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Discussione: Obama-Merkel e il TTIP

  1. #1
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Obama-Merkel e il TTIP

    Obama in Europa, Rinaldi: "L'obiettivo è il Ttip che fa bene solo a Usa e Germania e mina il welfare"
    26 aprile 2016 ore 158, Andrea De Angelis

    Si è parlato tanto di G5, al centro la lotta al terrorismo internazionale e l'annosa questione dei migranti, ma anche (o forse soprattutto) il Ttip, il trattato di libero scambio tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti d'America. Di quest'ultimo punto IntelligoNews ne ha parlato con Antonio Maria Rinaldi, docente di Finanza Aziendale all'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti - Pescara...

    Lotta all'Isis e migranti, ma ci viene un po' il dubbio che al centro di questo viaggio di Obama in Europa ci sia soprattutto la chiusura del Ttip. Un dubbio legittimo, è questo il vero obiettivo del presidente americano?
    "Un dubbio più che legittimo, anch'io sono pienamente convinto che la presidenza Obama desideri prendersi l'onore della storia nell'aver concluso il Ttip. Però i metodi con i quali gli americani stanno operando non sono del tutto condivisibili".

    Per quali motivi?
    "Trovo evidente che il flirt, perché così mi sento di chiamarlo, di Obama con Angela Merkel è quanto mai funzionale ad avere un solo, forte interlocutore in Europa. Attribuiscono il ruolo di leader alla Germania sapendo che poi di fatto questa si imporrà in Europa. Ma non è tutto. Nell'ultimo anno ci sono stati dei fatti piuttosto noti, come ad esempio lo scandalo Dieselgate che ha messo in ginocchio l'industria tedesca in America. C'è stata inoltre la condanna da parte della giustizia americana della Deutsche Bank per diverse situazioni scorrette, come la manipolazione dei tassi di riferimento per i mutui. Questo sicuramente ha indotto la Merkel ad accettare in cambio di una benevolenza futura americana. Insomma, c'è per me in atto una sorta di ricatto palese. La Merkel ha dimostrato ancora una volta di fare gli interessi del suo Paese con un accordo che nel lungo e medio termine peggiorerà la situazione economica e occupazionale in Europa".


    Qualcuno dice che è a rischio l'autonomia finanziaria dell'Europa. La pensa così?

    "No, non è questione di autonomia finanziaria. Il punto è che l'Europa è la concentrazione, ormai residua, dei diritti dei cittadini ad esempio nel welfare. Cosa che negli Stati Uniti non è tutelata nello stesso modo. Con il Ttip saranno liberalizzate le tariffe e sarà presente in Europa anche la massiccia iniziativa privata americana nel campo delle assicurazioni previdenziali e sanitarie. Venendo sempre meno in Europa la copertura da parte degli Stati, tutti quanti saranno indotti a stipulare con loro delle polizze integrative. Il vantaggio da quel punto di vista è tutto americano non avendo l'Europa una storia della tutela privata di questi diritti".

    Obama è venuto anche per cercare di limitare la tendenza dell'Europa di guardare alla Russia? Quanto è forte il richiamo ad una autonomia commerciale con Putin?
    "Per me l'amministrazione Obama non ha brillato in politica estera. Gli effetti in Europa li abbiamo visti e sono precipitati giorno per giorno. Da questo punto di vista invece la Russia è stata più lungimirante e molti ora vedono in lei, specialmente guidata da una persona che ha delle capacità politiche superiori a quelle dell'ultima amministrazione, un'alternativa. Per carità, ci sono anche lì tanti enormi problemi, però vale la pena strizzare l'occhiolino anche dall'altra parte. Questa è la valutazione che viene fatta. Certo, pensando all'Ucraina fino a questo momento va detto che l'Europa ha reagito in un certo modo. Secondo me sbagliando, perché si è autopunita con le sanzioni nei confronti della Russia e mi auguro che presto vengano rimosse. Speriamo dunque che la nuova amministrazione americana, democratica o repubblicana che sia, dia una svolta rispetto a quella di Obama che a mio avviso è stata completamente fallimentare".
    FONTE: Obama in Europa, Rinaldi: "L'obiettivo è il Ttip che fa bene solo a Usa e Germania e mina il welfare" - IntelligoNews - quotidiano indipendente di informazione

    Ultima modifica di Kavalerists; 27-04-16 alle 21:19
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  2. #2
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Obama-Merkel e il TTIP

    E' iniziato a New York il 13esimo round negoziale sul Ttip fra Europa e Stati Uniti. Non è causale che Barack Obama proprio in questi giorni si sia speso a favore della ratifica finale del Trattato entro la scadenza del suo mandato. Vuole accelerare perché sa che adesso l'Europa è divisa e fragile e quindi più debole. Con il Ttip si gioca il futuro dell'agricoltura europea, delle piccole e medie imprese e della salute di milioni di cittadini. Non si può abbassare la guardia.


    Il quotidiano francese "Le Figaro" pubblica un editoriale in cui analizza le posizioni in campo, ma soprattutto spiega i veri interessi economici e strategici in campo.
    Ecco la traduzione in italiano dell'editoriale. La versione originale si trova a questo link.
    di Manon Malhère
    Anche se Washington e Bruxelles vogliono sempre crederci, le possibilità di suggellare un compromesso politico sul trattato transatlantico prima che il presidente Obama lasci la Casa Bianca restano molto deboli. "E' molto difficile", riconosce un osservatore europeo molto informato durante il tredicesimo round di negoziati del cosiddetto Ttip o Tafta, iniziato lunedì a New York.
    Mentre Barack Obama vuole dare un'accelerata, proprio come la Cancelliera Angela Merkel in Germania che deve però affrontare le critiche della sinistra tedesca, Parigi avverte: "non c'è, in nessun modo da parte nostra, la volontà di raggiungere un accordo a ogni costo", ha fatto sapere il segretario di Stato francese al Commercio estero Matthias Fekl, su France Inter. "Prendete l'insieme della discussione, oggi, nessuna posizione (francese, ndr) è stata presa in considerazione nel modo che auspicavamo". A Bruxelles, si insiste, facendo eco: "noi non accetteremo un accordo al ribasso".
    Dall'inizio dei negoziati nel 2013, sono numerose le ONG, i politici, i sindacati che hanno manifestato regolarmente la loro feroce opposizione contro questo trattato discusso nell'ombra. Questi vedono nel Ttip una bella opportunità per le multinazionali oltre Oceano di prendere possesso di numerose fette del mercato in Europa e di imporre il "cibo spazzatura americano". Concretamente, il Tafta, è molto più di un semplice negoziato sul diritto di dogana per drogare le esportazioni. L'obiettivo è quello di coordinare i regolamenti europei e americani in un certo numero di settori come quelli cosmetici, i prodotti chimici o quelli farmaceutici. Questo permetterebbe di ridurre i costi per le imprese che esportano, così da facilitare gli scambi commerciali. Per quelli che si oppongono al testo attuale, questa convergenza di norme rischia seriamente di abbassare le regole europee sociali e ambientali. La questione è molto complessa. "Nel campo dei cosmetici, per esempio, esistono 1.000 prodotti chimici che sono vietati in Europa e non negli Stati Uniti", spiega l'ONG di Bruxelles Corporate Europe Observatory (CEO). Trattandosi di prodotti agricoli, i detrattori del Trattato temono l'arrivo in Europa della carne agli ormoni o del pollo al cloro. "Non discutiamo di indebolire le norme europee", ribatte molto duramente una fonte della Commissione europea.
    Altro tema molto controverso, difeso con le unghie e i denti da Bruxelles e Parigi: l'accesso al mercato pubblico americano che è molto più chiuso di quello europeo. Troppo spesso, solo le imprese americane possono partecipare a un bando pubblico. E gli americani non si muovono di un millimetro dalla loro posizione. Le due parti devono anche trovare un terreno comune sul regolamento delle controversie fra le imprese e gli Stati. Un tema che suscita molte critiche sia in Francia che in Germania.
    FONTE: #Ttip come stanno andando davvero i negoziati - Parlamento europeo 5 Stelle Europa - MoVimento 5 Stelle Parlamento Europeo - Gruppo EFDD

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  3. #3
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    Predefinito Re: Obama-Merkel e il TTIP

    Il TTIP sarà il nodo scorsoio finale delle nazioni europee, della loro sovranità e delle loro economie, già abbastanza mal messe.
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  4. #4
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    Predefinito Re: Obama-Merkel e il TTIP

    Perché l’elite è sempre dal lato giusto della Storia

    A Hannover Obama e la Merkel ci rassicurano: il Ttip è già scritto

    Complice un viaggio in Europa a ridosso delle varie feste della Liberazione, il presidente americano non si è fatto sfuggire l’occasione di reiterare il pensiero unico dominante. Così, ispirandosi al lessico tanto caro alle celebrazioni della Resistenza, ha subito elogiato “la leadership della Merkel” perché, sulla gestione dei migranti, “è dal lato giusto della Storia e deve essere ammirata”. Prima però di entrare nel merito della disarmante dichiarazione, vorrei soffermarmi proprio sulla retorica di una frase così abusata che ormai ci scivola addosso senza che neppure ci accorgiamo della fregatura implicita. In effetti, è proprio il senso stesso a esserne stravolto perché, mentre rimanda a una certa superiorità morale fatta di scelte difficili spesso pagate a costo della vita, nella pratica si rivela invece semplicemente il ritrovarsi affianco del più forte; l’unica parte giusta tout court. Così una frase ideata per celebrare l’eroismo (a torto o a ragione) dei partigiani contro l’occupazione tedesca, riesce abilmente a essere traslata sulla Cancelliera che comanda con il pugno di ferro sull’Europa. Non risulta che a sprezzo della sua vita (e nemmeno della sua carriera!) Angela Merkel abbia salvato vite di sfortunati profughi; anzi, prima si è profusa in messaggi di accoglienza indiscriminata che hanno gettato nel caos la Grecia e i Balcani; poi ha fatto rapidamente marcia indietro sotto pressioni degli alleati bavaresi e, infine, ha imposto agli europei di pagare sei miliardi al sultano Erdogan, un fulgido paladino nel rispetto dei diritti umani, per bloccarli temporaneamente oltre confine. Però, se certi riconoscimenti ti vengono attribuiti dal premio nobel per la Pace che casualmente è anche il presidente del governo più guerrafondaio del mondo, è ovvio che siano graditi. D’altronde a pensarci bene l’elite che governa l’Occidente è sempre a priori dalla parte giusta della Storia e non potrebbe essere altrimenti. Questa classe dirigente internazionale è rivoluzionaria in senso giacobino, sempre un passo avanti rispetto a un popolino che deve condurre a strappi verso nuove e più alte forme di progresso storico e sociale. I cambiamenti devono essere calati dall’alto e propagandati fino allo sfinimento (o inducendo il sacro terrore), affinché la gente comune infine li accetti come propri; mica imposti come dottrina, quello sarebbe inaccettabile totalitarismo! Quando Obama (o la futura presidentessa Clinton) afferma che l’Inghilterra deve restare nella UE, usa l’imperativo solo con fare paternalistico. Quando poi dice che “ora è il momento di varare il Ttip e che gli Stati Uniti sono pronti a farlo quest’anno”, c’è da credergli. Quando rassicura il cittadino europeo che gli standard saranno elevati, come le tutele per il lavoro e per l’ambiente, come si fa a dubitarne? Infondo ricordano i discorsi di un’elite di un’epoca lievemente più lontana che prometteva che con l’Euro “ si sarebbe lavorato meno e guadagnato di più”. Insomma quando l’elite decide che bisogna andare oltre e si mette a suonare il piffero mediatico, bisogna dargli atto che ha una volontà di ferro e una costanza invidiabile. Non importa se intanto le cose vadano a rotoli, o se qualche nazione decida di mettersi di traverso; quando una decisione è presa è automaticamente dal lato giusto della Storia e la Storia non si può mica fermare. Peccato per le 35-90 mila persone che si sono ieri trovate a Hannover per manifestare contro il Ttip; loro invece sono dalla parte sbagliata e dovranno farsene una ragione. E, sempre da quella stessa parte, ci possiamo mettere gli austriaci che domenica hanno votato male, gli olandesi che hanno indetto un referendum populista sull’Ucraina, i greci che volevano sbarazzarsi della Troika fino a arrivare ai peggiori di tutti: quei milioni di russi che si ostinano a votare un personaggio come Putin. Evidentemente c’è un certo perverso fascino anche nello stare dalla parte sbagliata; come da piccoli quando per giocare si usano gli indiani invece dei cowboys. Inoltre l’elite ha un altro innegabile vantaggio dalla sua: quando vuole può addirittura riscrivere la Storia. Certo, non interamente, ma a piccoli pezzi. Il presidentissimo infatti ricorda anche agli smemorati che “l’Unione Europea è la maggiore conquista economica e politica dell’era moderna” e che “nessun Paese europeo ha rivolto le armi contro un altro e che per questo non c’è bisogno di muri”. Glissando alla grande che ciò non è accaduto proprio a causa della cortina di ferro e che, appena crollata, le armi hanno ripreso a sparare in Jugoslavia e tuttora in Ucraina. Però, se te lo dice l’elite, c’è da crederci e chi, sano di mente non vorrebbe, se non farne parte, non credere a questa verità rassicurante?

    Perché l?elite è sempre dal lato giusto della Storia
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  5. #5
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    Predefinito Re: Obama-Merkel e il TTIP

    La lezione del 25 aprile, in questo senso, dovrebbe tornarci utile.


    Parafrasando Paolo Barnard: i tedeschi hanno cercato di eliminarci due volte. Una tempo con le armi , oggi con l'economia.


    Non voglio dire che tutti i tedeschi siano dei criminali, ci mancherebbe altro!, ma oggi come ieri i due paesi si trovano su due barricate contrapposte.


    Inoltre, questa sudditanza della Merkel verso gli USA manda all'aria quanto sostenuto da certuni, i quali, a torto, vedevano nella cancelliera un esempio di "sovranità". Tutto il contrario.
    Ultima modifica di LupoSciolto°; 28-04-16 alle 18:36
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  6. #6
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    Predefinito Re: Obama-Merkel e il TTIP

    TTIP ovvero il via libera alla dittatura del mercato

    Greenpeace svela i contenuti delle 248 pagine che compongono le contrattazioni riservate del TTIP, andando a confermare le preoccupanti ipotesi di cui per anni la stampa aveva ignorato qualunque segnale. Il significato geostrategico, economico e sociale che questo accordo contiene avrebbe conseguenze estremamente dolorose per il continente europeo, che vedrebbe annichilire del tutto la propria sovranità come in una “NATO economica”, definitivamente assoggettata agli USA in uno stato di umiliante vassallaggio.

    Erano anni che il “TotoTTIP” formulava ipotesi e considerazioni sui potenziali contenuti delle contrattazioni in corso tra Unione Europea e Stati Uniti sulla partnership transatlantica su investimenti e barriere tariffarie al commercio bilaterale, ponendo le basi per la realizzazione dell’area di libero scambio più grande del mondo, che coinvolgerebbe quasi la metà del PIL mondiale. Oggi pochi dubbi restano circa la direzione intrapresa tra i contraenti su una vasta gamma di tematiche che andranno direttamente ad intaccare la vita dei cittadini di ambo le parti. Ciò perché fino ad ora i media convenzionali non si sono mai interessati a discutere dell’argomento, lasciando tale onere a tutti quegli organi indipendenti che per mesi si sono battuti per portare il grande pubblico a fare chiarezza a riguardo. Ora che però il colosso ambientalista Greenpeace ha pubblicato sul canale olandese del suo sito una serie di trascrizioni (quindi non si tratta dei documenti in originale) che fanno riferimento alle innumerevoli clausole su cui i mandatari delle due parti in causa stanno discutendo da diversi anni. Si tratta di 248 pagine di articoli, clausole e appendici nei quali si riportano i termini sui quali già si è raggiunto un accordo, così come tutti quelli sui quali Bruxelles e Washington sono ancora lontani dal convergere.Il linguaggio utilizzato è estremamente tecnico, lontano da un registro accessibile ai più, e richiede una disamina molto attenta per riuscire a comprenderne il senso di radicale mutamento che esso contiene. Tra i punti di principale interesse, infatti, ritroviamo la questione delle misure sanitarie e fitosanitarie che le merci scambiate tra le due zone devono soddisfare e – si legge – in quale modo si debba procedere affinché la loro difformità non costituisca ostacolo o danno per il Paese esportatore nei confronti del mercato di destinazione delle stesse. Si tratta sostanzialmente di una uniformazione dei regolamenti in seno alle norme di carattere commerciale, che va ad intaccare il settore agricolo e dell’allevamento. Si sa che nel Vecchio Continente si sia sempre lavorato affinché si garantisse una maggiore tutela della salute pubblica applicando degli standard qualitativi sensibilmente più elevati rispetto al bacino d’utenza americano, dove invece le aziende non sono tenute a riportare sull’etichetta informazioni relative all’utilizzo di antibiotici o ormoni steroidei sulle carni da macello, così come di determinati pesticidi e fertilizzanti nella coltivazione di frutta e ortaggi. La seconda questione rilevante interessa le procedure di risoluzione delle controversie in ambito di conflitto di interessi tra stati e investitori privati in un paese straniero, tramite l’istituzione di tribunali speciali ISDS – presenti in ogni trattato di libero scambio ad oggi stipulato. Tale prassi prevede che, qualora la legge di uno stato vada a sfavorire – quindi a creare un danno economico – un investitore straniero, quest’ultimo ha il diritto di presentare ricorso a questa corte (che, per inciso, non ha una sede fisica e i giudici sono generalmente degli avvocati nominati di volta in volta), domandando al governo un risarcimento pecuniario. Lo storico di tali procedure mostra come, nella realtà dei fatti, in oltre due terzi delle centinaia di controversie istruite, si sia giunti ad un accordo economico di compromesso o favorevole al privato. Il significato politico di questa congiuntura – con un pizzico di provocazione – consta di un “depotenziamento” dello strumento di governo, che si ritrova condizionato agli interessi dei gruppi di pressione della sfera economica privata.In un senso puramente etico, anch’esso posto nero su bianco durante i 12 round di contrattazione, ciò che svilisce il senso di protezione civica e sociale che le istituzioni dovrebbero adottare è proprio la tendenza business-oriented che questo trattato tende a rimarcare. Nei vari capitoli del Trattato, infatti, la preoccupazione principale messa sul tavolo dal team di Dan Mullaney (rappresentante della parte americana), riguarda la rimozione di tutti gli ostacoli normativi che possano andare ad intaccare il corretto svolgimento delle attività commerciali, incluse quelle di carattere sanitario e ambientale, ponendo quindi in secondo piano le questioni potenzialmente dannose per la salute pubblica in senso lato. Inoltre, il significato sul piano geopolitico di questo accordo si colloca in un contesto molto più ampio di assoggettamento del mercato globale alle direttive di matrice statunitense. In parallelo, infatti, Washington si era prodigato per la ratifica – già avvenuta – di un omologo trattato di libero scambio sulla West Coast, il TPP, che vede coinvolti i principali partner commerciali americani dell’area del Pacifico, Australia e Giappone in primis. Va da sé che una strategia di questo genere va ad inserirsi in un piano di arginamento delle principali potenze concorrenti in ambito politico e commerciale, cioè Russia e Cina, entrambe mal viste dalle parti di Washington per le più disparate ragioni. Il disegno politico di Putin prevedeva la creazione di una vasta area economico finanziaria in seno all’heartland europeo, l’Unione Economica Eurasiatica, arenatasi in malo modo in seguito al degenerare degli eventi che hanno prodotto attrito tra Bruxelles e Mosca in territorio ucraino, innescando il meccanismo di sanzioni per il quale tuttora paghiamo dazio. Il fronte cinese, invece, non ha necessitato dell’utilizzo di strumenti di hard power, complice anche la lieve e propagandata frenata della crescita economica cinese, di cui attendiamo ulteriori sviluppi nel breve-medio periodo.Negare conseguenze dolorose per l’Europa qualora questa barbarie normativa venisse approvata sarebbe indubbiamente ipocrita, vista anche la clandestinità che ha contrassegnato fino allo scorso anno i contenuti delle contrattazioni e la totale assenza della copertura mediatica di un accordo negoziato privatamente, sebbene si tratti di materie di interesse pubblico, andando ad intaccare la vita ciascun privato cittadino. Manlio Dinucci ha paragonato il TTIP ad una “NATO economica”, come una sorta di chiusura di un cerchio che stringe la sua presa sull’Europa in maniera sempre più asfissiante. Il 7 maggio, a Roma, si terrà la prima manifestazione italiana contro il TTIP: se anche questo Paese si è svegliato, lo sapremo presto.

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