Renzi e le opposizioni sfiduciate sulla sfiducia - l'Espresso
La seconda notizia è invece che i Radicali sono tornati a sollevare il problema del quesito unico, troppo variegato, affrontato anche da altre forze politiche di opposizione, nelle scorse settimane, e spiegato all’Espresso da Michele Prospero , commentando il risultato della consultazione sulle trivelle. «Sul referendum costituzionale di ottobre», notano i Radicali per bocca del segretario Riccardo Magi, «si sta preparando una nuova "guerra santa" tra il governo in cerca di plebisciti e le opposizioni che preparano la spallata a Renzi».
Ed è per uscire, per quanto possibile, da «questa logica da dittatura sudamericana», che la proposta è presto fatta: «Si voti la riforma Boschi per parti separate o con i referendum parziali, su singoli aspetti della revisione della Costituzione», propongono, «ci sono infatti alcune modiche che, secondo i sondaggi, riscontrano tra gli italiani un consenso dell'80 per cento, e altre solo del 30». «Imporre ai cittadini di votare in blocco una modifica così ampia e su punti così diversi della Costituzione», dicono i Radicali, pensando ai 47 articoli modificati dalla riforma Boschi, «violerebbe il principio di libertà di voto e sarebbe con tutta probabilità incostituzionale».
La proposta però è destinata a cadere nel vuoto. Perché tanto la richiesta delle opposizioni quanto quella del Pd chiedono di esprimersi sull’intera legge, citando il solo titolo della riforma. «Lo abbiamo fatto per evitare una bocciatura della Corte che avrebbe potuto respingerci i quesiti spacchettati, pur sapendo che la giurisprudenza richiede un’omogeneità del quesito che in questo caso purtroppo non ci sarà», spiega all’Espresso il deputato di Sinistra Italiana Stefano Quaranta, che con Danilo Toninelli (M5S), Roberto Occhiuto (FI) e Cristian Invernizzi (Lega) ha depositato le firme in Cassazione: «ma i Radicali hanno ragione, tant’è che noi avevamo chiesto dal principio di spacchettare e discutere la riforma in diversi testi, perché l’abolizione del Cnel poco c’entra con il titolo V o con il meccanismo di elezione del presidente della Repubblica. Ci è stato ovviamente risposto di no, ai tempi, e che dall’intera riforma dipende il successo della legislatura e il destino del governo».
L’unica speranza, dunque, è che altri 126 parlamentari sottopongano alla Corte i quesiti spacchettati, lasciando poi decidere all’ufficio elettorale quali eventualmente far passare e come eventualmente accorparli o farli convivere con quello unico che avrebbe comunque proposto la maggioranza di governo.