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  1. #11
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    Le due anime del populismo
    Dall’ideologia latinoamericana del “socialismo del XXI secolo” ai “forgotten man”, viaggio nelle principali tematiche che il Circolo Proudhon Milano e L’Intellettuale Dissidente discuteranno, nella giornata del 30 marzo, all’Università Cattolica di Milano in compagnia di ospiti di tutto rispetto.
    di Andrea Muratore - 29 marzo 2017

    Populismo. Una parola ormai utilizzata con leggerezza, tanto visibile quanto tendenzialmente difficile da afferrare, comprendere, riferire a un concetto preciso. Populismo, parola trasformata in etichetta di infamia dai media e dalla politica mainstream e banalizzata, calpestata e distorta ogniqualvolta il suo utilizzo è funzionale allo screditamento di una forza antisistema. È ora di fare un po’ di chiarezza e di cercare di comprendere come il termine “populismo”, che inizialmente definiva un preciso movimento attivo in Russia nel XIX secolo, sia arrivato a connotare in maniera tanto profonda il discorso politico attuale. Dietro al termine “populismo”, infatti, si cela una multiforme gamma di significati: lasciando da parte quello tradizionalmente adottato dal sistema informativo, che nel populismo identifica un preciso metodo di acquisizione di consenso politico attraverso l’utilizzo di una dialettica semplicistica e riduzionista, è interessante studiare il tema dei fenomeni populisti e della loro manifestazione politica in netta contrapposizione contro le tradizionali élite istituzionali ed economiche. Proprio per avviare una seria e rigorosa discussione sul tema, il Circolo Proudhon Milano ha organizzato un evento a riguardo: il 30 marzo, a partire dalle ore 18, presso il Collegio Augustinianum dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, interverranno sul tema Marcello Foa, tra i principali osservatori del fenomeno populista e tra i primi giornalisti a coglierne appieno le potenzialità, Marcello De Angelis, deputato del Popolo della Libertà nel corso della XVI Legislatura ed ex direttore del Secolo d’Italia, e Luca Lezzi, firma de L’Intellettuale Dissidente e co-autore del saggio Il socialismo del XXI secolo assieme a chi scrive, che svolgerà il ruolo di moderatore della discussione.
    La locandina dell’evento organizzato dal Circolo Proudhon Milano e da L’Intellettuale Dissidente per la giornata del 30 marzo. Vi aspettiamo numerosi!

    La locandina dell’evento organizzato dal Circolo Proudhon Milano e da L’Intellettuale Dissidente per la giornata del 30 marzo. Vi aspettiamo numerosi!

    Oggetto della conferenza saranno le due principali ramificazioni che ha assunto il populismo a partire dall’inizio del XXI secolo: da un lato, in America Latina si è sviluppata l’ideologia politica del “socialismo del XXI secolo” che, a partire dall’ascesa al potere di Hugo Chavez in Venezuela nel 1999 ha avviato la fase storica delle “rivoluzioni bolivariane”; dall’altro, più recentemente in Europa e negli Stati Uniti ha preso vita una multiforme varietà di movimenti politici antisistema accomunati dalla contestazione del sistema istituzionale ed economico dominante, dalla critica alle decisioni delle leadership occidentali in ambito di politica economica e dal dichiarato antagonismo verso la tradizionale élite di potere. Tali movimenti hanno conosciuto una fase di forte espansione elettorale, principalmente in occasione del referendum sulla Brexit nel Regno Unito e dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016, e si preparano ora ad affrontare un nuovo banco di prova nelle imminenti elezioni francesi. Tra le due tipologie di movimenti populisti, esiste una serie di punti in comune ma, al tempo stesso, sussistono vistose differenze. In primo luogo, è indiscutibile il fatto che l’ascesa dei partiti populisti, tanto in America Latina nei primi Anni Duemila quanto ai giorni nostri in Occidente, abbia avuto, tra le sue cause principali, la crescita del sentimento di malessere della popolazione per l’andamento del contesto socio-economico: ciò ha portato a rendere i forgotten man, i “dimenticati”, i ceti più vulnerabili alle tensioni e ai periodi di crisi, acuitisi in intensità nell’era della globalizzazione, propensi a entrare nell’elettorato di forze che propugnavano una rottura, una fase di netta discontinuità.

    Un malessere percepibile, uno scontento popolare diffuso, per quanto poco compresi dai gruppi dirigenti, non sono sintomi di “rivolte elettorali” imminenti, dato che il “terremoto” si può manifestare da un momento all’altro. La percezione delle possibilità di successo di una forza antisistema è determinante nel suo sdoganamento definitivo: la convergenza delle forze sociali avviene sotto l’impulso della formazione di un soggetto collettivo, di un “Noi”. In parole diverse: tutte le istanze dei fenomeni populisti arieggiavano già nei Paesi che le hanno conosciute, e sono state incentivate dall’ascesa di soggetti politici che vi hanno costruito attorno una piattaforma elettorale. Questo meccanismo, in cui i concetti di “Destra” e “Sinistra” tradizionali vengono meno, si è riproposto tanto in occasione delle travolgenti vittorie dei leader populisti latinoamericani a inizio millennio quanto, più di recente, in occasione degli appuntamenti elettorali occidentali del 2016. In entrambi i casi, l’élite tradizionale si è approcciata al populismo come a un fenomeno transitorio, senza indagare le ragioni dei propri errori, procedendo o attraverso la “demonizzazione”, sottolineando la presunta irrazionalità e ignoranza dei fenomeni populisti, o in maniera “omeopatica”, interiorizzando nell’élite alcuni atteggiamenti tipici dei movimenti populisti. Entrambi i rimedi ipotizzati dall’élite si sono rivelati fallaci, eccezion fatta per casi anomali come le recenti elezioni olandesi.
    Daniel Ortega, Hugo Chavez e Fidel Castro raffigurati in un murales a Managua; il “socialismo del XXI secolo” ha sempre fatto della sua dichiarata continuità con l’esperienza cubana uno dei suoi principali capisaldi ideologici.

    Daniel Ortega, Hugo Chavez e Fidel Castro raffigurati in un murales a Managua; il “socialismo del XXI secolo” ha sempre fatto della sua dichiarata continuità con l’esperienza cubana uno dei suoi principali capisaldi ideologici.

    Le principali differenze tra le due anime del populismo sono invece intrinsecamente legate alle diverse traiettorie di sviluppo storico che i Paesi latinoamericani e quelli occidentali hanno conosciuto nel corso del Novecento. In America Latina il populismo si è manifestato attraverso lo sviluppo di un’ideologia comune, il “socialismo del XXI secolo”, che nell’eterogeneità delle esperienze nazionali, da quella di Hugo Chavez in Venezuela alla Revolucion Ciudadana in Ecuador passando per il Nicaragua di Daniel Ortega e la Bolivia di Evo Morales, ha sviluppato una piattaforma omogenea attraverso la rivendicazione di una via autonoma allo sviluppo e la dichiarazione di continuità con l’operato di figure del calibro del Libertador Simon Bolivar, del leader argentino Juan Domingo Peron e del Jefe Fidel Castro, “padre nobile” dei nuovi regimi politici negli anni della loro ascesa. A ciò si è aggiunta una comune visione geopolitica, a tratti vicina ai principi dell’altermondismo e alle critiche al “Pensiero Unico” neoliberista espresse da autori del calibro di Ignacio Ramonet, fondata sulla volontà di emancipare i destini delle nazioni latinoamericane dall’ingerenza statunitense, di costruire un autonomo sistema di integrazione e di rapportarsi in maniera paritaria nel sistema multipolare e culminata nello sviluppo dell’ALBA, l’Alleanza Bolivariana per le Americhe. In linea di massima, inoltre, il sostegno politico ai movimenti latinoamericani è venuto dal pueblo, dalla grande massa di individui rimasti per decenni estromessi dalla divisione delle ricchezze e vittime perenni di inique disuguaglianze sociali ed economiche.

    Sono state le classi medie squassate dalla Grande Crisi e dalle sue durature conseguenze, invece, a formare lo “zoccolo duro” dell’elettorato dei movimenti “populisti” occidentali.

    Movimenti che, criticando i vigenti sistemi di potere, hanno portato avanti una forte contestazione della globalizzazione neoliberale e di istituzioni contro l’Unione Europea senza però proporre modelli di integrazione transnazionale e, anzi, facendo del sovranismo e della protezione dei confini geografici, storici ed economici un’importante tessera del loro mosaico. Si parla di movimenti che, sotto il profilo “ideologico”, sono altamente divisi tra loro: il Movimento Cinque Stelle in Italia e, al giorno d’oggi, il Front National francese hanno elaborato piattaforme politiche nì droite nì gauche, seppur con diversi gradi di dettaglio, mentre in Olanda Gert Wilders ha espresso posizioni decisamente più schierate a destra. In questo campo, il candidato francese di Sinistra radicale Jean–Luc Mélenchon si pone a metà del guado, avendo interiorizzato nel suo pensiero numerosi elementi del populismo latinoamericano.

    In entrambi i casi, si pone il problema dei “populismi di governo” e della difficoltà che i movimenti antisistema potrebbero conoscere nel momento in cui, venuto il loro turno, giungesse per loro il tempo di costituirsi a “nuovo sistema”. L’America Latina vive in maniera impellente questa tematica, mentre negli USA si sono visti in maniera palese i numerosi compromessi che Trump ha dovuto stringere coi tradizionali “apparati”. Questa tematica rappresenta oggigiorno la più importante questione per i movimenti populisti: per molti di loro, soprattutto in Occidente, è giunta l’ora di capire cosa fare “da grandi” e di decidersi a costituire proposte politiche tali da favorire un cambiamento sistemico piuttosto che un compattamento protettivo del sistema stesso in risposta alle loro azioni. Discussi, chiacchierati e incompresi, il populismo e le sue due anime hanno ancora una lunga storia da scrivere: il Circolo Proudhon Milano e L’Intellettuale Dissidente vi aspettano numerosi il 30 marzo per poter discutere con voi della storia e delle prospettive future di un fenomeno ora più che mai d’assoluta attualità.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  2. #12
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    Filippo Corridoni, un sindacalista rivoluzionario

    Giovedì 20 aprile alle ore 18 presso la libreria L’angolo delle storie in via Fosso Santa Lucia 4 si terrà la presentazione del libro “Filippo Corridoni, un sindacalista rivoluzionario” Circolo Proudhon edizioni.

    Modera: Vincenzo Fiore, saggista

    Intervengono: Carmine Pinto, docente dell’Università degli Studi di Salerno

    Luca Lezzi, autore
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  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Le due anime del populismo
    Dall’ideologia latinoamericana del “socialismo del XXI secolo” ai “forgotten man”, viaggio nelle principali tematiche che il Circolo Proudhon Milano e L’Intellettuale Dissidente discuteranno, nella giornata del 30 marzo, all’Università Cattolica di Milano in compagnia di ospiti di tutto rispetto.
    di Andrea Muratore - 29 marzo 2017

    Populismo. Una parola ormai utilizzata con leggerezza, tanto visibile quanto tendenzialmente difficile da afferrare, comprendere, riferire a un concetto preciso. Populismo, parola trasformata in etichetta di infamia dai media e dalla politica mainstream e banalizzata, calpestata e distorta ogniqualvolta il suo utilizzo è funzionale allo screditamento di una forza antisistema. È ora di fare un po’ di chiarezza e di cercare di comprendere come il termine “populismo”, che inizialmente definiva un preciso movimento attivo in Russia nel XIX secolo, sia arrivato a connotare in maniera tanto profonda il discorso politico attuale. Dietro al termine “populismo”, infatti, si cela una multiforme gamma di significati: lasciando da parte quello tradizionalmente adottato dal sistema informativo, che nel populismo identifica un preciso metodo di acquisizione di consenso politico attraverso l’utilizzo di una dialettica semplicistica e riduzionista, è interessante studiare il tema dei fenomeni populisti e della loro manifestazione politica in netta contrapposizione contro le tradizionali élite istituzionali ed economiche. Proprio per avviare una seria e rigorosa discussione sul tema, il Circolo Proudhon Milano ha organizzato un evento a riguardo: il 30 marzo, a partire dalle ore 18, presso il Collegio Augustinianum dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, interverranno sul tema Marcello Foa, tra i principali osservatori del fenomeno populista e tra i primi giornalisti a coglierne appieno le potenzialità, Marcello De Angelis, deputato del Popolo della Libertà nel corso della XVI Legislatura ed ex direttore del Secolo d’Italia, e Luca Lezzi, firma de L’Intellettuale Dissidente e co-autore del saggio Il socialismo del XXI secolo assieme a chi scrive, che svolgerà il ruolo di moderatore della discussione.
    La locandina dell’evento organizzato dal Circolo Proudhon Milano e da L’Intellettuale Dissidente per la giornata del 30 marzo. Vi aspettiamo numerosi!

    La locandina dell’evento organizzato dal Circolo Proudhon Milano e da L’Intellettuale Dissidente per la giornata del 30 marzo. Vi aspettiamo numerosi!

    Oggetto della conferenza saranno le due principali ramificazioni che ha assunto il populismo a partire dall’inizio del XXI secolo: da un lato, in America Latina si è sviluppata l’ideologia politica del “socialismo del XXI secolo” che, a partire dall’ascesa al potere di Hugo Chavez in Venezuela nel 1999 ha avviato la fase storica delle “rivoluzioni bolivariane”; dall’altro, più recentemente in Europa e negli Stati Uniti ha preso vita una multiforme varietà di movimenti politici antisistema accomunati dalla contestazione del sistema istituzionale ed economico dominante, dalla critica alle decisioni delle leadership occidentali in ambito di politica economica e dal dichiarato antagonismo verso la tradizionale élite di potere. Tali movimenti hanno conosciuto una fase di forte espansione elettorale, principalmente in occasione del referendum sulla Brexit nel Regno Unito e dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016, e si preparano ora ad affrontare un nuovo banco di prova nelle imminenti elezioni francesi. Tra le due tipologie di movimenti populisti, esiste una serie di punti in comune ma, al tempo stesso, sussistono vistose differenze. In primo luogo, è indiscutibile il fatto che l’ascesa dei partiti populisti, tanto in America Latina nei primi Anni Duemila quanto ai giorni nostri in Occidente, abbia avuto, tra le sue cause principali, la crescita del sentimento di malessere della popolazione per l’andamento del contesto socio-economico: ciò ha portato a rendere i forgotten man, i “dimenticati”, i ceti più vulnerabili alle tensioni e ai periodi di crisi, acuitisi in intensità nell’era della globalizzazione, propensi a entrare nell’elettorato di forze che propugnavano una rottura, una fase di netta discontinuità.

    Un malessere percepibile, uno scontento popolare diffuso, per quanto poco compresi dai gruppi dirigenti, non sono sintomi di “rivolte elettorali” imminenti, dato che il “terremoto” si può manifestare da un momento all’altro. La percezione delle possibilità di successo di una forza antisistema è determinante nel suo sdoganamento definitivo: la convergenza delle forze sociali avviene sotto l’impulso della formazione di un soggetto collettivo, di un “Noi”. In parole diverse: tutte le istanze dei fenomeni populisti arieggiavano già nei Paesi che le hanno conosciute, e sono state incentivate dall’ascesa di soggetti politici che vi hanno costruito attorno una piattaforma elettorale. Questo meccanismo, in cui i concetti di “Destra” e “Sinistra” tradizionali vengono meno, si è riproposto tanto in occasione delle travolgenti vittorie dei leader populisti latinoamericani a inizio millennio quanto, più di recente, in occasione degli appuntamenti elettorali occidentali del 2016. In entrambi i casi, l’élite tradizionale si è approcciata al populismo come a un fenomeno transitorio, senza indagare le ragioni dei propri errori, procedendo o attraverso la “demonizzazione”, sottolineando la presunta irrazionalità e ignoranza dei fenomeni populisti, o in maniera “omeopatica”, interiorizzando nell’élite alcuni atteggiamenti tipici dei movimenti populisti. Entrambi i rimedi ipotizzati dall’élite si sono rivelati fallaci, eccezion fatta per casi anomali come le recenti elezioni olandesi.
    Daniel Ortega, Hugo Chavez e Fidel Castro raffigurati in un murales a Managua; il “socialismo del XXI secolo” ha sempre fatto della sua dichiarata continuità con l’esperienza cubana uno dei suoi principali capisaldi ideologici.

    Daniel Ortega, Hugo Chavez e Fidel Castro raffigurati in un murales a Managua; il “socialismo del XXI secolo” ha sempre fatto della sua dichiarata continuità con l’esperienza cubana uno dei suoi principali capisaldi ideologici.

    Le principali differenze tra le due anime del populismo sono invece intrinsecamente legate alle diverse traiettorie di sviluppo storico che i Paesi latinoamericani e quelli occidentali hanno conosciuto nel corso del Novecento. In America Latina il populismo si è manifestato attraverso lo sviluppo di un’ideologia comune, il “socialismo del XXI secolo”, che nell’eterogeneità delle esperienze nazionali, da quella di Hugo Chavez in Venezuela alla Revolucion Ciudadana in Ecuador passando per il Nicaragua di Daniel Ortega e la Bolivia di Evo Morales, ha sviluppato una piattaforma omogenea attraverso la rivendicazione di una via autonoma allo sviluppo e la dichiarazione di continuità con l’operato di figure del calibro del Libertador Simon Bolivar, del leader argentino Juan Domingo Peron e del Jefe Fidel Castro, “padre nobile” dei nuovi regimi politici negli anni della loro ascesa. A ciò si è aggiunta una comune visione geopolitica, a tratti vicina ai principi dell’altermondismo e alle critiche al “Pensiero Unico” neoliberista espresse da autori del calibro di Ignacio Ramonet, fondata sulla volontà di emancipare i destini delle nazioni latinoamericane dall’ingerenza statunitense, di costruire un autonomo sistema di integrazione e di rapportarsi in maniera paritaria nel sistema multipolare e culminata nello sviluppo dell’ALBA, l’Alleanza Bolivariana per le Americhe. In linea di massima, inoltre, il sostegno politico ai movimenti latinoamericani è venuto dal pueblo, dalla grande massa di individui rimasti per decenni estromessi dalla divisione delle ricchezze e vittime perenni di inique disuguaglianze sociali ed economiche.

    Sono state le classi medie squassate dalla Grande Crisi e dalle sue durature conseguenze, invece, a formare lo “zoccolo duro” dell’elettorato dei movimenti “populisti” occidentali.

    Movimenti che, criticando i vigenti sistemi di potere, hanno portato avanti una forte contestazione della globalizzazione neoliberale e di istituzioni contro l’Unione Europea senza però proporre modelli di integrazione transnazionale e, anzi, facendo del sovranismo e della protezione dei confini geografici, storici ed economici un’importante tessera del loro mosaico. Si parla di movimenti che, sotto il profilo “ideologico”, sono altamente divisi tra loro: il Movimento Cinque Stelle in Italia e, al giorno d’oggi, il Front National francese hanno elaborato piattaforme politiche nì droite nì gauche, seppur con diversi gradi di dettaglio, mentre in Olanda Gert Wilders ha espresso posizioni decisamente più schierate a destra. In questo campo, il candidato francese di Sinistra radicale Jean–Luc Mélenchon si pone a metà del guado, avendo interiorizzato nel suo pensiero numerosi elementi del populismo latinoamericano.

    In entrambi i casi, si pone il problema dei “populismi di governo” e della difficoltà che i movimenti antisistema potrebbero conoscere nel momento in cui, venuto il loro turno, giungesse per loro il tempo di costituirsi a “nuovo sistema”. L’America Latina vive in maniera impellente questa tematica, mentre negli USA si sono visti in maniera palese i numerosi compromessi che Trump ha dovuto stringere coi tradizionali “apparati”. Questa tematica rappresenta oggigiorno la più importante questione per i movimenti populisti: per molti di loro, soprattutto in Occidente, è giunta l’ora di capire cosa fare “da grandi” e di decidersi a costituire proposte politiche tali da favorire un cambiamento sistemico piuttosto che un compattamento protettivo del sistema stesso in risposta alle loro azioni. Discussi, chiacchierati e incompresi, il populismo e le sue due anime hanno ancora una lunga storia da scrivere: il Circolo Proudhon Milano e L’Intellettuale Dissidente vi aspettano numerosi il 30 marzo per poter discutere con voi della storia e delle prospettive future di un fenomeno ora più che mai d’assoluta attualità.
    Però De Angelis non se po' sentì...
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  4. #14
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    Predefinito re: Eventi, appuntamenti e comunicati

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Però De Angelis non se po' sentì...
    Basta lasciare la sala per il break caffe...
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  5. #15
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    Predefinito re: Eventi, appuntamenti e comunicati

    La Crisi in Donbass. Storia e prospettive di un conflitto nel cuore dell’Europa

    Giovedì 6 luglio alle ore 18 presso Palazzo Pirelli in via Fabio Filzi 22 a Milano si terrà il convegno dal titolo “La crisi in Donbass. Storia e prospettive di un conflitto nel cuore dell’Europa”

    Introduce: Stefano Maullu, Europarlamentare, membro della Delegazione di Cooperazione UE-Russia

    Intervengono: S.E. Alexander Nurizade, Console Generale della Federazione Russa a Milano

    Nicolai Lilin, scrittore

    Sebastiano Caputo, giornalista e reporter

    Conclude: Vittorio Pesato, consigliere Regione Lombardia

    Modera: Francesco Tajani, Geopolitica.info



    La Crisi in Donbass. Storia e prospettive di un conflitto nel cuore dell?Europa | L' intellettuale dissidente
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  6. #16
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    Predefinito re: Eventi, appuntamenti e comunicati

    Purtroppo sarò impegnato :-(
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  7. #17
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    Predefinito re: Eventi, appuntamenti e comunicati

    Se ci fosse qualcuno interessato e in zona*....

    NULLA VA PERDUTO E TUTTO RITORNA: seminario teorico di P101
    [ 29 dicembre 2017]



    Nei giorni 5-7 gennaio prossimi a Todi (Umbria) Programma 101 svolgerà un seminario teorico. La prenotazione è obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni: mail a: p101@programma101.org.
    O telefonare al: 3348143745.


    Programma del Seminario:

    1a Sessione
    L’AFFARE SCHLAGETER
    La crisi della Repubblica di Weimar e gli albori del nazismo

    2a Sessione
    INDAGINE SULL’ITALIA
    Povertà e classi sociali nell’austerità permanente

    3a Sessione
    SOVRANITÀ E COSTITUZIONE
    Il partito che non c’è

    4a Sessione
    PER UNA SINISTRA PATRIOTTICA
    Bilanci e prospettive di Programma 101

    https://sollevazione.blogspot.it/201...o-ritorna.html




    * magari @C@scista o @Flaviogiulio o @22gradi... so che sono di quelle zone
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  8. #18
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    Predefinito re: Eventi, appuntamenti e comunicati

    sollevazione: II. ASSEMBLEA NAZIONALE DI P.101



    II. ASSEMBLEA NAZIONALE DI P.101
    [ 18 febbraio 2018 ]

    Si svolgerà sabato 10 e domenica 11 marzo in Umbria la II. Assemblea Nazionale di Programma 101.

    È aperta ai militanti e ai simpatizzanti.

    Per informazioni e prenotazioni scrivere a: p101@programma101.org oppure telefonare a Daniela: 334 81 43 745.

    ORDINE DEI LAVORI

    Sabato 10 marzo

    Ore 10.00: Apertura dei lavori

    Prima sessione: ore 10.30-13.00
    SOVRANITÀ E SOVRANISMI DOPO IL 4 MARZO

    Pranzo

    Seconda sessione: ore 14.30-17.00
    TESI PER UNA SINISTRA PATRIOTTICA

    Pausa dei lavori

    Terza sessione: ore 17.30- 20.00
    INDAGINE SULLA SOCIETÀ ITALIANA DOPO DIECI ANNI DI CRISI

    Cena

    Domenica 11 marzo

    Quarta sessione: ore 09.00:-11.00
    P101 COME ORGANIZZAZIONE MILITANTE

    Quinta sessione: ore 11.00-13.00
    STATUTO DI P101

    Pranzo


    Sessione Finale: ore 14.30-16.30

    Votazione documenti ed elezione degli organismi dirigenti
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  9. #19
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    Più che un evento o un appuntamento è una iniziativa.
    Contro la decisione di far iniziare il Giro d'Italia da una prima tappa in... Israele!
    Per chi interessato:

    https://bdsitalia.org/index.php/camp...na-cambia-giro

    Tra gli altri, aderisce anche l'Associazione Indipendenza.
    https://associazioneindipendenza.wordpress.com/

    No al Giro d’Italia in Israele
    Pubblicato il 10 aprile 2018 di associazioneindipendenza

    La decisione di iniziare l’edizione 2018 del Giro d’Italia da Israele è inaccettabile, a maggior ragione dopo il recentissimo acuirsi degli scontri e le gravissime e sistematiche violazioni dei basilari diritti umani da parte dell’esercito israeliano.

    Scegliere l’anno in cui ricorre il settantesimo anniversario della Nakba per tale iniziativa è una vergognosa legittimazione delle politiche poste in essere nell’area dallo Stato ebraico e, suo tramite, dagli Stati Uniti d’America.
    Una decisione che contraddice la tradizionale vicinanza italiana al mondo arabo e le consolidate relazioni di amicizia con i popoli del bacino mediterraneo.

    Indipendenza aderisce alla campagna per l’isolamento internazionale di Israele anche sul piano sportivo: annullare la partenza del Giro da quella sede è un atto dovuto e una contromisura necessaria per non fornire alcuna legittimazione alle criminali politiche del governo Netanyahu.

    Alberto Leoncini (Indipendenza, Treviso)

    ass.indipendenza.info@gmail.com *** info@rivistaindipendenza.org

    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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    FERMARE LA GUERRA: MOBILITAZIONI IN CORSO
    [ 17 aprile 2018 ]


    Informiamo i nostri lettori della capitale, invitandoli a partecipare, che oggi, a partire dalle ore 15.00, si svolgerà in Piazza Vidoni a Roma un presidio contro la guerra. Il presidio è promosso da varie forze tra cui Potere al Popolo.

    Dopodomani, Giovedì 19 aprile, se ne svolgerà un altro promosso dal sindacalismo di base. Concentramento alle 16,30 in Piazza Barberini, sempre a Roma.

    Qui sotto il testo di convocazione.


    * * *


    La Guerra è contro i lavoratori e i ceti popolari

    “Alla fine della guerra tra i vinti faceva la fame la povera gente, tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente”(B.Brecht). I lavoratori, contro i quali si combatte una guerra interna che toglie loro il reddito, diritti e welfare, devono sapere che il rischio di una guerra devastante non è mai stato così alto e che serve una mobilitazione per opporsi alla guerra “esterna” e a quella “interna”.

    NON ESISTONO BOMBE INTELLIGENTI e GUERRE UMANITARIE, la guerra è sempre promossa per disegni imperialistici e di sopraffazione. E in Medio Oriente, per le sue ricchezze e la posizione strategica, il conflitto è stato intensificato negli ultimi venti anni con un copione che si ripete: un pretesto per muovere guerra, il mostro di turno da presentare all’opinione pubblica e si avvia la guerra con migliaia di morti civili come tragico risultato. Solo dopo aver fatto la guerra in Iraq, Blair riconobbe che erano inesistenti le tanto decantate armi di distruzione di massa, con buona pace delle centinaia di migliaia di civili uccisi.

    Oggi tocca alla SIRIA; a Douma, sarebbero state usate armi chimiche provocando morti e civili e, senza accertare se ciò sia accaduto realmente, senza alcuna delibera delle istituzioni nazionali e internazionali, Trump con un messaggino ci avvisa che darà una lezione ad Assad, quasi come se giocasse alla play station. Questa volta Macron fa il Blair e assicura che le armi chimiche sono state davvero usate ed è pronto per la guerra! Gli stessi difensori dell’umanità, non dimostrano la stessa sensibilità nei confronti delle azioni perpetrate contro la popolazione civile dello Yemen, ad Afrin contro i Curdi, in Palestina, dove ISRAELE ha fatto di Gaza un enorme campo di concentramento e si allena con il tirassegno sui palestinesi.

    I TRE PAESI (USA-FRANCIA e GRAN BRETAGNA), che bombardano ora in SIRIA, sono i principali trafficanti di armi nello scenario di guerra. Nel 2018, in Italia, si spenderanno 23 miliardi di euro (64 milioni di euro al giorno), di cui 15,5 per il rinnovo degli armamenti, ossia per avere armamenti idonei a uccidere meglio.

    La guerra va respinta e impedita!
    SCENDIAMO IN PIAZZA

    Il sindacalismo di base organizza iniziative anche a Milano, Firenze, Genova, Torino, Napoli e Palermo per dire NO alla GUERRA e alle SPESE MILITARI.

    Firmatari: C.U.B., SI-Cobas, S.G.B.

    sollevazione: FERMARE LA GUERRA: MOBILITAZIONI IN CORSO
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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