Il 28 febbraio è una data triste nella Nostra storia: il 28 febbraio del 1921 viene ucciso a Firenze Giovanni Berta ("squadre d'azione")... il 28 febbraio del 1975 a Roma Miki Mantakas (FUAN)
Giovanni Berta aveva sulla giacca il distintivo della Croce Rossa (scambiato dagli aggressori per un distintivo fascista)... Miki Mantakas era, nel ricordo degli amici, "un ragazzo d'oro", contrario ad ogni forma di violenza, tanto da essere bonariamente "sfottuto" per questo dai suoi camerati "stradaioli".
Qualche parola per rinverdire il ricordo:
Giovanni Berta (Firenze, 24 agosto 1894 – Firenze, 28 febbraio 1921)
"Sul Ponte Sospeso alle Cascine passava in bicicletta un giovane che aveva all'occhiello un distintivo della croce Rossa. Disgrazia volle che egli si imbattesse in una comitiva di una ventina di individui, i quali lo attorniarono, lo percossero, e, dopo averlo depredato del portafoglio e della bicicletta, lo sollevarono di peso e lo gettarono nel fiume.
L'infelice non voleva morire: e si aggrappava con le mani, disperatamente ai ferri del ponte.
I suoi aggressori cominciarono allora a tempestargli di colpi di tallone la testa e le mani.
Invano il disgraziato si raccomandava: una mano, frantumata dai colpi feroci, sanguinante, abbandonò il sostegno: fu visto il povero giovane tenersi ancora un po' sospeso con la mano sinistra, ma nuovi colpi furono vibrati e lo sventurato cadde pesantemente nell'acqua. Nessuno si mosse per soccorrere colui che agonizzava."
("Il Nuovo Giornale" del 2 marzo 1921)
Per celebrare l'assassinio i compagni composero questa strofa: "hanno ammazzato Berta figlio di pescecani, evviva il comunista che gli tagliò le mani".
Miki Mantakas (Atene, 13 luglio 1952 – Roma, 28 febbraio 1975)
"I compagni arrivarono in tanti. All'improvviso. Ci fu il nostro tentativo di contrattaccare. Io ero in prima fila, con un manico di piccone che avevo rimediato nello scantinato della sezione. Ricordo diversi militanti, come Franco Medici, Maurizio Bragaglia e altri. Inseguii alcuni compagni lungo via Ottaviano, mentre alle mie spalle sentii dei colpi di pistola. Allora tornai indietro, all'angolo con piazza Risorgimento, e, davanti all'orologio che a quell'epoca stava proprio sull'angolo, trovai questo ragazzone, che nessuno di noi conosceva, accasciato; aveva perso sangue e materia cerebrale. Lo trascinammo, a fatica, attraverso l'entrata laterale, e lo adagiammo nel cortile interno, davanti a un box. Poi chiudemmo anche il secondo portone e ci preparammo a difenderci. Fu in quel momento che Ci rendemmo conto di essere solo in quattro, più questo giovane ormai morto. Perché tutti gli altri erano rimasti chiusi dentro la sezione, con la luce che era andata via e la porta elettrica bloccata…..
I rossi battevano con i bastoni contro il portone principale. Ma quando capirono che c'era l'entrata secondaria, si concentrarono su quest'ultima e provarono a sfondarla. Noi avevamo anche un paio di molotov rastrellate in precedenza in sede. Pochi minuti dopo il portone venne sfondato. La prima mano che vidi entrare, la colpii violentemente con il mio bastone. Poi tornai indietro, dove erano gli altri. Appena il portone si spalancò, vidi i lampi di diversi colpi di pistola..."
(testimonianza di Paolo Signorelli)
Camerata Giovanni Berta.... PRESENTE!
Camerata Miki Mantakas... PRESENTE!