L'Unità
Emmanuel Macron, ministro dell’Economia nominato da Hollande nell’agosto del 2014, ha lanciato quella che sembrerebbe una vera e propria sfida al suo Presidente. Tutto è cominciato quando Macron ha inaugurato En Marche! (In marcia! in italiano), un movimento politico che, secondo il suo stesso fondatore, dovrebbe dare un sostegno alle iniziative del Partito Socialista in vista delle prossime elezioni.
In molti hanno interpretato questo gesto come un chiaro segnale inviato al suo partito in vista delle elezioni presidenziali previste per il 2017. Le tensioni, però, si sono accentuate quando il ministro ha affermato durante un’intervista di non essere in alcun modo “in debito” nei confronti del capo di Stato, nonostante mantenga una “fedeltà personale” nei suoi confronti.
Quello che una volta era considerato come il “pupillo” di Hollande, oggi sembra essere maturato e pronto a prendere in mano le redini del partito. A soli 38 anni Emmanuel Macron è una delle figure istituzionali più discusse e controverse del panorama politico nazionale.
Nonostante faccia parte di un governo di centro-sinistra, le sue proposte di riforma sono state spesso criticate per il loro carattere giudicato da molti troppo liberale e vicino alle idee di centrodestra.
La sua linea politica rappresenta un superamento della dicotomia destra-sinistra, nella prospettiva di un abbattimento di tutti quei blocages (blocchi in italiano) che impediscono il rilancio economico del paese. In un momento in cui il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,5%, le ricette elaborate dal Ministro dell’Economia risuonano come un segnale di rinnovamento che spaventa una buona parte della vecchia classe dirigente francese.
All’interno del partito socialista sono in molti a non vedere di buon occhio l’emancipazione del loro giovane collega, sapendo che una sua potenziale candidatura alle prossime primarie potrebbe ottenere una schiacciante vittoria.
Secondo un sondaggio condotto da Viavoice e pubblicato sul quotidiano Libération, il 38% dei francesi considererebbe Macron “un buon Presidente”, mentre solo il 7% sarebbe favorevole ad una ricandidatura di Hollande. Questo largo consenso è dovuto in gran parte alle simpatie suscitate nell’elettorato di destra, anche lui in cerca di una valida alternativa che sia capace di rispecchiare quei valori tipici della Francia repubblicana.
Intanto, Hollande ancora non ha sciolto la riserva sulla sua candidatura per la corsa all’Eliseo. Ormai tra il Presidente e il ministro sembra essersi creata una spaccatura difficilmente sanabile, che all’attuale stato delle cose andrebbe a vantaggio proprio di Macron, sempre più lanciato verso le prossime presidenziali.