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    Predefinito Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Nel 1919-20 la sinistra evocò lo spettro della rivoluzione, ma provocò la nascita dello squadrismo. Come racconta Pansa in "Eia Eia Alalà".


    Giampaolo Pansa - Sab, 16/04/2016

    Tutti i nodi vennero sciolti con il colpo di spada dell'offensiva squadrista. È il calendario a ricordarci la velocità di quell'azione. Un blitz che ebbe inizio, si sviluppò e vinse in meno di due anni: dalla fine del 1920 all'ottobre del 1922. I rossi cianciavano di rivoluzione, i neri costruirono con i fatti la reazione a tante chiacchiere. Aveva ragione il mio edicolante: la colpa di aver messo in sella il fascismo, e di aver mandato al governo Mussolini, era soltanto dei socialisti. Chi comprese subito quanto era avvenuto fu uno scrittore anarchico, il bolognese Luigi Fabbri, autore di un libro stampato nel 1922 dall'editore Cappelli e intitolato: La controrivoluzione preventiva. La sua tesi era semplice. La rivoluzione tanto predicata dai socialisti non era arrivata e in un certo senso non era mai stata voluta per davvero. Ma le sinistre l'avevano fatta pesare come una minaccia per tutto il 1919 e il 1920.

    Questo fu sufficiente a provocare la controrivoluzione moderata, di cui il fascismo era il protagonista più impietoso e risolutore. Una bufera che si giovò soprattutto di due armi: la violenza illegale dello squadrismo e la repressione legale del governo liberale, attuata dalla polizia, dai carabinieri e dalla guardia regia, quasi sempre rivolte contro le sinistre.

    Il risultato fu simile ai giochi di guerra delle Play Station odierne. Le sinistre avevano gridato per due anni di voler fare come in Russia, ma senza saper passare dai proclami alla rivoluzione vera. E i fascisti andarono all'assalto per impedire a chiunque di trasformare in fatti le teorie del bolscevismo nostrano. Gli incauti parolai rossi si erano comportati come l'apprendista stregone: avevano creato il mostro che li avrebbe divorati.

    Infine le sinistre erano pronte a farsi sconfiggere. Dentro un corpo in apparenza molto solido celavano il virus della discordia e della divisione. Stavano insieme in un solo partito e in poco più di un anno si ritrovarono frantumate in tre segmenti. Nel gennaio 1921, a Livorno, la corrente guidata da Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga lasciò il Psi e fondò il Partito comunista d'Italia. Allora accadde un fatto assurdo, che anticipava tutte le pazzie destinate nel futuro a corrodere la sinistra italiana. Mentre il nuovo partito iniziava subito l'attacco ai vecchi compagni, i socialisti rimasti nel Psi rinnovavano all'unanimità la fedeltà a Mosca che aveva voluto la scissione.

    Anni dopo, un Gramsci costretto all'autocritica avrebbe affermato che la scissione era stata «il più grande regalo fatto alla reazione». Ma in quel 1921, già carico di pericoli per la sinistra, pochi lo compresero. Fra questi c'era Nenni, che scrisse: «A Livorno è cominciata la tragedia del proletariato italiano». E un altro politico vicino al Psi sfornò un'immagine sempre attuale: «La scissione è il cacio sulla minestra della borghesia».

    Ma al socialismo italiano una sola frantumazione non bastava. Se ne costruirono una seconda all'inizio dell'ottobre 1922, ventiquattro giorni prima della marcia su Roma. Al diciannovesimo congresso del Psi, la corrente massimalista, sfruttando una lieve maggioranza di delegati, espulse i riformisti di Filippo Turati, Claudio Treves e Giacomo Matteotti. I compagni messi fuori dalla vecchia casa formarono un nuovo movimento politico: il Partito socialista unitario. Affidato alla guida di Matteotti, nominato segretario. Gramsci schernì subito il deputato di Fratta Polesine dicendo che era «un pellegrino del nulla».

    Mentre la sinistra si svenava in una guerra senza quartiere contro se stessa, lo squadrismo fascista cresceva a vista d'occhio e partoriva figure sempre nuove. Molti protagonisti della controrivoluzione in camicia nera il lettore li troverà effigiati in Eia eia alalà. Alcuni di loro emergevano da un'Italia sotterranea e sconosciuta, da mondi estranei alla politica, con un passato torbido, non privo di nefandezze. È il caso di una coppia di amanti, poi divenuti marito e moglie: i conti Carminati Brambilla che hanno un posto di rilievo in questo libro.

    ***

    Mentre scrivevo questo libro mi sono rivolto una domanda. Nell'Italia degli anni Duemila è possibile vedere emergere un regime autoritario non molto diverso dal regime fascista, anche se di colore differente, bianco invece che nero, oppure rosso o rosa? Non è un interrogativo privo di senso. La storia europea del Novecento ci ha insegnato che le dittature nascono in paesi che hanno tre caratteristiche. Sono deboli perché stremati da una guerra o da una crisi economica feroce. Hanno istituzioni democratiche screditate e che non funzionano più, in mano a partiti inefficienti e corrotti. Risultano dilaniati da contrasti sociali molto forti, tra una minoranza di presunti ricchi e una maggioranza di cittadini sempre più poveri. L'Italia del 2014 è così? Esiste un'affinità tra il paese di oggi e quello del 1919-1922? Qualche volta temo di sì.

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  2. #2
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    la controrivoluzione moderata, di cui il fascismo era il protagonista
    moderata?

  3. #3
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Citazione Originariamente Scritto da Vita et Victoria Visualizza Messaggio
    moderata?
    Probabilmente intende "moderata" nel senso di "conservatrice". Oppure nel senso che non ebbe la stessa violenza di altri episodi rivoluzionari della storia.
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  4. #4
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Probabilmente intende "moderata" nel senso di "conservatrice". Oppure nel senso che non ebbe la stessa violenza di altri episodi rivoluzionari della storia.
    la prima in questo caso

  5. #5
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Mah, mi pare che riproponga il mantra antifascista del Fascismo come strumento della borghesia e dei poteri forti

  6. #6
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    che noia, ripropone la solito anatema del ' bastone del capitale ' che è poi il massimo cui riescono attingere qualunquisti e populisti di oggi con la loro retorica da law and order

  7. #7
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Quindi il fatto che i compagni di oggi siano tutti quanti delle zecche drogate depone a nostro svantaggio.
    Dicono che viaggiare sviluppa l'intelligenza. Ma si dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima.-.G. K. Chesterton

  8. #8
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Citazione Originariamente Scritto da Canaglia Visualizza Messaggio
    Mah, mi pare che riproponga il mantra antifascista del Fascismo come strumento della borghesia e dei poteri forti
    Citazione Originariamente Scritto da Dean M. Visualizza Messaggio
    che noia, ripropone la solito anatema del ' bastone del capitale ' che è poi il massimo cui riescono attingere qualunquisti e populisti di oggi con la loro retorica da law and order
    Io invece apprezzerei il rilievo dato alla concretezza e all'efficacia (contro)rivoluzionaria fascista in antitesi al pressapochismo e al velleitarismo social-comunista.
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  9. #9
    acquenere
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio

    Mentre scrivevo questo libro mi sono rivolto una domanda. Nell'Italia degli anni Duemila è possibile vedere emergere un regime autoritario non molto diverso dal regime fascista, anche se di colore differente, bianco invece che nero, oppure rosso o rosa? Non è un interrogativo privo di senso. La storia europea del Novecento ci ha insegnato che le dittature nascono in paesi che hanno tre caratteristiche. Sono deboli perché stremati da una guerra o da una crisi economica feroce. Hanno istituzioni democratiche screditate e che non funzionano più, in mano a partiti inefficienti e corrotti. Risultano dilaniati da contrasti sociali molto forti, tra una minoranza di presunti ricchi e una maggioranza di cittadini sempre più poveri. L'Italia del 2014 è così? Esiste un'affinità tra il paese di oggi e quello del 1919-1922? Qualche volta temo di sì.

    Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi" - IlGiornale.it
    Di certo non nero, perché le elite politiche e culturali a questo giro sono con il progressismo. Potrebbe avvenire l'opposto.

  10. #10
    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito Re: Il fascismo fu la risposta alle minacce dei "rossi"

    Ed io che credevo che il Fascismo fosse nato antiliberale, non anticomunista, e fautore per l'Italia di una soluzione rivoluzionaria alternativa a quella propugnata dai socialcomunisti sul modello moscovita, e da qui lo scontro...Invece Pansa ci spiega che la versione ad oggi tramandataci dalla vulgata antifà è quella veritiera e reale. Buono a sapersi e complimentoni.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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