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    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Nel Nagorno–Karabakh riesplodono le tensioni dopo 22 anni di tregua tra Armenia ed Azerbaigian, eppure nessuna parte in causa sembra volere veramente una guerra. Sullo sfondo, ecco comparire di nuovo le provocazioni turche, l’ambiguità dell’occidente e la voglia di infilzare un’altra spina sul fianco della Russia, con il forte sospetto che a tutti, in fin dei conti, convenga uno stato di guerra permanente
    di Mauro Indelicato - 6 aprile 2016


    La questione sembra, a prima vista, drammaticamente simile a quella della Crimea oppure ancora a quella dell’Ossezia del Sud; anche se in realtà vi sono sostanziali differenze, il filo comune di questi casi del resto, risiede nei tratti di penna superficiali con cui diverse amministrazioni dell’Unione Sovietica hanno gestito i confini dei vari ex oblast e delle varie province alcune delle quali, una volta ammainata la bandiera rossa dal Cremlino, si sono ritrovate all’interno di nuovi Stati verso cui però sussistono pochi legami in termini etnici e religiosi. La difficile situazione del Nagorno – Karabakh, tornata prepotentemente di attualità nei giorni scorsi, risiede proprio in suddivisioni territoriali svolte senza tener conto di distinzioni di natura etnica; se la Crimea è stata concessa all’ex soviet di Ucraina negli anni 60, con un territorio a maggioranza russa ritrovatosi sotto la giurisdizione di Kiev, la provincia in questione già nel 1923 viene staccata dalla madrepatria armena, per essere accorpata alla nascente Repubblica dell’Azerbaigian, ovviamente all’interno dell’Unione delle Repubbliche Sovietiche. Come in tutte le regioni del Caucaso, anche il Nagorno – Karabakh ha una storia fatta di diverse influenze etniche e sociali, frutto di numerose dominazioni susseguitesi nel corso dei secoli e lo stesso nome ne è esemplare testimonianza, visto che Nagorno è termine armeno che indica ‘zona di montagna’, mentre Karabakh è un vocabolo azero che letteralmente è traducibile con ‘giardino nero’; la sua popolazione però, nella storia recente, si è sempre riconosciuta armena. Se durante il periodo sovietico l’essere all’interno dell’Azerbaigian non ha destato particolare motivo di insofferenza per la popolazione, quando si è fiutata aria di dissoluzione, sono scoppiati i primi disordini; il Nagorno – Karabakh da subito si è dimostrato contrario ad ogni ipotesi di appartenere ad uno stato azero indipendente. In questo contesto, sorgono altri elementi: l’Azerbaigian è uno Stato molto vicino alla Turchia, tanto per motivi politici quanto culturali, essendo la lingua azera tra le famiglie di quelle turcofone; dall’altro lato, si sa come l’Armenia al contrario verso Ankara nutra da sempre una grande rivalità, aumentata ovviamente dopo le vicende inerenti il genocidio compiuto dal governo dei ‘Giovani Turchi’ durante la prima guerra mondiale e quindi per gli armeni del Nagorno – Karabakh dipendere dal governo di Baku vuol dire essere fuori dalla propria storia. Se i primi scontri nella regione si verificano già nel 1988, la guerra vera e propria sorge all’indomani dell’indipendenza dell’Azerbaigian e dell’Armenia nel 1991; gli eserciti dei due nuovi Stati, si sono da subito fronteggiati in un conflitto molto cruento e ricordato ancora oggi come tra i più drammatici della regione, con più di trentamila vittime fino al cessate il fuoco del 1994. Da allora però, la questione è sempre stata tutt’altro che risolta sia a livello politico che militare; durante la guerra, la regione del Nagorno – Karabakh si è autoproclamata indipendente ed anche se la stessa Armenia non ne ha riconosciuto (e non ne riconosce ancora oggi) l’indipendenza, il governo di Yerevan ha comunque inviato le sue truppe a supporto delle milizie locali, respingendo l’esercito azero. Per tentare di dirimere la controversia, dal 1994 è attivo un gruppo OSCE con sede a Minsk guidato da Russia, Francia ed USA (di cui fa parte anche l’Italia); tale gruppo però, si è limitato in questi 22 anni a far rispettare il cessate il fuoco e ad evitare che sorgano tensioni lungo la linea di contatto, ma nulla è stato messo in campo a livello politico per tentare di arrivare ad una soluzione definitiva. La situazione, ad oggi, è poco limpida: la stessa repubblica autoproclamata del Nagorno – Karabakh, con capitale Stepanakert, non rispecchia per intero l’originaria composizione geografica della regione, esistono infatti territori armeni controllati dagli azeri e territori azeri controllati dagli armeni o dal governo autoproclamato del Nagorno, con il risultato che da ambo le parti si contano complessivamente più di un milione di rifugiati. In due decenni, né Baku e Yerevan e né tantomeno la fantomatica comunità internazionale hanno pensato di trovare un accordo sui confini definitivi e sullo status della regione; così, il Caucaso ha convissuto e continua a convivere con una guerra latente e pronta sempre a far esplodere le sue drammatiche conseguenze. Ma cosa c’è dietro questa ultima escalation? Non è certo la prima volta che nella regione si viola il cessate il fuoco, tutt’altro spesso si è arrivati a picchi di tensione molto elevati; ma quanto sta accadendo nelle ultime ore, non è certo catalogabile nella lista molto ampia di ‘provocazioni’ o ‘scaramucce’ perpetuate in due decenni. Oggi si parla di elicotteri abbattuti, colpi di artiglieria, almeno 30 vittime tra i soldati dei due schieramenti, sconfinamenti degli eserciti oltre la linea di contatto, bombardamenti contro civili (in particolare, alcune case sono state distrutte nel villaggio di Mardakert) e persino di presunti massacri compiuti da un battaglione azero nei confronti di civili armeni presso il villaggio di confine di Talish, da cui provengono alcune foto raccapriccianti che stanno facendo il giro del web in queste ore e che attestano razzie ed abusi che sarebbero stati effettuati, per l’appunto, da soldati di Baku. Ormai si è andati oltre la ‘semplice’ provocazione; eppure, non sembra che le parti in causa siano propense ad un conflitto vero e proprio ed a ripetere quanto già accaduto nei primi anni novanta. E questo riguarda anche gli altri attori internazionali: Lavrov e Kerry, a nome dei governi di Mosca e Washington, hanno espresso la volontà comune di operare per un cessate il fuoco duraturo, richiamando anche ‘coloro che non contribuiscono a rasserenare gli animi’, con chiaro riferimento ad Erdogan, unico invece a soffiare sui venti di guerra dichiarando esplicitamente il proprio appoggio all’Azerbaigian e l’augurio che a breve i ‘fratelli azeri’ possano riprendere il Nagorno. La questione appare dunque alquanto paradossale: si sta andando oltre la provocazione e verso un conflitto, eppure da più parti arriva l’invito a fermarsi. Gli occhi sono puntati soprattutto sulle intenzioni dell’Azerbaigian; retto da un sempre più autoritario Aliev, al potere dal 2003 e succeduto al padre, balzato agli onori della cronaca nei giorni scorsi per aver fatto arrestare lo scrittore dissidente Akram Aylisli, il suo governo è sempre più vicino all’occidente ma al tempo stesso non ha mai interrotto i legami con Mosca. Non si è quindi nella stessa situazione della Georgia di inizio anni 2000, quando al potere è arrivato Mikheil Saakashvili grazie alla prima ‘rivoluzione colorata’ e non si è dunque nel medesimo contesto della guerra in Ossezia, quando per l’appunto Saakashvili si è lanciato in una sorta di ‘crociata’ anti Mosca rivelatasi poi fallimentare. Aliev non è salito al potere per alcuna ‘Maidan’ improvvisata, rappresenta anzi la stessa nomenclatura al governo all’epoca sovietica; i soldi del petrolio e le mani in pasta della Socar (la principale azienda azera dell’energia) in molti affari economici in occidente, hanno spostato sì la politica estera di Baku verso Europa ed USA, ma non tanto da far sembrare il governo azero pronto ad agire per commissione dell’occidente, più che altro perchè l’economia del paese non è in grado di supportare una guerra o di interrompere i rapporti con la Russia. Tornando alla domanda precedente quindi, cosa e chi c’è dietro? Il sospetto, è che forze esterne stiano agendo direttamente sulle zone della linea di contatto, prima ancora che su Baku, quasi come a voler spingere due rivali che si studiano da anni al confronto diretto; vi è forse l’interesse a scaldare gli animi direttamente lì dove da 22 anni sussistono trincee e sottili linee di confine, in modo da implementare gli scontri senza però far scoppiare un vero e proprio conflitto? I fini del resto, appaiono abbastanza in linea con tanti elementi dell’attuale contesto internazionale: non solo l’atavico scontro etnico nella regione interessata, non solo il confronto tra armeni e turcofoni, ma anche una riedizione caucasica delle provocazioni di Ankara (la quale, nella migliore delle ipotesi, sta ‘solo’ soffiando sul fuoco) nei confronti di Mosca e la volontà non tanto nascosta di impegnare il Cremlino in un nuovo fronte vicino ai suoi confini. Forse adesso si butterà acqua sul fuoco, il cessate il fuoco proclamato nelle scorse ore va verso questa direzione, senza però risolvere la questione: del resto, in una regione come quella caucasica, è spesso la ‘pace fredda’ e la guerra perenne a garantire determinati equilibri. Qualcuno, di certo, sta provocando mentre altri provano a spegnere le fiamme: una danza tra ‘acqua e fuoco’, tra equilibrio e disequilibrio che ha sullo sfondo gli stessi (drammatici) scenari visti in Ucraina ed in medio oriente.

    Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  2. #2
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Tra l'altro bisogna considerare, per quanto riguarda l'Azerbaigian, anche un'altra questione, oltre quella linguistica turcofona, e cioè che gli azeri in maggioranza sono musulmani sciiti, la stessa religione dell'Iran, Iran che in Siria combatte a fianco dei russi e che in un eventuale e speriamo NON auspicabile conflitto tra Armenia (che si rivolgerebbe sicuramente ai fratelli cristiani russi) e Azerbaigian si troverebbe in grande difficoltà, stesse difficoltà che avrebbero i russi. Putin è in rapporti cordialissimi con le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, pure loro musulmane, e un intervento a fianco dell'Armenia cristiana sarebbe un gravissimo vulnus per tutta l'Unione eurasiatica che la Russia di Putin sta cercando di costruire, tra l'altro con il Kazakhstan e la stessa Armenia. Dunque a chi potrebbe giovare questo aggravarsi della tensione tra Armenia (che fa parte dell'Unione eurasiatica) e Azerbaigian (che non fa parte dell'Unione eurasiatica ma è in buoni rapporti con Mosca)? La risposta mi sembra assai facile. Speriamo che armeni ed azeri non cadano nella trappola di un inasprimento delle tensioni etnico religiose.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  3. #3
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Lo scrittore azero accusato di tradimento ita

    Maharram Zeynalov
    14 febbraio 2013

    Akram Aylisli


    Akram Aylisli voleva dimostrare che i suoi compatrioti azeri erano capaci di ammettere gli errori del passato, ma le umiliazioni di cui è vittima suggeriscono che si sbagliava

    (tratto da IWPR, pubblicato originariamente l'8 febbraio 2013)
    Allo scrittore azero Akram Aylisli è stata tolta un'alta onorificenza di stato ed è stato sottoposto a offese pubbliche a causa della pubblicazione di un romanzo considerato eccessivamente simpatizzante verso gli armeni.
    Mentre gli attacchi nei suoi confronti crescevano, il romanziere ha dichiarato di sentirsi come se stesse vivendo nei peggiori giorni dello stalinismo.
    Il romanzo di Ayisli, "Sogni di pietra" è stato pubblicato nel numero di dicembre della rivista moscovita Druzhba Narodov ("Amicizia tra i popoli") e comprende descrizioni di uccisioni di massa di armeni nel Nakhichevan agli inizi del '900 e a Sumgait alla fine del periodo sovietico.
    Manifestanti hanno bruciato ritratti di Aylisli e alcuni membri del parlamento hanno chiesto che gli fosse tolta la cittadinanza.
    Il Presidente Ilham Aliyev ha emanato un decreto, in data 7 febbraio, per togliere ad Aylisli il titolo di "Autore del Popolo".
    L'amministrazione presidenziale si era già pronunciata chiaramente. Ali Hasanov, capo del dipartimento politico, aveva infatti dichiarato all'agenzia stampa APA: "Noi, il popolo azero, dobbiamo mostrare pubblico disprezzo per queste persone. Un uomo che non appartiene a nessuna nazione non ha il diritto di parlare di sentimenti umani".
    Hasanov ha comparato Aylisli allo scrittore turco Orhan Pamuk, che avrebbe oltraggiato il proprio governo affermando che agli inizi del '900 nei confronti degli armeni fu commesso un genocidio. "Orhan Pamuk si è meritato la condanna della sua nazione per la frase, 'i Turchi devono riconoscere il genocidio armeno'. L'ha detto solo per vincere il premio Nobel, ma come risultato ha perso la sua patria ", ha detto Hasanov. "Sembrerebbe che anche Akram Aylisli voglia il premio Nobel. Ma se la tua nazione e il tuo popolo ti rifiuta, vale la pena ottenere quell'onore? Niente è più importante del sentimento nazionale".
    L'inizio e la fine del 20esimo secolo sono stati segnati da grandi violenze tra azeri e armeni. Entrambe le parti ora tendono a minimizzare la sofferenza dell'altra nazione e le rappresentazioni artistiche di queste sofferenze sono estremamente rare.
    Non è chiaro quante persone in Azerbaijan abbiano letto il romanzo di Ayisli, ma i funzionari si sono messi in fila per condannarlo come antipatriottico.
    "Gli armeni dovrebbe erigere un monumento ad Akram Aylisli," ha dichiarato Siyavush Novruzov, un parlamentare del partito al governo, Yeni Azerbaijan. "Se tutti gli scrittori armeni si fossero riuniti a scrivere la 'verità armena' in russo, non avrebbero avuto lo stesso successo di Aylisli".
    Quando il parlamento ha discusso in merito al romanzo, lo scorso primo febbraio, il parlamentare Nizami Jafarov, ha suggerito che Aylisli dovesse essere privato della cittadinanza, aggiungendo: "Lasciamolo andare a Yerevan e prestare servizio là in qualche chiesa". Altri membri hanno proposto di vietare la pubblicazione delle sue opere, mentre la vice-presidente della camera Bahar Muradova lo ha accusato di tradimento.
    Il giorno prima del dibattito parlamentare, un gruppo di giovani attivisti pro-governativi hanno inscenato una protesta davanti alla sede dell'Unione ufficiale degli scrittori. Bruciando immagini di Aylisli e manifesti recanti i titoli dei suoi libri, cantavano: "Akram armeno, lascia il paese."
    Aylisli ha affermato di restare saldo sui suoi principi.
    "Se vogliono che lasci il paese, dovrebbero scegliere metodi più civili", ha dichiarato lo scrittore ad IWPR per telefono. "Sto guardando fuori dalla finestra, e vedo che alcuni giovani si stanno ancora radunando". Parlando del suo romanzo, Aylisli ha detto di aver voluto mandare agli armeni il messaggio che gli azeri sono stati in grado di riconoscere gli errori del passato.
    Lo scrittore ha fatto sapere che la moglie, il figlio e la nuora sono stati licenziati dal posto dove lavoravano.
    "Hanno licenziato mia moglie in un modo molto strano, l'hanno accusata di avere libri di autori armeni nella sua biblioteca. Dove altro dovrebbero essere? E comunque, stavano parlando di libri che non erano di autori armeni", ha raccontato. "Quello che sta accadendo è semplicemente incomprensibile. Viviamo in Azerbaijan, che ha responsabilità nei confronti del Consiglio d'Europa, che ha una costituzione, in cui si parla di libertà di espressione, ma ci si sente come se stessimo vivendo nell'Unione Sovietica del 1937 ", ha detto Aylisli. "La nostra Accademia delle Scienze ha deciso di condurre un'indagine sul mio libro, fatto che mette sotto cattiva luce le cose in questo paese".
    Aylisli ipotizza che la campagna contro di lui potrebbe essere derivata anche dalla sua appartenenza al Forum degli intellettuali, guidato dal noto sceneggiatore Rustam Ibrahimbeyov che è nei guai con le autorità.
    Gunel Movlud, poeta, è tra coloro che hanno letto i "Sogni di pietra". "Come scrittore non ho potuto non apprezzare le qualità letterarie del romanzo, che è ben scritto. Come lettore, ne ho anche tratto grande piacere. Come cittadino, ma anche - e lo sottolineo - come rifugiato dal Karabakh, posso dire che il romanzo non ferisce in alcun modo i miei sentimenti", ha detto. "Per quanto riguarda la reazione del pubblico al romanzo e gli attacchi al romanziere, molti paesi hanno modi più civili per esprimere dissenso. Si può andare in tribunale, se un libro ferisce i tuoi sentimenti".



    Lo scrittore azero accusato di tradimento
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  4. #4
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Tra l'altro bisogna considerare, per quanto riguarda l'Azerbaigian, anche un'altra questione, oltre quella linguistica turcofona, e cioè che gli azeri in maggioranza sono musulmani sciiti, la stessa religione dell'Iran, Iran che in Siria combatte a fianco dei russi e che in un eventuale e speriamo NON auspicabile conflitto tra Armenia (che si rivolgerebbe sicuramente ai fratelli cristiani russi) e Azerbaigian si troverebbe in grande difficoltà, stesse difficoltà che avrebbero i russi. Putin è in rapporti cordialissimi con le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, pure loro musulmane, e un intervento a fianco dell'Armenia cristiana sarebbe un gravissimo vulnus per tutta l'Unione eurasiatica che la Russia di Putin sta cercando di costruire, tra l'altro con il Kazakhstan e la stessa Armenia. Dunque a chi potrebbe giovare questo aggravarsi della tensione tra Armenia (che fa parte dell'Unione eurasiatica) e Azerbaigian (che non fa parte dell'Unione eurasiatica ma è in buoni rapporti con Mosca)? La risposta mi sembra assai facile. Speriamo che armeni ed azeri non cadano nella trappola di un inasprimento delle tensioni etnico religiose.
    L'Armenia fa già parte dell'UEE l'Azerbaigian no e pare non abbia intenzione di entrarci
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  5. #5
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Citazione Originariamente Scritto da Logomaco Visualizza Messaggio
    L'Armenia fa già parte dell'UEE l'Azerbaigian no e pare non abbia intenzione di entrarci
    certo però è turcofono come la Turchia e sciita come l'Iran, un bel grattacapo insomma.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  6. #6
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    certo però è turcofono come la Turchia e sciita come l'Iran, un bel grattacapo insomma.
    Pare che in quel paese l'influenza USA sia assai forte
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  7. #7
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Citazione Originariamente Scritto da Logomaco Visualizza Messaggio
    Pare che in quel paese l'influenza USA sia assai forte
    Esatto.

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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Citazione Originariamente Scritto da Logomaco Visualizza Messaggio
    Pare che in quel paese l'influenza USA sia assai forte
    Non fosse così non sarebbe scoppiata questa ennesima scaramuccia che speriamo rimanga tale.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Non fosse così non sarebbe scoppiata questa ennesima scaramuccia che speriamo rimanga tale.
    Sono gli USA che istigano, certamente...un po' come tra Kirgizistan e Tajikistan, si cerca di rallentare l'integrazione eurasiatica sotto l'egida russa
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  10. #10
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    Predefinito Re: Caucaso, una guerra perenne a garanzia di tanti equilibri

    Lo zampino a stelle e strisce si vede lontano un kilometro...

 

 
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