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    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Libia, gli USA trascinano l'Italia in guerra

    Il caso libico si fa sempre più complesso, ma per fortuna ci sono gli americani che pensano a come impiegare l’Italia in guerra. Mentre il governo Renzi nell’imbarazzo tira la corda, gli Stati Uniti hanno già deciso tutto, anche per l’Italia.

    L'Italia? Per gli Stati Uniti è una repubblica delle banane. I droni armati americani decollano già da Sigonella, l'ambasciatore americano Phillips decide quanti soldati italiani mandare al fronte, ma per l'Italia ora, con 8 italiani su 10 contrari all'intervento in Libia, questa guerra non conviene assolutamente. Nel frattempo gli americani trattano l'Italia come una colonia e la trascinano in guerra. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Gianandrea Gaiani, esperto militare e direttore di "Analisi Difesa".
    Renzi si è infuriato con i giornalisti per quelle che lui chiama "accelerazioni giornalistiche" sull'intervento militare italiano in Libia. Lo stesso Napolitano però non esclude un possibile intervento. Quindi i giornalisti non se lo sono sognato?

    © FOTO: FORNITA DA GIANANDREA GAIANI
    Gianandrea Gaiani

    —No, non ce lo siamo sognato, è almeno un anno che il ministero degli Esteri e Gentiloni evidenziano ad ogni occasione che l'Italia aspira a guidare una missione internazionale in Libia. Ci sono diversi fattori che stanno mettendo in imbarazzo il governo Renzi ed è molto più facile scaricare la responsabilità sui giornalisti. Quando qualche leader politico si deve contraddire o cambiare rotta la tradizione vuole che si attribuisca ai giornalisti una sbagliata interpretazione dei concetti espressi. Lo faceva Berlusconi e ora lo fa Renzi.
    In realtà l'Italia è in difficoltà, perché ci sono gli americani che premono in tutti i modi, anche quelli più scorretti, per coinvolgere l'Italia in prima linea nella guerra contro lo Stato Islamico. Lo vogliono fare in Iraq mandando i nostri soldati alla difesa della diga di Mosul, che è a pochi chilometri dal fronte. Lo vogliono fare anche in Libia e per forzarci la mano non hanno risparmiato indiscrezioni del Wall Street Journal, il quale raccontava degli accordi segreti per far volare i droni americani da Sigonella.
    L'Italia ci starà e invierà i propri soldati in Libia?

    © AFP 2016/ AREF KARIMI
    Cosa può fare l’Italia con gli Usa in Libia contro Daesh

    — Il problema è che in Libia non ci sono le condizioni che l'Italia auspicava per un intervento, cioè un governo di unità nazionale che avesse la fiducia del Parlamento di Tobruk e che si insediasse a Tripoli e chiedesse un intervento internazionale. L'Italia non ha intenzione di mandare soldati allo sbaraglio senza una legittimazione politica e giuridica. Gli ultimi sondaggi dicono che 8 italiani su 10 sono contrari all'intervento in Libia. Inoltre in Italia ci sono le elezioni amministrative fra pochi mesi ed hanno un'importanza elevata per questo governo. Renzi è stato messo a fare il premier facendo cadere un altro premier, che era Letta. Questo governo cerca altre legittimazioni. L'intervento in Libia non è un'iniziativa assolutamente popolare e non è più conveniente.
    Proprio grazie ai giornalisti del Wall Street Journal gli italiani hanno saputo dei droni armati americani che decollano da Sigonella. Com'è possibile che il governo italiano si faccia anticipare in modo così imbarazzante dai giornalisti?
    — Non dai giornalisti, ma dall'amministrazione americana. Le notizie al Wall Street Journal le hanno date il Pentagono o il dipartimento di Stato. È una strategia che gli americani stanno usando regolarmente con gli italiani ed è imbarazzante perché mette in difficoltà il nostro governo. Da un altro lato questo dimostra l'atteggiamento che gli americani hanno nel trattarci quasi fossimo una colonia o una repubblica delle banane. Quando Renzi andò a Washington e si parlò di mandare truppe italiane a proteggere la diga di Mosul, poi Obama lo annunciò pubblicamente. A dicembre Renzi fu costretto ad andare in televisione a Porta a Porta per parlare di questa missione, dicendo che l'azienda italiana avrebbe avuto un contratto da 2 miliardi di dollari per ricostruire la diga. In realtà il contratto non arriva a 300 milioni di dollari. I soldi che l'Italia guadagnerà serviranno per mantenere le truppe laggiù per un anno e mezzo.

    © REUTERS/ GORAN TOMASEVIC
    Libia. Perché siamo così stupidi, noi furbissimi?

    Con i droni è successa la stessa cosa, dopo un anno di trattative segrete, l'Italia autorizza gli americani a far volare i droni armati sulla Libia, ma solo per operazioni difensive. Sigonella è territorio italiano e il governo ha giustamente rivendicato la sua sovranità limitando i voli degli americani. La ciliegina è stata però l'uscita dell'ambasciatore americano Phillips, il quale ha affermato che gli americani si aspettano 5 mila militari italiani in Libia. Nel contesto attuale questo significherebbe trasformare i nostri soldati in bersagli per tutti i kamikaze che vengono dal Nord Africa. Che l'ambasciatore Phillips ci mandi i marines!
    Perché l'Italia non reagisce a tutte queste pressioni americane?
    — Perché la nostra sovranità nazionale è ridotta a zero. L'Italia dopo la guerra in Libia nel 2011 non ha avuto più un governo dato dal voto popolare, basta guardare cos'è accaduto in questi anni.
    L'Italia ha perso la sua sovranità, dal 54 è in vigore l'accordo che ha una parte segreta la quale regola l'uso delle basi americane sul nostro territorio, quindi siamo condizionati dagli americani. Sul fronte militare strategico siamo sudditi degli Stati Uniti che decidono come impiegarci. Noi abbiamo partecipato a tutte le operazioni dall'Iraq all'Afghanistan non con un obiettivo strategico nazionale, ma per andare dietro alle richieste dei nostri alleati americani, che ora ci vorrebbero anche in Libia e in Iraq. Il nostro governo però si rifiuta di partecipare alla guerra.

    © SPUTNIK. ANDREJ STENIN
    La Libia è attualmente divisa in due autorità separate dallo scorso anno.

    Gli Stati Uniti però stanno trascinando l'Italia in guerra…
    — Gli americani vorrebbero trascinare tutti gli alleati europei in questa guerra che anche loro fanno fino ad un certo punto. La guerra contro lo Stato Islamico in Iraq, Siria e in Libia ci vorrebbe, ma deve essere una guerra vera, breve, devastante. È una guerra che però nessuno in Europa è disposto a combattere, perché significherebbe uccidere migliaia di persone e avere tanti caduti. La guerra nella quale ci vogliono trascinare gli americani è ridicola, è la guerra dei bombardamenti saltuari e sporadici. È la guerra che gli americani fanno da un anno e mezzo in Iraq e in Siria, dove non hanno concluso nulla se non regalare all'ISIS non solo la possibilità di sopravvivere, ma anche di potersi allargare vantandosi di combattere da due anni contro il mondo occidentale.

    © AP PHOTO/ AP PHOTO VIA MILITANT WEBSITE, FILE
    Il nuovo leader Daesh in Libia: Conquisteremo Roma

    La guerra che ci vogliono far fare gli americani è controproducente e aiuta l'ISIS a sembrare eroico e a conquistare nuovi finanziatori. L'Italia fa bene a non andare a fare la guerra contro l'ISIS come la vogliono gli americani. Chiunque ormai ha capito che la guerra vera contro l'ISIS la sta facendo la Russia, Bashar Assad e gli iraniani. Stanno conseguendo la vittoria e noi occidentali è da un bel pezzo che non vinciamo la guerra. Il governo italiano è conscio del fatto che tutti i Paesi che hanno accentuato la loro lotta all'ISIS hanno subito degli attentati. La Russia è intervenuta in Siria e hanno fatto saltare per aria l'aereo sul Sinai, la Francia è stata colpita al Bataclan, a Istanbul sono stati uccisi dei turisti tedeschi. Non sono attentati casuali. Il rischio c'è sempre, nessuno è immune. Un possibile intervento dell'Italia aumenterebbe però la nostra esposizione.
    Infine, in assenza del governo di unità nazionale che in Libia non si vede, l'unica possibilità che rimane è schierarsi con le forze che ci sono in campo. Gli inglesi, i francesi e gli americani lo stanno già facendo, se l'Italia non trova una sua collocazione rischiamo di rimanere tagliati fuori dalle aree di influenza della Libia tout court.
    L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.



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  2. #2
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    Predefinito Re: Libia, gli USA trascinano l'Italia in guerra

    La Libia tra al Sarraj e la disunità nazionale

    La scelta delle Nazioni Unite di costituire un terzo polo governativo sul suolo libico appare dunque come un’opzione avventata e opinabile. Sebbene è realistico supporre che al-Sarraj possa riuscire nei prossimi giorni a sostituirsi perlomeno a Gweil e al sempre più traballante governo di Tripoli, non ha alcuna possibilità di vedere una spontanea accettazione della sua leadership da parte di tutte le eterogenee milizie, brigate e tribù costituenti la base di consenso all’esecutivo di Tobruk.

    L’intricata situazione istituzionale della Libia ha in questi giorni subito un nuovo rivolgimento dopo che, il 31 marzo, il premier designato dalle Nazioni Unite per la guida di un governo di “unità nazionale”, Fayez al-Sarraj, è sbarcato vicino a Tripoli scortato da una flottiglia di unità navali battenti bandiera libica. Il primo ministro si è inizialmente insediato in una base navale, salvo poi fare il suo ingresso nella capitale dopo che il leader delle forze controllanti la parte occidentale del paese in contrapposizione con il Parlamento di Tobruk, Khalifa Gweil, ha reputato opportuno ritirarsi sino alla nativa città di Misurata, dato che per le strade di Tripoli iniziavano a accendersi focolai di scontri tra sostenitori dell’una o dell’altra parte. 56enne figlio di un ex ministro del regime monarchico che precedette l’ascesa di Gheddafi, al-Sarraj è una personalità poco nota nel panorama politico libico, e la sua nomina rischia di esacerbare piuttosto che di placare le numerose discordie che già rendono caotica la Libia, sconvolta negli ultimi cinque anni da guerre, rivoluzioni, insurrezioni e infiltrazioni di gruppi islamisti radicali. La nomina del nuovo esecutivo, calato dall’ONU in un contesto confusionario come se la mano calata dall’alto del Palazzo di Vetro possedesse la taumaturgica capacità di riportare un fiume esondato nel suo alveo, rischia soltanto di produrre un’ulteriore contrapposizione, specie se si considerano le modalità con cui al-Sarraj si sta insediando, le reazioni suscitate in Libia dal suo arrivo e le conseguenze delle sue prime azioni da leader del Consiglio Presidenziale.

    continua
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

 

 

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