS: Sposto la discussione nella thread "il filone nazionale" non per qualche strano motivo, ma perché è lo spazio deputato a dibattiti di questo tipo.
    Sorel è anche peggio dei trozkisti in quanto ad estremismo e settarismo.

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    Venezuela e Zimbabwe nei nostri cuori!

 

 
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